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Omelia II PASQUA A del 23 Aprile 2017

23 Aprile 2017- II PASQUA A- Atti 2¸42-47; Gv 20¸19-31 L´evangelista ripete per due volte- stette in mezzo-. Eran chiuse le porte¸ venne Gesù¸ stette in mezzo. Non so cosa vuol dire¸ però è interessante; si è messo lí. Perché l´evangelista ha aggiunto questa parola? Il soffiare¸ che una volta si traduceva- alitò su di loro-¸ evoca il racconto della creazione¸ quando Dio soffia sul fantoccio di creta che ha costruito¸ e questo prende vita. Quindi indica una specie di nuova creazione; come se Gesù dicesse che da questo momento il mondo cambia¸ e loro cambiano perché viene donato lo Spirito Santo. Poi aggiunge la spiegazione più importante che intendeva dare- A coloro a cui perdonerete etc-. L´evangelista dà l´impressione che Gesù è apparso agli apostoli allo scopo di dire sostanzialmente questa sola cosa. Soffiare su di loro¸ come segno esterno per indicare che donava lo Spirito di Dio. E cosa vuol dire questo dono dello Spirito di Dio? Vuol dire una presenza di Dio della quale non ci si accorge¸ che non è materializzabile. Forse con quello- stare in mezzo- vuol dire che è qualcosa di molto potente¸ che produrrà degli effetti. Però¸ non soltanto non si vede¸ ma non ci si accorge neanche di averlo. Occorre una fede totale nella presenza di questa realtà divina¸ che cambia la vita. Si evoca il passaggio dall´inerte fantoccio di fango¸ all´uomo vivente. Quindi lo Spirito Santo dona una vita nuova. Non si ha una esperienza diretta della sua presenza¸ o meglio la si ha nei frutti che produce. Dopo aggiunge che questo Spirito Santo viene dato per il perdono dei peccati. Tutto qui? E´ l´unico dono che ci fa lo Spirito Santo? In san Paolo gli si attribuiscono molte altre cose¸ c´è una trasformazione del modo di pensare¸ di volere¸ di percepire le cose¸ di vivere le relazioni con gli altri. Per Paolo si capisce che opera dentro di noi perché ci aiuta a combattere i desideri della carne¸ ci dona un´infinità di doni¸ i famosi carismi¸ delle guarigioni¸ della predicazione¸ del governo¸ etc. San Paolo ci dà l´impressione che i cristiani si sono accorti di avere dentro di sé delle doti¸ che non credevano di avere¸ che prima non avevano¸ e potevano dire che prima del battesimo non erano capaci di fare delle cose¸ che non venivano neanche in mente¸ e adesso sanno fare cose più importanti. In questo testo di Giovanni non si allude a questo tipo di esperienza¸ ci si limita a parlare del perdono dei peccati. Vuol dire che per l´Evangelista questa è la cosa più importante. Ognuno di noi potrebbe domandarsi se si accorge che nella sua vita cambia qualcosa¸ che può fare cose che umanamente non gli sarebbero congeniali¸ ma che derivano da uno stimolo che lo Spirito Santo produce dentro di noi. Viviamo questa esperienza? Altrimenti quello che leggiamo rimangono parole che non ci dicono niente sulla nostra esistenza. Occorre però fare un´altra considerazione su queste parole. Il Concilio di Trento ha detto che queste parole di Giovanni costituiscono l´istituzione del sacramento della penitenza¸ la confessione¸ il quarto sacramento. Si può ridurre questa parola di Giovanni alla istituzione del sacramento della penitenza? Gesù nell´ultima cena avrebbe inventato l´Eucarestia¸ e dopo la risurrezione ha inventato il sacramento del perdono dei peccati¸ la confessione. Cosí come l´ha pensata il Concilio di Trento¸ cioè che uno va dal prete a dire tutti i suoi peccati¸ quante volte li ha commessi¸ deve dire precisamente il tipo di peccato che ha fatto¸ il prete ha diritto di interrogarlo¸ per cui Gesù avrebbe precisato le modalità di esecuzione di questo modo di perdonare i peccati¸ dicendo: a chi li rimetterete verranno rimessi¸ a chi non li rimetterete non saranno rimessi. Cioè Gesù avrebbe precisato che occorre una verifica da parte del