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Omelia VI PASQUA A del 21 Maggio 2017

21 Maggio 2017- VI PASQUA A - Atti 8¸5-8.14-17; 1Pt3¸15-18; Gv 14¸15-21 Spostando l´Ascensione alla domenica¸ perdiamo il vangelo previsto per domenica prossima¸ che sarebbe molto interessante da confrontare con il vangelo di oggi. Ve lo leggo. E´ parte del cap 17¸ la preghiera conclusiva che Gesù pronuncia prima di essere arrestato nell´orto. Gv 17¸1 Dal versetto 6 c´è una specie di riassunto della sua vita¸ il testamento di Gesù. Come nel vangelo di oggi¸ quando verrà lo Spirito il mondo non lo conosce¸ e non vedrà più Gesù. I discepoli lo vedranno¸ ma il mondo no¸ non può ricevere lo Spirito perché non lo vede e non lo conosce. Anche nell´ultima parola c´è questa idea¸ e c´è addirittura quella famosa frase- io prego per loro¸ non prego per il mondo-. Al versetto 8 dice che ci ha dato le parole¸ mentre noi vorremmo i fatti. Negli Atti degli Apostoli si spiega che la gente si è convertita perché ha visto dei fatti prodigiosi¸ e siccome non avevano ancora ricevuto lo Spirito Santo¸ scende su di loro lo Spirito e parlano in lingue. Gli Atti degli Apostoli è come se dicessero che si è creduto perché le opere erano cosí evidenti che non si poteva non crederci. In Giovanni non c´è niente di tutto questo. Vengono narrati cinque miracoli¸ ma non vengono mai presentati come i motivi per credere. Quando Gesù¸ come nel vangelo di domenica scorsa¸ ha detto- se non volete credere alle mie parole¸ credete almeno alle opere-¸ non alludeva ai miracoli¸ che Giovanni chiama segni¸ ma alla croce. Le opere sono la croce¸ che per Giovanni non è la sofferenza che commuove¸ ma è il ritorno a Dio¸ scavalcando la morte e vincendola; è una gloria. Vi dovete abituare¸ quando leggete la bibbia¸ i vangeli¸ a tener conto delle differenze¸ non a far coincidere i testi¸ forzandoli ad andare d´accordo¸ perché non è cosí che si deve fare. Giovanni dice cosí perché non pensa come gli altri. Il libro degli Atti dice in un certo modo perché non pensa come Matteo e come Marco. Quelle che vanno valorizzate sono le differenze¸ perché solo queste ci danno l´impressione che il mistero di Cristo è cosí grande¸ cosí importante¸ cosí ricco di sensi che nessuno è riuscito ad esprimerlo se non vedendo un particolare punto di vista¸ e sottolineando quello¸ perché credeva che fosse il più interessante e il più convincente¸ mentre un altro gruppo ha trovato un´altra cosa più interessante e convincente. E quindi c´è una ricchezza di tematiche¸ di confronti¸ di tensioni all´interno del Nuovo Testamento¸ che proprio perché non vogliono mettersi d´accordo¸ fanno capire che sotto ci sono delle esperienze reali¸ dei vissuti che hanno impressionato queste persone¸ al punto che non li hanno voluti confondere con altri¸ e ognuno ha voluto difendere il suo modo di interpretare le cose. Luca per esempio nel libro degli Atti continua a parlare di fatti esteriori: abbiamo mangiato e bevuto con lui¸ abbiamo sentito parlare le lingue¸ appena è sceso lo Spirito è successo qualcosa. Lui vuole la visibilità delle cose. Però in alcuni episodi¸ come quello di Emmaus¸ conosce anche un altro aspetto¸ che rimane preparatorio¸ cioè l´interiore comprensione: ci batteva il cuore nel petto. Giovanni ha una percentuale opposta a quella di Luca. In Luca il 90% è esteriore¸ il 10 % è un´intuizione della mente. Nel vangelo di Giovanni il 95% è un´interiorità mentale¸ e il 5% è visibile¸ se c´è. Perché la vita eterna cos´è? Conoscere! Che conoscano Te. Conoscere non è un conoscere esteriore.