» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia V Dom. T.Pasqua Anno A del 24 aprile 2005 - parte 1

Chi desiderasse farsi carico della trascrizione delle omelie anche per un breve periodo¸ lo puo´ comunicare utilizzando la mail nella sezione contatti.****************************************************** Il sito non ha fini di lucro e la sua esistenza non dipende dal numero delle persone che vi si connettono. Riteniamo comunque che le omelie presentate siano un ottimo stimolo alla riflessione personale e quindi ci farebbe piacere una loro maggiore diffusione; invitiamo quindi gli usuali lettori e ascoltatori a far conoscere ad altri questo interessante strumento.******************************************************* Pubblichiamo sia una breve sintesi che¸ a seguire¸ il testo completo dell´omelia odierna 24 Aprile 2005 – V PASQUA A – At 6¸1-7; 1Pt¸ 2¸4-9; Gv 14¸1-12 ****************************************** BREVE SINTESI *************************************** La prima lettura ci rivela un aspetto al quale talvolta non pensiamo¸ e che cioè anche nella cosí esaltata comunità primitiva tradurre in pratica il principio della fraternitภdell’accoglienza e dell’amore era una cosa complicata¸ e nascono le prime proteste. I sette diaconi dovrebbero sistemare questa questione della distribuzione del cibo. Questo rileva un dato di fatto¸ e cioè che è molto più difficile l’organizzazione pratica della giustizia che non la proclamazione teorica della medesima. La seconda osservazione è che¸ dice l’autore¸ -intanto ( cioè intanto che gli ellenisti litigavano con gli ebrei per la questione delle vedove) si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme¸ e anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede¸ perché la parola si diffondeva-. Mentre la realizzazione pratica e organizzativa non va per il meglio¸ la parola si diffonde. E molti credono¸ anche tra le persone istruite e attaccate al vecchio ebraismo come i sacerdoti. Ci si può chiedere - Gesù cosa si aspetta dal gruppo dei credenti? Che sappiano organizzare le mense per le vedove¸ o che sappiano diffondere la parola di Dio? La chiesa esiste soprattutto per migliorare la vita su questa terra¸ dal punto di vista della giusta distribuzione dei beni¸ o la chiesa esiste per un aspetto più teorico¸ più di pensiero-? E’ più importante nella chiesa la Congregazione per la dottrina della fede o la Caritas? Qual è per la nostra vita personale il dono migliore che ci viene dato da Gesù Cristo? Il miglioramento delle nostre idee o la capacità di essere più incisivi nel miglioramento della vita sociale delle comunità? Tutte e due le cose probabilmente. Però è strano che Luca abbia segnalato un difetto nella prassi e abbia invece sottolineato che contemporaneamente c’era una cosa che funzionava bene a livello dei principi e delle teorie. Cosa intende dire Gesù quando dice che lui è la via¸ la verità e la vita? Domenica scorsa diceva di essere la porta. Fra la via e la porta l’immagine è molto simile: è un mezzo attraverso cui si deve passare per giungere allo scopo. Qual è questo scopo? Giovanni usava l’immagine di Gesù che è la porta¸ attraverso lui si entra e si esce e si trova pascolo. Il pascolo è la minestra delle vedove o è la metafora di quel nutrimento intellettuale che è la conoscenza della verità? Siccome dice che lui è la veritภil pascolo è piuttosto l’illuminazione della mente. - Mostraci il Padre-. - Chi vede me vede il Padre-. Indica soprattutto il desiderio degli apostoli di conoscere Dio e la via giusta per arrivare a Dio. Allora Giovanni sembra dire che lo scopo principale per cui Gesù è venuto in questo mondo è di indicarci il percorso corretto¸ la porta e la strada¸ per arrivare a capire quali sono le verità fondamentali¸ quelle che si chiamavano le verità metafisiche¸ il sistema di pensiero al quale poi dobbiamo attingere la capacità di agire nella pratica. Gesù però non è venuto a fondare un sistema di pensiero¸ è venuto a fondare un popolo santo¸ un popolo sacerdotale¸ la stirpe eletta¸ il sacerdozio regale¸ un popolo che Dio si è acquistato. A che scopo Dio ha fatto esistere questo popolo? - Perché proclami le opere meravigliose di lui che ci ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce-. E’ una conoscenza¸ una sapienza¸ un’idea di Dio quella che questo popolo deve trasmettere. E’ il tentativo di rispondere alla domanda : Qual è il senso profondo