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Omelia ASCENSIONE - Anno A del 8 maggio 2005

8 Maggio 2005 - ASCENSIONE A- At 1¸1-11; Ef 1¸17-23; Mt 28¸16-20 OMELIA DELL’ 8 MAGGIO 2005 L’Ascensione¸ come sapete¸ non aggiunge niente al mistero della Pasqua¸ è la stessa identica cosa. Sottolinea soltanto¸ con una differenza temporale in Luca¸ senza nessuna distinzione temporale negli altri testi del N.T.¸ che la risurrezione di Cristo è la sua glorificazione¸ il sedere alla destra di Dio e l’acquisizione del potere universale su tutte le cose e su tutta la storia. Quindi di per sé non c’è proprio niente da dire su questo particolare aspetto della Pasqua che non sia già stato detto. Allora¸ siccome il Vangelo che è stato scelto per quest’anno che è l’anno in cui si legge Matteo¸ è la finale del Vangelo di Matteo che¸ a differenza di Luca negli Atti¸ racconta una sola apparizione cioè un’apparizione di passaggio alle donne perché vadano ad avvertire i discepoli di andare in Galilea¸ e poi una sola apparizione in Galilea che è raccontata nella maniera molto sobria che avete sentito nella lettura che abbiamo fatto. A differenza di Luca e di Giovanni¸ Matteo non ha niente di conviviale nelle apparizioni del risorto: Gesù non parla con i discepoli¸ non viene toccato¸ non mangia¸ non è a tavola come invece nel testo di Luca¸ ma appare come era stato descritto all’inizio del suo ministero col discorso della montagna. Appare in Galilea sul Monte e dà questo mandato¸ cosí lo si chiama da sempre¸ non soltanto ai dodici ma ad un numero maggiore di discepoli¸ almeno cosí pare dall’insieme del testo¸ anche se in realtà il testo che abbiamo letto parla soltanto degli undici discepoli. Ma molti¸ arbitrariamente¸ ritengono che siano stati presenti a questa apparizione sul Monte¸ anche altre persone perché tendono ad identificarla con quella apparizione a cinquecento discepoli di cui parla Paolo nella prima lettera ai Corinti. Ma non è questa la cosa importante. La cosa importante è che Luca¸ a proposito di Gesù risorto¸ sintetizza tutto in questo tipo di apparizione. Quella precedente alle donne¸ come vi dicevo serve soltanto perché avvisino gli undici di andare in Galilea e la sostanza è tutta racchiusa – non ci sono gesti in Matteo¸ non ci sono ostensione di piaghe¸ di costati aperti¸ pesci arrostiti che vengono mangiati¸ non c’è nella di tutto questo. C’è semplicemente questo brevissimo discorso: “Mi è stato dato ogni potere¸ in cielo e in terra¸ andate dunque¸ ammaestrate (più letteralmente fate discepoli) in tutte le nazioni battezzandole e insegnando loro ad osservarle.” E poi la promessa conclusiva. In Matteo non si nomina direttamente un dono dello Spirito Santo perché si dice piuttosto che Gesù stesso è presente con i discepoli fino alla fine del mondo. La maniera con cui Matteo sintetizza tutto il mistero pasquale¸ un modo¸ cosí se volete forse eccessivamente stringato¸ è interessante tanto quanto lo sono le più dettagliate e prolungate narrazioni di Luca o di Giovanni con le scene della pesca e tutte queste cose. Direi che Matteo punta soprattutto ai concetti¸ se volete usando una terminologia che rasenta la sobrietà e la precisione del linguaggio giuridico mentre gli altri preferiscono le immagini narrative. Quello che¸ anche se sembra fuori tema di per sé però è la parola che viene usata nel Vangelo¸ quello su cui potremmo oggi brevemente riflettere è l’importanza che Matteo da a due aspetti soltanto: uno è l’ammaestramento e l’altro è il battesimo. Alla fin fine tutto quello che Gesù avrebbe prodotto con la sua vita¸ i suoi esempi¸ la sua morte e la sua risurrezione va a finire in queste due cose. Non c’è nient’altro. Siccome lui ha ogni potere allora¸ incarica di fare due cose: ammaestrare¸ che poi è ripetuto alla fine “Insegnando ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” e battezzare “Nel nome del Padre¸ del Figlio e dello Spirito Santo”. E una delle cose interessanti che però non possiamo approfondire oggi è la presenza di questa formula chiarissimamente trinitaria che è all’interno del N.T. il testo più esplicito¸ secondo il quale l’unico Dio deve essere nominato come Padre¸ Figlio e Spirito Santo. Ma questa è una cosa che eventualmente potremo riprendere la domenica della Santissima Trinità in cui però non si leggerà più questo brano di Vangelo. Quindi allora è curioso questo raggruppamento di tutto in questi due motivi: ammaestrare¸ battezzare. Ora l’ammaestrare lo capiscono tutti e non c’è problema¸ non c’è bisogno di spiegare niente. Gesù è una specie di fondatore di una nuova religione e come tutti coloro che danno inizio ad un nuovo movimento religioso¸ ha delle idee da trasmettere ed ha una prassi da seguire. L’ammaestramento comprende infatti i due aspetti: l’insegnamento dottrinale ed insegnare ad osservare tutto ciò che vi ho comandato¸ la prassi. Tutte le religioni nascono cosí e hanno questo componente¸ hanno delle dottrine e hanno una prassi da seguire. Il cristianesimo¸ come dottrina¸ ha una dottrina complessa che poi si è sviluppata nel corso del tempo: dogmi¸ diverse veritภformule di fede. Ha una prassi rigorosa dal punto di vista morale e abbastanza semplice per quello che riguarda gli aspetti di costume o di ritualità. E si è semplificata sempre più col passare del tempo. Il cristianesimo non ha norme alimentari obbligatorie¸ per esempio¸ come invece hanno altre religioni. Ha come prassi il culto¸ che però¸ a pensarci bene¸ è strutturato sulla valorizzazione della domenica ed in particolare dell’eucaristica nel giorno domenicale. Poi di obbligatorio non c’è altro. La prassi è soprattutto morale¸ l’osservanza dei comandamenti ma¸ ripeto¸ tutti questi aspetti li capisce chiunque¸ non c’è niente di difficile in tutto questo. Quello che mi pare un po’ più difficile da capire e sul quale vorrei dire qualcosa di più è l’importanza del battezzare. A cosa serve battezzare? Perché dev’essere necessario battezzare? E¸ ripeto¸ sottolineando sono le uniche due cose che Gesù risorto avrebbe lasciato in eredità ai suoi discepoli¸ e sostanzialmente alla storia¸ al mondo. La finale di Marco è diversa – bisogna capirli questi testi. La finale di Marco dice anche “Dovete andare a guarire i malati” ma Matteo non lo dice qui¸ l’ha detto nel corso del Vangelo quando aveva presentato la missione in Galilea¸ la missione di prova che i discepoli avrebbero fatto in Galilea. Cosa che leggeremo in giugno o in luglio. “Guarite gli infermi¸ sanate i lebbrosi” ma alla fine quando arriva alla sintesi finale¸ il risorto¸ prima di lasciare questa terra¸ dice solo due cose: insegnamento e battesimo¸ non c’è altro. Perché è cosí importante battezzare? Cos’è sto battesimo? Io ho l’impressione che molta gente oggi sarebbe d’accordo che se si vuole aderire ad una fede religiosa bisogna condividere le dottrine di quella religione e accettare la prassi che quelle persone praticano. E se loro non mangiano la carne di maiale e io voglio aderire alla loro religione non devo mangiare la carne di maiale. Lo capiscono tutti. Il battezzare è una cosa di questo genere? Cioè una specie di rituale quasi per identificare il gruppo e distinguerlo dagli altri? Eh no¸ è ben altro! Secondo la fede cristiana è ben altro. Ed è per questo che Gesù lo ha lasciato come secondo elemento¸ unico accanto all’altro¸ costitutivo della sua comunità. E’ la concezione cristiana dell’efficacia del sacramento. E’ questo il problema¸ è questo quello che non è facilissimo capire e¸ a mio parere¸ è ancora più difficile credere da parte di persone che vivono nella cultura di oggi. Secondo la fede tradizionale della Chiesa¸ il battesimo è un’azione di Dio con la quale si crea una relazione che¸ in maniera appropriata¸ bisognerebbe chiamare fisica. Sembrerà troppo ma è cosí¸ una relazione cosí reale da poter essere denominata una relazione fisica con il Cristo risuscitato e¸ tramite lui¸ con Dio. Questa è la vera natura del battesimo nella quale io sono persuaso che la maggioranza di voi non l’ha mai visto in questa luce il battesimo. Quando si fa battezzare un bambino cosa succede? Io penso che molti cristiani che hanno fatto battezzare i bambini dicono: “Non succede niente. E’ una benedizione di buono augurio¸ è un gesto simbolico per augurare “speriamo che gli vada bene nella vita” e poi si usano le metafore solite: “Che il Signore gli tenga una mano sulla testa¸ che la Madonna lo protegga¸ che Padre Pio lo aiuti”. Una specie di affidamento a dei simboli bene-auguranti¸ la cerimonia di graziosa speranza in benessere futuri. Il battesimo è un’azione di Dio: Cristo battezza¸ non il prete. Cristo immerge nella sua persona¸ incorpora in sé. Voi mi dite “Ma cosa vuol dire?” Non lo so neanch’io di preciso. “Io sono con voi fino alla fine del mondo” comprende probabilmente anche questa idea. Quello che Giovanni dice alla sua maniera “Io e il Padre verremo a lui¸ faremo dimora presso di lui. Chi mangia la mia carne vive in me e io in lui”¸ questa specie di osmosi¸ di fusione che la teologia orientale greca chiama senza paura di esagerare la teiosis: la divinizzazione. Cioè il collegamento reale - al punto che sarebbe meglio chiamarlo fisico – tra la persona di Cristo. Come si diceva nella canzoncina¸ la cito tante volte “Si è fatto come noi per farci come lui”. Ha assunto l’umanità per trasmetterci…non si può dire la divinità ma la partecipazione alla sua divinità. E’ un trasferimento dell’uomo in una sfera di vita che è quella propria del figlio di Dio. Questo è il battesimo. Il battesimo¸ si diceva una volta sui manuali¸ è una specie di nuova nascita che cambia l’essere della persona. Non come le dottrine che cambiano il modo di pensare¸ modificano i comportamenti. Trasferisce ad un livello superiore dell’essere¸ le parole che si adoperavano una volta e che adoperano ancora adesso i filosofi. C’è una mutazione ontologica nell’essere delle persone. Quando andavamo a catechismo¸ quelli della mia etภin maniera grossolana e volgaruccia si diceva “Quando un bambino nasce fa parte della specie umana ma fino a quando non è battezzato è come un animaletto”. Non è ancora figlio di Dio e neanche vero uomo perché dopo che Cristo si è fatto uomo¸ uomo vero è quello che è in relazione amichevole con Dio. Coloro che non sono in relazione amichevole con Dio¸ non meriterebbero neanche il nome di uomini perché l’uomo vero è Gesù Cristo¸ colui che ama Dio come un padre. Il battesimo ti trasferisce in questa umanità rinnovata che è morta¸ morta veramente al peccato¸ al male¸ alla ribellione ed è diventata umanità partecipe del vivere di Dio un pezzetto del misterioso corpo di Cristo¸ della comunione dei Santi¸ del corpo mistico. E tutto questo accade non a livello di pensiero¸ fantasia¸ desideri o aspirazione¸ ma di reale mutazione ontologica per cui il bambino¸ quando ha finito il rito del battesimo¸ è un’altra persona¸ è un altro essere¸ fa parte non più del regno umano¸ quello vegetale¸ quello animale¸ quello umano¸ ma al regno di Dio. E’ stato trasferito in un atro mondo. La concezione cristiana antica del battesimo è questa: è morto l’uomo vecchio¸ il bambino che era nato della specie umana non c’è più¸ è un altro¸ è divinizzato¸ appartiene a Dio. Io lo so che voi non ci credete a queste cose e vi capisco. Ma questa è la dottrina millenaria della Chiesa. Questa è la base su cui tutto si è costruito. E questo è quello che secondo Matteo è l’unica cosa che Gesù ha detto prima di scomparire: “Battezzateli¸ cioè incollateli a me¸ rendeteli partecipi e dipendenti dalla mia vita. Divinizzateli”. Vedete la corpositภla sostanza di fede del cristianesimo è questa. Io non ho più tempo di dire altro ma vorrei che ci pensaste a queste cose e se non ci credete del tutto¸ non spaventatevi¸ non dovete crederci nel giro di una settimana. Però dovete riflettere alla pesantezza di queste nozioni vecchissime¸ tradizionali. Sono quelle della fine del I° sec. del mondo cristiano che forse andrebbero ripensate¸ ragionate¸ teologizzate. Ma nella sostanza sono come ve le ho dette io: un arricchimento del nostro essere che ci rende partecipi del vivere divino. La parola greca divinizzazione che è impropria secondo noi occidentali¸ secondo loro invece va bene perché hanno un altro modo di pensare le cose¸ è la parola giusta divinizzato. Il battesimo è un’azione di Dio¸ che ci fa passare da semplici uomini a qualcosa che prima non eravamo¸ a qualcosa di più¸ che è più degli angeli! Uno dice “ Don Cavedo l’è mat”. L’è el Signur che l’è mat¸ mia me!