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Omelia IV AVVENTO B del 24 DICEMBRE

24 dicembre 2017- IV AVVENTO B- 2Sam 7¸1-5.8b-12.14a; Lc 1¸26-38 Vorrei approfittare di questo tempo natalizio per aiutarvi a capire come vanno interpretati certi testi della sacra scrittura. Vi leggo due righe di un documento dell´aprile 1993¸ promulgato dalla pontificia commissione biblica¸ presieduta dall´allora card Ratzinger¸ approvato dal papa di allora che era Wojtyua. Il documento dice che bisogna rispettare il senso letterale del testo¸ e di non passare al letteralismo dei fondamentalisti i quali credono che una parola dopo l´altra sia la verità di Dio. Il testo dice:" Quando si tratta di un racconto¸ il senso letterale non comporta necessariamente l´affermazione che i fatti raccontati siano effettivamente accaduti. Infatti un racconto può non appartenere al genere storico¸ ma essere frutto di immaginazione". Secondo me tutto quello che la scrittura dice dell´infanzia di Gesù è frutto di immaginazione. Soltanto in questo modo si capisce perché Luca ha scritto le cose che ha scritto¸ e Matteo ha scritto il contrario¸ perché sono entrambe frutti di immaginazione¸ frutti di una riflessione creativa sul significato dei fatti. In breve¸ l´annunciazione in Matteo è fatta a Giuseppe¸ non a Maria¸ e sembrerebbe addirittura che è Giuseppe che spiega a Maria cos´è successo; il testo di Matteo è un testo tragico¸ c´è il racconto di Erode che massacra i bambini per uccidere Gesù; in Luca di tutto questo non c´è niente¸ c´è un´atmosfera di festa¸ di gioia¸ gli angeli¸ i pastori¸ pace in terra¸ gloria in cielo. Venendo al racconto di oggi¸ c´è un sacco di nomi¸ e non c´è una data. Non si dice quando l´angelo Gabriele fu mandato¸ non c´è il tempo. E´ un testo immaginato. Lo scrittore ha detto: voglio ricostruire la scena di una fanciulla¸ promessa sposa di un uomo della famiglia di Davide¸ (che poi risulterà essere parente di una certa Elisabetta che è della casa di Levi¸ dove non ci si poteva sposare con persone non della stessa tribù¸ quindi non poteva essere Elisabetta parente di Maria)¸ che di fronte a questo saluto dell´angelo rimane turbata¸ ascolta. L´angelo dice¸ tutto di seguito¸- non temere¸ hai trovato grazia presso Dio¸ concepirai un figlio¸ lo darai alla luce¸ lo chiamerai Gesù-¸ tutto accavallato¸- sarà chiamato figlio dell´Altissimo¸ il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre¸ regnerà per sempre -¸ e a questo punto Maria non capisce niente¸ regno senza fine¸ Davide suo padre¸ tutte speranze e promesse fatte con parole bibliche che sono quelle della prima lettura. Se il racconto fosse realistico l´autore avrebbe dovuto dirci cosa questa fanciulla avrà pensato¸ sentendo tutta questa filastrocca su Davide. Cosa sapeva una ragazza di quel tempo di Davide? Il testo mi lascia pensare che questa bambina che ha ascoltato si è impaurita o è tutta contenta? Qui non c´è niente né di storia¸ né di buona immaginazione. Lei avrebbe soltanto risposto- Io non ho capito niente¸ però siccome mi dici che devo partorire un bambino¸ sappi che non conosco ancora uomo-. Qui le interpretazioni si sdoppiano: c´è chi dice che Maria ha capito la grandiosità della promessa¸ e si sente indegna; ma questa¸ che è l´opinione più corrente¸ fin da Bernardo di Chiaravalle¸ non è evidente dal testo. Anche noi lavoriamo per immaginazione. Noi dovremmo¸ alla luce del nostro vivere quotidiano¸ farci la nostra immagine del Natale¸ e pian piano suggerire qualcosa di positivo. Detto questo¸ il tema sostanziale di oggi è questa faccenda del regno eterno di Davide. Quello che si dice di Davide in tutti questi testi non ha niente a che fare con il Davide storico. Già la prima lettura è un racconto che presenta un Davide ideale¸ che storicamente non è mai esistito. Davide era già diventato la figura immaginaria del re che noi speriamo che Dio presto o tardi ci mandi. Non quell´assassino che è il Davide storico¸ che viene rimproverato da Nathan¸ non quello che aveva sette mogli¸ che ha imbrogliato tutti politicamente¸ amico dei filistei che l´hanno messo sul trono. Ma siccome fu l´inizio di un regno che durò secoli¸ lo idealizzarono per farne il punto di riferimento di un´ideale speranza. Il Natale è ancora cosí¸ un momento dell´anno in cui si dice: speriamo ancora una volta che le cose finalmente vadano meglio. Questo¸ che è il vero animus del Natale¸ è rimasto. Si tratta però di capire che cosa i testi suggeriscono di sperare¸ che cosa bisogna attendere¸ qual´è l´ideale da perseguire. Secondo me Luca pensava a quello che dirà negli Atti¸ nel primo discorso¸ inventato¸ di Pietro per Pentecoste¸ dove¸ citato il salmo 16¸ dove si dice che Davide avrebbe trovato una perenne felicità alla destra di Dio¸ Pietro osserva che questo non è successo a Davide¸ mentre è successo invece a Gesù¸ perché il sepolcro di Davide è qui e ci sono dentro le sue ossa¸ il sepolcro di Gesù è vuoto. Il vero Davide non è neppure il Davide ideale¸ ma il crocifisso. E Pietro lo dice: lo avete condannato¸ sbagliando¸ ma il Signore lo ha risuscitato. Ecco dove si è adempiuta questa profezia detta a Maria. Allora il valore dello scrittore è stato quello di preparare un testo successivo¸ di cercare di costruire un´atmosfera qui¸ e poi vederla mutata nel momento della croce¸ e riapparsa in forma nuova nell´appello di Pietro alla conversione. Elevare un aneddoto¸ con fondamento storico¸ ad essere il simbolo riassuntivo di una speranza nella quale bisogna credere¸ di una possibilità necessaria perché l´uomo trovi un fondamento per continuare a vivere¸ per¸ in un certo senso¸ rinascere metaforicamente ogni anno¸ o addirittura ogni giorno¸ nonostante tutta la fatica del vivere e la delusione che l´accompagna.