di tutto? Da dove proviene tutto quello che esiste¸ dove va a finire? Lo scopo principale per il quale esiste il cristianesimo¸ l’eredità che Gesù ci ha lasciato è di darci una chiarezza di idee. Bisogna essere più indulgenti verso gli errori che i cristiani¸ tutti gli uomini e la chiesa commette e bisogna essere più severi e chiari quando si tratta del vero e del falso¸ cioè di stabilire in linea di principio che cosa è bene e cosa è male. Si possono fare molte concessioni a una vita fraternamente indulgente¸ ma non bisogna confondere l’indulgenza pratica con la teoria. Gli apostoli sono fatti per predicare la parola¸ per cercare la verità; le liti¸ i disappunti¸ le concessioni al compromesso che è necessario e indispensabile per vivere nel mondo le lasciano a una categoria subordinata di persone. La finalità principale per cui Gesù è venuto¸ ed esiste un gruppo di seguaci che continuano nella storia a ricordarsi di lui¸ è perché ci aiuti a chiarirci le idee¸ a capire quello che in se è giusto. Poi fa parte del modo della debolezza umana essere incoerenti. E Dio è molto indulgente nei confronti della prassi¸ ha sempre perdonato. Ma Gesù stesso era invece un po’ più esigente quando si trattava di idee. Ecco perché litigava con i farisei¸ che erano persone oneste ma con molte idee sbagliate¸ ed era invece indulgente con le persone che compiono atti sbagliati¸ ma non pretendono di difendersi dicendo che fanno cose giuste. La domanda è: Qual è la ragione per cui la chiesa deve esistere? A cosa serve la chiesa nel mondo? Primariamente. Gesù cosa intende prima di tutto salvare? Quello che gira dentro nella nostra testa o quello che produciamo con le nostre mani? ****************************************** TESTO COMPLETO ************************************** OMELIA DEL 24 APRILE 2005 Anche le letture di questa domenica suscitano delle domande più che dare delle risposte. La prima lettura¸ per esempio¸ che sembra un fatterello di cronaca¸ senza tanti problemi importanti al suo interno¸ ci rivela un aspetto al quale¸ talvolta¸ non pensiamo anche perché lo stesso libro degli Atti¸ nei capitoli precedenti aveva dato della comunità cristiana dei primi credenti¸ un’idea cosí idillica e positiva da far pensare che tutto andasse bene e tutto fosse ispirato dall’amore¸ dalla fraternità. Poi si scopre che¸ mentre aumentava il numero dei discepoli¸ ci fu un malcontento fra gli ellenisti verso gli ebrei perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. E¸ quindi¸ si scopre che anche nella cosí esaltata comunità primitiva¸ tradurre in pratica il principio della fraternitภdella accoglienza e dell’amore¸ era una cosa complicata. E nascono le prime proteste perché questi primi cristiani non sono neanche capaci di distribuire la minestra in maniera giusta ed equa e le vedove degli uni sembra che vengano trascurate a favore dell’altro gruppo. E questo è¸ se volete¸ un pochino deludente¸ però bisogna prenderne atto. E¸ a loro volta¸ gli apostoli si trovano di fronte al problema se occuparsi loro della distribuzione del vitto quotidiano oppure se devono dedicarsi alla predicazione della parola di Dio. E istituirebbero i 7 diaconi¸ di cui vengono dati i nomi che sono sempre un po’ traumatici per i poveri lettori perché sono nomi che non sono più in uso. C’è soltanto Stefano¸ che poi diventerà famoso tra questi 7. E questi 7 dovrebbero riuscire a sistemare questa organizzazione della distribuzione del cibo che non offenda nessuno e che cerchi di sfruttare in maniera onesta e precisa quelle offerte spontanee¸ vi ricordate¸ che tutti i primi cristiani avevano fatto perché avevano messo in comune i loro beni. Può sembrare una sciocchezzuola¸ però in fondo rivela un dato di fatto che tutti noi sperimentiamo ogni giorno e che però¸ in alcuni casi¸ tendiamo a dimenticare e cioè che è molto più difficile l’organizzazione pratica della giustizia che non la proclamazione teorica della medesima. E che bisogna abituarsi nella vita certamente a reagire prontamente alle situazioni di inefficienza che si creano nelle strutture sociali¸ anche le più semplici come questa della chiesa apostolica. Bisogna¸ dicevo¸ reagire subito all’inefficienza. Probabilmente non bisogna illudersi che possa esistere una prassi nella quale sempre¸ dappertutto¸ senza eccezioni vengono rispettati i diritti e gli ideali di uguaglianza e di fraternità perché ciò non avvenne neppure nella piccola