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Omelia .CORPUS DOMINI; anno A del 29 maggio 2005

OMELIA DEL 29 MAGGIO 2005 Ci sono tanti modi per cercare di capire il mistero dell’Eucaristia. Tra questi tanti modi provo a sceglierne uno che¸ mi pare¸ possa essere suggerito dalla Prima Lettura e dal salmo che abbiamo recitato dopo di essa. Perché c’è una matrice nella cultura ebraica che ha portato poi il cristianesimo all’Eucaristia. L’ebraismo non ci è arrivato perché si è fermato prima di Cristo. E il mondo contemporaneo fa sempre più fatica a condividere questa mentalità che è quella del Deuteronomio. Si tratta di una cosa semplicissima. Come dice Mosè nel discorso che il Deuteronomio gli attribuisce il Signore avrebbe fatto apposta a tenere per quarant’anni il popolo nel deserto “per umiliarti e metterti alla prova¸ per sapere quello che avevi nel cuore. Lui ti ha umiliato e ti ha fatto provare la fame poi ti ha nutrito di manna¸ che tu non conoscevi¸ per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane ma vive di quanto esce dalla bocca del Signore”. Il concetto mi pare che sia questo. E’ Dio che ci tiene in vita e che ci nutre. E’ un concetto elementare che c’è in molte culture¸ in molte altre religioni¸ questa non è una novità particolare. E’ quello che si dice quando¸ con formule che non hanno più grande incisivitภsi dice che la vita è dono di Dio e che è Dio che fa vivere perché è il creatore di tutte le cose e colui che le mantiene in vita. Queste affermazioni in linea teorica si fanno ancora¸ si sentono¸ ma poi non hanno più nessun peso nell’esperienza concreta di tutti i giorni. Invece il Deuteronomio cerca appunto di dare a questo modo di parlare una verità e uno spessore concreto nella vita di tutti i giorni. “Tu perché ci sei? Ci sei perché Dio ti fa esistere¸ è Dio che ti nutre e ti tiene in vita.” Per questo dice Mosè¸ per farvi capire questo: “Nel deserto ha fatto in modo che patiste la fame e poi vi accorgeste che era Dio che vi dava il pane dal cielo¸ la manna”. Ma¸ come poi hanno detto tanti commentatori “Lí nel deserto ti sei accorto che tutto veniva da Dio perché Dio¸ appunto¸ ti ha fatto provare la fame e la sete”. Ma normalmente quando cresce il frumento nei campi è perché Dio lo fa crescere. Ma certo¸ non direttamente¸ Dio si occupa adesso della crescita ma è la struttura della creazione che ti permette di mangiare il frumento. Quando quindi tu mangi¸ bevi¸ ti nutri¸ cresci¸ sappi che¸ alle spalle di tutto questo¸ non c’è un’anonima natura ma c’è Dio. Come abbiamo letto nella preghiera iniziale “Che ci nutri come un Padre: Dio che nutri il tuo popolo con amore di Padre”¸ questo era il concetto¸ si tratta di una interpretazione della realtà. Si tratta di come si vogliono interpretare le cose. L’uomo moderno è un fisicista¸ un naturalista¸ prende le cose come stanno. “Di fatto è cosí¸ cosa devo domandarmi perché ci sono i cereali e le cose da mangiare? Ci sono e basta”. Del resto anche nei confronti del mondo nel suo insieme la tendenza di oggi è di dire “C’è e basta”¸ senza star lí a pensare da che cosa è fatto…stupidaggini. C’è e lo si adopera. E subito si passa alla tecnica. Anche al tempo di Mosè¸ probabilmente la tendenza era questa :”Mangiamo¸ beviamo¸ raccogliamo. Ci sono i frutti della terra!”. Noi nella Messa seguiamo il Deuteronomio “Sei tu Signore Dio dell’universo¸ dalla tua bontà viene questo pane e dal lavoro dell’uomo. Dalla tua bontà”. Tutto nasce da questo modo di concepire la vita come un qualcosa alle cui spalle c’è una persona¸ ripeto¸ non l’anonima natura¸ inimmaginabile¸ però un qualcosa che è libero¸ ha volontภha amore e ha creato il mondo perché sia nutrimento¸ fonte e sostegno di vita. Per questo¸ per esempio¸ il salmo può dire “Ha messo pace nei tuoi confini¸ ti sazia con fior di frumento” perché è chiaro che è un modo di dire. Però dice “Perché hai del pane in abbondanza li dove sei?” Perché il Signore ti ha dato questa terra¸ non il deserto di prima. Terra dove scorre latte e miele. E’ chiaro che sei tu che lavori¸ ma è lui che ti sazia. Se non c’è questo retroterra