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Omelia I QUARESIMA B del 18 Febbraio 2018

18 Febbraio 2018- I QUARESIMA B- Gen 9¸8-15; 1Pt 3¸18-22; Mc 1¸12-15 Nel Vangelo si parla di una strana situazione di Gesù nel deserto¸ il quale¸ da un lato viene tentato da Satana¸ ma non si sa in che modo¸ però contemporaneamente¸ senza dire neanche che ha fame¸ ci sono gli angeli che lo servono¸ e ci sono anche gli animali intorno. Perché Marco ha raccontato le cose in questo modo? Matteo e Luca hanno i famosi dialoghi tra Gesù e Satana¸ che sono inventati¸ però hanno un contenuto comprensibile. Qui non si capisce bene che senso abbia questo strano soggiorno nel deserto. Qualcuno dice che vuol presentare Gesù come il nuovo Adamo¸ per far capire al lettore che sarebbe venuto per ricominciare tutto da principio. E´ un´idea che c´è anche in Paolo¸ primo Adamo e secondo Adamo¸ la vecchia umanitภla nuova umanità. Marco cerca di far capire questo concetto dicendo che Gesù è come se avesse rivissuto in maniera diversa quello che aveva vissuto Adamo: non c´è il giardino¸ ma c´è il deserto¸ forse per dire che l´uomo si trova in una Terra che assomiglia più a un deserto che a un giardino¸ nel senso che bisogna fare molta fatica per ottenere i frutti; lo pone in questo deserto¸ e immagina che anche lui venga tentato¸ non più da un serpente¸ ma da un misterioso Satana¸ che non si sa in che maniera lo tenta; però nello stesso tempo è protetto dagli angeli; forse intende dire che sta incominciando un mondo nuovo¸ nel quale Satana verrà vinto e ci sarà di nuovo una pace tra gli uomini e gli animali¸ e comincerà un modo di vivere diverso perché il regno di Dio si avvicina. Ma capite che son tutte cose che dobbiamo supporre con la nostra fantasia¸ perché il testo non le spiega con chiarezza. La prima lettura si collega al Vangelo; è una ricostruzione della storia del diluvio¸ che come tutti i testi della bibbia¸ prende la sua forma definitiva attorno al 600 ac; prima c´erano dei racconti di cui ci sono tracce nel testo¸ l´idea dell´arcobaleno¸ l´idea della pace con gli animali. Anche nelle culture orientali non bibliche si ritiene che quando l´uomo ha offeso la divinità gli animali gli si sono ribellati. L´asina di Baalam è più intelligente del suo padrone. Il profeta Isaia comincia dicendo che il bue conosce la greppia del padrone¸ ma Israele non conosce la bontà di Dio. Il concetto di alleanza invece nasce nel sesto secolo ac. La lettera di Pietro è una piccola miniera di cose leggermente diverse da quello che si trova nel Nuovo Testamento. Può darsi che sia molto antica¸ più o meno attorno al 50. L´inizio del brano è un modo di descrivere la passione: " è morto"¸ però poi si preciserà " ha sofferto". Bisogna discutere se è più importante l´atto di morire o la sofferenza che l´ha preceduto¸ perché parla di patimenti. Insiste sul concetto della passione¸ cioè del patimento di Cristo; ha sofferto. Anche per Gesù la morte alla fine ha messo fine alla sofferenza; è più importante che abbia sofferto¸ la morte è soltanto la conclusione di questa vita di sofferenza. " Messo a morte nel corpo¸ reso vivo nello spirito "¸ è una variante che c´è solo qui; non si usa il verbo risuscitare. E´ l´unica volta che nel Nuovo Testamento si presenta la risurrezione con questa espressione del rivivere¸ diventare vivo. Sotto sotto nel verbo c´è anche l´idea di ricevere una padronanza della vita¸ per cui oltre che essere reso vivo è diventato vivificante¸ cioè è diventato autore di vita. La cosa più curiosa è che è stato reso vivo nello spirito. Si potrebbe dire che allora non è risorto come corpo. Non lo nega il testo¸ però non lo dice. Spirito si contrappone a corpo? O¸ come pensa Paolo¸ si può dire che ci sono dei corpi spirituali? Qui si fa una differenza: ha sofferto nel corpo/è diventato vivo nello spirito. " E nello spirito andò a portare l´annuncio alle anime prigioniere etc ". Cerchiamo di capire: mentre Noè preparava l´arca¸ gli altri lo deridevano perché non credevano che sarebbe venuto un diluvio; queste persone che non credono¸ quando Dio minacciava il castigo¸ ma aveva avvertito in anticipo e solo Noè aveva creduto¸ sono degli increduli peccatori; e la lettera