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Omelia PENTECOSTE A del 15 maggio 2005

Pubblichiamo la trascrizione integrale dell´omelia.*********************************** Chi desidera dare la propria disponibilita´ per effettuare trascrizioni integrali puo´ scrivere utilizzando le mail della sezione "contatti" ************************************************* OMELIA DEL 15 MAGGIO 2005 Già qualche domenica fa¸ avevo presentato alcuni modi differenti con cui lo Spirito Santo viene presentato nella Sacra Scrittura¸ e nella giornata di Pentecoste¸ che è appunto la giornata dello Spirito Santo¸ posso completare¸ ripetendo alcune cose che ho già detto. Vorrei completare questa riflessione sulla natura dello Spirito. Lo Spirito Santo è un modo di essere dell’unico Dio perché Dio è uno solo. E come è un modo di essere dell’unico Dio¸ il Verbo¸ la seconda persona della Trinitภnella quale si manifesta e si attua la possibilità che esiste nell’unico Dio di identificarsi con l’uomo¸ cosí nello Spirito si realizza¸ si manifesta e si attua la potenza e la potenzialità che l’unico Dio possiede¸ di entrare in relazione con tutte le creature. Può sembrare una ripetizione perché il Verbo entra in contatto con l’uomo e lo Spirito¸ se entra in contatto con tutte le creature¸ entra in contatto anche con l’uomo. Ma non voglio entrare in eccessive sottigliezze. La seconda persona dell’essere divino¸ cioè il Verbo¸ si identifica totalmente con la natura umana di Cristo. Lo Spirito rappresenta invece Dio¸ in quanto pervade della sua presenza tutto quello che esiste comprese le realtà non umane. Per questo¸ per esempio¸ nel ritornello del salmo responsoriale e nel salmo responsoriale di questa messa (che non può dire tutto quello che si può dire dello Spirito¸ sceglie alcune cose) si presenta lo Spirito¸ direi in chiave quasi naturalistica “Del tuo Spirito Signore¸ è piena la terra. La terra è piena delle tue creature¸ se togli loro lo Spirito¸ muoiono¸ manda il tuo Spirito sono creati”. Questa è una dimensione della concezione biblica dello Spirito di Dio¸ o meglio¸ di Dio come Spirito¸ di tipo naturalistico che rasenta il panteismo. Lo rasenta. Qualche teologo ha osservato che ogni religione che rifletta profondamente sulla natura di Dio è sempre percorsa da una dimensione di tipo panteista. Panteismo vorrebbe dire che si vede a tal punto la dipendenza di tutto quello che esiste da Dio e la presenza di Dio in tutto quello che esiste¸ da correre il pericolo di identificare Dio con il mondo ed il mondo con Dio. Ma è soltanto un pericolo. Direi che¸ anzi¸ la forza e il fascino delle religioni¸ di tutte le religioni che hanno la tendenza a creare un rapporto di comunione e di amicizia tra Dio e le creature¸ la dimensione prossima al panteismo è una dimensione essenziale e sostanzialmente positiva. Quando si dice panteismo¸ trattandolo come un errore¸ una deviazione¸ si intenderebbe soltanto la assolutizzazione di questo concetto e la confusione tra Dio e mondo. Ma quando si dice che Dio è Padre e che Gesù ci ha suggerito questo nome come il più adatto a parlare di Dio¸ si dice esattamente la stessa cosa che dire che Dio è Spirito. Perché quando si dice che Dio è Spirito si intende dire¸ come rifletteva già il Libro della Sapienza nell’A.T. che può essere paragonato ad una presenza invisibile¸ penetrante¸ sottile che può essere all’interno di ogni creatura e animarla dall’interno. Questo è Dio Spirito¸ Dio che pervade tutti gli essere per cui¸ in un certo senso¸ tutto quello che esiste è contenuto in Dio. Qualche antico Padre della Chiesa diceva “Come i pesci nell’acqua¸ come gli uccelli nell’aria”. Sono immagini soltanto. Però il concetto che si vuole trasmettere e che è presente anche in salmi come quello di cui abbiamo letto tre piccole strofe (è un salmo molto lungo) nella messa di stamattina. Lo Spirito di Dio è la vita di tutte le