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Omelia BATTESIMO DEL SIGNORE del 8 Gennaio 2017

8 Gennaio 2017- BATTESIMO DEL SIGNORE A- Is42¸1-4.6-7;At10¸34-38;Mt3¸13-17 Riflettiamo sul significato che il concetto di giustizia assume nel vangelo di Matteo. Soltanto Matteo inserisce questo dialogo con il Battista¸ nel quale Gesù giustifica il suo battesimo dicendo- Conviene che adempiamo ogni giustizia-. Il termine giustizia è molto raro nei vangeli. Giustizia¸ giusto¸ e render giusti sono presenti 25 volte in Matteo. In Giovanni solo 4 volte¸ in Luca un po’ di più¸ in Marco mai. Matteo è interessato a usare il termine giustizia per indicare qualcosa di particolare. Il termine è presente anche nella prima lettura. E’ il primo dei canti del servo. Testi composti per esaltare la saggezza di Ciro¸ re di Persia¸ che viene presentato come l’uomo che Dio ha scelto per salvare il suo popolo e farlo tornare dall’esilio. Effettivamente la figura di Ciro ha cambiato radicalmente il modo di fare politica dell’antico oriente¸ ha sostituito la saggezza amministrativa alla violenza dell’esercito. E’ un dato di fatto storico. Gli ebrei lo attribuiscono a un intervento del loro Dio¸ e per questo Ciro viene presentato come l’eletto da Dio. Il termine giustizia¸ già nella prima lettura¸ acquista un significato di cambiamento radicale del modo di governare¸ che ha talmente impressionato gli ebrei da dedicare quattro poemetti a questa tematica. L’ultimo è quello che si avvicina di più alla figura di Gesù¸ perché pensa che si possa immaginare una figura regale che sacrifica se stesso¸ assumendo su di sé le colpe dei sudditi. Questi quattro canti¸ detti canti del servo¸ sono all’interno dell’antico testamento una perla rara e si distinguono a occhio dal resto dei testi per questa profondità di pensiero¸ e questa assoluta novità: non è il potere che salva¸ ma è la giustizia. La giustizia¸ già qui¸ comincia ad assumere qualcosa che va oltre la capacità di una legge giusta di produrre giustizia. Si introduce questa riflessione acuta: la legge non basta mai a creare giustizia¸ perché la legge non può prendere in considerazione la situazione reale¸ che cambia continuamente; la legge non si adatta alle singole circostanze; pone una sanzione¸ valida per tutti¸ colpisce in maniera indiscriminata e per questo non risolve nulla. Ogni caso è diverso¸ occorrerebbe una legge per ogni situazione. Questa è l’intuizione filosofica che sta al di sotto. Matteo è interessante perché questo modo di ragionare l’ha applicato a Giuseppe¸ quando era preoccupato perché Maria era incinta.-Essendo uomo giusto¸ non volle ripudiarla-. Ecco la giustizia: la legge avrebbe prescritto che lui pubblicasse il presunto adulterio di Maria¸ e la riconsegnasse ai genitori. Probabilmente Giuseppe aveva già intuito che c’era sotto un mistero di Dio¸ e si sentiva tradito dalla legge. Perché la legge non conosce la realtà. Allora giusto vuol dire uno il quale rischia di essere lui stesso condannato per non essersi comportato secondo la norma¸ perché sta cercando una giustizia superiore. E’ la stessa cosa che Gesù fa nel battesimo. In linea teorica lui sarebbe il santo¸ l’eletto di Dio¸ ma cosa ne sa il Battista di cosa intende fare Dio del mondo dei peccatori? E se Dio volesse fare in modo che il suo figlio sperimentasse cosa vuol dire peccare? Non dimentichiamo che subito dopo il battesimo¸ Gesù viene mandato nel deserto per essere tentato dal diavolo; Gesù deve capire come l’uomo arriva al peccato. Il Battista non c’è arrivato a questo. Allora ecco che Gesù dice al Battista: lascia perdere¸ noi due dobbiamo adempiere l’autentica giustizia¸ che è quella di Dio¸ e quindi è giusto che io mi faccia battezzare da te. Forse Gesù stesso non