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Omelia III PASQUA A del 25 aprile 2020

Il testo di questa domenica è tra i più suggestivi del Nuovo Testamento. Lo stile è evidentemente quello di Luca: gli studiosi della lingua ritengono che tutto il vocabolario usato per questo episodio è veramente caratteristico del modo di scrivere di Luca. Oltre a questo sono anche presenti delle caratteristiche¸ direi dei moduli¸ che spesso Luca adopera nella sua narrazione. Per esempio l´immagine del camminare. Vi ricorderete che al capitolo 9 di Luca comincia il famoso viaggio verso Gerusalemme¸ quando si dice che Gesù ha rafforzato il suo volto per andare verso la città. Tutto questo inizia al capitolo 9 e il viaggio termina al capitolo 19¸ quindi dieci capitoli del libro sono un movimento di Gesù avanti e indietro in varie zone della Palestina. Nel libro degli Atti Luca racconterà tutti i cammini che sono stati composti dai diaconi¸ dai predicatori¸ fino ad arrivare a Roma. Quindi è caratteristico di Luca questa idea del camminare¸ del viaggiare. Arriva perfino ad adoperare il verbo camminare per indicare Gesù che sale al cielo: cammina verso il cielo. E vi ricorderete che nella trasfigurazione si dice che parlavano del suo esodo che doveva compiersi in Gerusalemme. E se c´è un periodo in cui gli ebrei hanno dovuto camminare è certamente il periodo dell´esodo e della traversata del deserto. Questo per dire che si tratta di un testo che è veramente tipicamente lucano. Su questo testo si potrebbero fare una quantitภun´infinità di osservazioni. Cerco di cominciare forse da quella più interessante che può anche aiutarci a capire il valore spirituale di questo testo. I pellegrini sono partiti da Gerusalemme un po´ delusi perché le loro speranze secondo loro non si sono realizzate e al viandante¸ che è Gesù stesso¸ ma loro non lo riconoscono -ma su questo forse ritorneremo più avanti- raccontano che cosa è successo a Gerusalemme¸ parlano di alcune donne che sono andate al sepolcro. Le deridono un po’ queste donne: dicono di aver visto¸ di avere avuto delle visioni di angeli che dicevano…¸ “sí¸ i nostri sono andati a verificare...”¸ ma poi c´è la conclusione: “ma lui non l´hanno visto”. Questa mi pare che sia la frase importante: “lui non l´hanno visto”. Quindi il tema fondamentale di questo brano¸ un po´ come quello di domenica scorsa¸ è il problema del vedere Gesù. Tra l´altro c’è ironia nel racconto perché mentre loro raccontano queste cose Gesù sta camminando insieme con loro e loro non si accorgono che è lui. Non è Gesù che è travestito¸ il testo fa capire che sono loro che non sono in grado di riconoscerlo. Ma perché c´è questo nascondimento da parte di Gesù¸ perché Dio non dona loro gli occhi per vedere? Hanno bisogno di una preparazione per poter vedere. Ecco il punto. Loro non si sono fidati delle donne e qui c´è da fare una piccola osservazione tra parentesi. Il fatto che loro dicono che le donne sono andate al sepolcro¸ “i nostri sono andati a verificare ma lui non l´hanno visto”¸ dimostra che Luca non conosce il Vangelo di Matteo. Perché in Marco no¸ ma in Matteo si dice che le donne abbandonato il sepolcro incontrarono Gesù e si prostrarono ai suoi piedi. Se Luca avesse letto Matteo non avrebbe potuto scrivere “Lui non l´hanno visto”. Quindi la vecchia teoria delle fonti secondo la quale Luca non conosce Matteo e Matteo non conosce Luca e tutti e due dipendono invece da Marco e da una loro fonte è confermata da questo fatto. Altrimenti Luca non avrebbe potuto scrivere che “non l´hanno visto”. Perché in Marco è sicuro che non viene raccontato niente¸ ma in Matteo un racconto c´è. E questo mi pare che sia interessante per dimostrare che le ipotesi degli studiosi sulla dipendenza da Marco e da una fonte comune quando Marco e Matteo coincidono¸ ma che non si conoscono l’uno con l’altro è una fonte che ha fondamento. Quindi bisogna credere all´intuizione di questi critici¸ cosí come adesso crediamo agli scienziati quando ci parlano del