creature¸ è ciò che muove tutto ciò che esiste. E’ un modo di essere di Dio in collegamento e in contatto continuo con l’intero creatom sí da poter essere paragonato ad una specie di vita invisibile che pervade tutte le creature. Io dicevo¸ tanto per farmi capire¸ una concezione naturalistica dello Spirito. E’ uno dei modi con cui nell’A. e N. T. viene presentato Dio in quanto Spirito¸ è un modo per dire che Dio è dappertutto e che Dio dappertutto è sostegno e conforto della vita. Se foste riusciti a leggere la sequenza¸ cosa che non siete stati in grado di fare perché è una cosa molto difficile sapere che il giorno di Pentecoste c’è una sequenza da leggere¸ avreste ritrovato all’interno della sequenza applicata alla vita umana questa concezione penetrante dello Spirito consolatore perfetto¸ ospite dolce dell’anima¸ dolcissimo sollievo¸ nella fatica riposo¸ nella calura riparo¸ nel pianto conforto¸ luce beatissima invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli. Sono queste le immagini. Dio in quanto presente in tutte le creature: come sostegno della vita¸ come conforto della debolezza¸ come frescura quando è troppo caldo¸ come calore quando è freddo. In questo senso è la paternità di Dio che si realizza mediante la sua spirituale presenza perché Padre è colui che da la vita¸ colui che sostiene la vita¸ la fonte di tutte le energie¸ colui che dà equilibrio¸ saggezza¸ protezione. In questo senso¸ dire che Dio è padre e dire che Dio è Spirito. In fondo sono¸ non dico proprio la stessa cosa¸ ma quasi. La paternità di Dio si manifesta nel suo essere Spirito Santo. In questo senso della penetrabilità che dà sostegno alla vita. Forse non è esatto il termine naturalistico che avevo usato però non è facile trovare un’altra parola per definire questo modo di pensare il rapporto tra Dio e le sue creature come il rapporto della onnipresenza. “E’ dappertutto e in nessun luogo” come diceva il vecchio catechismo. E’ una concezione che¸ chi sa un po’ di filosofia classica¸ assomiglia a quella stoica dell’anima del mondo. Non c’è niente di male¸ e ci sono certamente interferenze tra la concezione stoica dell’anima e del mondo e questa concezione dello Spirito. Non si sovrappongono totalmente¸ non si identificano¸ ma si assomigliano e per questo molte persone nell’antico mondo imperiale romano capivano la proposta cristiana¸ perché c’era questa vicinanza di immagine. Questo è lo Spirito come anima del mondo¸ come Dio nel mondo¸ Dio nelle cose¸ Dio dappertutto¸ Dio che esercita la sua paternità dalle galassie all’ultimo insetto. Evidentemente con particolare attenzione alla vita dell’uomo di cui è ospite dolce dell’anima¸ questo è lo Spirito. E con questa immagine naturale dello Spirito corrispondono alcuni simboli biblici che sono diventati i più frequenti per parlare dello Spirito: lo Spirito che è vento¸ che è aria¸ lo Spirito che è acqua. Dice il Vangelo di Giovanni che “sgorgheranno fiumi di acqua viva” e parlava dello Spirito Santo che stava promettendo. Lo Spirito che è fuoco¸ che se ci pensate sono i tre elementi dei quattro di Talete che creano dinamismo: la terra¸ l’acqua e il fuoco. Sono gli stessi dello zodiaco¸ lo so. Lo Spirito Santo viene paragonato – non il Padre Dio¸ neanche Gesù Cristo – ma lo Spirito è Dio in quanto fuoco che riscalda¸ aria che dà vita e acqua che dà fecondità alla terra che altrimenti sarebbe morta. E le immagini bibliche veicolano questa idea e sono preziose¸ sono educative perché aiutano le persone a dire¸ come la vecchia strofetta “ovunque il guardo io giro¸ immenso Dio ti vedo¸ le opere tue ammiro¸ ti riconosco in me”. Metastasio può sembrare un po’ sciocchino ma è profonda teologia. Questo è il Dio Spirito¸ è il Dio Padre e Spirito. E direi che recuperare questa religiosità di base naturale¸ contemplativa¸ la religiosità di Dio che si vede nel tramonto¸ nelle stelle¸ nella bellezza