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Omelia I Domenica di Quaresima, Anno A del 13 febbraio 2005

Pubblichiamo un sunto scritto¸ la versione integrale e´ presente sul sito in audio. Chi e´ disponibile ad effettuare trascrizioni lo puo´ comunicare all´indirizzo mail della sezione contatti. 13 Febbraio 2005 – I QUARESIMA A – Gn 2¸7-9;3¸1-7; Rm 15¸12-19; Mt 4¸1-11 Le prime due letture sarebbero il fondamento per la dottrina del peccato originale. Nella lettera di S. Paolo si ripete per tre volte - Per la colpa di uno solo. Per la caduta di uno solo. Per la disobbedienza di uno solo-. Caduta-morte¸ colpa-condanna¸ disobbedienza-costituiti peccatori. Una visione tragica della storia. Il racconto evangelico delle tentazioni di Gesù nell’interpretazione moderna ha soprattutto un significato cristologico: le tre tentazioni qui descritte non sono le nostre tentazioni¸ andavano bene per Gesù e si riferivano alla sua missione. Sono inserite all´inizio del vangelo per dire al lettore di non aspettarsi che Gesù faccia alcune determinate cose che magari secondo lui (il lettore) sarebbero il suo dovere¸ perché Gesù le ha considerate tentazioni diaboliche. La tradizione antica leggeva invece il racconto delle tentazioni come una specie di storia esemplare per noi. Stando a questa seconda¸ più antica¸ interpretazione la prima osservazione è che Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. La tentazione è voluta da Dio. Nel piano di Dio la tentazione potrebbe essere un positivo progetto di vita. Cos´è la vita? Perché il Signore ci ha messo al mondo? E se ci avesse messo al mondo per mettere alla prova la nostra intelligenza¸ intuizione¸ libertà; per costruire la nostra libertภperché noi costruissimo la nostra personalità e costituissimo in Dio il nostro punto di riferimento¸ attraverso il confronto tra diverse attrazioni possibili? Non era cosí anche nel giardino? Tante possibilitภuna sola proibizione! Il primo uomo cade nella trappola del serpente¸ una bestia furba! L´uomo rischia di autoingannarsi per superficialitภdisattenzione. Gesù risponde con una prova di semplice intelligenza: a Dio non si chiede il pane¸ ho digiunato di mia volontภa Dio si chiede eventualmente l’illuminazione dell’intelligenza¸ si vive della parola che esce dalla sua bocca. E’ anche curioso che questo lo si fa succedere nel deserto: la tentazione viene soprattutto dalla nostra testa; nasce dalla insicurezza¸ dalla debolezza interna. La seconda tentazione è presa dal testo di un salmo che è ovvio che va inteso in senso metaforico. Gesù risponde con una battuta – Non venire a citarmi la Bibbia che la so meglio di te-. Quante volte la battuta scherzosa risolve il fascino di cui si ammanta la tentazione! Anche la terza è ridicola – Ti do tutto il potere-! Come se la riuscita di una persona dipendesse dal mangiare¸ dal rischiare e dal comandare. Ricordare le beatitudini: beata la gente che ha il senso del limite. Possono essere più beati gli afflitti e i perseguitati se la causa è giusta. Le tentazioni pretendono che l’uomo diventi diverso da quello che è¸ cioè creatura che ha ricevuto tutto¸ e che per star bene ed essere beato deve cercare la fonte di tutto quello che lui è¸ e questa fonte è Dio.