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Omelia III Domenica Tempo di Pasqua, anno A del 10 aprile 2005

Presentiamo sia una breve sintesi dell´omelia odierna che la versione integrale. Ricordiamo che e´ possibile dare la propria disponibilita´ (tramite la sezione contatti) ad effettuare qualche trascrizione integrale di omelie. *************************************************************************SINTESI 10 Aprile 2005 – III PASQUA A; At 2¸14.22-33; 1Pt 1¸17-21; Lc 24¸13-35 La prima lettura e il salmo sono le stesse del Lunedí di Pasqua. Il salmo (15) è uno dei più belli¸ da utilizzare come preghiera personale. Un tema del brano del Vangelo che regge il racconto è quello della invisibilità di Gesù risorto. Luca sostiene che Gesù non fa apposta a non farsi vedere¸ ma fa capire che Gesù non poteva in alcun modo essere visto. Gesù risorto non può essere visto perché Gesù risorto è assunto nella vita di Dio e per tutti gli uomini¸ come per tutte le creature¸ Dio è invisibile. Invisibile non per debolezza sua ma per una grandezza che è inaccessibile alla nostra vista. Quando quindi si dice che Cristo risorto è diventato invisibile alla pari di Dio si vuol dire che si è talmente innalzato¸ è talmente stato esaltato al disopra del nostro livello di vita e di esperienza da non poter essere in alcun modo visibile. Può mascherarsi e rendersi visibile; ed è quello che accade nel corso del racconto. Il primo principio però è quello che innanzitutto va affermato¸ perché equivale a dire che Gesù Cristo è Dio: se è invisibile è perché ha raggiunto il livello divino. Domenica scorsa a Tommaso era stato detto -Tu hai creduto perché hai visto-¸ parafrasando significa -perché ti è stato concesso di vedere¸ perché la tua debolezza e la tua insistenza è stata accontentata per condiscendenza¸ ma sono beati quelli che¸ senza vedere¸ credono-. Anche la lettera di Pietro diceva –Voi lo amate senza averlo visto e senza averlo visto credete in lui¸ e per questo la vostra gioia è inenarrabile-. Perché è un’esperienza religiosa autentica¸ perché avete capito che dovete credere in colui che non può essere visto. Luca racconta bene perché dice che Gesù in persona si accostò a camminare con loro¸ ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Non è Gesù che si è trasformato¸ sono loro che non possono vederlo. Poi al momento conclusivo -Ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero¸ ma lui sparí dalla loro vista-. Più letteralmente il greco dice - Lui divenne invisibile a loro-. Non appena lo si riconosce non può più essere visto. Perché è l’abbagliante luce divina che non può essere tollerata. L’intuizione che Gesù Cristo è Dio e che la sua stessa umanità fisica-carnale è stata divinizzata¸ cioè elevata a livello di Dio¸ è già presente in questi testi del n.t.¸ presentata attraverso strategie narrative. Poi verrà espressa nei termini più astratti del linguaggio dogmatico. Di conseguenza quelli che limitano l’apprezzamento per Gesù a quello che è ricordabile e immaginabile della sua vita terrena fanno un’operazione riduttiva. Se per qualcuno Gesù è soltanto quello che dicono i discepoli - un profeta potente in opere e in parole - e se l’unica cosa che si apprezza di lui è la sua umanitภcioè le cosine che ha fatto¸ anche la morte¸ che non è una cosina per coloro che sono convinti che è il figlio di Dio¸ è una cosina fra le tante: un innocente ingiustamente ucciso; ce ne sono miliardi! Allora Gesù non vale niente di più di quanto non valga una degna figura di uomo innocentemente condannato. Ma noi siamo chiamati a fare il salto di qualità e riconoscere la superiorità infinita di Dio. Anche la lettera di Pietro dice la stessa cosa - Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo¸ ma si è manifestato negli ultimi tempi per noi-. Allora Gesù non è soltanto