comprende esattamente¸ ma si rende conto che il suo compito è quello di sperimentare nella sua coscienza cosa vuol dire essere tentati di peccare¸ perché allora potrà diventare il salvatore dei peccatori. Ecco quindi perché è importante questo particolare- Adesso fa che compiamo ogni giustizia-. Se non si riflette¸ si ha l’impressione che sia una recita. La frase di Matteo vuol dire che bisogna riflettere bene su cosa è veramente giusto. E’ curioso¸ per esempio¸ che¸ avanti nella storia¸ la moglie di Pilato vada a dirgli- Lascia perdere¸ questa notte ho sofferto molto a causa di questo giusto-. E Pilato si ferma¸ e si lava le mani. E’ un po’ vigliacco¸ però se non altro da quel momento cerca il modo di liberare Gesù. Cosí come la cosa più interessante è che all’interno delle beatitudini esiste quella famosa parola: quelli che hanno fame e sete della giustizia. Che cos’è questa giustizia? Nelle beatitudini di Luca non c’è. Tra qualche settimana leggeremo: se la vostra giustizia non è superiore a quella degli scribi e dei farisei etc. Allora c’è una giustizia superiore! Di nuovo¸ la legge non basta¸ ci vuole qualcosa di più. E come si fa ad andare più su della legge degli scribi e dei farisei? Innanzi tutto¸ pare di capire¸ occorre un’attenzione alle differenti situazioni: qualche volta la situazione esige indulgenza¸ qualche volta potrebbe esigere una severità maggiore. Qualcuno pensa che occorra anche il controllo dei desideri e pensieri interiori¸ cioè intervenire prima del comportamento. Alla fine pare di capire che¸ secondo Matteo¸ tenendo conto di tutto quello che lui imposta nel suo vangelo¸ quello che ritiene indispensabile per la nuova giustizia cristiana è cercare di favorire quello che rende più autentico e più vicino il regno di Dio. Tutto quello che può favorire¸ nella circostanza particolare¸ il libero intervento di Dio¸ quello che apre spazi perché Dio possa regnare in quella situazione. Quello che rende più comprensibile¸ più convincente la speranza di un intervento efficace di Dio. Perché questo è in fondo il regno di Dio. Dovremo parlare anche di questa espressione che sembra chiara¸ ma in realtà è oscura. Cosa vuol dire che il regno di Dio è vicino¸ che il regno di Dio viene¸ oppure che il regno di Dio è una cosa interiore¸ oppure è esteriore¸ cos’è questo regno di Dio? Quelli che hanno fame e sete della giustizia sono quelli i quali si rendono conto che bisognerebbe facilitare l’attuarsi¸ e il recepire da parte delle persone¸ questa vicinanza salutare di Dio¸ il suo regno¸ Gesù lo ha chiamato regno¸ però poi lo ha modificato¸ ma senza aiutarci a capire il nesso¸ dicendo che dobbiamo chiamarlo padre. Tra re e padre c’è una bella differenza. Tutti e due evidentemente sono delle immagini¸ delle metafore¸ dei modi di dire¸ non sono descrizioni di realtà oggettive. Matteo è l’evangelista consapevole di una regola di vita che può riguardare anche tutti noi. Cosa vuol dire prendere la scelta giusta nella vita? Di che cosa si deve tener conto? L’uomo religioso si pone questa domanda¸ ed è convinto¸ avendo conosciuto Gesù Cristo¸ per il quale l’interesse per l’uomo è stata l’identità vera della sua persona¸ che ci si debba fermare un momento a domandarsi che cosa può favorire di più una ricezione¸ da parte della persona cui mi rivolgo¸ di questa benefica presenza di Dio. Questo è colui che ha fame e sete della giustizia. Giustizia non è il rispetto della legge¸ giustizia è l’aiuto divino della persona¸ che qualche volta impone il rischio di scegliere qualcosa che potrebbe essere sanzionato dalla legge. Io sono responsabile della presenza di Dio nelle persone che incontro¸ oltre che nella mia persona¸ se voglio essere un discepolo di Cristo amante della sua giustizia.