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Omelia PENTECOSTE A del 4 Giugno 2017

4Giugno 2017- PENTECOSTE A – Atti 2¸1-11; 1Cor12¸3b-17.12; Gv 20¸19-23 Riprendo il discorso di domenica scorsa che cercava di mettere d´accordo le incongruenze che ci sono negli eventi della Pasqua e di quello che ad essa è seguito¸ perché secondo certi testi tutto è avvenuto al più tardi in una settimana¸ secondo altri testi ci sono state diverse apparizioni nel corso del tempo. Matteo parla di un unica apparizione sul monte in Galilea¸ il vangelo di Luca dice che la sera di Pasqua Gesù era salito in cielo¸ gli Atti dicono che per 40 giorni i discepoli avevano avuto una visione di Gesù vivo¸ che parlava con loro¸ e che aveva detto di aspettare altri dieci giorni per ricevere il dono dello Spirito. Spirito che¸ secondo il vangelo di oggi¸ viene dato ai dodici la sera di Pasqua. Come mai gli evangelisti non hanno cercato una concordia¸ perché hanno voluto mantenere la discrepanza tra un tipo di tradizione e un´altra? In Giovanni si trova un tentativo di mettere d´accordo le cose¸ perché dopo aver detto che sono avvenuti due incontri con Gesù¸ uno a Pasqua¸ e uno la domenica dopo¸ aggiunge nel capitolo 21¸ che è certamente un´aggiunta¸ un´apparizione in Galilea sul lago¸ come se volesse inserire qualcosa che riguarda la Galilea¸ però non sul monte¸ ma sul lago. Uno può dire che sono successe tutte queste cose¸ però si fa fatica a metterle d´accordo. L´attesa dello Spirito per cinquanta giorni come può conciliarsi con il dono dello Spirito la sera stessa di Pasqua? Luca ha voluto distendere in un periodo di cinquanta giorni la presenza di Gesù non tanto per dire che effettivamente erano accaduti questi incontri¸ ma per far capire che quello che era accaduto nella Pasqua del Signore non era un episodio come tutti gli altri¸ che si possono raccontare cosí come sono avvenuti¸ ma era un cambiamento¸ operato da Dio¸ nei rapporti tra Dio e la storia¸ tra Dio e l´intera umanitภper cui si doveva far capire che ciò che era accaduto apparentemente in un´ora precise di un giorno preciso era in realtà un avvenimento di valore eterno¸ che in un certo senso operava già in anticipo nell´a.t. nei secoli precedenti¸ ed ha continuato ad operare nel tempo che seguiva. Narrativamente¸ la necessita di far capire la necessità di superare il confine cronologico dell´avvenimento¸ ha ampliato la serie dei giorni. Come dire che in questo momento preciso è avvenuto qualcosa che si estende all´indietro e in avanti senza limiti. Era un modo di indicare la sovranità di Cristo su tutto l´universo¸ che in altri testi viene presentato come un salire in cielo per avere il dominio totale della realtภcioè un’immagine di tipo cosmico¸ mentre Luca adotta un’immagine di tipo cronologico¸ dicendo: Gesù supera i limiti del tempo. Però¸ mentre Luca allarga lo spazio del tempo¸ restringe lo spazio a Gerusalemme¸ e volutamente ignora la Galilea. Perchè esclude la Galilea? Per concentrare tutto a Gerusalemme¸ perché ritiene che sarebbe controproducente parlare di un’apparizione in Galilea. La centralità di Gerusalemme probabilmente è voluta da Luca per una questione di teologia. Lui vuol dire che bisogna concentrare tutto in Gerusalemme¸ la quale quando lui scrive è già stata distrutta dai romani e il tempio non c’è più¸ i sacerdoti sono fuggiti in una cittadina sulla sponda del mare¸ Iania¸ anche i cristiani sono scappati¸ e questo scandalo preoccupa Luca. Allora cerca di dire che non c’è più perché nel piano di Dio ha terminato il suo compito¸ e quello che è accaduto a Gerusalemme non è un’opera fatta dall’esercito romano¸ ma è un volere di Dio. Ormai è diventato il Dio di tutti gli uomini¸ dovunque essi abitino. E in Gerusalemme ha raccolto non soltanto i dodici; dice che c’erano 120 persone con Maria quando vennero le fiammelle di fuoco¸ che tra l’altro i commentatori osservano che è una specie di microSinai. Dio convoca le primizie della Chiesa perché termina una fase della storia. Tutto il mondo è diventato Gerusalemme. Ecco perché non vuole presentare quella specie di disturbo che avrebbe costituito la Galilea: Dio si presenta là dove si pensava che avrebbe attirato tutti¸ per far capire che in realtà non viene ad attirare gli uomini verso l’ebraismo¸ verso i ricordi del passato¸ ma viene con una potenza che vuole estendere senza confini; andare fino ai confini della terra. Ecco perché Gerusalemme deve essere messa al centro. La stessa cosa è espressa nel miracolo delle lingue¸ che non ha niente a che fare col dono delle lingue di cui spesso si parla nel Nuovo Testamento¸ dove nessuno capisce . Qui tutti parlano in un dialetto loro¸ ma lo capiscono tutti. Allora evidentemente non è successo nulla¸ diciamolo chiaramente; è Luca il quale inventa questa geniale scenografia: parlano qui a Gerusalemme dei poveri galilei¸ nel loro dialetto paesano¸ e parlano a tutto il mondo¸ e Dio fa in modo che vengano capiti. E’ questo che Dio vuole che accada: che rimanga la differenza delle lingue¸ ma che i contenuti e i messaggi possano raggiungere tutti¸ nella situazione in cui si trovano. Quella che noi poi abbiamo chiamato l’inculturazione. Il cristianesimo non deve essere identico in Norvegia e nel Gana¸ perché non distrugge le culture¸ ma le rianima. Quello che deve unificare è il messaggio contenuto nelle parole