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Omelia PENTECOSTE A del 31 maggio 2020

Continuo il discorso che ho iniziato domenica scorsa¸ anche perché le letture che abbiamo fatto in questo messa erano presenti nelle domeniche precedenti e voi avete già sentito il mio commento. Domenica scorsa io ho cercato di far capire che non possono andare d´accordo il racconto di Luca che mette ogni realtà a Gerusalemme con il racconto di Matteo che immagina invece che i dodici discepoli sono corsi in Galilea. Le due localizzazioni contemporanee non possono essere accordate l´una con l´altra. E’ impossibile decidere che cosa è realmente successo¸ questo è il punto¸ perché -ripeto- Luca insiste su Gerusalemme¸ Matteo esclusivamente sulla Galilea. Dobbiamo rinunciare al desiderio di ricostruire che cosa è veramente accaduto. Io non vedo soluzioni a tutto questo perché altri testi del Nuovo Testamento non ci servono per riuscire a dire se magari devo accettare la tesi di Matteo oppure devo accettare quella di Luca. Non ci sono altre conferme possibili all´interno degli scritti che noi conosciamo¸ quindi io devo onestamente riconoscere che non so che cosa storicamente è accaduto. La parola chiave è proprio questo avverbio “storicamente” e la domanda che pongo è questa: interessava agli Evangelisti¸ potrei addirittura dire interessava agli storiografi antichi raccontare quello che effettivamente era successo cercando di dire con esattezza dove¸ come¸ quando¸ che cosa era davvero accaduto? Io risponderei: a quel tempo nell´antichità non interessava nulla tutto questo. Io non sono un esperto che possa parlare della letteratura greca nel suo complesso¸ ma anche gli storici greci e gli storici romani quando serve a qualcosa cercano di raccontare i fatti come davvero sono avvenuti¸ ma lo fanno soltanto quando questo fa loro comodo alla tesi che vogliono difendere. La storiografia antica non sente il dovere di verificare come realmente sono andate le cose. E’ interessata invece a capire quali sono le cause profonde di quello che è successo¸ quali sono le spiegazioni ultime di quello che è avvenuto. Il singolo episodio diventa interessante se riesce a chiarificare la verità di una determinata interpretazione di quello che sempre può succedere¸ ecco il punto. Faccio un esempio più chiaro in maniera che ci intendiamo. Posso prendere un esempio dai nostri tempi e posso prendere un esempio dalla Bibbia. Se dovessi prendere un esempio dei nostri tempi vi direi questo: tutti sapete che ci sono dubbi sul modo di comportarsi di Papa Pacelli nei confronti della Germania e tutti vorrebbero sapere quello che è impossibile sapere. Perché in fondo come alcuni pensano non è stato più severo nel condannare il nazismo? Perché? Perché aveva paura più del comunismo che del nazismo? Perché ricordava la sua vita di nunzio in Germania e era affezionato ai tedeschi? Perché condivideva qualcosa di quello che il nazismo aveva? Perché? Ma è vero che lui veramente ebbe delle crisi di coscienza nei confronti della scelta: Germania oppure Unione Sovietica/comunismo? Ecco questo è. Allora all´uomo di allora¸ allo storico di quel tempo¸ allo storico biblico interessavano queste ultime motivazioni¸ non il fatto concreto di aver scritto o non scritto un enciclica¸ di avere fatto o non fatto una predica¸ eventualmente se trova qualche episodio che possa dire qual è la vera ragione per cui si può dubitare del suo comportamento. Ecco cosa cerca lo storiografo antico. Lo storiografo biblico¸ quello dell´Antico Testamento… a parte che nell´Antico Testamento a pensarci bene ci sono soltanto due libri che sono veramente libri di storia¸ cioè che hanno una loro unità interna e cercano di raccontare fatti accaduti: il primo libro dei Maccabei che racconta come sono andate le guerre¸ ma attenti bene¸ anche questo libro racconta come sono andate le guerre perché vuole dimostrare che “soltanto Dio ci ha aiutati a vincere”¸ quindi raccontano quello che interessa a una tesi che vogliono difendere¸ per cui diranno che loro erano in pochi ma con l´aiuto di Dio hanno vinto i molti¸ che il nemico si aspettava questo ma non l´ha ottenuto perché Dio… Quindi è una storiografia finalizzata a difendere una tesi interpretativa. L´altro libro dell´Antico Testamento che contiene la storia è quel libro che noi non leggiamo mai cioè il libro delle Cronache¸ il quale riscrive tutta la storia da Adamo fino ai giorni in cui il libro viene composto¸ saltando molti episodi¸ per dimostrare sostanzialmente - lo dico in maniera molto superficiale e non precisa - per dimostrare che il culto liturgico è quello che ha fatto sopravvivere il