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Omelia II AVVENTO B del 10 dicembre 2017

10 dicembre 2017- II AVVENTO B- Is 40¸1-5.9-11; 2Pt 3¸8-14; Mc 1¸1-8 La prima lettura è l´inizio della seconda parte del libro di Isaia. La terza parte¸ che abbiamo letto domenica scorsa¸ riconosceva che anche la profezia che abbiamo letto oggi non si è avverata. La liturgia prende i pezzi come vuole¸ e crea connessioni che possono avere un interessante valore teologico¸ ma che non rispettano l´itinerario biblico. Se la bibbia è la guida della riflessione¸ bisogna mantenerla nella sua forma¸ cioè nella sua successione di testi. Qui c´è proprio il rovesciamento. Domenica scorsa spiegavo che l´uomo non riesce a fare la volontà di Dio se Dio non gli sta vicino¸ non lo aiuta¸ non lo perdona¸ e soprattutto non gli dà quello che l´a.t. non conosceva e cioè la grazia interiore. Se¸ prescindendo da questa logica¸ che è la logica della bibbia¸ leggiamo una lettura¸ isolatamente presa¸ e la mettiamo insieme ad altre letture¸ come il vangelo e la seconda lettera di Pietro¸ la funzione del testo diventa diversa¸ non riflette più lo schema di pensiero che ha tenuto insieme il libro di Isaia. Questo è un problema importante di cui oggi discutono i teologi¸ se dobbiamo rispettare di più la forma canonica con cui la bibbia ci è arrivata¸ e come Dio l´ha consegnata alla chiesa¸ oppure se abbiamo il diritto di spezzettarla¸ tirar fuori un pezzettino di qua¸ metterlo insieme di lภa seconda di una nostra interpretazione. Allora la bibbia non è più la guida¸ allora è un repertorio di brani che noi mettiamo insieme a scacchiera¸ come vogliamo¸ per difendere un´idea nostra¸ sia pure del magistero. La seconda parte del libro comincia con una voce; non si dice chi parla¸- Consolate¸ consolate il mio popolo-. E´ il profeta che parla¸ che ha sentito la voce? Il protagonista del testo è questa voce. In ebraico la parola voce e la parola tuono sono le stesse. E´ come se risuonasse sulla terra un grido¸ o un rumore di tuono¸ che annuncia- Consolate il mio popolo-. Chi lo deve consolare? Si può anche tradurre- O popolo mio consolati-¸ - Consolatevi¸ consolatevi¸ popolo mio-¸ cosí infatti traduceva la vulgata- Consolamini¸ consolamini popule meus-. Cioè¸ voi stessi consolatevi perché il Signore adesso pensa a voi. E questo corrisponderebbe alla interpretazione che c´è nel Vangelo¸ dove le vie del Signore le preparano gli uomini. Altrimenti a chi si rivolge questo appello di confortare il popolo¸ a chi¸ agli angeli? E´ misteriosa la lettura. C´è una voce che grida¸ c´è una possibilità per il popolo¸ senza precisare il come. E´ un modo per suscitare la libertภl´iniziativa? Poi di nuovo una voce grida- Nel deserto preparate la via del Signore-. A chi è rivolta? L´a.t. poteva pensare a potenze soprannaturali¸ anche il n.t. poteva pensarlo¸ angeli¸ arcangeli¸ troni¸ dominazioni. E´ un invito alle potenze cosmiche di aiutare il popolo? E´ un appello¸ oggi diremmo fatto alla natura¸ perché aiuti l´uomo? Spianate la via per il nostro Dio¸ perché viene Dio in persona. Anche questo è interessantissimo¸ perché vuol dire che non c´è più bisogno dei sacerdoti¸ del culto. E questo l´abbiamo visto anche nel testo di domenica scorsa. Capite che per istituzioni religiose¸ come specialmente la chiesa cattolica¸ dove c´è una forte presenza di organizzazione gerarchica¸ Dio dov´è? E´ sempre mediato¸ nascosto¸ lontano. E invece qui si dice che tutti gli uomini vedranno direttamente la gloria del Signore. Se uno legge questi testi con attenzione¸ si rende conto di quanto siano lontani dagli standard normali con i quali noi interpretiamo questa azione di Dio che passa attraverso strutture umane¸ le chiese. Come se¸ quando venne scritto questo testo¸ attorno al 530 a.c.