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Omelia III DOM.T.O. C del 27 gennaio 2019

27 gennaio 2019 - III DOM. T.O. C -Ne 8¸2-4.5-6.8-10; 1Cor 12¸12-31; Lc1¸1-4;4¸14-21 Nel Vangelo hanno messo insieme il prologo¸ poi hanno saltato tutto quello che c´è in mezzo¸ e sono saltati al capitolo quattro¸ dove si racconta il primo intervento che Gesù avrebbe fatto a Nazaret. Questo primo intervento nella prima parte ha suscitato ammirazione e consenso¸ ma subito dopo Gesù li ha provocati¸ e alla fine hanno cercato di ucciderlo¸ come leggeremo domenica prossima. Rimando la spiegazione dell´insieme a domenica prossima. Qualcosa di simile accade per la seconda lettura. Domenica prossima c´è il seguito e si parla della caritภin contrasto con la valorizzazione dei diversi carismi di cui si parla oggi. Oggi Paolo dice che bisogna accettare la diversitภpoi continua con una frase che sarà l´inizio di domenica prossima - Voi però aspirate alle cose migliori-¸ contraddicendo quello che ha detto¸ e parla della carità. E anche la seconda lettura la sposto alla settimana prossima. La prima lettura è molto interessante¸ si legge in una quantità di liturgie della parola. E´ di grande importanza¸ non tanto per il modo con cui descrive come è avvenuta la lettura¸ con una quantità di particolari descrittivi. La pedana¸ i leviti che leggevano i brani e li spiegavano¸ la gente che piangeva¸ con un pianto che è allo stesso tempo di commozione e di consolazione¸ e alla fine la grande gioia¸ con il banchetto¸ e la finale¸ che la gioia che ci dà il Signore è la nostra forza. Questa lettura è ancora più importante per un´altra ragione. E´ un evento storico che c´è stato certamente: negli anni 480¸ o 440 a.c.¸ a seconda che si tratti di Artaserse I o Artaserse II¸ re di Persia¸ Neemia viene mandato in Palestina a restaurare le mura delle cittภsoprattutto Gerusalemme; il tempio era già stato reso agibile. Neemia era un suo segretario. Viene mandato con il compito di ricostruire la cittภle mura¸ e riorganizzare la vita; è come se venisse incaricato di dare agli ebrei quella che noi oggi chiameremmo una costituzione¸ cioè un regolamento della loro presenza all´interno dell´impero persiano. E´ un atto politico quello che accade. I persiani avevano deciso che i popoli del loro impero dovevano mantenere una loro sovranità a livello amministrativo¸ civile. Gli ebrei avevano bisogno di una "costituzione" che sancisse quello che potevano-dovevano fare. Che vita dovevano vivere all´interno dell´impero. Cosa che venne fatta anche per altre popolazioni. Neemia ha l´incarico di dare questa nuova costituzione¸ e sembra di capire che quello che viene letto alla gente sono questi principi fondamentali: voi siete un popolo che avete un Dio¸ quindi avete diritto di osservare la vostra religione¸ e la dovrete osservare in questo¸ questo¸ quest´altro modo. Gli studiosi ritengono che quella che è stata consegnata è la Torภcioè sostanzialmente i primi cinque libri della bibbia¸ i quali tra l´altro prendono la loro forma definitiva in questi tempi. Il testo come lo leggiamo adesso ha subito forse delle aggiunte dopo¸ però in gran parte venne sistemato in questo periodo¸ per ordine del re di Persia. Venne presentato agli ebrei come il loro modo nuovo di pensare alla loro caratteristica di popolo indipendente¸ all´interno di un impero. Quindi aveva una funzione politica¸ giuridica¸ religiosa¸ culturale¸ cultuale. E´ interessante sapere che quello che l´ebreo deve essere è ubbidire a questa normativa scritta. Questo ha cambiato radicalmente il modo di pensare e vedere le cose¸ rispetto ai secoli precedenti. Detto in maniera un po´ affrettata: non saranno più un regno¸ sono una provincia dell´impero persiano¸ e lo accettano. Praticamente viene cancellato il messianismo. Non sognate di avere un discendente di Davide che viene a pretendere di comandare. Scompare l´idea di discendenza di Davide. Rinascerà alla fine del secondo secolo a.c¸ 180-160¸ e salterà fuori al tempo di Gesù. Ma per il momento viene cancellata e dimenticata. Dimenticate la faccenda Davide¸ dimenticate i Profeti. Non ci sono più profeti: di fatti non c´è più nessun profeta¸ c´è uno scritto di Daniele che è del secondo secolo a.c. Per duecento anni non c´è nessun profeta. I profeti non fanno parte della Torà. Ecco perché mi sento molte volte di dire che quello che ha promesso Isaia e Geremia non si è mai avverato¸ sono parole¸ parole¸ parole. E´ quello che vuole questa costituzione: smettetela di credere ai profeti¸ vivete soltanto con la Torà. E´ l´idealizzazione della legge¸ nel senso divino del termine¸ l´ammaestramento. All´interno della Torà ci sono molti racconti storici; riflettendo su questi racconti si hanno modelli di vita; non è fatta soltanto di comandamenti¸ ma di storie¸ avventure¸ avvenimenti¸ è una cultura etico-religiosa. Ed è quello che identifica l´ebreo di quei tempi. Non gente che viene a dire: parlo in nome di Dio¸ ma gente che viene a dire: ho una legge da osservare. E´ l´inizio della dipendenza dell´ebraismo dalla parola scritta in quei cinque libri. La scomparsa della speranza di diventare un regno è di fondamentale importanza. La scomparsa delle esagerazioni profetiche¸ sia nella minaccia che nella previsione di godimenti infiniti. E alla fine: la gioia è che adesso abbiamo una regola di vita praticabile¸ all´interno dell´impero nel quale viviamo. La gioia deriva dall´avere questa condizione¸ direi umile¸ modesta¸ di vivere secondo queste regole approvate dal governo persiano. Poi tutto è stato rovinato con la conquista di Alessandro Magno. Due parole sul prologo del Vangelo. Come presenta Luca la sua opera? - Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi¸ come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola¸ cosí anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza¸ fin dagli inizi¸ e di scriverne un resoconto ordinato per te¸ illustre Teòfilo¸ in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto-. Luca dice: hanno scritto altri¸ voglio scrivere anch´io; perché ha l´impressione che gli altri scritti hanno bisogno di correzione; quindi vuol dire che circolavano diverse posizioni. Ha deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi. Faccio notare l´onestà di Luca¸ il quale dice che la responsabilità è sua¸ lui ha fatto le ricerche¸ lui ha controllato¸ lui scrive come si devono capire le cose. Non dice: Dio mi ha detto; non dice neanche: ho pregato il Signore che mi aiuti; non dice per nulla: Dio mi ha ispirato. Con che criterio noi diciamo che è parola di Dio? Quando Luca stesso dice che è lui il responsabile. Ecco la superficialità con cui noi diciamo: parola del Signore¸ parola di Dio; contro quello che dice il testo stesso! Impariamo ad essere un po´ più lucidi quando leggiamo questi testi! Questo è un dovere nel mondo contemporaneo¸ che giustamente vuole la verifica della realtà autentica delle cose! Al termine della preghiera dei fedeli¸ ha concluso:- Aiutaci o Signore ad essere oggettivi nel nostro modo di credere-.