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Omelia III QUARESIMA A del 19 Marzo 2017

19 Marzo 2017 - III QUARESIMA A - Es 17¸3-7; Rm5¸1-2.5-8; Gv 4¸5-42 Il vangelo di Giovanni è sempre difficile da capire¸ forse per il fatto che più persone vi hanno messo mano. Con ogni probabilità l´evangelista è morto prima di avere sistemato dei fogli preparatori¸ e altre persone li hanno messi insieme. Per questo ci sono diversità di tono e di stile¸ e qualche volta delle contraddizioni. Bisogna partire dal fatto¸ presente anche in Luca¸ che la conversione dei Samaritani ha sorpreso gli ebrei. I giudei avevano un disprezzo secolare per i samaritani. Consideravano l´accettazione del Pentateuco da parte dei samaritani una specie di bluff¸ inoltre la mescolanza con popolazioni diverse aveva fatto della Samaria una regione mista¸ per cui non c´era una unità di cultura¸ e tanto meno di senso religioso. Anche in Luca i samaritani vengono presentati come esemplari¸ proprio perché i primi cristiani devono aver fatto esperienza¸ rimanendone sorpresi¸ di una capacità di credere in Cristo molto rapida¸ forse diversa da quella dei giudei che si convertivano¸ e anche da quella dei pagani¸ che probabilmente sorprendeva per la semplicità con cui loro avevano creduto in Cristo. Per esempio la semplicità con cui avevano accettato quello che nel vangelo è uno dei punti centrali¸ cioè la nessuna importanza del tempio. Qui lo si dice chiaramente: non ci sarà più né quello vostro sul monte Garizim¸ (che era stato distrutto)¸ né quello di Gerusalemme; ormai non c´è bisogno di un edificio. Questo è uno dei punti chiave¸ non solo di questo testo. Non dimentichiamo che Giovanni racconta la purificazione del tempio¸ dove si cacciano i venditori¸ non alla fine¸ ma al capitolo 2 del suo vangelo. Prima delle nozze di Cana¸ Gesù è stato a Gerusalemme e ha fatto capire che il tempio non serve più. E ha detto che lo ricostruirà in tre giorni¸ perché è lui il tempio¸ la sua persona. Capite che nel mondo antico¸ ma sarebbe cosí anche oggi¸ se uno venisse a dirvi: guardate che le chiese non servono più¸ non c´è bisogno di un edificio sacro¸ ci scandalizzeremmo tutti. Ai samaritani di fatto il tempio glielo avevano distrutto i giudei¸ loro avevano tentato di ricostruirlo¸ ed era intervenuto il procuratore romano a impedire la ricostruzione¸ per cui alla fine avevano soltanto il monte¸ sul quale sarebbe stato costruito il tempio. Ecco perché è importante la domanda della donna. Quando¸ per venir fuori dalla piccola vergogna dei cinque mariti¸ dice: ma parliamo di un problema più serio dei miei fatti privati¸ come bisogna esercitare il culto? E Gesù gli risponde che in teoria la salvezza viene dai Giudei (ed è l´unica volta in tutto il vangelo di Giovanni che si sente dire che la salvezza viene dai Giudei¸ e questa è una delle frizioni del testo)¸ ma poi scavalca il problema¸ dicendo che Dio è spirito e bisogna adorarlo in spirito e verità. E la donna questo lo capisce. E la cosa¸ direi¸ va d´accordo con la faccenda dei mariti¸ perché mentre all´inizio si parlava simbolicamente di un´acqua e si rimaneva a livello di simbolo¸ Gesù intendeva parlare di qualcosa di spirituale paragonandolo all´acqua¸ e la donna continuava a capire materialmente che si trattava dell´acqua da bere¸ cosí come poi faranno i discepoli i quali sono andati a comperare da mangiare¸ e Gesù per dispetto non mangia¸ e dice¸ come al diavolo nella tentazione (che in Giovanni non c´è)¸ che lui non ha bisogno di mangiare il pane¸ il suo cibo è fare la volontà di Dio. Intendeva dire che la sua identità personale non dipende da quello che mangia. Tutto il testo porta a dire: partiamo sí dalle esigenze terrene¸ bisogna mangiare¸ bisogna bere¸ bisogna avere anche una vita affettiva e sessuale¸ i cinque mariti¸ è necessario tutto questo¸ ma non è la sostanza delle cose. Lui dice che non è venuto per occuparsi di questo livello¸ ma di qualcosa d´altro. Il qualcosa d´altro per esempio poteva diventare il sacramento del battesimo¸ dopo l´acqua¸ come sentiremo dire domenica prossima nella storia del cieco¸ dove c´è un´allusione molto velata: vai a lavarti nella piscina; torna ed è guarito. Qui di guarigioni non ce n´è. L´intento