popolo in tutta la sua storia. E’ il grande difensore del valore della celebrazione liturgica e in particolare del canto. Allora tutto viene raccontato con questa finalità. Secondo me il mondo antico funziona sempre cosí¸ anche Tucidide¸ Tacito¸ il De bello gallico di Cesare raccontano quello che fa comodo per difendere una tesi. Per esempio i romani vorranno difendere che gli dèi hanno deciso che loro devono conquistare tutto il mondo e tutto verrà finalizzato a concentrare l´attenzione sul progresso di questo ideale: Roma¸ tu devi essere la padrona del mondo. Il mondo antico ragiona cosí. Quando Luca scrive gli Atti condivide questo modo di fare¸ ma lo fa in una maniera particolarmente intelligente secondo me e lo fa¸ direi¸ da cristiano perché sceglie degli episodi singoli¸ modesti¸ umili¸ li scrive in maniera tale cercando i vocaboli giusti per far capire al lettore ellenistico non direi le grandi speranze universali¸ ma per far capire in che modo il Dio di Gesù Cristo incontra gli uomini. Vuol dimostrare che Dio agisce veramente come un padre affettuoso¸ “Abbภpapà”¸ che si accosta… E la cosa¸ intendiamoci¸ è piaciuta molto ai pagani di allora perché loro erano abituati ad una serie di divinità che alle volte sembrava che fossero benevole e interessate alla felicità dell´uomo¸ ma che molte altre volte per affari loro¸ per invidie reciproche¸ sfruttavano gli uomini per divertimento. Delle loro divinità avevano¸ a seconda dei casi¸ una grande simpatia e ammirazione quando l´agire degli Dei coincideva con i loro bisogni¸ le loro necessitภi loro apprezzamenti. Qualche volta però dovevano ammettere che gli dei sono dei nemici¸ che gli dei li prendevano in giro. Luca capisce tutto questo e siccome hai in mente di evangelizzare il mondo greco¸ il mondo romano¸ gli abitanti dell´impero¸ il paganesimo che lui probabilmente conosce bene¸ cerca di presentare Dio in una maniera che sia nello stesso tempo molto vicina all´uomo¸ ma che abbia in sé stessa una sincerità di comportamento¸ un reale rispetto della persona¸ che faccia anche dei prodigi¸ dei gesti significativi¸ che però toccano la mente e il cuore e sono rassicuranti. Questa è la strategia di Luca. E domenica scorsa vi dicevo: ecco perché ha pensato che - vi ricordate quello che ho descritto domenica scorsa - che loro tornano a Gerusalemme nel tempio¸ passeggiano nel tempio¸ si guardano attorno¸ intanto ricordano Gesù¸ quei 40 giorni nei quali hanno l´impressione che Gesù faccia capire loro che cosa devono aspettarsi veramente per il futuro: che cambieranno molte cose¸ che si bisognerà rinnovare molte cose. E loro capiscono che questo ammaestramento viene attraverso i loro contatti con la realtà in maniera che il greco capisca: il Signore ti ammaestra come un onesto educatore. Quello che succede il giorno di Pentecoste è più o meno una cosa analoga a questa. E anche qui vorrei fermarmi su alcuni particolari linguistici che potrebbero rendere direi meno incredibile il tipo di prodigio miracoloso che sarebbe quello del parlare in lingue. Perché Luca è anche attento e usa parole greche… Per caritภio non posso essere sicuro che la mia lettura del greco corrisponde veramente a quella che un greco di quel tempo poteva leggere¸ però alcune parole - controllate sul vocabolario - mi fanno capire che probabilmente Luca voleva presentare la cosa in una maniera un po´ diversa da quella con cui normalmente la presentiamo. Vale a dire¸ le cose importanti sono queste. Ci fu improvvisamente dal cielo un suono¸ possiamo tradurlo “suono”¸ possiamo tradurlo “rumore”. La parola è una parola che è presente anche in italiano¸ “echos”¸ che significa semplicemente “suono”¸ come un violento… - e io qui tradurrei con le mie parole di oggi - come un violento spostamento d´aria che riempí tutta la casa. E’ una parafrasi di quello che dice il testo greco¸ dove c´è una parola “violento¸forte” vale a dire una folata forte di vento che ha riempito tutta la casa. E’ aria nuova¸ allora il lettore capisce: questo è un soffio di vita¸ arriverà qualcosa di importante. E appaiono - e qui ci sono tutti i “come” - e appaiono delle lingue come di fuoco. Lo so che è sbagliato¸ “glossa” vuol dire “lingua”¸ però noi diremmo “linguetta”. Lui non dice che sono di fuoco¸ come se fossero di fuoco¸ ma fuoco perché vuol dire che scintillavano come le fiammelle e quindi vennero e sembrava che venendo si staccassero lentamente una dall´altra per andare a cercare di posarsi sulle 120 persone che erano presenti. Notate che lui parla di 120 persone. Dov´erano tra l´altro queste persone? Lui non lo dice. Erano tutte nello stesso luogo. Quale? Una stanza da sola no. 