Domenica 24 maggio 2020
Desidero approfondire con voi le due ascensioni di Gesù che vengono presentate nel Vangelo di Luca¸
perché noi abbiamo letto l'ascensione che sarebbe avvenuta alla fine e che è raccontata nel libro degli Atti
degli Apostoli¸ ma c'era già stata un’ascensione precedente¸ quella che si legge alla fine del Vangelo. Quindi
ci sono due ascensioni al cielo e questa è una stranezza sulla quale voglio insieme con voi riflettere. Quella
del Vangelo è leggermente diversa da quella che abbiamo sentito nel libro degli Atti perché dopo la
raccomandazione da parte di Gesù di restare in città “fino a quando sarete rivestiti di potenza dall'alto” si
dice che Gesù li condusse a Betania - questa è la finale del Vangelo - li condusse a Betania e “alzate le mani
li benediceva. E mentre li benediceva si staccò da loro e veniva sollevato verso il cielo e essi essendosi
prostrati davanti a lui tornarono a Gerusalemme con grande gioia ed erano sempre nel tempio
benedicendo Dio”. Vorrei con un po' di fantasia ricostruire questa scena che è la finale del Vangelo. Li
condusse fino a Betania. Siamo alla sera della grande giornata di Emmaus. I pellegrini di Emmaus hanno
fatto almeno 20 km a piedi tra andare e tornare. Poi Gesù è apparso a tutti discepoli nel Cenacolo. Devono
essere tutti stanchi morti dopo una giornata cosí intensa: al mattino le donne erano andate al sepolcro¸ loro
non hanno creduto alle donne poi hanno scoperto che invece Gesù era apparso anche a Simone¸ è apparso
a loro nel Cenacolo¸ avrebbe mangiato qualcosa per far vedere che il suo corpo era ancora un corpo vero.
Poi vanno fuori verso Betania¸ sono 2 km soltanto ma è già quasi notte. Non dimentichiamo che era già sera
quando quelli tornarono da Emmaus¸ quindi probabilmente siamo quasi al buio. So che queste sono
supposizioni che io faccio però dovremmo essere in aprile e a una certa ora viene buio. E Gesù alza le mani
e li benedice e mentre li benediceva si staccò da loro. Volete immaginare come potrebbe essere la scena?
Ha voltato le spalle e si è staccato? Ha camminato all'indietro per distaccarsi da loro? Forse mi dite che
sono sciocco a voler riflettere su queste cose. La mia soluzione è un'altra. Il testo dice¸ e lo dice al passato¸
che si erano già prostrati fino a terra per adorarlo¸ non appena lui alza le mani per benedire loro si
prostrano fino a terra come fanno anche adesso i musulmani: si inginocchiano¸ poi si inchinano fino a
toccare il terreno con la testa¸ quindi non vedono niente. Non vedono niente¸ non l'hanno visto salire al
cielo. L'autore raccontando questo dice che certamente fu innalzato verso il cielo¸ ma loro lo hanno
semplicemente non più visto¸ è scomparso ai loro occhi. E loro pieni di gioia sono tornati a Ger… quindi non
è una vera ascensione: li ha benedetti¸ loro erano prostrati per terra¸ quando si sono alzati non c'era più.
Questa è stata probabilmente quella esperienza. Quando poi rileggeremo quella degli Atti capirete che
quella è completamente diversa perché la si dice che hanno visto e continuavano a guardare in cielo con gli
occhi ben fissi per vedere dove andava. Quindi Luca vuol dirci che quella scomparsa di Gesù che ha
raccontato alla fine del Vangelo non era la vera ascensione come la chiamiamo noi¸ era semplicemente
un’assenza di Gesù che aveva altro da fare e da dire ai suoi discepoli¸ quello che poi si racconta negli Atti.
