» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia IV DOM.T.O. B del 28 gennaio 2018

28 Gennaio 2018- IV DOM.T.O. B- Dt 18¸15-20; 1Cor 7¸32-35; Mc 1¸21-28 La prima lettura è stata scelta per giustificare il fatto che quando viene Gesù verrà probabilmente identificato con questo profeta di cui parlava il Deuteronomio. E´ una lettura strana; sembrerebbe che Israele ha paura di Dio¸ e chiede di non udire più la sua voce¸ Dio approva questa paura¸ ed esaudisce la richiesta di avere un intermediario¸ il profeta. E´ probabilmente un testo che intende giustificare la missione dei profeti¸ e sorge il problema¸ alla fine della lettura¸ che il profeta stia attento a non inventare lui. Quindi è un testo che afferma la necessità di mediatori umani¸ uomini che parlino in nome di Dio¸ fissando anche delle limitazioni. Riguarda l´antico testamento. Noi siamo invece convinti che in Gesù è avvenuto che Dio si identifica con la sua persona¸ per cui Gesù¸ a pensarci bene¸ è molto più che un profeta¸ è colui la cui vita e le cui parole coincidono perfettamente¸ cosí almeno pensa la fede¸ con quello che Dio vuole che noi pensiamo di lui e della sua volontà. Scompare l´incertezza nella persona di Gesù. La seconda lettura è un brano che non tiene conto della realtà autentica delle cose. Fa parte di quei consigli che Paolo dภavvertendo¸ all´inizio della lettera¸ che sta parlando di cose di cui non ha una rivelazione divina; sono cose che pensa lui. Dobbiamo riconoscere che dice delle cose abbastanza banali. La riduzione della figura della donna è caratteristica della cultura antica. Al giorno d´oggi tutto questo non ha più senso. Questa riduzione del rapporto verginità/matrimonio a sciocchezze del genere non giustifica affatto il valore che poi la verginità assumerà nella tradizione della chiesa. Oggi molte donne non si sposano¸ magari impegnate nella carriera¸ ma non per questo sono dedite a Dio¸ sono dedite a dei valori. Sono due letture invecchiate. Tutto quello che circola nelle letture di oggi¸ compreso il Vangelo¸ dipende da una situazione caratteristica di quegli anni¸ che si basava su un errore¸ cioè¸ come diceva Paolo nella lettura di domenica scorsa¸ che il tempo si è fatto breve¸ cioè sta per arrivare la fine del mondo. Negli scritti del n.t.¸ specialmente i più antichi¸ c´è un condizionamento¸ perché ritengono che sia prossima la fine del mondo. Paolo è ancora convinto che arriverà vivo all´apparizione ultima del Signore¸ dopodiché ci saranno cieli nuovi e terra nuova. Questo è stato un abbaglio¸ un´illusione. Però c´è una quantità di testi nel n.t. che si basano su questa convinzione. Questa specie di- come se- uno potrebbe decidere che non vale più. Sarebbe immorale fare oggi quello che Paolo dice in questo testo. La nostra cultura dice che dobbiamo preoccuparci dei secoli che verranno¸ dei nostri figli¸ dei nostri nipoti. La preoccupazione di tipo ecologico che la chiesa¸ sempre ultima in queste cose¸ ha deciso di condividere col mondo laico¸ si basa su questo principio. Il mondo ha davanti a sé una moltitudine di tempo¸ e il nostro dovere non è quello di prepararci a una fine¸ dopodiché Dio creerà delle cose che prima non c´erano¸ ma di garantire il futuro del pianeta. Questi testi si rileggono¸ non si buttano via¸ ci mancherebbe altro¸ però si cerca di tirar fuori una differenza¸ di capire come stanno veramente le cose¸ riformulare¸ eliminando l´abbaglio del tempo breve¸ nella prospettiva di un tempo lungo. La secondo problema è questo: se la situazione è cosí radicalmente cambiata¸ che cosa rimane di perennemente valido¸ ricavabile dal n.t.? Le chiese protestanti tedesche¸ per esempio¸ si sono poste il problema nel periodo nazionalsocialista¸ di fronte a una follia che sembra davvero essere satanica¸ e si sono domandate cosa dovevano fare. La risposta è stata che la chiesa deve dissociarsi completamente da questo mondo demoniaco¸ e sforzarsi di opporsi con tutte le sue forze¸ perché deve mantenere vera l´unica cosa che sempre è valida nel vangelo¸ il rispetto di tutti gli uomini¸ per i quali Cristo è morto.