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Omelia XX DOM. T.O. B del 19 agosto 2018

19 agosto 2018- XX DOM.T.O. B - Pr 9¸1-6; Sal 33; Gv 6¸51-58 Secondo molti commentatori il testo che abbiamo letto sarebbe quello che¸ in Giovanni¸ parla dell´eucarestia. Paradossalmente invece la prima lettura e il salmo danno un senso metaforico di interpretazione. Il Vangelo nei versetti che abbiamo letto¸ dove si dice che bisogna mangiare la carne e bere il sangue¸ alluderebbe alla manducazione¸ mentre la prima lettura parla della Sapienza¸ la quale dice mangiate e bevete¸ e quello che la Sapienza dà da mangiare e da bere sono le idee¸ i concetti¸ la sapienza appunto; quindi dà un significato metaforico del mangiare. Forse hanno fatto apposta a scegliere la prima lettura per farci capire che quando Giovanni sembra che parli di una realtà materiale¸ bisogna interpretarla in senso spirituale¸ e quando parla di realtà spirituale bisogna interpretarla anche in senso materiale; mettere insieme le due aree. Analizziamo quello che Gesù avrebbe detto secondo il quarto Vangelo. " Io sono il pane vivo disceso dal cielo". Il confronto è con la manna. Il vero pane che scende dal cielo non è stato la manna¸ ma la persona di Gesù. Non tanto le sue parole¸ i suoi insegnamenti¸ i suoi miracoli¸ ma la persona in quanto tale. Domenica scorsa abbiamo detto che lo scopo del Vangelo di Giovanni è dire che bisogna credere in Gesù¸ superando tutte le faraginose credenze dell´ Antico Testamento. Giovanni esagera nel presentare il valore unico della persona di Gesù¸ nella quale si riassume tutto il resto¸ per cui tutto il resto può essere scartato. Era l´ultimo tentativo di superare l´orgoglio ebraico di quei tempi¸ cioè la posizione di certi ebrei che erano disposti ad accettare Gesù Cristo purché si accettassero anche tutte le vecchie norme¸ tradizioni¸ miti della legge¸ che peraltro i pagani non avrebbero potuto accettare. Quindi - Io sono il pane vivo disceso dal cielo- significa: io sono il vero dono di Dio per l´umanità. A pensarci bene non c´è niente di nuovo in questa frase¸ perché già nell´ Antico Testamento si diceva che la manna era stata mandata dal cielo perché gli ebrei capissero che l´uomo non vive di solo pane¸ ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Quindi già si era capito che questa vecchia storia di un pane che scende dal cielo era in realtà il segno di una sapienza¸ era il segno della legge¸ il segno del comandamento di Dio che viene dato e che dà la vita. Perché già la vecchia fede dell´a.t. diceva che se si vuole avere una buona vita occorre osservare le norme morali necessarie perché tutti possano vivere in pace. I profeti hanno sempre insegnato che occorre avere regole chiare sul modo di comportarsi¸ regole che permettano a tutti di sopravvivere decentemente. Una specie di uguaglianza fraterna¸ in una media per cui non ci sia chi è eccessivamente ricco¸ né eccessivamente povero. Per questo se la prendevano coi ricchi e difendevano i poveri. Una corretta distribuzione; quello che anche oggi cerchiamo di fare senza riuscirci. Una giusta ripartizione dei beni: è solo questo che alla fine viene insegnato nella bibbia¸ non c´è altro¸ è questa la sostanza. Gesù è l´artefice di questo¸ proprio perché è colui il quale¸ come nell´a.t. dice- Voi dovete accettare la regola che viene da Dio¸ che è questa: che ci sia pane per tutti-. Quando allora dice- Mangiare la carne e bere il sangue-¸ probabilmente intende di nuovo continuare un discorso metaforico. Come se Gesù dicesse: voi dovete nutrire la vostra mente dell´esempio di vita che io vi sto dando. Se davvero la moltiplicazione dei pani¸ come abbiamo