l’uomo nato a Betlemme¸ che ha fatto i miracoli¸ ha perdonato la Maddalena¸ poi purtroppo l’hanno ucciso. Anche Pietro negli atti non si limita a dire - Fu consegnato a voi¸ l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso-¸ ma - dopo che secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio fu consegnato a voi-. E’ per questo che la croce di Cristo si differenzia e si distingue totalmente da qualunque altra sofferenza umana. Compresa quella del papa. Perché la sofferenza di Cristo è la sofferenza liberamente voluta da colui che è esente da ogni sofferenza perché è il figlio di Dio. E paragonare sofferenze umane¸ anche quella del papa¸ alla croce di Cristo è una bestemmia¸ una sciocchezza teologica che offende la divinità di Cristo - predestinato da prima della fondazione del mondo¸ manifestato ora -. Per questo il risorto non è visibile. Questa percezione della divinità di Cristo¸ la sua superiorità infinita¸ rischia di essere oggi in parte dimenticata. E’ vero che Cristo ha voluto manifestarsi come uomo e questa è una cosa grandiosa¸ ma non dobbiamo dimenticare che già il n.t.¸ non tanto lo sviluppo dogmatico successivo¸ insiste nel dire che in lui è presente la realtà stessa di Dio e che quello che si compie nella sua risurrezione è la rivelazione che il soggetto che ha vissuto queste cose¸ ha patito la croce¸ è risuscitato¸ è un soggetto divino¸ Dio stesso. E questo lo distanzia e lo differenzia da qualsiasi altro tipo umano di sofferenza. - Voi per opera sua credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria-. Si nomina Dio. Gesù fu predestinato¸ si è manifestato per voi¸ voi¸ per opera sua¸ credete in Dio. - E cosí la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio-. E’ questo arrivare a Dio la ragione per cui Gesù Cristo è stato quel che è stato. Non dovremmo dimenticare che tutto quello che è avvenuto in Cristo serve per indurci a credere che in lui si è manifestata l’eterna maestà di Dio. Questo indirizzare il pensiero non ad altri che a Dio¸ non fermarsi prima che arrivare a Dio quando si pensa alla persona di Gesù mi pare che sia ancora essenziale alla fede cristiana. **********************************************************************VERSIONE INTEGRALE OMELIA DEL 10.4.2005 La prima lettura ed il salmo responsoriale sono gli stessi che abbiamo letto il lunedí di Pasqua e¸ mi ricordo¸ qualcuno di voi c’era¸ di avere raccomandato soprattutto di valorizzare il salmo citato da Pietro nel giorno di Pentecoste¸ che abbiamo anche oggi riletto come salmo responsoriale¸ che è uno dei più belli e¸ vi dicevo¸ fatevi la fotocopia¸ imparatelo¸ se volete¸ a memoria e utilizzatelo come vostra preghiera personale. E¸ la prima lettura¸ come quasi sempre in queste domeniche¸ va un pochino per suo conto. Il Vangelo¸ invece¸ è importante per tantissime ragioni e ne posso citare soltanto alcune. La prima è il tema dell’invisibilità di Gesù risorto perché è certamente uno dei temi o delle strutture che reggono questo racconto. Mi pare di capire che Luca intende dire non che Gesù ha fatto apposta a non farsi vedere¸ come qualcuno potrebbe pensare leggendo superficialmente il testo. Luca¸ in realtภfa capire che Gesù non poteva in alcun modo essere visto. Gesù risorto non può essere visto perché Gesù risorto è assunto nella vita di Dio e per gli uomini¸ come per tutte le creature¸ Dio è invisibile. Ovviamente invisibile non per una debolezza sua¸ ma¸ come sempre si è cercato di spiegare¸ per un eccesso¸ per una grandezza che è inaccessibile alla nostra vista. Del resto¸ sappiamo benissimo che ci sono delle radiazioni luminose che i nostri occhi non riescono a vedere. Gli occhi di altri animali può darsi che riescano ad andare un po’ oltre – nell’infra o nell’ultra – quindi l’esperienza di cose che sono inaccessibili alla nostra vista è un’esperienza