Un'altra cosa interessante è questa: che loro sono tutti contenti¸ tornano a Gerusalemme ed “erano
sempre nel tempio”. Quindi loro sono tornati pensando che tutto sarebbe continuato come prima¸ che
probabilmente Gesù avrebbe fatto qualcosa per Israele. Ecco perché nel Vangelo che avete sentito oggi
fanno la domanda “Ma è questo il tempo in cui tu restaurerai il regno di Israele?”. Perché Luca è
intelligente quando scrive e è consapevole che sta scrivendo molte cose su cui il lettore deve riflettere. Loro
sono tornati a Gerusalemme con la vecchia speranza che presto o tardi avrebbe fatto qualcosa per il regno
di Israele. Invece che cosa è successo? E questo lo avete sentito leggere negli Atti degli Apostoli: è successo
che - vi leggo il testo come l'ho tradotto io – “io ho parlato nel libro precedente”¸ dice San Luca¸ “di quello
che Gesù fece e insegnò fino al giorno in cui¸ dopo aver dato istruzioni agli apostoli¸ fu elevato”. Notate che
non dice “in cielo”¸ è la scena che ho appena descritto. “Fu innalzato”¸ poi continua adoperando il pronome
relativo¸ “dopo avere istruito gli apostoli ai quali” e poi il testo dice “ai quali presentò anche sé stesso
vivente”¸ non vivo¸ “presentò sé stesso vivente dopo la sua passione in molte dimostrazioni”¸ tradotto
“prove” ma è la parola tecnica della dimostrazione¸ cioè del far capire come stanno le cose¸ nel spiegare
qual è veramente la realtภper 40 giorni rendendosi loro visibile. Notate che Luca cerca di non adoperare
mai il famoso verbo (…) tradotto “apparve”¸ che è invece adoperato in tutti i testi in tutte le apparizioni. Lui
non lo adopera mai nella forma con cui è negli altri testi¸ perché vuol far capire che quello che lui sta
descrivendo è qualcosa che è diverso dalle apparizioni raccontate negli altri Vangeli¸ è una specie di
formazione durata 40 giorni - attenti bene - mentre loro tutti i giorni erano nel tempio¸ perché questo
aveva detto nel Vangelo. Io direi che è come se loro andando ogni giorno nel tempio continuavano a
domandarsi: “Ma cosa farà per noi Gesù?”. E a poco a poco compresero grazie a degli interventi oserei dire
mentali¸ non fisici¸ a degli interventi interiori sulla loro capacità di riflettere¸ capirono una cosa
fondamentale: che rendendosi loro visibile parlava riguardo al regno di Dio. Ecco il punto¸ non il regno di
Israele. Quindi Gesù ha provocato in loro un cambiamento di mentalitภdirei li ha disebraizzati¸ nel tempio.
Tenete presente che quando Luca scrive il tempio probabilmente è già distrutto. Quindi il lettore di Luca sa
che in un certo senso i discepoli a forza di camminare nel tempio cercando di ricordarsi quello che Gesù
aveva detto¸ fatto¸ insegnato¸ pian piano si resero conto che forse il regno di Dio non aveva bisogno del
tempio di Gerusalemme¸ come poi dirà Stefano nelle sue prediche¸ spiegando che Dio non aveva mai
ordinato di fare un tempio¸ è stato Salomone che l'ha voluto fare. Preferiva abitare sotto la tenda. Cioè¸ per
concludere¸ io voglio dire che probabilmente Luca vuol farci capire che questi 40 giorni non sono tanto un
miracolo esteriore di Gesù che si fa vedere fisicamente¸ per questo dice non vivo ma “sí offri vivente dopo il
patire”¸ che è quello che aveva spiegato a Emmaus: “Ma non avete capito che bisognava che il Signore
patisse”. Cioè è una specie di quarantena di riflessione sulla Scrittura che ha fatto passare i discepoli
dall'interesse per il regno d'Israele all'interesse per il regno di Dio e sotto sotto c'è subito un altro aspetto
che diventerà più chiaro nel Vangelo di domenica prossima dove continuerò questo discorso: il regno di Dio
è universale¸ non è più soltanto il regno che mette al primo posto gli ebrei. Tutto succede a Gerusalemme
perché si capisca che in fondo il destino di Gerusalemme sta finendo – per destino intendo il primato di
Gerusalemme sta finendo. loro devono stare a Gerusalemme ancora molto tempo perché devono far capire
agli abitanti di Gerusalemme che presto o tardi dovranno tutti non fisicamente partire¸ ma con la mente
avere in testa la salvezza del mondo intero. Anticipo quello che poi dovrò ripetere: arriveranno agli estremi
confini della terra. Cioè è il superamento del privilegio ebraico¸ capite? E’ la mondializzazione diremmo con
la terminologia di oggi. Luca dice che loro sono stati mondializzati in quei 40 giorni¸ che assomigliano molto
ai 40 giorni di Gesù nel deserto e il 40 è il numero tipico della iniziazione. Cioè cambia la religione¸ capite?