virus¸ anche se qualche volta non riescono a convincerci. Bene. “Lui non l´hanno visto”. Allora il Gesù nascosto cerca di spiegare loro il perché. Non è che le donne non l´abbiano visto¸ anche loro stanno non vedendolo. Perché c’è questa mancanza di visione? Mi pare che Luca ci faccia capire che non si tratta di una visione con gli occhi¸ ma si tratta di una visione con la mente¸ con l’intelligenza¸ con le aspettative della propria esistenza di vita. Infatti deve spiegare: “Voi non vi rendete conto che avete sbagliato nelle vostre aspettative¸ nelle vostre speranze. Non sapevate che il Figlio dell´uomo doveva passare attraverso la sofferenza e la morte per raggiungere la sua gloria?”. E spiega che tutto L´Antico Testamento avrebbe predetto tutto questo. Allora voi capite che Luca è soprattutto interessato a dire ai suoi lettori: non bisogna più interpretare l´Antico Testamento come l’hanno tradizionalmente interpretato gli ebrei. Voi capite che questa punta di distacco dalle tradizioni dell´ebraismo è sempre presente dappertutto nel Nuovo Testamento. Gli ebrei¸ come questi due pellegrini¸ pensavano che il grande scopo che Dio ha in mente¸ fosse salvare Israele¸ mentre Dio vuole salvare tutto il mondo. Per di più pensavano che dovesse salvare Israele mediante un´azione di tipo politico e quasi quasi politico-militare e invece vuole salvarla agendo sulle coscienze. È tutto cambiato¸ è questo che i discepoli sono invitati a capire. Il Gesù nascosto con pazienza spiegherebbe a loro citando testi dell´Antico Testamento - ci deve essere voluto parecchio tempo per spiegare queste cose - spiega loro partendo dalla Legge¸ dai Profeti¸ dai Salmi cioè anche da quei libri sapienziali dell´Antico Testamento che si usavano sí¸ ma si consideravano un po’ troppo laici. Spiega questo concetto fondamentale: voi non avete capito che bisogna passare attraverso la sofferenza e la croce per arrivare alla gloria. Questo era ciò che doveva fare il Messia. Non dice chiaramente che dobbiamo farlo anche noi¸ dice però che questo era il compito del Messia e il Messia l’ha fatto. Bisogna quindi cambiare completamente l´interpretazione delle Sacre Scritture. Questo in fondo è il messaggio fondamentale di questo testo. Detto questo¸ poi magari ci tornerò sopra¸ vorrei fare osservazione un tantino più divertente. È veramente storico questo racconto dei due discepoli che senza saperlo hanno incontrato Gesù e che riconosceranno a tavola? O è un testo inventato? Direi che non si può rispondere né sí né no. Al 50%: 50% sí¸ 50% no. Ci sono problemi che rendono difficile verificare la storicità di questo brano. Il primo è la questione di Emmaus. Emmaus dov´è? Quale località possiamo identificare con Emmaus? Il testo dice che distava 60 stadi da Gerusalemme. La traduzione della CEI ha trasformato in miglia questi stadi che non c´erano e sono diventati 7 miglia. Ed è giusto il calcolo sostanzialmente perché lo stadio voleva 196 metri quindi quasi quasi facciamo 200 metri: 60 stadi più o meno diventano 12 km. C´è una località a 12 Km da Gerusalemme che si chiama Emmaus? Non si è mai trovata. Gli antichi avevano trovato un certo luogo che si chiamava Ammuas che assomiglia a Emmaus¸ ma sono 28 Km. I crociati ne trovarono uno più vicino che però non si chiamava Emmaus¸ l’hanno chiamato loro Emmaus. Si chiamava Elchibea¸ “il cupolino”. Era un piccolo villaggetto¸ un castelletto¸ dove i crociati¸ trovandosi questo a circa 12-13 km da Gerusalemme¸ l’hanno chiamato Emmaus. I pellegrini che adesso vanno ad Emmaus vanno in un ipotetico Emmaus che in realtà però non è sicuro che sia la località a cui pensava Luca. Ammesso poi che Luca pensasse ad una località reale e il nome usato non fosse invece un nome difficile da trovare sulla carta topografica proprio perché voleva far capire ai lettori che stava raccontando una storia inventata e non una storia veramente vissuta. Ad Emmaus bisogna anche aggiungere la questione dei chilometri a piedi che deve fare questa povera gente. Per farli