TRASCRIZIONE NON INTEGRALE
26 Novembre 2017- CRISTO RE A - Ez 34¸11-12.15-17; Mt 25¸31-46
Questa è una specie di parabola del giudizio finale. Viene interpretato come l´esaltazione della vicinanza di Cristo ai bisognosi¸ ai poveri¸ ai piccoli.
Si può leggere anche in un altro modo. La cosa più tragica di questo testo è la divisione in due; il fatto che è già tutto previsto da prima della fondazione del mondo ( anche sulla base di questo testo il calvinismo ha pensato la predestinazione)¸ ci sono dei destinati alla salvezza¸ e altri predestinati alla condanna.
E´ un testo che c´è solo in Matteo¸ e bisognerebbe capire perché lui ha voluto impostare le cose in questo modo. Questi testi nascono per il lettore del tempo dell´evangelista¸ non sono scritti per il futuro. Nessuno scrittore scrive per i posteri¸ scrive per i suoi contemporanei. Bisognerebbe sapere qual´è la situazione sociologica e religiosa per cui Matteo ritiene opportuno di fare questo taglio netto¸ senza sfumature¸ i giusti e i malvagi¸ bianco e nero.
Questo modo di presentare le cose¸ per cui gli uomini vengono giudicati da Dio a sorpresa¸ e vengono giudicati su qualcosa che loro non sapevano¸ è l´aspetto preoccupante di questo testo. Potrebbero chiedere¸ ma perché non ce l´hai detto prima? Il giudice potrebbe rispondere¸ in realtà ve l´avevo insegnato¸ quando vi ho detto che erano beati i poveri¸ gli afflitti.
Quelli potrebbero rispondere¸ ma nelle beatitudini hai detto che avresti provveduto tu¸ che non dovevamo preoccuparci più di tanto¸ che come vesti i gigli del campo.
Ezechiele aveva detto che non avremmo avuto bisogno di pastori¸ perché Dio avrebbe fatto lui¸ come dice la prima lettura. In moltissimi passi l´a.t. dice che Dio provvede al benessere e alla salvezza del popolo.
Perché il giudizio sarà completamente diverso¸ e costituirà una sorpresa?
Per di più c´è sotto un´altra idea: se Dio¸ come dice la prima lettura¸ fa tutto lui¸ allora non c´è bisogno di mediatori¸ di predicatori. Se poi il giudizio deve essere una sorpresa¸ vuol dire che l´ateo¸ chi non crede¸ ma che è un benefattore dell´umanitภsi troverà tra le pecore¸ mentre qualcuno che ha pregato¸ praticato il culto¸ ma si è dimenticato di fare del bene al suo prossimo¸ verrà buttato nel fuoco.
Quello potrebbe chiedere: ma perché non mi hai insegnato che dovevo occuparmi dell´uomo e non di Dio?
Il testo presuppone che uno debba occuparsi solo degli uomini che stanno male¸ ed è in un certo senso l´eliminazione della ritualità religiosa.
Ogni tanto ricorre nella bibbia: io non so cosa farmene¸ dice Dio¸ del vostro culto. Potremmo andare avanti e dire che non ha neanche bisogno di essere lodato e glorificato da noi. Il testo di Matteo non lo dice esplicitamente¸ ma si orienta su questa linea. Quello che conta non è il rito¸ il culto¸ l´andare in chiesa¸ il pregare¸ il cantare¸ l´onorare.
Questo testo è la laicizzazione dell´umanità. Voi uomini guardatevi attorno¸ fate del bene a chi ha bisogno su questa terra¸ alla fine dirò che l´avete fatto a me.
Come se dicesse: non è vero quello che diceva Ezechiele¸ Dio non interviene nel mondo¸ se non saltuariamente¸ con miracoli saltuari¸ Dio vi ha buttato nel mondo e vi ha dato l´intelligenza di trovare voi i medicamenti¸ le strategie per avere a sufficienza da mangiare per tutti¸ la genialità di fare¸ e vuole che impariate ad arrangiarvi da soli.
Bonhoeffer dice: gli uomini devono fare come se Dio non ci fosse.
Il luteranesimo e il calvinismo hanno seguito questa strada. Fanno anche loro il culto¸ perché a un certo punto ne abbiamo bisogno noi¸ ci rassicuriamo¸ ci sosteniamo con questa gioia che esprimiamo al cospetto di Dio.
Questo testo è abbastanza coerente con l´impostazione del vangelo di Matteo¸ che ha continuato ad insistere in tutti i suoi brani sulle opere buone.
Paradossalmente il protestantesimo che ha spogliato di solennità il culto¸ ha creato degli ambienti nei quali si lavora seriamente¸ si cerca di essere più giusti di quanto non accada nella zona mediterranea¸ che è quella dell´applauso¸ del rito¸ delle processioni. |