» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia XXXII DOM.T.O. A del 12 novembre 2017

12 Novembre 2017- XXXII DOM. T.O. A - Mt 25¸1-13 La parabola delle dieci vergini è un testo che c´è soltanto in Matteo. Qualcuno dice che questa parabola sarebbe il piccolo capolavoro con cui ha voluto presentare una sintesi del suo modo di interpretare il dovere dei cristiani. Dal punto di vista del realismo del fatto¸ non è molto verosimile quello che qui si racconta. Molto difficile che si potesse celebrare un matrimonio fino a mezzanotte. Non c´è documentazione di attività notturne nella vita della Giudea nell´antichità. Si pensa che sia un racconto pieno di simboli che rimandano a realtà di tipo spirituale. E´ notte¸ ci sono le tenebre¸ ci si addormenta. Nel discorso della montagna aveva insistito nel dire che voi siete la luce del mondo¸ il sale della terra¸ che la lampada va messa in alto per far luce a tutti¸ che la città sul monte non può nascondersi. Il tema della luce che illumina la notte potrebbe simboleggiare il fatto che una testimonianza dei discepoli di Cristo deve illuminare la vita del mondo. Si aggiunge il fatto che la lampada ha bisogno dell´olio. L´olio non è allegoria del battesimo¸ che hanno tutte e due¸ forse sono le opere buone¸ o¸ prima delle opere¸ la formazione cristiana; una lampada senz´olio potrebbe essere una potenzialità che non è stata attivata dall´educazione. La parabola diventerebbe una specie di riassunto della finale del discorso della montagna¸ bisogna costruire non sulla sabbia¸ ma sulla roccia. In fondo la parabola dice che le cinque stolte hanno perso tutto per distrazione¸ per dimenticanza¸ perché non hanno preso sul serio la cosa. Come dire che la collaborazione principale coi doni del Signore non sono atti eroici o cose complicate¸ è il buon senso¸ la preveggenza¸ è la sapienza¸ cioè il prendere le cose sul serio. Possiamo fermarci qui¸ o dire anche un´altra cosa. Collegherei questa parabola alle altre della seconda parte del vangelo; quelle che Gesù ha detto a Gerusalemme. In tutte queste parabole c´è sempre qualcuno che viene rimproverato. Nelle prime parabole c´era anche allora¸ poniamo¸ la diversità dei terreni¸ quelli che portano frutto e quelli che non lo portano¸ però nei primi discorsi che i vangeli attribuiscono a Gesù l´elemento dominante è la fiducia nel futuro: sta per venire il regno di Dio¸ tutte le cose si sistemeranno¸ se anche si perdono semi¸ quelli sul terreno buono producono il centuplo; venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi¸ e io vi darò riposo¸ perché il mio giogo è leggero¸ cioè non è come la legge degli ebrei¸ abbiate fiducia. Nella prima parte del vangelo sono sempre discorsi di incoraggiamento¸ prevale questo¸ tanto è vero che Gesù si è distinto dal Battista¸ che minacciava il castigo. Gesù battezza in Spirito Santo¸ dà la forza. Lo Spirito Santo è colui il quale lo ha fatto nascere¸ è vita che cresce. Gesù perdonava facilmente¸ guariva. Nella seconda parte del vangelo¸ nei tre-quattro giorni della settimana santa¸ Gesù non fa più miracoli¸ non c´è nessuna guarigione¸ discute con tutti¸ e nelle parabole che si mettono in bocca a lui in questo tempo c´è sempre uno¸ almeno uno¸ che viene cacciato fuori; quello della veste nuziale¸ quello del talento sepolto¸ etc. Sono tutte parabole che mettono in ansia¸ che indicano che bisogna stare sul chi va là; anche l´idea che viene come un ladro di notte crea un´atmosfera che non è più quella degli inizi¸ che era della fiducia¸ il regno di Dio è vicino; ora c´è tutta un´altra atmosfera. Mi domando: non sarà forse che il Gesù reale¸ il Gesù vissuto¸ o se non altro il Gesù come lo presentano Matteo e Marco¸ nell´ultima sua settimana di vita ha cambiato stile¸ e direi si è reso conto che era molto più difficile portare gli uomini alla salvezza di quanto avesse pensato nei