di Pietro dice che Gesù¸ dopo essere diventato spirito vivificante¸ è andato negli inferi a predicare a queste persone¸ e le ha salvate. Questa è una cosa che la Chiesa non ha mai utilizzato nei suoi catechismi¸ perché tutti non vogliono credere che Gesù sia andato negli inferi per salvare i peccatori e tirarli fuori dalla condanna¸ il che significherebbe che dall´inferno si esce¸ o che l´inferno non esiste. Le anime prigioniere chi sono? Non sono i giusti¸ come Noè; sono quelli che non avevano creduto. Nel primo credo¸ quello corto¸ c´è scritto che discese agli inferi¸ e si riferisce a questa parola di Pietro. Anche se poi nel credo non c´è scritto cosa andò a fare negli inferi¸ ma la lettera di Pietro dice che andò a predicare a quelle persone. Soltanto a quelle? A quei prototipi di incredulità? Se questo fosse vero¸ vorrebbe dire che in una fede primitiva¸ condivisa dall´autore di questa lettera¸ si pensava che Gesù¸ prima di salire al cielo¸ prima di apparire agli apostoli¸ è andato giù a recuperare coloro che non avevano creduto per portarli alla fede. Pare che ci sia sotto l´idea di una salvezza universale che Cristo ha meritato per tutti i peccatori¸ per cui non c´è condanna definitiva. Andando avanti nel testo¸ al capitolo 4¸ Pietro ripete:" Infatti per questo furono evangelizzati anche i morti¸ per essere giudicati come uomini nella carne¸ e vivere secondo Dio nello spirito". Questi morti sono quelli che sono morti veramente¸ o morto qui significa che sono delle persone che essendo dei peccatori vanno considerate come dei morti? Secondo molti commentatori¸ vuol dire che Dio continua a rendersi presente ai peccatori¸ e anche dopo la loro morte li rievangelizza perché credano e si salvino. Nella chiesa nessuno ha riflettuto se si possa accettare questa idea¸ fissando invece due principi¸ cioè che dopo la morte l´uomo non può cambiare la sua volontà. Continua ad esistere¸ ma non può più pentirsi¸ non può più salvarsi¸ rimane quello che era nel momento in cui è morto¸ l´incredulo rimane incredulo. Chi l´ha detto questo? Questo giustifica l´idea della nascita dell´idea di Purgatorio¸ il fuoco risanante¸ che è un fuoco interiore¸ non esteriore. Anche il battesimo qui è definito in una maniera molto interessante; il battesimo è una preghiera¸ non è un sacramento magico¸ come è diventato dopo¸ che se non c´è l´acqua non sei battezzato. " E´ invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza". Si può anche tradurre."....per avere una buona coscienza". E´ una preghiera. Infatti basta il desiderio del battesimo per essere battezzati. Insomma nella lettera c´è una modernitภo una primitività rispetto a sviluppi dogmatici futuri. Capite che dire che l´uomo rimane¸ dopo la morte¸ e dire che non può pensare¸ e non può cambiare idea¸ è contraddittorio; un aldilà dove l´uomo potrebbe godere¸ o essere castigato¸ ma non è in grado di decidere¸ è assurdo. Nella lettera di Pietro non c´è. Accenno al valore della sofferenza: "Cristo ha patito nella carne¸ per essere forte nello spirito". E´ verissimo che bisogna eliminare l´idea che se non si soffre Dio si arrabbia¸ il dolorismo è fuori tema¸ ma ci sono situazioni in cui il dolore non si può eliminare¸ si può cercare di diminuirlo¸ ma non scompare¸ sia il dolore fisico¸ che il dolore morale. Questo soffrire non serve a niente? Già gli ebrei hanno valorizzato la sofferenza. Siamo tutti un unico corpo¸ è impossibile che non serva a niente il dolore innocente. La lettera di Pietro dice più avanti:" Voi dovete fare come Cristo¸ è meglio soffrire da innocenti che da colpevoli¸ perché voi vi siete armati di questa idea: chi patisce nella carne ha chiuso con il peccato". Vuol dire che chi soffre nella carne diventa buono¸ diventa generoso¸ pensa agli altri. Questa concezione ha avuto il suo massimo influsso nella vita cristiana nel periodo delle pestilenze. Se uno guariva non si ammalava più e aiutava gli altri ammalati. E´ qui che nasce l´idea che la sofferenza serve agli altri. Poi il principio si estende a dire che tutte le sofferenze servono in questo modo. Non si deve andare a cercarla la sofferenza¸ ma quando viene è un motivo di conforto che rende vivibili anche le sofferenze inspiegabili.