- Voi mi vedrete perché io vivo in voi-¸ - In quel giorno saprete che io sono nel Padre; voi in me e io in voi-. E come lo sapranno? Lo sapranno di dentro¸ perché lo Spirito lo suggerisce all´interno della loro coscienza. Il mondo non vede niente. E´ un´unione assolutamente interiore¸ intima¸ nascosta. E´ tutto un processo interiore. Certo bisognerà collegare i mondi diversi in cui queste cose vengono dette. Anche oggi succede questo fenomeno. Ci sono gruppi¸ persone che hanno bisogno di emozioni esteriori¸ hanno bisogno di una buona quota di esperienza palpabile¸ e allora devono andare a Fatima¸ a Lourdes¸ a Medjugorie¸ devono sentire il racconto di avvenimenti¸ e devono soprattutto partecipare e provare emozioni. Giovanni è invece inserito in un´atmosfera che sembra quella di Platone¸ dei suoi giovani discepoli che ascoltavano Socrate¸ che non diceva cose dimostrabili¸ ragionava¸ parlava¸ e loro sentivano dentro di sé. Poi ci sono cose curiose:- io prego per loro¸ non prego per il mondo-. Quando dice mondo cosa intenderà? Il Gesù di Giovanni non parla come il Gesù dei sinottici. Anche questa idea che Gesù prega per loro¸ se è la stessa cosa con il Padre che bisogno ha di pregare? E pregherà sempre? Anche adesso? Come dice la lettera agli Ebrei e la prima lettera di Giovanni: abbiamo una avvocato¸ Gesù Cristo¸ in cielo che prega per noi. Volevo solo dirvi che c´è una ricchezza di esperienze alle spalle di questi testi¸ che noi dobbiamo leggere e commentare brevemente¸ che deve essere oggetto¸ se avete tempo e voglia¸ di una vostra personale riflessione¸ valorizzando le differenze. Tornando al vangelo di oggi¸ c´è un tema che in Giovanni è ripetuto più volte. Pur essendoci quest´atmosfera di interioritภdi conoscenza¸ di pensiero¸ c´è un comandamento: se mi amate osserverete i miei comandamenti¸ e io allora pregherò. Come mai c´è questa idea di una specie di obbligo di osservare un comandamento¸ sia pure il comandamento dell´amore? C´è un residuo culturale del mondo ebraico: il concetto di alleanza. Che probabilmente gli antichi ebrei hanno imparato dalla politica degli Assiri. L´Assiria chiedeva alle popolazioni di diventare vassalli¸ pagando un tributo; se accettavano li lasciava tranquilli¸ se non accettavano li sterminava. La formula antica del patto è dell´imperatore di Assiria: io sono il vostro Dio¸ voi siete il mio popolo. Stesse identiche parole che usa Dio nell´ Antico Testamento con Israele. Voi siete salvati da me¸ quindi mi dovete riconoscenza¸ rispetto. E la parola usata era amore¸ perché amare non è affettivo¸ è una scelta di comportamento socio-politico. Questo vecchio residuo trapela perfino nel testo di Giovanni: se osserverete¸ io pregherò. E quando dice- voi in me¸ noi in voi-¸ è una trasformazione dell´antico trattato di vassallaggio in un trattato di amicizia. - Vi ho fatto conoscere....Non vi chiamo più servi ma amici-. Rimane un vocabolario antico in una condizione diventata di tenerezza amichevole. Questi tentativi di indicare cosa si intende quando si dice Dio¸ è lo sforzo di vedere con quante sfaccettature si può descrivere questa potenza di colui che sarebbe all´inizio e all´origine di ogni realtภdi manifestarsi all´intelligenza di noi poveri uomini. Segue tutte le vie possibili. Compreso il salmo tenta di classificare tutte le diverse modalità di percepire. Bisognerebbe che anche noi¸ nella complessità delle nostre culture attuali¸ sapessimo assimilare queste cose¸ accorgersene e modernizzarle¸ e cercare di viverle nel contesto della nostra vita¸ ognuno al suo modo¸ quello che fa più effetto. Chi ha bisogno di fare il pellegrinaggio fa il pellegrinaggio¸ chi non ne ha bisogno non lo fa. Chi vede la cosa come paternità vede paternitภchi vede fratellanza vede fratellanza. Non c´è uniformitภci deve essere molto rispetto e comprensione. E allora ci sarebbe la possibilità di un cristianesimo che ecumenicamente mette d´accordo diversi modi di essere chiesa. Diventeremmo un esempio di profonditภdi conoscenza¸ di rispetto¸ di amore.