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Omelia XXXIII DOM. T.O C del 17 novembre 2019

17 novembre 2019 - XXXIII DOM.T.O. C- Lc 21¸5-19 Questa è la penultima domenica del cosiddetto anno liturgico. Mi sono domandato se è una cosa seria questo anno liturgico¸ e soprattutto se la scelta dei testi di questa messa rispetta quello che dovrebbe essere l´anno liturgico. Mi sono venuti molti dubbi sulla sensatezza di questa finale dell´anno liturgico. Nel breviario¸ la liturgia delle ore¸ le cose sono presentate in maniera completamente opposta ai testi scelti per la messa di oggi. Noi leggiamo un testo del profeta Gioele nel quale si dice che¸ se Dio vuole¸ il tempio è stato ricostruito¸ e questo significa che Dio è venuto tra noi e si avvererà una profezia antica¸ che tutti diventeranno profeti¸ tutti¸ grazie alla rinascita del tempio¸ saranno capaci di scoprire la giustizia (diventare profeti vuol dire trovare la strada giusta per vivere). Leggendo questa preghiera stamattina sono rimasto molto contento¸ perché è cosí che deve terminare l´anno liturgico; siamo arrivati verso la fine di un anno e questo testo ci dice che il Signore ci fa la grazia di aiutarci¸ è presente in mezzo a noi¸ con la sua persona¸ è dalla nostra parte. Come il tempio era il segno della presenza di Dio in mezzo al popolo¸ che faceva diventare tutti capaci di trovare la via giusta¸ cosí noi al termine dell´anno diciamo: Dio è con noi¸ Dio è dalla nostra parte¸ ci aiuta. I testi della messa dicono il contrario. Perché Gesù dice che questo tempio verrà distrutto. Fa capire che gli dispiace la distruzione¸ però non fa nulla per evitarla. Poi spiega che lui è venuto a rovinare il mondo¸ perché accadranno un sacco di pestilenze¸ guerre¸ e dice che non dobbiamo aver paura. Ma cos´è venuto a fare? Dov´è la sua opera di salvezza? Dice che devono succedere queste cose¸ ma non è subito la fine. E chi ha detto che ci deve essere la fine? Questa è già una prima sciocchezza¸ perché non c´è nessuna fine; sono duemila anni che viviamo dopo Gesù¸ e avremo davanti ancora chissà quanti anni¸ tranne che capiti una catastrofe cosmica. Questo testo è già un testo invecchiato e privo di senso¸ perché sottintende quell´idea che è stata il grande errore dei primi credenti¸ che il mondo sarebbe finito presto e sarebbe venuto dal cielo una specie di rinnovamento delle cose. In attesa però di questo rinnovamento del mondo ci sarebbero stati una quantità di confusione¸ di terrore¸ di persecuzioni. Queste parole di Gesù che senso hanno? Mi chiedo cosa sia venuto a fare¸ se non veniva era meglio. La contraddizione sta in questo che il Vangelo che ho letto è un Vangelo che mi spaventa¸ mi preoccupa¸ mi dice che dovrò¸ per colpa di Gesù¸ soffrire moltissimo. E´ un testo che non andava letto alla fine dell´anno liturgico. Bisognava¸ come nella liturgia delle ore¸ dire che il Signore ci dà una mano¸ ci aiuta. Perché devo leggere a voi un testo come questo dove si preannunciano disgrazie¸ che non ci sarebbero state se Gesù non fosse venuto? L´errore non è della bibbia né di Gesù¸ è di chi ha scelto le letture. Cioè ha scelto come tema per la conclusione dell´anno liturgico il giudizio¸ un giudizio cosí severo che solo una piccola minoranza potrà salvarsi. Anticipo quello che dirò domenica prossima: i ladroni erano due¸ uno è stato salvato¸ l´altro è stato condannato. Non era meglio se Gesù sulla croce li salvava tutti e due? La leggenda¸ perché evidentemente questa è una leggenda¸ una scenografia letteraria¸ perché dice uno sí e l´altro no? Se Gesù è veramente con noi ed è venuto per aiutarci¸ perché non li ha convinti tutti e due? Ne parlerò domenica prossima. Che senso ha il testo di Luca che abbiamo letto? Leggerlo alla fine dell´anno liturgico vorrebbe dire che tutto quello che è accaduto con la venuta di Gesù ha peggiorato la nostra situazione: metteranno le mani su di voi a causa del mio nome. Gesù le ha dette queste parole¸ ma le ha dette per un´altra ragione. Non