120? Dovrebbe essere più o meno grande come Sant´Ilario. Forse erano nel tempio¸ non gli interessa¸ non lo dice. Vedete che non è interessato a come sono andati i fatti¸ ma è interessato a questo racconto che lui l´ha inventato praticamente. L´ha inventato per dire: è successo un fenomeno che io desidero presentarvi con questo filmato¸ con questa parabola¸ come faceva Gesù. E’ una parabola! Queste fiammelle - che tra l´altro si vede che l´ha l´aria si è calmata oppure era la folata d´aria che faceva staccare le fiammelle - si posano su ciascuno. Noi immaginiamo che si saranno posate sulla testa¸ può darsi¸ e comunicano una forza interiore. Tanto è vero che tutti si mettono a parlare altre lingue e qui c´è un termine interessante. “Cominciarono a parlare in altre lingue come lo spirito concedeva loro di” non dice “di parlare”¸ usa una parola che è “ἀπόφθεγμα” (apophthegma) che significa di per sè “sentenziare¸ pronunciare¸ dichiarare”. Forse è la mia fantasia ma io lo interpreto… perché non ha detto semplicemente di fare un discorso¸ parlare nel senso di parlare in pubblico? Perché usa questo verbo che indica pronunciare una sentenza¸ dichiarare una cosa? Perché probabilmente il loro parlare era semplicemente una frasetta come se fossero capaci di dire “buonasera” in ungherese¸ “una sera” in francese¸ “pace a tutti” in arabo¸ cioè la parola che viene usata è la parola che dice che pronunciarono una frasettina di lode al Dio¸ al Signore¸ che poteva essere appunto “Dio è grande”¸ “Dio è buono”¸ “santo è Dio”¸ “grande è Dio”¸ una frase della Bibbia. E allora capite che la parola “apophthegma” mi permette di fare questa ricostruzione del testo. Poi c´è un´altra frase che di solito nelle traduzioni viene completamente ignorata. A un certo punto si dice: “Venne¸ circolò - io traduco circolò - una voce”. Le traduzioni traducono invece “tutti udirono” come se avessero tutti sentito il rumore del vento che arrivava. Invece questa frase potrebbe voler dire “Si diffuse la notizia che queste persone sapevano dire delle parole in lingue straniere”¸ allora gli abitanti per curiosità si radunano e vanno a sentirli ed effettivamente sentono che uno è capace di dire “buonasera” in ungherese¸ quell´altro è capace il dirlo in cinese e giapponese. Piccole parole che in fondo fanno capire come Luca vuole un evento modesto¸ umile¸ direi perfino scherzoso. Tanto è vero che tutti si meravigliano e dicono: “Ma com’è¸ ma cosa sta succedendo? Ma che bello!”. Sono Galilei e si vede che probabilmente nello stesso tempo dicono una frase galilea e poi la dicono nell´altra lingua. Voi mi direte: “Ma a cosa serve tutto questo chiacchierare?”. Questo chiacchierare serve a dire che il prodigio che è sottinteso in questo testo è quello che verrà un giorno nel quale la lode di Dio¸ la conoscenza di Dio¸ sarà possibile con poche parole significative¸ sarà possibile dirla facilmente in tutte le lingue del mondo¸ sarà riducibile a una descrizione del divino che fa capire la bontภla misericordia¸ la sinceritภla gioia¸ la benedizione¸ resa quotidiana¸ facile¸ semplice. Il rinnovamento del mondo verrà da una presenza amichevole di Dio perché - e qui bisognerebbe leggere quello che la liturgia non ha avuto il tempo di introdurre nella lettura - perché si verifica quello che il profeta Gioele avrebbe previsto¸ cioè che tutti i cristiani saranno capaci di parlare di Dio come è giusto e si deve parlare di Lui. Il linguaggio biblico dice tutti¸ i vecchi¸ i bambini¸ le donne¸ diventeranno profeti cioè Dio diventerà qualcuno il quale si inserisce nella vita quotidiana delle persone. Non è il Dio che spaventa¸ non è il Dio lontano¸ è il Dio degli uomini. Secondo me l´intento di Luca è questo¸ cioè dire: “Guardate che la nostra religione non è più quella che sostiene gli imperi - attenti bene - non è più neanche quella dell´Antico Testamento che lotta con il faraone d´Egitto¸ che vuole vincere gli dei del faraone¸ che uccide i primogeniti. Ci saranno ancora difficoltà da superare¸ sofferenze da patire¸ ma la testimonianza sarà umile¸ fraterna¸ umana. E’ l’umanizzazione¸ è l´esaltazione del Dio che si è fatto uomo¸ è morto per attirarci a sé e ci insegna ad avere fiducia in Dio. E’ colui che sulla croce non disse “Perché mi hai abbandonato?” ma disse invece “Nelle tue mani¸ o Signore¸ affido il mio spirito”. E’ Luca che mette queste parole in bocca a Gesù¸ lo stesso Luca che adesso dice a tutti noi: “Quando ti capita qualcosa nella vita prega come farebbe un bambino¸ dí semplicemente al Signore quello di cui hai bisogno. Vedrai che il Signore è uno che pensa a te¸ ci si può fidare di lui. Fidatevi tutti di lui!”.