comunità primitiva. Un sano realismo impone di essere tolleranti di fronte alle debolezze e alle incapacità delle persone che hanno incarichi da svolgere¸ di qualunque tipo essi siano¸ perché anche la Chiesa come il mondo e fatta cosí. Una seconda osservazione¸ però collegata a questa¸ è quella che dice l’autore che intanto che gli ellenisti litigavano con gli ebrei per la questione delle vedove e¸ intanto che i 12 cercavano di risolvere questo piccolo problema¸ si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme. E anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede perché la parola si diffondeva. E anche questo è strano: mentre la realizzazione pratica e organizzativa non va per il meglio¸ la parola si diffonde e molti credono e anche molte persone istruite e certamente attaccate al vecchio ebraismo come i sacerdoti¸ credono. Allora può sorgere una piccola domanda: ma Gesù che cosa si aspetta dal gruppo dei credenti¸ dalla sua Chiesa? Che sappiano organizzare le mense per le vedove¸ distribuire la caritภfare bene questi loro lavori¸ o che sappiano diffondere la parola di Dio? Cioè¸ la Chiesa esiste soprattutto per migliorare la vita su questa terra¸ e soprattutto dal punto di vista della giusta distribuzione dei beni¸ quindi con finalità di corretta economia¸ o la Chiesa esiste per un aspetto più teorico¸ più di pensiero. Perché è strano. La minestra non si riesce ad amministrarla¸ ma la parola di Dio si diffonde. E’ più importante nella Chiesa la congregazione per la dottrina della fede o la Caritas. Sono più importanti le opere concrete di supplenza che cercano di sistemare le attività assistenziali oppure l’impegno nel sociale¸ come si dice. E’ questa la cosa più importante nella Chiesa? O è la diffusione della parola di Dio cioè la ricerca¸ per il momento teorica¸ della verità? Qual è il compito primario della Chiesa? E qual è per la nostra vita personale il dono migliore che ci viene dato da Gesù Cristo. Il miglioramento delle nostre idee¸ del nostro ragionamento¸ del nostro modo di pensare oppure la capacità di essere più incisivi nel miglioramento della vita sociale delle comunità. Tutte e due le cose¸ probabilmente. Però è strano che Luca¸ raccontando come andavano le cose agli inizi¸ abbia segnalato un difetto nella prassi e abbia¸ invece¸ sottolineato che contemporaneamente c’era una cosa che funzionava bene a livello della diffusione dei princípi e delle teorie. Che cosa intende dire Gesù quando dice agli apostoli¸ che glielo domandavano¸ che lui è la via¸ la verità e la vita? La via verso che cosa. Vi ricordate che domenica scorsa diceva di essere la porta. Fra la via e la porta l’immagine è molto simile. E’ un mezzo attraverso cui si deve necessariamente passare per giungere allo scopo a cui si mira. E qual è lo scopo? Vi ricordate che Giovanni lavora per immagini¸ chiama raramente le cose con il termine tecnico esatto¸ fa metafore. E la volta scorsa diceva che Gesù è la porta¸ attraverso lui si entra¸ si esce¸ si trova pascolo. Vuol dire allora che si mangia? Allora sono le vedove che devono mangiare la minestra? E’ questo? Oppure il pascolo è la metafora di quel nutrimento intellettuale che è la conoscenza della verità. Siccome oggi dice che lui è la via¸ la verità e la vita si potrebbe mettere insieme il brano di oggi con quello di domenica scorsa e dire che quell’entrare e uscire¸ quel pascolare¸ quel condurre ai pascoli non è tanto un sostegno alla vita economica¸ sociale e materiale delle persone¸ ma è più che altro un’ illuminazione della mente. Altrimenti la parola verità cosa significa? Lui è la via che porta alla verità. “Mostraci il Padre” “Chi vede me vede il Padre”¸chi vede lui e le sue opere è come se avesse già visto Dio. Allora ho l’impressione che anche nel Vangelo di Giovanni si dica che lo scopo principale per cui Gesù è esistito ed è venuto in questo mondo è di indicarci il percorso corretto¸ la porta e la strada¸ per arrivare a capire quali sono le verità fondamentali¸ quelle che una volta si chiamavano le verità che sono al di sopra e al di là del mondo reale¸ materiale e fisico nel quale noi operiamo. E si diceva¸ infatti¸ che erano le verità metafisiche. Cioè le verità che stanno in piedi da sole¸ le verità che reggono tutto il sistema di pensiero dal quale noi dobbiamo attingere poi anche la capacità di agire nella pratica. Io non dico che Gesù abbia immaginato l’eredità che lui lasciava