di questo testo sembra di voler dire: scavalcate tutte le realtà materiali che possono essere usate come simbolo del reale contatto con Dio¸ perché questo simbolo rischia di diventare uno schermo che impedisce di accostarsi veramente alla divinità. E questo si sintetizza nella frase: Dio è spirito e i suoi adoratori devono adorarlo in spirito e verità. Questa è la vera novità del testo. Lo deve capire la samaritana¸ lo devono capire anche i discepoli. Una conclusione per il mondo di oggi è che bisognerebbe capire cosa vuol dire la parola spirito. Spirito non è il contrario della carne¸ non è il contrario della materia; indica il livello più elevato¸ il livello di completa attività della materia; è la forza del pensiero¸ la forza della riflessione¸ la creatività dell´intelligenza¸ e anche la creatività dell´amore; il sentimento¸ la capacità di amare è qualcosa che forse più del ragionamento astratto¸ parte dalla sensazione¸ poi si affina e diventa una qualità dell´animo umano. La fisicità si trasforma in qualcosa che guida le decisioni¸ e l´amore diventa un impegno¸ diventa spirito. Penso che spirito e verità oggi possa essere interpretato in questa maniera. Quello che Gesù vuol dire è che ogni persona deve adorare Dio con la sua mente¸ con la sua storia personale. La donna che ha avuto i cinque mariti fa esperienza del fallimento e occasionalità della sua affettivitภnon ha fatto esperienza della spiritualizzazione dell´emozione. Nella cultura ebraica c´era l´idea che la torah¸ la legge¸ messa in pratica¸ ti cambia la vita e ti salva. All´esodo¸ all´annuncio dei comandamenti¸ il popolo risponde: noi li metteremo in pratica e li osserveremo. Prima c´è il mettere in pratica¸ poi c´è l´osservare¸ perché loro dicevano che se uno non mette in pratica¸ non capisce il senso. L´esperienza ti fa diventare padrone della realtà. Questa è una cosa che ognuno deve fare nell´intimità della sua persona. Spirito e verità. L´edificio¸ il culto¸ i riti¸ i sacramenti¸ il venire a messa e fare la comunione a cosa serve? Non è un modo magico o meccanico che trasforma le cose¸ ma è un modo che serve se uno è capace di assorbirne il simbolo¸ di applicarlo alla sua vita¸ e di farlo diventare la convinzione che regge il suo orientamento nell´esistenza. Detto in un´altra forma. Oggi tutti¸ specialmente gli ecclesiastici¸ criticano il fatto che adesso c´è la religione fai-da-te. Ognuno se la fa a suo modo. Secondo me è esattamente quello che Cristo vuole con la samaritana. Ognuno deve farsi il suo cristianesimo. Certo¸ come la samaritana¸ bisogna parlarne con altri. Lei infatti è tornata in città e ha parlato con tutti¸ ed è quella che ha convertito i suoi concittadini¸ i quali poi diranno a Gesù che adesso credono non più per lei¸ ma perché han visto loro. Ecco la religione fai-da-te. Deve nascere dal tuo convincimento personale¸ deve essere comunicabile ad altri¸ e si deve verificare che sia in consonanza con l´esperienza degli altri¸ ma deve nascere da questa auto-convinzione. Deve nascere come la mia convinzione. La samaritana l´ha fatto¸ ne ha parlato agli altri¸ e gli altri perché han creduto? Perché han visto nelle parole della samaritana che ne era veramente convinta; ecco perché è riuscita a convertire. E´ l´unica apostola che c´è in tutto il Nuovo Testamento. I dodici¸ che poi in Giovanni sono sette¸ quando vengono a parlare con Gesù¸ non capiscono quello che dice¸ e lui: i campi sono pronti per la messe¸ ma voi non siete pronti a raccoglierla. La samaritana è pronta; perché quando ha sentito dire che lui conosceva la sua vita interiore¸ ha capito che poteva fare un dialogo spirituale con Gesù. E non ha più bisogno di Giacobbe¸ del pozzo¸ del tempio¸ del rito. Utilizzerà ancora queste simbologie e queste realtภma ciò che la spinge a farlo non sarà un comandamento¸ ma sarà la sua interiore convinzione. Ognuno si fa la sua religione¸ se c´è lo Spirito Santo ci pensa lui a fare in modo che ci sia poi una convergenza e una concordia tra le convinzioni religiose. Spirito e veritภdove la parola verità significa più che tutto sincerità interiore. La storia della samaritana può diventare un modello di come ci si converte¸ e di come si riesce a convertire gli altri.