¸ la fantasia religiosa pensasse a questa specie di divino intervento che direttamente tocca le persone. Che non è ancora la grazia del n.t.¸ perché in fondo agisce sempre dall´esterno¸ e dice preparate¸ fate¸ ascoltate. Tra l´altro responsabilizzando le persone. Dal punto di vista di una storia della cultura dell´antico¸ vicino oriente¸ è di fondamentale importanza questo slancio di fiducia nell´uomo¸ con questo diretto contatto di Dio¸ senza mediazioni. Non ci sono rituali¸ sacrifici¸ templi¸ cose da fare. C´è soltanto l´annuncio. Alza la tua voce¸ con forza- a chi lo dice¸ al profeta? - Tu che annunci liete notizie a Gerusalemme-. Qui liete notizie è quello che poi divenne il vangelo. Viene il vostro Dio- e l´annunciatore si ritira. Come il Battista¸ che annuncia¸ battezza¸ poi subito precisa "non sono io¸ viene un altro". Il valore di questi testi sta proprio nella forza poetica. C´è nello stesso tempo consolazione¸ conforto¸ confidenza nella libertà umana¸ ma anche una presenza di seria efficacia¸ cioè che ottiene i frutti. E alla fine del testo¸ del testo che abbiamo scelto¸ perché poi continua¸ c´è la tenerezza¸ la poesia della pecora. L´avvento che cos´è? È la speranza che il mondo migliori¸ ma vedete attraverso quali strade ricche della capacità di scoprire forze nascoste che ci sono dappertutto¸ nella natura¸ nelle religioni¸ nel mondo¸ nell´iniziativa delle persone per cambiare. Dominante è questa prossimità di Dio¸ questo diretto contatto. Vivere queste settimane¸ non in vista delle luminarie. Il natale vuol dire guardarsi dentro e vedere quante forze¸ quanta ricchezza di progettazione c´è nell´uomo¸ e adoperarla per cambiare in meglio il mondo. Perché Dio è vicino a queste iniziative. La seconda lettura descrive la potenza di Dio in una maniera sotto sotto sbagliata. E´ l´ultimo scritto del n.t.¸ attribuito a Pietro¸ forse per dargli un´autoritภma non ha certo nulla a che fare con l´apostolo Pietro. Cerca di correggere l´obiezione che allora molti facevano:- Avevate detto che Dio veniva subito¸ ma non è successo niente¸ non è cambiato niente-. Cerca di trovare gli addentellati e le giustificazioni per difendere il rimando della parusia. L´autore non ha capito quello che invece papa Clemente¸ uno dei primi successori di Pietro¸ attorno al 96 aveva già capito e insegnato. Il Signore non verrà alla fine¸ non c´è nessuna venuta finale¸ il Signore viene continuamente nella nostra vita¸ la sua venuta finale è quella del giudizio che potrà dare di una persona nel momento in cui muore¸ viene a vedere quello che hai combinato nella tua piccola esistenza¸ e nell´insieme viene a vedere come va la situazione di tutti. Con ogni probabilità questa lettera è stata scritta dopo il 96¸ forse anche per contraddire quello che diceva papa Clemente¸ cioè che non ci sarà una sceneggiata finale¸ perché tutto avviene all´interno di una vita umana. Ogni uomo faccia la sua parte¸ con umiltภcome Giovanni. E il Signore verrภe se si ha l´impressione che ritardi¸ questo lo dice bene la lettera¸ è perché aspetta che molte persone abbiano spazio per convertirsi. Dio lascia tempo¸ lascia spazio alla libertà degli uomini. Per questo quando lo preghiamo non ci risponde con immediatezza. Dio attende¸ promuove l´indipendenza e la libertà dell´uomo. Questo è l´avvento¸ cosí come sprazzi di queste letture ce lo hanno presentato: un appello alla nostra responsabilità.