Cambia il modo di agire di Dio¸ è una rivoluzione¸ un capovolgimento delle cose. Bisogna farlo a
Gerusalemme perché si capisca che Gerusalemme d'ora innanzi diventerà non più il luogo dove
fisicamente¸ realmente¸ Dio agisce e opera¸ ma tutto il mondo diventerà in un certo senso Gerusalemme. E
paradossalmente questo l'ha capito l'Apocalisse: “Vidi Gerusalemme scendere dal cielo sulla terra”¸ cioè
tutto il mondo è adesso quello che Gerusalemme non è stata capace di diventare perché focalizzata su
Israele. Luca non ha niente contro Israele. Difatti quando gli domandano “Ma è questo il momento in cui
ricostruirai il regno di Israele?” è come se lui rispondesse “Non spetta a voi decidere queste cose¸ Israele
rimane nelle mani di Dio e Dio farà di lui quello che vuole”. Anticipa il modo di pensare di Paolo il quale dice
“Dio non ha dimenticato Israele”¸ ma adesso il popolo di Dio è tutto il mondo¸ non è più Israele. Ecco la
grande novità che Luca vuol farci capire e questo è importantissimo. E voi capite quanto è quanto è attuale
questa situazione. Devo però aggiungere un'altra cosa - cerco di fare presto - che è in parte il contrario.
Mentre Luca dice che tutto deve essere vissuto a Gerusalemme il Vangelo di Matteo¸ che è lo stesso che
abbiamo letto il giorno di Pasqua¸ dice che bisogna andare in Galilea. E’ chiaro che Luca come ho già
dimostrato in altre occasioni non conosce Matteo¸ Matteo non conosce Luca. E qui però ci sarebbe da fare
un'altra riflessione: ma quanti cristianesimi stavano nascendo in quegli anni? Matteo pensa soltanto alla
Galilea¸ Luca mette al centro Gerusalemme. Si possono storicamente mettere insieme le due cose? A
questa domanda devo rispondere domenica prossima. Io ce l'ho la risposta¸ ma non ve la anticipo oggi¸
cercate di trovarla voi. Perché Matteo dice esattamente l'opposto¸ Matteo dice che devono scappare via
subito da Gerusalemme¸ non fermarsi neanche un'ora e correre in Galilea. Certamente andavano a piedi
quelle persone. Fate il conto dei chilometri. Attualmente con le autostrade che hanno allungato il percorso
perché bisogna girare intorno alle città sono 165 km circa. Per arrivare dove? A Nazareth? Un po' di più per
arrivare a Cafarnao¸ per arrivare sul lago di Galilea che era il punto chiave. Allora saranno stati un po' meno
i chilometri nelle stradine¸ forse 150-160 con 20 km al giorno a piedi. Non dimenticate che loro andavano a
piedi¸ tanto è vero che Gesù quando volle non andare a piedi si fece prestare un asino e cavalcò su quello.
Ci vogliono 10 giorni¸ 12¸ per fortuna in mezzo c'è un sabato in cui si possono riposare. E’ completamente
diversa la posizione di Matteo. Allora l'uomo di oggi dice “Ma allora cosa è successo veramente?”. Qui non
c'è niente di verificabile dal punto di vista del fatto concreto perché uno mette tutto a Gerusalemme¸
Matteo mette tutto in Galilea. E se anche quelli là fossero tornati dalla Galilea 12 giorni per arrivare¸ altri 12
per tornare sarebbero già passati… è ridicolo mettere insieme le due cose! Vuol dire che la nostra fede non
si basa su dei fatti accaduti¸ ma su delle interpretazioni di questi fatti? Probabilmente sí¸ però - lo anticipo¸
ve lo spiego domenica prossima se sono ancora al mondo - tenete presente che questa interpretazione è
quella decisiva. E’ il vedere le cose nella loro profondità trascurando o permettendosi di narrare
diversamente l'esteriorità dell'avvenimento: questa diventa secondaria¸ quello che viene capito è il valore
profondo¸ permanente che si può ricavare da una ulteriore riflessione anche su fatti contrapposti. Cioè
Galilea e Gerusalemme non coincidono topograficamente¸ non coincidono a livello di materialità vissuta¸
coincidono a livello di idee¸ a livello di giudizi mentali¸ a livello di scoperta di quello che vale veramente. E
quello che vale veramente è una promessa divina¸ una speranza¸ un modo di valutare la realtà della vita e
delle cose¸ non tanto il fatterello concreto del singolo prodigio. E tutto questo cercherò di riprenderlo
domenica prossima. |