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Omelia XXIX DOM.T.O.A del 18 ottobre 2020

SINTESI 18 ottobre 2020 - XXIX DOM. T.O. A - Mt 22¸15-21 "Rendete a Dio quel che è di Dio" è la parola che conclude il Vangelo. Che cosa è di Dio? Cosa dobbiamo dare a Dio¸ che sia di Dio? Abbiamo forse noi qualcosa di divino che dobbiamo restituirgli? Oppure la frase significa - Date a Dio quello che è degno di Dio-? Il mondo antico riteneva di avere il dovere di dare agli dei qualche cosa. Tutti erano convinti che gli dei richiedevano dagli uomini delle offerte. Normalmente le offerte erano degli animali che venivano uccisi e si offrivano alla divinità. Qualche volta l´animale veniva completamente distrutto e bruciato¸ si trasformava in un fumo maleodorante¸ che sarebbe salito fino al cielo per raggiungere la divinitภed era l´olocausto: tutto bruciato. Qualche volta si bruciavano solo le parti non commestibili¸ e il resto lo si conservava per un banchetto sacro¸ in modo che si finiva per dire che si mangiava qualcosa insieme con Dio. Questa è la ragione per cui è nato ed è rimasto vivo nel cristianesimo il concetto che il mangiare insieme è un´espressione per indicare la nostra relazione con Dio¸ presentare la relazione con Dio come essere seduti a tavola insieme a Lui. Tutto questo è legato a concezioni sorpassate. Questa idea che si debba offrire a Dio qualcosa che si mangia è un´idea dell´antico oriente¸ la cui cultura ritiene che si debba nutrire gli dei: cibare Dio¸ dar da mangiare a Dio. Nella bibbia il sacrificio di un animale è un dovere secondo la Torah¸ ma nei testi profetici c´è continuamente l´idea che Dio non vuole questi sacrifici. In un salmo Dio dice che se volesse mangiare si prenderebbe quello che vuole¸ l´offerta che vuole è un´altra¸ che si aiutino i poveri¸ che si sia onesti nella vita¸ non si imbroglino le persone¸ che si sia persone sincere¸ Dio vuole la moralità della vita. L´ Antico Testamento è rimasto con questa contraddizione¸ e non l´ha risolta. L´ha risolta Gesù Cristo. L´ha risolta Dio che ha mandato sulla terra un uomo¸ che si chiamava Gesù¸ lo ha riempito della sua sapienza¸ il Verbo¸ il pensiero¸ il ragionamento¸ la veritภe Gesù è diventato colui il quale insegna agli uomini che cosa si deve fare nei confronti di Dio. Gesù ha insegnato agli uomini una cosa sola: Dio non vuole che gli diate né animali¸ né cose¸ ma vuole che gli diate voi stessi. Voi dovete presentare a Dio la vostra personalità. Ognuno di voi deve offrire se stesso a Dio. Ecco cosa dobbiamo dare a Dio perché è di Dio. Io devo dare me. Ognuno di voi deve dare la sua personalità. Cosa significa che devo dare me stesso a Dio? Vuol dire rendermi degno di poterlo conoscere¸ vuol dire diventare una persona che¸ se incontrasse Dio¸ può dirgli: tu mi conosci¸ sai che ti assomiglio. Detto in altre parole è realizzare quella similitudine con Dio¸ che la creazione avrebbe inserito nell´uomo¸ che non si è mai realizzata e che si realizza soltanto grazie a Gesù Cristo¸ che l´uomo diventi degno di poter vedere Dio. Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Chi sono i puri di cuore? L´innocenza¸ l´onestà assoluta¸ la realizzazione piena di quello che l´uomo deve essere¸ la scomparsa di ogni bugia¸ inganno¸ ipocrisia¸ falsitภtrucco¸ è la perfezione dell´umano. Non possiamo esserlo con le nostre forze¸ è Gesù che ci aiuta ad esserlo. Dare a Dio quel che è di Dio vuol dire semplicemente chiedere a Gesù di renderci capaci di diventare come lui vuole che diventiamo¸ nella maniera eticamente più alta. Nella cultura cristiana questo si può esprime con dei gesti diversi: per essere degno di presentarmi a Dio un primo modo è lavarsi: il battesimo; l´ultimo sacramento¸ l´olio santo¸ dice: devo profumarmi per arrivare a Dio¸ perché qualcosa di sporco mi è rimasto. Sono nati cosí i vari segni¸ cerimonie¸ simboli per indicare che la nostra vita è questo dare me stesso a Dio perché mi dica che gli assomiglio¸ che sono diventato proprio quello che voleva¸ che sono un uomo ben riuscito. Il punto dove questo si realizza con pienezza è la messa¸ l´eucarestia. Ma non tanto la messa come mangiare la particola e bere il vino¸ questo è il segno esteriore¸ materiale¸ la presenza di Dio è nella nostra mente¸ nel nostro cuore¸ nel cuore puro. La tradizione teologica medioevale vuole che diciamo che è dentro anche nel pane e nel vino¸ e va bene diciamolo¸ non è un cambiamento materiale¸ rimane simbolico¸ quello che conta non è il fatto di mangiare la particola come se quel pezzettino di farina secca avesse la potestà magica di rendermi buono¸ santo¸ onesto. E´ la parola che conta di più: capire le cose e metterle in pratica. Insistere troppo sul segno invece che sul pensiero¸ la volontภla decisione fa travisare tutto. Sono contento che adesso si facciano meno comunioni materiali¸ è la testa che deve cambiare¸ è il cuore che deve cambiare. Il cuore puro si ottiene pensando¸ ragionando¸ decidendo¸ riflettendo¸ meditando¸ ascoltando. Si fa con la testa e col cuore¸ non con la lingua. Serve la lingua¸ perché siamo fatti di corpo¸ serve come stimolo¸ come concretizzazione¸ ma ciò che conta è quello che accade nel cuore e nel pensiero. Sono contento che le messe diventino sempre di più riflessione e non ritualitภcose che accadono dentro nella testa e nel cuore¸ e non nei movimenti¸ nelle braccia etc. Questa è la realtà e il futuro del cristianesimo.