11 Dicembre 2016- III AVVENTO A- Is 35¸1-6a.8a.10; Gc5¸7-10; Mt 11¸2-11
La cosa interessante delle sezioni di Isaia da cui è presa la prima lettura è il loro carattere poetico. Dio parla alla natura¸ si rivolge al deserto. E´ l´immagine delle creature che cantano la lode del Signore.
Poi si passa a parlare degli uomini. Ma chi pronuncia le parole? Il testo non parla di qualcuno che le dice. Le dice il poeta? Le dice Dio? O sono la steppa del Carmelo¸ i campi¸ i monti che dicono all´uomo- Abbiate coraggio¸ dite agli smarriti di cuore etc-?
E nella finale¸ i versetti copiati da Gesù nel vangelo:- Si apriranno gli occhi dei ciechi¸ si schiuderanno gli orecchi dei sordi¸ lo zoppo salta¸ grida di gioia la lingua del muto-.
La cosa interessante in questo discorso è che diventano protagonisti gli elementi della natura¸ le cose¸ o meglio la potenzialità della natura.
Un testo del genere¸ nella cultura contemporanea¸ potrebbe essere letto in senso evoluzionista¸ e avrebbe significato.
E´ la natura che per suo conto ci ha fatto esistere; quello che ha prodotto la vita non è stato plasmato dalle mani di Dio¸ come dice il racconto della Genesi¸ ma l´uomo è venuto da una lenta evoluzione; la natura ci ha fatto esistere.
Questo testo può essere letto alla luce di questo nuovo modo di concepire il mondo¸ come se l´autore avesse indovinato¸ per coincidenza casuale¸ che sono state le vicende di lento sviluppo della natura che pian piano hanno portato all´uomo.
E Dio allora¸ alle spalle di questo testo¸ viene visto non più come colui che fornisce il prodotto finito¸ ma come colui che abilita la natura a interferire sullo sviluppo della vita.
Anche oggi è la natura che ci parla¸ che ci induce a preoccuparci del clima¸ etc.
E in tutto questo dove sta Dio? Dio sta nell´interno dell´insieme¸ è colui che ha voluto queste cose¸ non è estraneo a questi fenomeni. Dio fa succedere queste cose non perché decide a capriccio¸ ma lasciandole farsi.
Sotto c´è un pensiero importante¸ che assomiglia a quello del Vangelo: quanti non hanno potuto vedere quello che sarebbe accaduto dopo! E noi di noi stessi cosa sappiamo? In questi anni abbiamo visto cambiare moltissime cose¸ e cosa sarà tra cent´anni?
Tutto questo non è stato fatto senza Dio¸ o contro Dio¸ è stato fatto per grazia di Dio.
Perché Dio è diverso da come lo pensavano gli uomini della Bibbia. Dio è colui che accompagna questo sviluppo¸ e sa che nel corso di questo sviluppo molti hanno sofferto¸ molti sono morti senza poterne godere. Ognuno deve accontentarsi del momento in cui vive.
Come Giovanni Battista che si sente dire che è il più grande dei profeti¸ che non servono più e non ci sono più¸ e il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Come dice il prologo di Giovanni: non era lui la luce. Tutti sono soltanto pedine in una corrente evolutiva.
Dio è colui che ha voluto questo¸ che vuole questo. Bisogna modificare la visione di Dio¸ e adeguarla alla realtà dell´evoluzione.
Ognuno di noi vive il suo tempo¸ con umiltภcon pazienza¸ come un po´ dice la lettera di Giacomo. Il modello è l´agricoltore¸ che aspetta con costanza il frutto della terra.
Aspettare con pazienza tutta la potenzialità di vita che c´è nel mondo¸ cercando di non rovinarla. Cosí siamo figli di Dio¸ perché è Dio il direttore di tutto questo sistema.
Adeguare la visione di Dio alla realtà che oggi la scienza dimostra essere la vera natura delle cose è il futuro della fede cristiana e dell´uomo. |