coincidere con il vecchio Ammuas alcuni estensori del testo¸ alcuni copisti¸ ad un certo punto invece di 60 stadi li fecero diventare 160. Cosí sarebbe saltato fuori che avrebbero dovuto fare 30 km in andata e 30 km al ritorno e questo fa diventare completamente assurda la cosa¸ perché per quanto allora si camminasse volentieri non si possono fare 60 km al giorno a piedi. Quanto tempo ci vuole a piedi per fare 12-13 km nelle strade di allora che erano strade campestri? Per di più chiacchierando¸ ragionando¸ pensando. E quando si cammina chiacchierando pensando qualche volta ci si ferma. La media dell’andare a piedi è 5 km all´ora; io penso che ci avranno messo tre ore insieme con Gesù queste brave persone camminando. A che ora saranno partite alla mattina? Facciamo alle 9? Allora è a mezzogiorno che arrivano al posto. Sono partiti più tardi? Facciamo che sono partiti alle 11? Allora hanno saltato il pranzo e sono arrivati verso il pomeriggio alle 2 – 3? Perché il problema è che a un certo punto si fa sera. E noi abbiamo le canzoncine: “Resta con noi Signore la sera”. Ma la sera in aprile in Palestina quando secondo loro comincia? Anche perché poi dopo aver parlato e cenato tornano a Gerusalemme. E devono arrivare prima che faccia buio. Anche perché poi il racconto continua dicendo che a Gerusalemme compare Gesù¸ si mette a parlare con loro¸ quindi passa di nuovo del tempo. Dopodiché da Gerusalemme vanno a Betania e non possono andare al buio da Gerusalemme a Betania anche se sono soltanto meno di 3 km. E Gesù sale in cielo. Ecco¸ ho detto queste cose che possono sembrare delle sciocchezze per far vedere come effettivamente chi pensa che l’autore abbia ignorato la realisticità dell´evento volendo far capire al lettore: “guardate che io sto facendo un racconto simbolico¸ perché voi comprendiate perché voi stessi -dice Luca ai lettori del suo tempo- avete l´impressione che Gesù non si faccia vedere. Avete l’impressione che Gesù sia un uomo nascosto che vi ha abbandonati”. E allora lui dice: “ma non è lui che vi ha abbandonato¸ siete voi che non lo sentite vicino perché non vi lasciate guidare dalla giusta interpretazione dei suoi compiti. Voi fate nei confronti di Gesù lo stesso errore che facevano quei due. Credevano che fosse uno che continua¸ come si raccontava nella sua vita terrena¸ ad incontrare le persone a fare i miracoli a guarire i malati. Ma no…quello è stato uno stadio nel quale Gesù ha fatto capire il suo amore per l´umanità. Ma adesso agisce in una maniera completamente diversa. Non continua a fare le cose che ha fatto su questa terra. Adesso la sua presenza è mediata¸ è trasferita sulla vita della comunitภsulla vostra vita. Gesù adesso diventa presente quando vuoi uomini ragionate giustamente¸ ricordate i suoi insegnamenti¸ vi volete bene¸ vivete insieme tranquilli”. Ecco perché il riconoscimento avviene a tavola¸ quando lo vedono spezzare il pane. Quello spezzare il pane potrebbe alludere di per sé all´ultima cena¸ potrebbe alludere anche ad altri singoli fatti. Ma direi che in realtà l´atmosfera è diversa perché giustamente il testo ricorda¸ come del resto quando descrive l´ultima cena¸ che loro si erano messi a mangiare alla maniera dei greci di allora¸ coricati sul divano. Quindi era lo stare comodi in casa¸ chiacchierare insieme¸ mangiare volentieri. E lí Gesù prende il pane¸ lo spezza e loro capiscono: è lui. Allora capite: che cosa significa questo? Significa che quando noi ci sforziamo di vivere tra di noi nella massima serenità possibile¸ in una specie di riposo dalle fatiche della vita perché ci aiutiamo a vicenda¸ non perché non fatichiamo¸ perché abbiamo imparato da noi stessi che bisogna soffrire per arrivare alla gloria. Ma la sofferenza quando è fatta in co-solidarietภcon amore¸ con compartecipazione¸ come se si fosse seduti a tavola e si volesse prolungare il pranzo¸ allora Gesù è presente. Direi che in fondo¸ anche se non dovrei pasticciare con i Vangeli¸ io metterei come epigrafe in questo testo la frase di