agli uomini come utile soltanto per questo. Gesù non è venuto a fondare universitภaccademie¸ è venuto a fondare¸ come dice anche la lettera di Pietro¸ un popolo santo¸ un popolo sacerdotale¸ la stirpe eletta¸ il sacerdozio regale¸ il popolo che Dio si è acquistato. Ma poi si dice anche: “A che scopo Dio ha fatto esistere questo popolo? Perché proclami le opere meravigliose di lui che ci ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce”. E’ una conoscenza quella che questo popolo deve trasmettere. E’ una sapienza. E’ un’idea di Dio. E’ il tentativo di rispondere alla domanda. Qual è il senso profondo di tutto. Da dove proviene tutto quello che esiste¸ dove va a finire. C’è un progetto superiore al quale noi dobbiamo ubbidire nei confronti delle cose? E’ questa impostazione¸ fatta prima di tutto di princípi¸ verità fondamentali¸ alle quali potrà anche o dovrà seguire la pratica¸ ma nella pratica si potranno commettere molti errori¸ molti sbagli¸ ci saranno una infinità di cose da correggere. Lo scopo principale per cui esiste il cristianesimo¸ l’eredità che Gesù ci ha lasciato¸ è di darci una chiarezza di idee. Bisogna essere¸ secondo me¸ più indulgenti verso gli errori concreti che i cristiani¸ tutti gli uomini e la Chiesa commettono. E bisogna essere un pochino più¸ se non volete intransigenti¸ diciamo semplicemente un pochino più severi e chiari¸ quando si tratta del vero e del falso. Cioè di stabilire una linea di principio che cosa è bene e che cosa è male. Dopo s possono aprire le porte a tutte le tolleranze e le permissivitภma non bisogna confondere la tolleranza¸ il rispetto¸ la pazienza¸ persino l’ammirazione che si deve avere per certi comportamenti con la definizione teorica della loro correttezza o meno. In pratica¸ si possono fare molte concessioni a una vita fraternamente indulgente¸ ma non bisogna confondere l’indulgenza pratica con la teoria. Gli apostoli sono fatti per predicare la parola¸ per cercare la verità. Le liti¸ i disappunti¸ le concessioni al compromesso¸ che è necessario e indispensabile per vivere nel mondo¸ le lasciano ad una categoria subordinata di persone: “Vedete voi queste cose. Noi dobbiamo convincere i sacerdoti che in Gesù Cristo c’è la verità. E’ gente con la quale bisogna saper ragionare¸ altrimenti non ci credono. Noi dobbiamo parlare delle opere meravigliose di Dio¸ dobbiamo costruire un edificio spirituale per un sacerdozio santo¸ per offrire sacrifici spirituali e graditi a Dio.” Cioè io vorrei che riscoprissimo¸ anche a partire dai testi che abbiamo letto in questa messa¸ che la finalità principale per cui Gesù è venuto ed esiste un gruppo di seguaci che continuano nella storia a ricordarsi di lui¸ perché ci aiuti a chiarire le idee¸ a capire quello che in sé è giusto. Poi¸ ripeto¸ non c’è niente di male ad essere incoerenti nella pratica¸ niente di male¸ fa parte della debolezza umana e Dio è molto indulgente nei confronti della prassi¸ lo è sempre stato. Ha sempre perdonato. Ma Gesù stesso era invece un pochino più intransigente quando si trattava di idee. Ecco perché litigava con i farisei che erano persone oneste¸ ma con molte idee sbagliate. Ed era invece indulgente con le persone che compiono atti sbagliati ma non pretendono di difendersi dicendo che fanno cose giuste. La via verso la verità è diversa dalla verifica continua della pratica. La domanda di fondo che vi lascio¸ come sempre¸ ogni domenica è questa: secondo voi¸ qual è la ragione per cui veramente la Chiesa deve esistere¸ a che cosa serve la Chiesa nel mondo¸ in primo luogo. Poi può servire a tantissime cose. Ma a che cosa serve primariamente. Faccio un esempio scemo: la musica a che cosa serve? La musica serve anche perchè le vacche producano più latte. L’ho sentito dire. Ma non si può dire che la musica serve per produrre il latte¸ serve per le vacche. La musica ha un’altra funzione¸ si può utilizzarla anche per le vacche. La Chiesa¸ l’eredità di Gesù Cristo¸ il Vangelo a che cosa servono prima di tutto. Poi si può usarli per mille cose¸ anche per raccontare una barzelletta scherzosa. Si può estendere l’uso ma quel che è il fine primario¸ di che cosa Gesù intende occuparsi¸ che cosa intende salvare. Quello che gira dentro nella nostra testa¸ prima di tutto¸ o quello che produciamo con le nostre mani. Qual è la cosa decisiva e più importante ai suoi occhi dal momento che ha detto di essere la via che conduce alla verità.