» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia SS TRINITA' B del 27 maggio 2018

27 maggio 2018 - SS. TRINITA´ B- Dt 4¸32-34.39-40;Rm 8¸14-17 La lettera ai Romani ripete gli stessi concetti di domenica scorsa¸ parla dello Spirito Santo¸ che non è uno spirito da schiavi per ricadere nella paura¸ ma uno spirito che rende figli¸ per mezzo del quale ci si può rivolgere a Dio dicendo Padre; lo Spirito insieme al nostro spirito (qui la distinzione tra i due spiriti è evidente)¸ tutti e due insieme¸ attestano che noi siamo figli di Dio. Poi spiega che se siamo figli siamo anche eredi¸ e quindi¸ come abbiamo partecipato alle sofferenze¸ parteciperemo anche alla gloria. Mi pare che quello che abbiamo detto la volta scorsa viene ribadito in questo testo. Nell´ Antico Testamento lo Spirito è l´interesse di Dio per le persone umane. Quando si parla di spirito si parla di una forza interiore che viene comunicata alla persona come una energia di bene; direi non tanto come una parola¸ lo Spirito non ha bisogno di parole¸ lo Spirito è quello che suscita la forza della volontภla lucidità della riflessione. Come quando per esempio si dice che lo Spirito è come l´acqua¸ e nel Vangelo di Giovanni l´acqua e lo Spirito nel discorso della samaritana sono evidentemente presentati¸ - tu sei venuta a chiedere l´acqua-¸ e alla fine la conclusione è- adoreremo il Signore in Spirito e Verità-. Spirito e Verità non hanno di per sé bisogno della parola¸ perché lo Spirito è quella forza¸ quella capacità di capire. Come l´acqua che fa crescere i semi¸ abbevera piante e fa in modo che ogni elemento che l´acqua tocca si sviluppi secondo la sua natura. Come l´aria; respirando vivono tutti gli animali¸ ma il leone rimane leone e la formica rimane formica. Anche il cibo ha la stessa funzione¸ ti rende quello che sei. La metafora dello Spirito¸ Dio unisce il suo Spirito al mio spirito¸ significa l´umanizzazione completa dell´uomo¸ potenzia quello che c´è nell´uomo di veramente umano¸ è l´elemento umanizzante. Non è principalmente uno che istruisce¸ che insegna¸ che ha una parola da comunicare¸ è qualcosa che vivifica l´autonomia¸ l´autocapacità dell´uomo di costruirsi. Si contrappone alla carne¸ la quale è la debolezza¸ la paura¸ l´affanno del bisogno. Come disse Gesù nell´orto- lo spirito è pronto¸ la carne è debole-. E non pensava certamente al sesso¸ in quel momento. La vera debolezza della carne è quella di sentirsi sempre bisognosa di aiuto¸ di avere preoccupazioni¸ ansie. Mentre lo spirito tende ad essere quello che ti rafforza. Già nell´ Antico Testamento il binomio Dio Spirito è accettato come una realtà che descrive la potenza di Dio nei confronti del popolo. L´ Antico Testamento è capace di andare oltre il modo di parlare molto primitivo del brano del Deuteronomio¸ che è stato scelto. Lo Spirito di Dio è quello che non ha bisogno di combattere¸ non ha bisogno di parlare dal fuoco¸ non ha bisogno di fare battaglie con mano potente. L´ Antico Testamento è stato capace di superare la materialità barbara della liberazione dall´Egitto. Lo Spirito è quella potenza di Dio che viene descritta negli ultimi testi come invisibile¸ soave; come domenica scorsa abbiamo letto nella Sequenza. E´ il segno dell´amore di Dio verso gli uomini. Che Dio è Spirito¸ e che Spirito è la parola più giusta per definire Dio risulta già evidente nell´ Antico Testamento¸ e rimane nel Nuovo. Dio posso chiamarlo Padre¸ perché lo spirito mi assicura che posso immaginarlo sostegno¸ comprensivo come un padre. Questa idea è caratteristica del pensiero di Gesù. Non bisogna dimenticare che lo Spirito precede tutto¸ l´incarnazione del Verbo è opera dello