fisica normale perché occorre una possibilità di rapporto tra l’emanazione visiva e la potenzialità di ricezione da parte dell’organo della vista. Tutto questo serve soltanto come paragone¸ intendiamoci però¸ per far capire che la ragione per cui un oggetto non può essere visto può essere il suo eccesso di luminositภdi chiarezza e di intensità di essere¸ non una debolezza - la debolezza è nostra. Quando quindi si dice che Cristo risorto è diventato invisibile alla pari di Dio¸ si vuol dire che si è talmente innalzato¸ è talmente stato esaltato al di sopra del nostro livello di vita e di esperienza¸ da non poter essere in alcun modo visibile. Può mascherarsi e rendersi visibile ed è quello che accade nel corso del racconto. Ma mi pareva che il primo principio è quello che innanzi tutto va affermato¸ perché equivale a dire che Gesù Cristo è Dio. Se è invisibile è perché ha raggiunto il livello divino. E non dobbiamo dimenticare che domenica scorsa questo tema era stato presentato nelle due letture in una forma differente ma collegabile a quello che oggi fa il racconto di Luca. Perché vi ricordate che a Tommaso era stato detto: “Tu hai creduto perché hai visto” - parafrasato significa: perché ti è stato concesso di vedere¸ perché la tua debolezza e la tua insistenza è stata accontentata per condiscendenza – “Ma sono beati quelli che senza vedere credono. Senza pretendere che Dio si abbassi al tuo livello e ti accontenti nei tuoi desideri meschini di volerlo toccare o vedere”. E vi ricordate che anche il testo della lettera di Pietro che si legge quasi di seguito in questa domenica (vi siete accorti?) diceva che “Voi lo amate senza averlo visto e¸ senza averlo visto¸ credete in lui per questo la vostra gioia è inenarrabile” perché è un’esperienza religiosa autentica¸ perché voi avete capito che dovete credere in colui che non può essere visto. Quindi mi pare che il primo punto fondamentale sia questo e Luca racconta bene le cose perché dice chiaramente che Gesù in persona si accostò a camminare con loro ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Quindi¸ non è Gesù che si è travestito¸ trasformato¸ sono loro che non possono vederlo. Poi¸ soprattutto¸ quando arriva il momento conclusivo¸ dove si scioglie l’enigma “Ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero ma lui sparí dalla loro vista”¸ forse¸ più letteralmente in greco: “Lui divenne invisibile a loro”. Non appena lo si riconosce¸ non può più essere visto perché è l’abbagliante luce divina che non può essere tollerata. Mi pare che sia interessante vedere come l’intuizione che Gesù Cristo è Dio e che la sua stessa umanità fisica¸ carnale è stata divinizzata¸ cioè levata a livello di Dio. Mi pare che constatare che tutta questa intuizione è già presente in questi testi del N. T. è presente in una maniera¸ se volete¸ per un certo verso ingenua¸ perché appunto è presentata servendosi di strategie narrative e però¸ proprio per questo¸ è un’intuizione molto profonda¸ che poi verrà espressa con i termini più astratti del linguaggio dogmatico¸ ma è già presente in questi testi. Di conseguenza¸ vedete¸ tutti quelli che limitano il loro apprezzamento per Gesù a quello che è ricordabile e da noi immaginabile della sua vita terrena fanno un’operazione riduttiva. Per caritภnon è proibito¸ si può fare quel che si vuole¸ ma se per qualcuno Gesù è semplicemente¸ come dicono i discepoli¸ “Un profeta potente in opere e in parole” e se l’unica cosa che si apprezza in lui è la sua umanità cioè le cosine che ha fatto – la morte non è stata una cosina¸ ma non è una cosina per coloro che sono convinti che è il Figlio di Dio¸ altrimenti anche la morte di Gesù è una cosina tra le tante¸ l’innocente ingiustamente ucciso. Ce ne sono miliardi. Allora Gesù non vale niente di più di quanto non valga una degna figura