prete che confessa¸ della corretta esposizione dei peccati commessi¸ per poter decidere se può perdonarli o no. Qualcosa di simile c´è in Matteo¸ dove si dice che quello che avrete legato sulla terra sarà legato nei cieli. E anche là si ha l´impressione che quello che Gesù vuole è che ci sia una persona¸ che poi diventa il prete¸ il quale deve valutare se assolvere o non assolvere. Quindi il significato profondo di questa parola di Giovanni sarebbe la configurazione giudiziale¸ se non addirittura giudiziaria¸ del sacramento della confessione. Una sorta di piccolo tribunale. Il Concilio di Trento non ha escluso la possibilità di interpretare queste parole anche in un senso più ampio¸ però avrebbe detto che certamente contengono questa definizione. I protestanti non hanno accettato questa obbligatorietภe non hanno neanche accettato che la confessione sia un vero sacramento istituito da Gesù. Come interpretano questa frase? Il Concilio di Trento potrebbe anche aver esagerato sottolineando questo aspetto di verifica umana. I protestanti seguono la vecchia¸ giusta opinione che solo Dio può perdonare i peccati. Ha delegato i preti di agire in suo posto? Trento va in questa direzione. Loro invece ritengono che questa frase di Giovanni possa avere un significato più ampio. Il testo di una volta diceva- Rimettere/resteranno non rimessi-. Il greco per il verbo che qui è tradotto perdonare usa un verbo che significa allontanare¸ eliminare; per indicare quello che è stato tradotto- non saranno perdonati- usa il verbo krateo che di per sé significa avere forza¸ e quindi essere vincitori¸ padroni¸ dominatori; è un verbo che indica la potenza; vorrebbe significare che i peccati¸ se voi non li eliminate¸ diventeranno più forti¸ si rafforzeranno. Questo è un senso possibile¸ che di solito le traduzioni non apprezzano. Secondo me però qui c´è un´idea molto importante¸ molto evangelica. L´equivalente di quello che Gesù diceva nel discorso della montagna di Matteo. Non uccidere¸ devi cominciare a sentirti in colpa quando ti viene la voglia di dire una parolaccia al tuo nemico¸ perché se non metti il freno subito la volontà cattiva si rafforza. Già gli ultimi comandamenti dicono- non desiderare-¸ perché se non ti fermi all´inizio e continui a coltivare la voglia¸ alla fine rischi di farlo. Il peccato¸ se non lo cancelli via subito¸ pian piano cresce. E´ come se Gesù avesse detto: io vi do la forza dello Spirito Santo; in tutti i modi cercate di adoperarla¸ per bloccare all´inizio le tendenze al male che ci sono nell´uomo. L´uomo vuole il bene¸ ma quando è impaurito¸ quando viene offeso¸ quando sta male¸ quando ha bisogno di aiuto e non lo riceve tutto si scompiglia nella sua interioritภe gli vengono in mente brutte cose¸ di ribellarsi¸ di vendicarsi. Lo Spirito Santo vi viene dato perché appena ve ne accorgiate¸ blocchiate. Allora voi capite che con l´aiuto dello Spirito Santo i discepoli¸ i preti¸ i vescovi¸ tutti i battezzati non ricevono semplicemente il potere giudiziario del sacramento della penitenza. Il sacramento della penitenza va bene¸ ma è uno dei modi fra i tanti¸ e forse non è neanche il più efficace¸ per eliminare la tendenza alla cattiveria¸ che è un pericolo per tutti. Bisogna farlo con la predicazione¸ con l´esempio¸ con l´educazione¸ con il rimprovero¸ con la lode¸ con la pazienza¸ con una quantità di interventi. Se non li eliminate i peccati rimangono lí¸ ma il rimanere lí del peccato non è cosa inerte¸ è un rimanere lí che cresce¸ che si sviluppa. Il sacramento sarà un elemento diciamo pure indispensabile¸ però ci deve essere molto altro; è tutta l´attività della chiesa che fa questo. Mi pare che questa precisazione sia utile per la nostra vita spirituale. Ho ricevuto lo Spirito Santo¸ e devo ricordarmi che ce l´ho¸ e che devo invocarlo perché mi aiuti quando mi accorgo che non sto pensando giusto.