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Omelia III PASQUA A del 30 Aprile 2017

30 Aprile 2017 - III PASQUA A- At2¸14a.22-33; Lc 24¸13-35 Il racconto continua dicendo che mentre stavano parlando¸ Gesù apparve in mezzo a loro¸ mostrò le piaghe¸ le mani¸ i piedi¸ disse loro di non essere increduli¸ e siccome loro ancora dubitavano e credevano di vedere un fantasma¸ Gesù chiede se avevano qualcosa da mangiare¸ e avrebbe mangiato un po´ di pesce arrostito; dopodiché li ha incoraggiati a credere¸ è uscito con loro verso Betania¸ e a un certo punto si è sollevato e una nube lo ha rapito in cielo¸ e loro non l´hanno più visto. L´ultimo capitolo di Luca¸ dall´incontro coi discepoli di Emmaus all´ascensione¸ va letto intero¸ perché secondo Luca Gesù è già salito al cielo la sera di Pasqua. Negli Atti imposta le cose in maniera diversa¸ con quaranta giorni di continui andirivieni di Gesù. Ognuno di questi testi non è primariamente un testo storico¸ è una narrazione che¸ come dice il prologo del vangelo¸ deve servire per comprendere come si diventa credenti. Non significa che non sono veri¸ ma intendono mettere insieme le cose non tanto per la curiosità storica di sapere che cosa è successo¸ ma per indurre le persone a capire quale itinerario mentale occorre fare per arrivare a credere. Sembra di capire che l´evangelista è convinto che non si crede perché le cose sono dimostrate¸ perché si è dimostrato che sono accaduti dei fatti¸ ma si crede se si riesce a capire che la fede è utile per la vita. Credere non è tanto prendere atto che bisogna necessariamente affermare una certa cosa perché è sicuro che è successa. La fede non è questo. La fede è accettare una prospettiva di interpretazione della vita¸ che sia la più soddisfacente¸ all´interno della cultura religiosa in cui si vive. Allora la fede è una scelta? Sí¸ la fede è una scelta. Una scelta che ci induce a dire: non so di preciso come stanno le cose¸ mi rendo conto che interpretarle in questo modo per me è la cosa migliore. E´ la scelta di una interpretazione. I giudei hanno visto tutto quello che hanno visto i discepoli¸ più o meno¸ forse con meno confidenza personale con Gesù; anche loro erano dei credenti in Dio; però per loro la persona di Gesù avrebbe sconvolto il loro schema di interpretazione globale delle cose¸ e non ci hanno creduto. Non è neanche sicuro che i capi fossero tutte delle persone disoneste¸ tra loro c´è chi ragiona con onestภNicodemo¸ Natanaele¸ Giuseppe d´Arimatea. Alcuni di loro han creduto¸ altri no. Da cosa dipende tutto questo? La verifica dei fatti può essere utile ma non basta. La interpretazione che uno ritiene gli salvi la vita¸ gli sia necessaria per tirare avanti nella vita¸ potrebbe non essere del tutto fondata nella realtภma perché abbandonarla? Crede colui il quale ha paura che senza fede non riuscirà più a tirare avanti. La fede è un´ancora di salvezza¸ è un salvagente per molti¸ a cui non si ricorre di malavoglia¸ ma qualcosa che li convince¸ perché si rendono conto che la loro esperienza di trovarsi bene all´interno di questa interpretazione della realtà è cosí capace di trasformare le cose che è quasi impossibile che non sia la strada giusta. Tornando al testo¸ questo è molto strano. Ci sono due discepoli che si aspettavano delle cose che secondo loro Gesù avrebbe dovuto fare. Probabilmente si aspettavano che prendesse il potere¸ cacciasse via i romani¸ riformasse la religione. Si aspettavano un riformatore sociale¸ il Messia era questo. Visti i miracoli e segni precedenti¸ si aspettavano che Gesù prendesse con le sue forze il potere. Quando vedono che non succede niente¸ tornano a casa delusi. Gesù li incontra¸ e il testo dice che non potevano riconoscerlo. La loro preparazione mentale non era ancora in grado di capire a che cosa serve Gesù nella storia e nella vita. Si aspettavano che Gesù cambiasse la realtà e loro poi si sarebbero inseriti e trovati bene. Non avevano capito che dovevano invece cambiare loro¸ che il mondo resta quello che è. Quello che deve cambiare è il nostro atteggiamento nei confronti delle cose. Non lo riconoscono perché sono ancora estranei al progetto che Gesù vuole realizzare. Il progetto è quello di renderci cosí fiduciosi in un mistero di Dio¸ indimostrabile¸ per farci capire che noi abbiamo bisogno di credere nei sogni¸ per poter vivere bene. Abbiamo bisogno di credere e di immaginare quello che potrebbe anche non essere vero¸ ma che ci serve per tirare avanti. Allora dobbiamo essere come bambini che credono? Sí¸ dobbiamo vivere da adulti¸ in una situazione analoga a quella del bambino che crede in babbo natale¸ che crede nella bontà delle persone. Il Piccolo Principe è il testo che meglio commenta questa situazione. Se tu vivi in un tuo mondo ideale sei padrone del mondo¸ e ricevi la forza per affrontare il mondo. Ecco perché alla fine coi discepoli di Emmaus Gesù spiega¸ parla¸ loro pensano¸ e quando nasce l´empatia gli chiedono di rimanere. Era nata l´idea: se rimanesse sempre con noi¸ se le cose che ci dice ce le dicesse sempre! Nel momento in cui questa fraternità che è nata si compie nel segno del mangiare insieme¸ loro capiscono¸ e Gesù se ne va¸ scompare. Scompare perché Gesù deve vivere come un´idea che noi ci siamo fatta di lui¸ come del nostro salvatore. E´ questa idea che ci salva. Poi Luca per far capire al lettore che quello che ha detto è soltanto una proposta per capire¸ non una realtภarriva all´estremo opposto¸ e dice che Gesù¸ quando entra nel cenacolo dove ci sono tutti gli altri¸ si mostra addirittura fisicamente capace di mangiare; cioè darebbe una prova incredibilmente corporea; e di nuovo scompare. Fa capire che la dialettica¸ quella che costituisce l´atto di fede¸ non è la constatazione della realtภma è un´interpretazione della realtภche cerca di trasformare la realtà. Credere non vuol dire essere costretti ad accettare una cosa che è dimostrata¸ ma è cercare di comprendere che cosa¸ nella nostra vita¸ può aiutarci ad andare avanti¸ rispettando noi stessi¸ e cercando di superare tutte le contraddizioni che ci renderebbero la vita invivibile¸ o non soddisfacente. Nella persona di Gesù¸ e nell´insieme di simboli¸ di allusioni¸ di riti¸ dove ci sono anche molte cose constatabili e reali¸ ma nessuna di loro induce a crederci veramente¸ la fede nasce quando ci si rende conto che questo per me è indispensabile.