Spirito¸ prima del Figlio c´è lo Spirito. E´ questo l´errore fatto¸ non nella bibbia¸ ma nella successiva visione teologico-arcaica dei primi tre secoli¸ che sono stati una tragedia per il cristianesimo. Il Nuovo Testamento usa la parola nome¸ non usa la parola persona. La parola persona non esiste nella bibbia¸ non c´è; tre persone uguali e distinte: cancellate dalla vostra mente queste cose inutili. Ritornate a questa idea: Dio è capace di coinvolgere la mia coscienza¸ senza che io me ne accorga¸ con la delicatezza di uno che mi dà l´impressione di essere stato io a fare il bene che ho fatto. E quando compio il male¸ mi rimprovera in modo che io mi vergogno di quel che ho fatto¸ ma sotto sotto¸ basta che aspetti un po´ e lo Spirito mi rassicura e mi dice: lo so che sei un povero uomo debole¸ ti aiuterò meglio un´altra volta¸ questa è la misericordia di Dio¸ puoi ancora chiamarmi papภperché un padre non abbandona i figli¸ sei il mio erede¸ e ti voglio sempre con me. Questa è la visione biblica¸ e¸ ripeto¸ l´essenziale è lo Spirito. Lo Spirito è quello che si occupa dell´individuo¸ della singola persona. Ma il Nuovo Testamento è anche consapevole della necessità di qualcosa che sia comunitario. La politica¸ la tribù¸ il clan¸ che poi diventa uno stato¸ un regno¸ che deve rapportarsi con altri stati e con altri regni¸ ha bisogno anche di un sostegno per la vita pubblica. Qui l´ Antico Testamento fa capire che a questo punto Dio¸ mediante il suo Spirito¸ abilita degli uomini a sapere dare consigli¸ proporre comportamenti¸ ed è all´origine della predicazione¸ della parola; è quello che ispira i profeti¸ che nell´ Antico Testamento erano gli opinionisti di adesso¸ erano gli educatori¸ i maestri. I profeti e i maestri¸ quelli che educano i bambini¸ e poi continuano a ricordare agli adulti se occorre quanto hanno loro insegnato. E i profeti sono quelli che cercano di interpretare la realtà. Tutti i profeti parlano di cosa deve fare il re¸ come trattare i poveri¸ se deve combattere o no. Anche i sacerdoti fanno la stessa cosa. Tutti questi sono diretti da chi? Dallo Spirito. Il quale però questa volta non si preoccupa tanto del benessere individuale della persona¸ ma del servizio pubblico che la persona deve dare¸ per cui alla fine i sapienti¸ i profeti sono concentrati sulla formazione di chi governa¸ e a quel tempo quello che governava era il re. L´ Antico Testamento ritiene che l´opera che Dio¸ mediante lo Spirito¸ esercita servendosi di una quantità di persone¸ profeti¸ sapienti¸ sacerdoti¸ e di una quantità di simboli¸ di rituali¸ di modi di vivere¸ come deve essere l´esercito¸ come deve essere la famiglia¸ come deve essere la casa¸ come devono essere i rapporti con le persone¸ come deve essere svolto il governo¸ si concentra nella persona del re. La prima volta che si usa la parola figlio nell´ Antico Testamento è per il re. Ma figlio non significa che è generato dalle viscere o dal seme paterno. Figlio significa che è colui il quale¸ istruito da tutti i magisteri personali e rituali che lo Spirito diffonde nel popolo¸ è istruito perché possa guidare il popolo come Dio vorrebbe che fosse guidato. E nasce la concezione di Messia. Quindi il figlio viene dopo. Mentre nella nostra serie c´è il Padre che conta tutto¸ il Figlio che è come Dio¸ e lo Spirito che non si sa cos´è. E qualcuno infatti diceva: perché ne occorrono tre¸ non bastavano due? Bastavano due¸ il Padre e lo Spirito. Quello che è stato aggiunto in più¸ e potrebbe non esserci è il Figlio. Perché se tutti gli uomini non avessero bisogno anche di strutture politiche per organizzarsi non ci sarebbe nemmeno bisogno di avere nessun Figlio¸ come non ci sarebbe bisogno di avere nessun re. Ma siccome invece lo sviluppo dell´umanitภcome l´ha voluto Dio¸ come l´ha voluto la forza vitale della creazione¸ si organizza in tribù¸ popoli¸ clan¸ nazioni¸ imperi¸ allora ci vuole il Figlio. La parola figlio significa il gestore della realtà pubblica. Anche qui l´ Antico Testamento ebbe un´idea fortissima¸ cioè deve essere saggio¸ deve ascoltare quelli che lo Spirito illumina¸ i sacerdoti¸ i profeti¸ i sapienti¸ deve soprattutto ascoltare¸ o cercare di ascoltare¸ il sommo bene che soltanto Dio conosce¸ cioè cercare la Veritภe¸ loro aggiungono anche¸ in caso di necessitภdeve sacrificarsi lui per salvare il popolo. Cioè deve essere il re che va davanti alle truppe e si fa ammazzare per primo. In una quantità di battaglie si dice che bisogna cercare di colpire il re. E anche allora invece il re sta nelle retrovie e crepano i soldati. Allora nasce un´altra idea di Figlio e di Re: muore sulla croce per gli altri. E allora nasce la Trinità del Figlio. E cosí è nata la triplicità biblica dell´agire di Dio. Dio è primariamente Spirito¸ e agisce con lo Spirito; si serve dello Spirito perfino perché ci sia qualcuno che è disposto a morire per tutti. E per questo¸ questo Figlio lo possiamo chiamare¸ se vogliamo¸ non perché lo sia fisicamente¸ lo possiamo chiamare Dio¸ come il Padre e lo Spirito; perché è morto sulla croce. Cosí è nata la Trinità. E cosí deve essere capita la Trinità. E se la Trinità la capiamo cosí¸ ci rendiamo conto che quando diciamo che Gesù Cristo è Dio vogliamo dire che Gesù Cristo è colui il quale ci fa capire che cosa vuole Dio dagli uomini. Ma non che fisicamente¸ siccome è nato etc¸ è Dio nella sua natura; ma lasciamo perdere queste cose¸ che la bibbia non conosce¸ ignora. La bibbia dice soltanto: nelle funzioni¸ nella potenza¸ nel significato¸ nel valore umanizzante¸ Dio¸ lo Spirito¸ il Figlio. Il terzo è il Figlio¸ non lo Spirito. Dio che è Spirito e che ci rende figli. Questa è la sequenza. E per renderci figli ha concentrato tutto in un modello di Figlio. E dove sta la grandezza della figliolanza? E´ morto per gli altri. Questa è la Trinità cristiana. Quella che sentiremo tra poco: le tre persone uguali e distinte¸ etc¸ tutte chiacchiere¸ nate dal secondo secolo in avanti¸ e che hanno distorto completamente o quasi¸ e si continuano a ripetere senza alcun approfondimento da secoli e nessuno capisce cosa vogliono dire. Voglio farvi capire che è serio il discorso¸ che rivela veramente qualcosa di utile per la nostra vita: c´è uno Spirito che ci abilita per diventare persone che meritano di essere chiamate uomini-donne; veramente umani. E c´è anche un Dio che si occupa dell´insieme dell´umanitภdi come si devono organizzare le cose¸ e i principi sono i due che ho detto: Sapienza¸ ubbidienza alla Veritภsacrificio. Non sempre all´estremo; in Cristo è apparso estremo. In Cristo è apparso estremo limite¸ perché è lui che ha detto che chi abbandona la sua vita la salva¸ e l´ha detto a se stesso prima di tutto¸ chi perde se stesso è colui che si salva¸ non chi cerca di sgattaiolare per salvarsi¸ e l´ha detto di sé¸ dopo di che ha detto: voi¸ miei discepoli¸ cercate di seguire come potete la mia strada¸ vivete sotto l´ombra del mio nome; ma non pretende che nessuno arrivi alla sua grandezza. Se volete chiamarla gloria¸ chiamatela gloria¸ ma non nel riposo del Paradiso¸ ma quando la compie quest´opera di sacrificarsi per gli altri. Ecco perché¸ anche nella messa¸ noi commemoriamo¸ non la risurrezione¸ la croce. Perché è quello che ci interessa adesso nella vita. E la croce non è tristezza¸ è umanità. Spero di avervi aiutato a capire qualcosa