culturale nel quale si concepisce il vivere interpretandolo ed etichettandolo per nostra decisione mentale¸ razionale¸ come dono di Dio¸ non ha più senso niente¸ tanto meno l’Eucaristia. O si condivide questa mentalità che è la prospettiva religiosa con cui s’interpreta il reale¸ la realtà. Ripeto¸ il fatto che il Deuteronomio debba fare questi ragionamenti¸ dimostra che forse già allora tutto questo sfuggiva. “Non dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha condotto per questo deserto grande¸ spaventoso¸ che ha fatto sgorgare l’acqua”. Ma l’acqua la fa sgorgare tutti i giorni¸ il segno prodigioso serve solo per ricordarti che anche la normalità della fruttificazione che ti nutre è frutto di un disegno intelligente di un Dio creatore. Su questa base¸ vedete nasce l’idea che poi trova uno sviluppo particolarissimo nel cristianesimo mentre altri mondi che pure condividevano questo punto di partenza¸ si sono arrestati prima¸ che Dio si prende cura della vita di tutte le creature¸ in particolare della vita degli uomini e per gli uomini fornisce – brutto verbo ma per intenderci – una fonte di vitalità direttamente divina perché fa’ crescere. all’interno dell’essere umano¸ una modalitภun qualcosa¸ come dicevo la volta scorsa¸ adeguato alla vita in Dio. E’ il concetto di vita eterna¸ o di vita divina¸ o di vita spirituale. C’è una bella espressione nella Seconda Lettera ai Corinti di San Paolo che chiarisce meglio questo pensiero. Lui sta male e pensa che potrebbe morire¸ allora dice che¸ mentre questo uomo esteriore si va disfacendo¸ l’uomo interiore si rafforza. Che cos’è l’uomo interiore che si rafforza? Nessuno capisce di preciso cosa intenda San Paolo. Ma è probabilmente questo: è quell’uomo che Dio nutre all’interno dell’uomo esteriore. L’uomo esteriore lo nutre con fior di frumento e bistecche¸ l’uomo interiore lo nutre con la parola¸ con la rivelazione. Anzi¸ più ancora¸ lo nutre con una diretta presenza di Dio stesso nelle nostre coscienze (vi ricordate lo Spirito Santo) e pian piano¸ mentre quello esteriore si va disfacendo¸ quello interiore si rafforza sempre più perché è destinato a vivere sempre in Dio¸ direttamente vivificato e sostenuto in vita da Dio. Non più indirettamente come nella vita quaggiù mediante il frumento¸ l’acqua¸ il vino¸ la carne. E’ una concezione¸ se volete fantasiosa¸ però è quello che ha accompagnato il cristianesimo fin dalle sue origini. E’ il concetto giovanneo di vita eterna che non significa tanto vita duratura come c’è la vita delle piante¸ quella degli animali¸ quella dell’uomo¸ c’è quella dell’uomo divinizzato¸ si chiama vita eterna. L’uomo che è nutrito da Dio anche su questa terra¸ solo che il nutrimento di Dio passa dalla terra e dal lavoro dell’uomo¸ ma verrà un momento in cui il nutrimento dell’uomo interiore¸ che è costitutivo del nostro essere¸ arriverà direttamente da Dio e sarà una specie di trasfusione del divino nella nostra vita. Cosí gli antichi cristiani immaginavano la vita eterna. La parola¸ Gesù Cristo che si fa nutrimento direttamente dell’uomo. Questo¸ vedete¸ spiega il modo di parlare di Giovanni che¸ all’interno dell’N.T. è quello che forse più chiaramente di tutti ha coltivato questo schema¸ cioè Dio indirettamente oggi ci nutre con pane¸ vino¸ carne¸ ma in realtภinteriormente¸ Dio ci nutre con se stesso¸ con un cibo divino¸ misterioso¸ inimmaginabile¸ ma adeguato a quel tipo di vita che è proprio di Dio¸ quello che il mondo pagano immaginava fosse…quei nutrimenti che si mangiavano nell’Olimpo di cui non mi viene il nome. Cosí qui. Tant’è vero che Giovanni arriva a dire cose assurde¸ impensabili¸ delle bestialità per il suo tempo. Notate che lui non parla di pane e di vino - Giovanni è tremendo - non parla di pane e di vino dice:“Chi mangia la mia carne” non dice “Chi mangia il pane che è il mio corpo” girando col simbolo “Chi mangia la mia carne” e poi¸ cosa che meritava la lapidazione immediata¸ cioè gli ebrei in questo caso sono stati di una generosità stupefacente¸ “Chi beve il mio sangue” è una cosa che detta nel mondo ebraico di allora meritava l’uccisione