Matteo: “Quando due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro; lo riconobbero allo spezzare del pane”. Lo spezzare del pane è diventato il simbolo della fraternità vissuta¸ della capacitภdella fiducia in Gesù Cristo di diventare noi stessi autori di quella capacità di guarire le fatiche¸ la stanchezza¸ la malattia¸ che aveva esercitato nella sua vita terrena. È proprio quello che noi adesso siamo chiamati a fare nella fase 2 mettendo la mascherina¸ cercando di essere prudenti¸ cercando di stare lontani gli uni dagli altri¸ accettando di non vivere più comodamente e in maniera egoistica come si faceva una volta¸ ma pensando gli uni alla salvezza degli altri. Era più facile certo al tempo di Gesù¸ per noi è complicato e difficile anche perché abbiamo mezzi di comunicazione e necessità di lavoro completamente diverse da quelle di allora¸ ma in fondo esiste questa coincidenza con la situazione che stiamo vivendo. Adesso vorrei aggiungere un´altra spiritosaggine. Questi due chi erano? Il testo dice il nome di uno. Dice che si chiamava Cleopa. Però qui c´è una cosa curiosa che forse voi non avete in mente. Nel Vangelo di Giovanni -capisco bene che non dovrei mescolare i Vangeli- però nel Vangelo di Giovanni si dice che mentre Gesù moriva presso la croce c´erano delle donne. E anche la traduzione ultima della CEI ammette che si trattava di quattro donne. E le quattro donne che erano presenti erano: la madre di Gesù¸ la sorella della madre¸ Maria di Cleopa e Maria Maddalena. Alcuni studiosi vogliono ridurre il numero¸ ma io rispetto la scelta che ha fatto anche la traduzione della CEI che mette le virgole e dice: “Maria¸ la sorella di Maria madre di Gesù¸ la Maria di Cleope e Maria Maddalena”. Ma voi sapevate che la Madonna aveva una sorella? Ve l´ha mai detto qualcuno che aveva una sorella? D’accordo¸ sorella può anche significare semplicemente cugina¸ una parente collaterale¸ va benissimo. Sapevate che aveva una cugina? Quello di Emmaus si chiama Cleopa¸ la Maria di Cleopa chi è? La figlia? La madre? La moglie? Cleopa in aramaico sarebbe stato Klopas. Cleopa è l´abbreviazione di Cleopatro¸ cosí come Antipa è l’abbreviazione di Antipatro. Quindi¸ come mai c´è questo nome? Era un parente di Gesù questo Cleopa? Esistono di fatto nella storia dei riferimenti i quali dicono che Cleopa era effettivamente anche lui un parente Gesù¸ perché era fratello di Giuseppe e aveva sposato una sorella di Maria. Fratello e sorella sempre parente¸ un cugino¸ un parente. Avevate mai sentito parlare di questa strana famiglia di cui nessuno parla? E avevate mai saputo che forse Gesù aveva una zia? Allora qui sorge un´altra domanda che non c´entra con il nostro racconto e che dovremmo riflettere in un´altra occasione: ma se c´erano tutti questi parenti perché Gesù ha affidato la madre al discepolo che Gesù amava e non ha uno di questi? È una domanda che bisogna farsi se si prende sul serio l´importanza dei testi. Sotto sotto ci deve essere un altro problema¸ quello che Luca aveva anticipato nel suo primo discorso: “Nessuno è profeta in patria tra i suoi e nella sua casa”. Ecco qui: i parenti di Gesù sono stati gli ultimi a convertirsi. I parenti di Gesù hanno cercato fino alla fine di dire¸ come quando andarono a trovarlo: “andiamo a prenderlo perché ha perso la testa¸ è diventato matto¸ portiamolo via”. Sono stati gli ultimi a convertirsi. Cosa interessante anche questa¸ perché fa capire che Gesù ha superato completamente quella specie di tentazione del familismo¸ dell’amicizia tra pochi¸ della setta¸ dello stare tra di noi¸ che tra l´altro a pensarci bene qualche volta affiora come pericolo nel Vangelo di Giovanni: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”¸ piccolo circolo ristretto¸ dove tutti si conoscono. Bisogna invece avere un amore largo¸ un amore ospitale. Un amore che riesci a coinvolgere anche gli altri¸ cioè amarsi in un piccolo gruppo per diffondere l´amore attorno a sé. Ecco quanti insegnamenti può darci questo bel testo. Amen.