delle persone¸ è da contemplare¸ non da adoperare subito assalendole. Questa contemplazione del creato per vedere in esso un’intelligenza piena di rispetto¸ di amore¸ di forza¸ di potenza. Il Dio Spirito. Il N.T. - e posso solo fare i titoli adesso¸ aggiunge a questo che è¸ direi¸ la base filosofico-naturalista della concezione trinitaria di Dio come Spirito – il N.T. aggiunge delle particolari sottolineature di quello che lo Spirito compie nel vertice dell’universo che è il mondo umano. E io avevo già detto in una domenica precedente¸ forse in maniera in maniera un po’ brutale per far colpo¸ che Luca è il più esteriore nella descrizione di questa attività dello Spirito nel mondo umano perché sottolinea quelle cose che accadono in piazza dove tutti gridano¸ parlano. E’ il dono esteriore¸ la vitalizzazione dell’umanità come spettacolo o come successo nella predicazione che non è spettacolo¸ è qualcosa di più profondo. Giovanni sottolinea come nel Vangelo di oggi¸ che è identico a quello di Pasqua¸ altre attività più interiori: rimette i peccati. E rimettere i peccati è cosa che avviene nel silenzio della coscienza non nel parlare in lingue in piazza. E Giovanni anticipa anche il modo di parlare della sequenza che avreste dovuto leggere e cioè è l’avvocato che sta accanto a ciascuno di noi¸ ci suggerisce tutto quello che Gesù ha insegnato¸ ce lo fa capire¸ ci conduce alla verità tutta intera. Ed è¸ capite¸ la tipica attività di Dio nei confronti della creatura intelligente. Lo Spirito anima le stelle come stelle¸ anima gli insetti come insetti¸ anima l’uomo come uomo. Quando anima l’uomo lo conduce alla verità tutta intera. San Paolo che¸ l’avevo già accennato secondo me è sempre lo scrittore più completo nel N.T.¸ aggiunge due elementi a questa visione dello Spirito (ne dico due perché c’è poco tempo): i carismi¸ e sono quelli che vengono nominati nelle letture di questa messa che avete sentito¸ cioè riempie le persone di doni operativi¸ di capacità di agire. Ecco Dio Padre che è Padre in quanto Spirito¸ perché genera nelle persone capacità che altrimenti rimarrebbero latenti¸ morte. Ecco in che senso è aria¸ fuoco e vento¸ perché suscita generositภcapacità di guarigione. Sono i famosi doni che Paolo elenca. Ma Paolo aggiunge anche¸ per quello che riguarda la vita umana¸ un’altra dimensione dello Spirito che è più caratteristica della lettera ai Romani (oggi si è letto un brano di Corinti) ed è quella dello Spirito che eleva l’uomo. Come dice Ireneo in una sua frase ben detta “lo adatta alla divinità – aptat ominem deo – cioè ne prepara quelle capacità di raggiungere il livello nella vita divina superando le debolezze della carne. Ed è tutta quella tematica del contrasto Spirito – carne che è caratteristica delle lettera ai Romani. Carnalità per Paolo vuol dire l’ottusità terrena¸ la miopia terrena dell’uomo che è descritta mirabilmente in quella frase dove dice che noi non sappiamo neanche cosa chiedere nella preghiera. E’ lo Spirito¸ cioè questa divina intelligenza che ci suggerisce che cosa chiedere nella preghiera perché siamo cosí indietro che non solo non sappiamo fare¸ ma non sappiamo neppure chiedere. E’ una visione diversa da quella di Corinti perché in Corinti pare che lo Spirito abiliti tutti addirittura a fare il bene. Nella lettera ai Romani Paolo sottolinea di più¸ o almeno in alcune parti di questa lettera come lo Spirito sia un aiuto alla debolezza e alla sproporzione che c’è fra quello che l’uomo ha a portata di mano e la chiamata divina ad andare molto oltre¸ a superare di molto il livello delle questioni concrete terrene per arrivare vicino a Dio. E lo Spirito è quello che rende figli adottivi di Dio. Ecco¸ ci sarebbero tante altre cose da dire ma spero di essere riuscito a darvi qualche suggerimento concreto perché si riempia di significato questo termine Spirito Santo che è uno dei tre nomi di Dio.