di un uomo innocentemente condannato. Per caritภè tutto nobile¸ è tutto grande¸ è tutto importante¸ a livello di umanità. Ma noi non siamo chiamati ad adorare l’umanità e a riconoscerne la grandezza¸ o siamo chiamati a fare il salto di qualità e riconoscere la superiorità infinita di Dio? Ecco¸ Luca cerca di dire che Gesù è Dio. E anche questa volta¸ la lettera di Pietro¸ alla sua maniera¸ diversa¸ ma dice la stessa cosa – è una frase pesante questa se ci pensate: “Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo¸ ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi.” Allora Gesù non è l’uomo nato a Betlemme¸ vissuto a Nazaret¸ non è soltanto l’uomo nato a Betlemme¸ vissuto a Nazaret¸ che ha fatto i miracoli¸ ha guarito questo¸ è stato carino con quell’altro¸ ha perdonato la Maddalena¸ poi¸ purtroppo¸ l’hanno ucciso…come dice Pietro negli Atti. Ma anche lui¸ però¸ attenti! non si limita a dire “Fu consegnato a voi¸ l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso¸ poverino!” “Dopo che¸ secondo il prestabilito disegno e la prescenza di Dio¸ fu consegnato a voi…” E’ per questo che la croce di Cristo si differenzia e si distingue totalmente da qualunque altra sofferenza umana¸ compresa¸ permettetemi di dirlo¸ ance se è una bestemmia¸ si crede che sia una bestemmia¸ non ha niente a che fare la croce di Cristo con la sofferenza del papa perché la sofferenza di Cristo è la sofferenza liberamente voluta da colui che è esente da ogni sofferenza perché è il Figlio di Dio e paragonare a sofferenze umane¸ anche quella del papa¸ alla croce d Cristo è una bestemmia. Che la bestemmia la dica Bruno Vespa o il cardinal Consochi¸ non importa¸ è detta in buona fede¸ ma rimane oggettivamente una sciocchezza teologica che offende la divinità di Cristo¸ predestinato da prima della fondazione del mondo¸ manifestato ora. Per questo¸ vedete¸ il Risorto non è visibile. Ora io ho l’impressione che questa percezione della divinità di Cristo¸ della sua superiorità infinita rischi di essere oggi in parte dimenticata. Forse si è esagerato in secoli passati nell’ insistere troppo su questo. Forse è vero che oggi è più comprensibile è crea maggiore convincimento l’apprezzamento dell’umanità di Cristo. E’ vero che Cristo ha voluto manifestarsi come uomo¸ questa è una cosa grandiosa¸ ma non dobbiamo però dimenticare… E’ una questione¸ se volete semplicemente di tradizione culturale e di fede¸ non dobbiamo dimenticare che già il N.T.¸ non tanto lo sviluppo dogmatico successivo¸ già il N.T. insiste nel dire che in lui è presente la realtà stessa di Dio e che quello che si compie nella sua risurrezione è la rivelazione che il soggetto che ha vissuto queste cose¸ che ha patito la croce¸ che è risuscitato¸ è un soggetto divino¸ è Dio stesso. E questo¸ ripeto¸ lo distanzia e lo differenzia da qualunque altro tipo umano di sofferenza. E notate che questo è chiaro nel testo di Pietro “Voi per opera sua credete in Dio che l’ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria.” Vedete? si nomina Dio¸ “Gesù fu predestinato¸ si è manifestato per voi e voi¸ per opera¸ sua credete in Dio¸ e cosí la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio.” Vedete¸ è questo arrivare a Dio la ragione per cui Gesù Cristo è stato quel che è stato. Io vorrei – capisco¸ mi sono fermato su un elemento¸ se volete non centrale. Nel racconto di Luca ce ne sarebbe stato un altro da valorizzare forse di più – ma a me starebbe a cuore che noi non dimenticassimo che tutto quello che è avvenuto in Cristo serve per indurci a credere che in lui si è presentata l’eterna maestà di Dio e questa concentrazione del pensiero¸ questo indirizzare il pensiero non ad altri che a Dio¸ non fermarsi prima di arrivare a Dio quando si pensa alla persona di Gesù¸ mi pare che sia ancora essenziale per la fede cristiana.