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Omelia XXXIII DOM.T.O. A del 19 novembre 2017

19 dicembre 2017- XXXIII DOM. T.O. A - Mt 25¸ 14-30 Questa parabola raggiunge il culmine di quella specie di frenesia che deve aver colpito Gesù¸ cosí come lo presentano gli evangelisti¸ chissà poi come è stato veramente Gesù¸ alla fine di quei tre quattro giorni passati a Gerusalemme. Questa parabola fa parte del discorso sulla fine del mondo¸ il discorso escatologico. Sia Matteo che Luca hanno dei discorsi che fanno venire la pelle d´oca¸ talmente sono pieni di minacce e di paure¸ di disastri¸ e ci si domanda perché negli ultimi giorni di vita Gesù è stato cosí severo¸ minaccioso. Noi non siamo sicuri che sia successo veramente cosí¸ con questa intensitภquesto dipende dal modo con cui gli evangelisti hanno raccontato le cose. Sono immagini tolte dal banditismo¸ dalla guerra¸ dai brigantaggio. E´ vero che dopo questo brano¸ Matteo¸ come ultima parola di Gesù¸ mette quella scena del cosiddetto giudizio universale¸ con l´identificazione di Gesù coi sofferenti. Questi discorsi hanno lo scopo di dire che alla fine Dio si comporterà in questo modo? O lui stesso¸ perché il giudice potrebbe essere lui. Questi discorsi hanno lo scopo di descrivere quello che sarà davvero il giudizio finale¸ o sono dei discorsi che vogliono far capire perché Gesù ha accettato di morire in croce? Non ci si pensa mai bene a questo. Nella parabola che abbiamo letto qual´è la persona che assomiglia di più a Gesù? E´ quello che ha fiducia nelle banche¸ è quello che raddoppia il capitale¸ o è l´ultimo? Gesù non ha sepolto sotto terra¸ Gesù ha insegnato¸ ha parlato chiaramente¸ si è impegnato a fare del bene¸ però a Gerusalemme non ha fatto nessuna guarigione¸ nessun prodigio¸ a Gerusalemme è stato interrogato e ha cercato di rispondere¸ però a un certo punto ha accettato di essere umiliato¸ condannato a morte¸ senza nessuna vera prova che avesse commesso delitti degni di morte¸ non si è difeso. Secondo me assomiglia all´ultimo della parabola. Tenderei a leggere questo brano¸ anche se è un po´ una forzatura del testo¸ come se avesse fatto una specie di controfigura di Dio. Questo padrone raffigura Dio¸ o raffigura piuttosto i sommi sacerdoti¸ il sinedrio¸ Pilato¸ le folle che gridano crocifiggilo? Non è forse una profezia di come verrà trattato Gesù? E in fondo anche quel suo discepolo¸ che è caduto nella trappola dei trenta denari¸ ma che alla fine dignitosamente si suicida¸ dopo avere tentato di restituire i soldi. Possibile che Gesù dovesse usare questa immagine di far fruttare il denaro¸ per dire quello che Dio vuole dagli uomini¸ quando la tradizione dell´ Antico Testamento proibiva di prestare denaro a interesse? E adesso Gesù parlerebbe di Dio che vuole gli interessi? No. Il padrone di questo servo non è Dio¸ è la struttura con cui il mondo si è organizzato¸ perfino il mondo degli ebrei¸ che non sono stati fedeli alla loro legge. Direi che questa parabola spiega chi è il padrone di questo mondo nei giorni in cui Gesù viene crocifisso¸ quello che noi potremmo chiamare satana¸ ma che non è una singola persona che si diverte a far del male agli uomini¸ è la struttura del vivere mondano¸ è quell´insieme di coercizioni che vengono create dal modo in cui si vive la vita politica¸ dal sistema nella sua complessità. Le frasi finali lo dicono chiaramente¸ a chi ha verrà dato e a chi non ha verrà tolto anche quello che ha¸ che è quello che ogni sistema di governo fa succedere. "In dua ghe n´è gh´en và". Ma il regno di Dio è l´opposto¸ il regno di Dio è quello di domenica prossima. Matteo ha costruito un dittico¸ il delitto dei talenti¸ oggi. Quando avete fatto del bene a un povero l´avete fatto a me¸ domenica prossima.