sono la diagnosi di quello che accadrà a noi¸ sono le parole con cui Gesù sta parlando di se stesso¸ con cui dice¸ prima di morire: io ho fallito¸ sono costretto a dirvi che non posso darvi la salvezza¸ Dio mi ha abbandonato¸ devo vivere questo abbandono e questa solitudine¸ vi chiedo perdono perché anche voi ne patirete le conseguenze¸ perché io sono stato mandato sulla terra per soffrire a nome di tutti gli altri¸ per essere sconfitto. Gesù in questo testo si rende conto che Dio lo ha mandato sulla terra perché morisse da innocente¸ e perché si rendesse conto che soltanto questo abbandono da parte di Dio avrebbe potuto costituire una fonte di una nuova giustizia. Gesù muore¸ soffre¸ patisce al posto nostro¸ al posto di altri¸ e ai suoi discepoli spiega che quando lo vedranno soffrire ingiustamente e Dio non lo aiuterภanzi lo abbandonerภsappiano che questo è il prezzo che lui deve pagare perché vengano annullati¸ perdonati¸ eliminati tutti i peccati del mondo e tutte le ingiustizie. Questo testo andava letto il venerdí santo¸ non alla fine dell´anno liturgico¸ e durante la settimana santa si deve dire che la sofferenza suprema di Cristo ha cambiato il mondo. Dalla Pasqua in poi comincia a esserci serenitภpace¸ giustizia. Bisognava strutturare la lettura in modo che l´anno liturgico facesse precedere a prima della Pasqua questa negatività della morte di Cristo¸ dicendo che tutto veniva cancellato dalla sua risurrezione. Letto adesso annulla il valore della risurrezione; se si legge adesso allora vuol dire che la risurrezione non è servita a niente. A Pasqua si è fatta una grande festa: il peccato è vinto¸ d´ora in poi ci sarà la giustizia; poi si è dimenticato tutto¸ e si è presentato come se fosse finale il castigo del giudizio. Questo testo¸ detto da Gesù il giorno prima che morisse sulla croce¸ non va letto alla fine dell´anno¸ va letto prima di Pasqua. Con la Pasqua cambiano le cose¸ comincia a inserirsi un elemento positivo¸ come diceva Gioele¸ pian piano tutto andrà meglio. Il cristianesimo nasce con questa struttura¸ una faticosa ascesa verso la Pasqua con al culmine della sofferenza di Cristo questo testo¸ il quale dice che per colpa del peccato degli uomini è come se voi partecipaste alla sofferenza che io devo sopportare. Nel momento in cui risorge¸ tutto questo cessa¸ e si ricomincia¸ come se si fosse dei bambini appena nati ( la domenica in Albis)¸ a rifare tutto da capo¸ e arrivati alla fine dell´anno liturgico si deve dire: non abbiamo risolto tutto¸ però stiamo progredendo¸ il Signore ci aiuta più di prima. Se tutto questo viene stravolto¸ e alla fine si dice che bisogna essere crocifissi¸ si annulla il valore di una salvezza che avviene nella storia. La chiesa deve dire che l´evento Gesù ha capovolto la direzione in cui andava il mondo¸ che¸ lasciato a se stesso¸ avrebbe aumentato l´odio¸ il sospetto¸ la guerra. Gesù ha preso su di sé tutto questo e ha capovolto le cose; questa è la Pasqua. Dalla Pasqua in poi bisogna continuare a constatare la crescita¸ il miglioramento costante¸ la speranza che le cose pian piano vadano meglio. Imboccare la strada della salita verso il bene. Altrimenti ci si domanda: perché dopo averci detto che tutto cambiava¸ adesso mi dite che è peggio di prima¸ che ci sarà un giudizio severo¸ che si salveranno in pochissimi¸ che ci sarà di nuovo odio? La gente non capisce niente con questa struttura didattica della liturgia. Non si può spostare tutto nell´aldilภdicendo che la Pasqua è stato un giochino¸ poi si precipita di nuovo nel male¸ e dopo morte ci sarà un´altra vita. Ma neanche per idea: la Pasqua è venuta per salvare prima di tutto questo mondo; per creare giustizia¸ amicizia¸ coraggio di fare il bene in questo mondo; per poi continuare nell´altro. Altrimenti è una farsa. D´accordo con qualche ricaduta¸ come nei grafici¸ va su¸ poi ricasca un momentino ma si riprende¸ ma la direzione fondamentale deve essere una retta che va verso la giustizia¸ grazie alla croce di Cristo.