sul colpo. E’ la cosa più proibita che ci sia¸ più impensabile che ci sia. “Bere il sangue” una stupidaggine cosí non ha senso e Giovanni lo scrive dicendo che l’ha detta Gesù. A quelli che dicevano¸ poverini¸ “Ma come fa a darci la carne” ribatte “Dovete anche bere il sangue”. Dietro a questa assurditภche ci si meraviglia come uno scrittore di origine semitica¸ come sarebbe Giovanni¸ abbia potuto scriverla. Il sangue è tabù totale¸ per quelle popolazioni. E perché ha questa concezione nella mente¸ difatti nella vecchia simbologia si diceva: “Come fa il pellicano con i suoi uccellini: si becca il petto¸ tira fuori il sangue e nutre i piccoli”. Ecco il “ Pie pellicane¸ Jesu Domine! Me immundum munda tuo Sanguine” per cui Gesù è il pio pellicano. Nei bestiari medioevali si vanno a cercare questi animali strani perché si pensa che quella è la rivelazione che avviene mediante la natura che è parallela a quella che avviene mediante la parola e il libro. Gesù è il pellicano. Perché sangue significa “Si nutre direttamente lui” come una mamma allatta il suo bambino. Dio ci allatta. I sinottici giustamente dicono “No¸ perché nell’Ultima Cena ha detto: il pane rappresenta¸ il vino rappresenta. Voi bevete vino” che contiene la potenza della vita – sangue ma non il sangue. Giovanni brutalmente “Chi non beve il mio sangue” perché quello che vuol dire è questo: quel nutrimento indiretto che Dio ci da attraverso il mondo perché ci ama come figli¸ perché di noi uomini vuole essere padre¸ continua¸ si sviluppa in un nutrimento che diventerà diretto. Cioè sarà Dio in noi¸ noi in lui. Non¸ vivere dei doni di Dio¸ ma vivere di Dio stesso. Ecco il concetto di divinizzazione di cui ho parlato anche in domeniche precedenti perché c’era una coerenza nelle letture che quest’anno ci portava a sviluppare questo modo di interpretare le cose. E’ l’uomo interiore di cui parla San Paolo che¸ mentre l’uomo esteriore si va sempre più disfacendo¸ perché quello dipende dall’indiretto nutrimento che passa attraverso la terra. Il diretto dipendere da Dio e il succhiare il suo latte-sangue si va sempre più rafforzando l’uomo interiore. Ecco il “bere sangue”. L’Eucaristia non sarebbe altro che il segno anticipatore¸ nel pane e nel vino soltanto¸ ma il segno anticipatore di un destino dell’uomo a vivere grazie a Dio¸ non solo in Dio¸ da Dio¸ divinamente vivere in Dio. E non solo creaturalmente come ora essere saziati di frumento che Dio ci fornisce attraverso la terra e il lavoro dell’uomo. E questo è esattamente quello che si dice “Benedetto sei tu Signore¸ dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane frutto della vita…”. Ecco il senso dell’Eucaristia: tu che adesso ci nutri indirettamente attraverso tutto ciò che hai creato¸ vuoi in realtà essere il nostro nutrimento direttamente tu. Ripeto che noi preferiremmo l’immagine del bambino che prende il latte piuttosto dell’adulto che beve il sangue. E allora¸ come segno di quello che avverrà alla fine¸ quando berremo veramente il sangue…Adesso carne e sangue si mangiano e si devono perché si assimila la parola¸ l’insegnamento che escono dalla bocca di Dio più direttamente di quanto non esca dalla bocca di Dio¸ l’acqua dalla roccia¸ la manna dal cielo. Ecco¸ vedete¸ l’impostazione antropologica è questa: il cristianesimo¸ l’Eucaristia l’ha vissuta cosí. E’ Dio che si prende cura della nostra vita e¸ direttamente¸ ci nutre lui come una mamma che allatta il suo bambino¸ come il pellicano che fa bere agli uccellini il suo sangue. Immagini un po’ sciocche¸ se volete¸ però il concetto è vero. Quello¸ come sempre¸ che si tratta di fare¸ è di domandarci se questo modo secolare¸ tradizionale¸ antico di vedere le cose può ancora convivere all’interno della nostra coscienza¸ con la nostra sensibilità moderna¸ di uomini positivi¸ scientifici¸ tecnici¸ che di fronte alla realtà hanno più questa tendenza a vedere la presenza nascosta di Dio in tutte le cose¸ vedono soltanto atomi e molecole. Questo è ovvio. Possiamo ancora noi avere questo pensiero¸ direi misterico – magico¸ che è il fondamento della prospettiva religiosa?