primi tempi della sua attività? Si fosse reso conto che c´erano delle ostilità difficili da superare¸ che non sarebbe stato cosí facile per la sua comunità salvare il mondo. Un Gesù preoccupato¸ un Gesù che ha paura che non riesca la sua predicazione¸ un Gesù incerto sul suo stesso futuro. Se questa idea fosse giusta avremmo motivo per dire che l´ultima settimana¸ prima della passione fisica della crocifissione¸ è stata la prova del dubbio¸ la prova dell´incertezza di avere esaurito il proprio compito¸ la paura di aver sbagliato. La cosa può scandalizzare¸ ma se Gesù veramente ha voluto essere un uomo¸ ha sofferto anche nella mente¸ nel pensiero¸ non semplicemente fisicamente nel corpo¸ e questa sofferenza l´ha assunta per imparare ad essere misericordioso con gli uomini¸ a cui molte volte capita nella vita di chiedersi se non abbiano sbagliato tutto. Sarebbe interessante vedere questa profondità di accostamento all´umanità anche nella sua debolezza interiore. Quello che viene raccontato qui¸ in questo testo¸ è il contrario di quello che cinque volte viene raccontato nei vangeli sulla moltiplicazione dei pani. Qui le cinque vergini sagge¸ che hanno l´olio¸ dicono che non basterebbe per tutte e non possono darlo¸ che vadano a comprarselo. Nella moltiplicazione dei pani è esattamente il contrario: quanti pani avete¸ cinque e due pesci¸ datemeli¸ e diventano migliaia¸ cinquemila mangiano. Lo so che è una leggenda¸ ma la moltiplicazione dei pani diceva che se consegnate a Gesù il poco che avete¸ si moltiplica¸ perché Gesù è venuto per moltiplicare. Chi è capace di rischiare¸ ma queste qui non rischiano¸ ed entrano¸ le furbe¸ sono sagge¸ ma sono anche persone che se ne fregano degli altri. E´ il contrario! I discepoli potevano dire: ma abbiamo cinque pesci¸ dobbiamo mangiare noi. Là c´era il criterio: dateli a Gesù¸ e Gesù potenzia¸ ricrea¸ moltiplica. Il Gesù di allora era colui che dal poco¸ non dico dal niente¸ fa saltar fuori il molto che sazia tutti; qui è il contrario¸ chiude la porta e dice non vi conosco. E´ un Gesù al contrario¸ un Gesù turbato. Tutto questo spiega una cosa che non c´entra a prima vista. Quando le donne vanno al sepolcro¸ e il sepolcro è vuoto¸ l´angelo dice di andare in Galilea e là lo vedrete. La moltiplicazione dei pani è l´ultima cosa che succede in Galilea. Qui siamo a Gerusalemme. Forse quello che Matteo e Marco vogliono dire è che a Gerusalemme Gesù ha perso la sua speranza¸ la sua fiducia¸ il suo potere; Gerusalemme è il luogo della morte¸ il luogo di quello che non riesce¸ è abbandonata da Dio. Tornate in Galilea. Gerusalemme è il luogo in cui Gesù è stato privato della sua forza¸ l´hanno impoverito nella sua divinitภè diventato l´uomo che muore¸ è il luogo della morte. Tornate in Galilea¸ dimenticate Gerusalemme. Devo dire però che Luca e Giovanni vanno oltre¸ capovolgono lo schema Matteo Marco¸ e dicono¸ no¸ risusciterà a Gerusalemme¸ tutto succederà a Gerusalemme. Luca infatti ignora completamente l´andata in Galilea¸ e fa succedere tutto a Gerusalemme. Due cristianesimi ci sono¸ due¸ quello della Galilea¸ e quello di Gerusalemme. La Galilea è come se dicesse: dimenticate¸ tornate indietro¸ è vero quello¸ questo è stato soltanto il momento della morte. Luca e Giovanni dicono: no¸ Gerusalemme è più della Galilea¸ è la rinascita¸ è il far rivivere i morti¸ è la potenza della risurrezione. E i due discorsi si completano. Altrimenti non si spiega questa dialettica: solo Galilea in Matteo Marco¸ più Gerusalemme che Galilea in Luca Giovanni. Sono due interpretazioni che ci dicono fin dove può arrivare la potenza di Cristo. A ravvivare una vita¸ che è la vita naturale¸ Galilea¸ o a far diventare viva la morte¸ Gerusalemme di Luca Giovanni. Bisogna essere audaci come Luca Giovanni¸ o essere più realistici come Matteo Marco? I due cristianesimi continuano a convivere.