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Omelia XXVIII DOM.T.O. A del 15 Ottobre 2017

15 ottobre 2017- XXVIII DOM.T.O. A- Is 25¸6-10a; Fil 4¸12-14.19-20; Mt 22¸1-14 Nella prima lettura comincia quel genere letterario che promette una salvezza futura da parte di Dio e una distruzione totale del male che c´è sulla terra. Le previsioni sono sempre fatte con molta esagerazione. Sono testi un tantino schematici: felicità per i giusti¸ rovina per i malvagi. Da questi testi è nata quella visione binaria¸ paradiso-inferno¸ senza sfumature o vie di mezzo. Una semplificazione che non sono sicuro corrisponda alla volontà di Dio¸ come si è manifestata in Gesù. Si ha l´impressione che Gesù abbia guardato la realtà con occhio favorevole¸ distinguendo il grande peccatore dal piccolo¸ tenendo conto di tutte le possibili attenuanti e aggravanti¸ come avviene nel giudicare umano. Il paradosso di trovare questo aut-aut anche nel Nuovo Testamento è problematico. La parabola di oggi¸ come quella dei vignaioli omicidi¸ trancia nettamente bene e male. Il Gesù della Galilea¸ che perdonava senza neanche chiedere il pentimento¸ che dopo aver perdonato i peccati diceva semplicemente- Prendi il tuo tettuccio e va a casa tua¸ ciao-¸ e non pretendeva nulla¸ tanto da scandalizzare i farisei¸ come mai poi¸ arrivato a Gerusalemme¸ ha cambiato completamente attitudine? A Gerusalemme non c´è nessuna guarigione¸ a Gerusalemme non incontra più persone bisognose del suo aiuto. Arrivando a Gerusalemme dopo la domenica delle Palme¸ stando alla cronologia dei vangeli¸ il venerdí di quella settimana lui è stato crocifisso. Quindi praticamente in quattro giorni avrebbe incontrato una quantità di persone¸ parlato dei servi omicidi¸ parlato del tributo a Cesare¸ la questione del divorzio¸ la parabola di oggi¸ quella delle vergini¸ l´incontro col dottore della legge sul comandamento più grande¸ il grande discorso sulla fine¸ ma nessuna opera di misericordia¸ nessuna guarigione¸ nessun miracolo. Storicamente sarà vero questo? E´ cambiato lo stile¸ e le parabole diventano dei racconti complicati¸ che non parlano più del seme¸ della pianta¸ della pesca¸ ma mettono come protagonisti degli uomini¸ e non nel loro agire moralmente indifferente¸ il seminatore che semina¸ la donna che impasta la farina¸ il pescatore che pesca i pesci¸ ma le cose vengono adesso presentate come se fossero l´incontro del peccatore con Dio. La parabola di oggi per esempio è di una severità inutile. Perché ci sono questi modi feroci di agire? - Mandò le sue truppe¸ fece perire quegli assassini¸ diede alle fiamme la loro città-. Quindi puní anche degli innocenti. Cosa ci sta a fare questa frase? E quel poverino che entra senza la veste nuziale (c´è solo in Matteo¸ non c´è in Luca)¸ se viene dalla strada¸ e viene in fretta perché è tutto pronto e bisogna cominciare il pranzo¸ dove va a trovare la veste nuziale? C´è incoerenza nella narrazione. Quel poveretto senza la veste nuziale¸ qualunque cosa la veste nuziale rappresenti simbolicamente¸ va trattato come dice la parabola: legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre? Ma si parla cosí? Perché Gesù è diventato cosí severo? Questi testi fanno pensare se non sia anche qui una specie di strategia degli scrittori¸ perché Gesù non appaia come in Galilea troppo indulgente¸ lo bilanciano con un molto severo. E´ cosí che si devono spiegare le cose? C´è un altro modo¸ puramente ipotetico anche questo¸ ma più serio¸ anche se non dimostrabile¸ e cioè che il fatto sia veramente accaduto¸ e se ne chiacchierava a quel tempo in Gerusalemme. Allora se è un aneddoto che si racconta giustificherebbe la parabola. Gesù potrebbe aver raccontato un fatto che tutti già conoscevano¸ per dire: come avete paura degli uomini¸ cercate di avere un po´ di paura anche nei confronti di Dio. Le esagerazioni sarebbero comunque inutili. Ma di fronte a una società che ignora il rispetto che si deve a Dio¸ poteva essere un modo per dire: imparate a rispettarlo. Questo giustificherebbe la sfasatura della parabola rispetto al modo di parlare dei capitoli precedenti del vangelo. E sarebbe più utili ai nostri giorni di quanto non fosse necessario allora¸ insegnare alla gente che se vogliono dire qualcosa su Dio¸ di non bestemmiare e di non deriderlo¸ perché il "caso Dio"¸ se esista¸ se non esista¸ se faccia¸ se non faccia¸ rimane¸ a livello di rispetto della ragione¸ rimane un problema serio. Passando alla seconda lettura¸ mentre l´a.t. è in fondo sempre la storia politica di un popolo¸ e solo nei salmi e nei libri sapienziali parlano le persone comuni della loro vita quotidiana¸ nel Nuovo Testamento l´umiltà del vivere quotidiano entra anche nelle lettere di Paolo. Paolo scrive questa lettera probabilmente a Corinto¸ dove è arrivato passando per Atene¸ dopo che l´hanno deriso ad Atene¸ e non ha più una lira; e i filippesi gli mandano dei soldi¸ e lui li ringrazia. Questa semplicità di dire grazie dei soldi che mi avete mandato¸ con oggettiva accettazione della debolezza umana¸ e la serena fiducia nella forza di Dio. Questa è una lezione di vita. Le altre letture sono state complicate; direi che la parola evangelica più bella e più efficace è quella della lettera ai filippesi.