visto in Marco¸ invece di un miracolo¸ è stata quel fenomeno per cui hanno condiviso quel poco che avevano¸ e l´atmosfera che Gesù aveva creato con le sue parole¸ il suo insegnamento e la sua presenza aveva consentito loro di stare insieme¸ condividendo¸ allora nel quarto Vangelo mangiare (troghein¸ il mangiare degli animali¸ masticare) la carne e bere il sangue vuol dire assimilare il modo di vivere di Gesù con sinceritภimparare a condividere quel poco che si ha¸ cercare di perseguire una basilare uguaglianza¸ superare le discriminazioni a tutti i livelli e fino in fondo¸ non a parole e non soltanto con i segni. Questo è il significato profondo del - Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna-. Giovanni in questo brano non sta parlando di pane e di vino¸ tanto è vero che¸ a differenza dei sinottici¸ lui si limita a dire- La mia carne è vero cibo¸ il mio sangue è vera bevanda-¸ non parla di pane e di vino. Mentre in Paolo¸ nei testi sull´eucarestia¸ c´è la parola pane¸ e c´è il calice del vino. Il nesso corpo-pane¸ sangue-vino in Giovanni è assente. Lui dice che il pane è cibo e il vino è bevanda¸ e non dice che si mangia il pane e si beve il vino¸ e mangiando pane e bevendo vino si mangia carne e beve sangue¸ non lo dice affatto. Lui si limita a dire- La mia carne è vero cibo¸ il mio sangue è vera bevanda-. Il sangue è la vita e la carne è il corpo che vive. E il corpo che vive è l´esempio vitale di Gesù. Ho l´impressione che Giovanni ritenesse che il pane e il vino erano del tutto superflui¸ tanto è vero che non racconta¸ nell´ultima cena¸ l´istituzione dell´eucarestia. Secondo me Giovanni non crede nell´eucarestia come mangiare del pane e bere del vino. Nei tre sinottici si parla di un´ultima cena dove viene distribuito pane e vino¸ Giovanni salta tutto questo¸ non ne parla mai nel suo Vangelo¸ ignora il pane e il vino e dice che bisogna lavarsi i piedi. In Giovanni la messa non c´è¸ l´eucarestia non esiste¸ lui la cancella. Questa è un´opinione di un due per cento dei teologi e dei biblisti¸ però ve lo dico perché secondo me è un´idea molto interessante¸ e il protestantesimo¸ e non solo il protestantesimo¸ questo l´ha capito. La rivoluzione protestante¸ che è quella di imitare Gesù nel suo vissuto¸ nella sua vita¸ nelle opere¸ non in vista del premio¸ come il cattolicesimo che ha una concezione economica¸ ma perché si devono fare¸ tanto è vero che poi si deve dire- siamo servi inutili-¸ vuole¸ come Giovanni¸ questo: lavarsi i piedi. Non fare una cerimonia¸ non dire che questo pane è diventato sacro e questo vino è diventato sacro. Si può e si deve farlo¸ però¸ quando qui adesso lo faremo nella messa¸ cosa vogliamo dire noi quando vi faccio vedere il calice con l´ostia sopra¸ cosa offriamo a Dio? Gli offriamo il nostro tentativo di vivere come ha vissuto Gesù Cristo¸ cioè per gli altri. Non per una questione affettiva¸ ma disposti a sacrificarci perché ci sia l´uguaglianza. Questo è lavare i piedi. Nella lavanda si dice- Voi siete tutti puri¸ non avete bisogno di essere lavati¸ ma io vi faccio vedere che¸ io che sono il maestro¸ la santitภmi abbasso a lavarvi i piedi-. È impegnarsi per l´uguaglianza dei diritti; non per avere un premio. Allora fare la comunione è un impegno gravoso. Non quindi una specie di adorazione di un oggetto sacro¸ che sarebbe diventato magicamente il corpo di Cristo¸ una specie di amuleto. È questo impegno fondamentale. Questo è il vero cibo¸ colui che veramente dà la vita di quaggiù¸ adoperandosi perché ci sia il massimo possibile di uguaglianza tra le persone. Il vero modo di fare la comunione è cercare di istituire una politica che tenda all´uguaglianza.