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Omelia Natale del Signore del 25 dicembre 2004

25 Dicembre 2004 – NATALE DEL SIGNORE – Lc 2¸1-20 Siccome domani è domenica e immagino ci troveremo ancora per la messa¸ e siccome la istruzione è tipica dell’incontro domenicale ¸ lasceremo la predica lunga a domani e oggi faremo un discorso più breve¸ più semplice¸ anche per lasciare spazio poi a una preghiera un pochino più tranquilla di quella solita delle domeniche¸ che sono sempre un po’ affrettate nel procedere della messa perché di sono orari da rispettare. E oggi sarebbe bene che lasciassimo invece un pochino più di spazio alla preghiera. Allora vi suggerisco soltanto alcuni possibili spunti per una vostra meditazione personale. Il racconto di Luca è molto diverso da quello di Matteo¸ il racconto del Natale. Domani infatti leggeremo un brano di Matteo e ci accorgeremo della differenza. Tutta l’atmosfera che Matteo crea intorno alla nascita del Signore è segnata da una possibile minaccia di morte e ha un aspetto¸ la parola può essere troppo grossa¸ ma ha un’atmosfera quasi tragica. Perché c’è Erode che vuole uccidere il bambino¸ il bambino che deve fuggire. In Luca non c’è niente di tutto questo. In Luca c’è invece la creazione letteraria di una ambientazione molto interessante¸ che non è facilissimo decifrare in tutti i suoi particolari¸ però certamente un’ambientazione piena di simboli¸ che sono simboli di quiete¸ di pace¸ di tranquillitภdi speranza per il futuro. Mentre in Matteo¸ come appunto vedremo domani¸ incombe questa minaccia di morte dalla quale Gesù viene prodigiosamente liberato¸ quasi come avverrà nel racconto della passione. E sempre si osserva che Luca non sottolinea mai l’aspetto tragico della morte e della passione¸ a differenza di Matteo. E sembra invece¸ pare quasi di capire¸ che il modo in cui Luca racconta in maniera volutamente poetica¸ probabilmente inventando anche dei particolari¸ o sottolineando a suo piacimento dei particolari che invece la tradizione di Matteo ignora completamente. Sembra quali che Luca voglia presentare la nascita di Gesù come la premessa e la promessa di quello che avverrà dopo la resurrezione¸ quando comincerà la missione a tutto il mondo¸ il parlare di Gesù a tutte le genti. Cioè¸ in altre parole¸ sembra che Matteo dica: già nella nascita di Gesù si vedono i sintomi di quello che dovrà patire nel momento della croce; e sembra che in Luca si dica: nella nascita di Gesù si vedono già i segni dell’annuncio di salvezza e di gioia che dopo la resurrezione del Signore¸ dopo la Pasqua¸ verrà portato a tutte le genti. Sembra¸ sembra. Perché ci sono simboli sui quali Luca insiste volutamente e che rimangono in parte oscuri per noi. Per esempio la mangiatoia¸ che viene ripetuta per tre volte¸ e viene indicata come il segno. – Questo è il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia-. Qual è il segno? Perché è un segno tutto questo? Di che cosa è segno? La parola quando viene usata indica sempre qualcosa che racchiude un di più di significato che bisogna cercare di capire. Le fasce e la mangiatoia. Comunemente si dice –povertà-¸ ma non è detto. Rimane misterioso. Io l’ho spiegato in anni passati; se qualcuno di voi se lo ricorda lo va a prendere nelle sue memorie; pensateci. Io non sarei entusiasta del tema della povertภné di quello dell’emarginazione¸ perché – non c’era posto per loro nell’albergo- non necessariamente significa che li hanno cacciati nella stalla; ma che hanno scelto di andare in una stalla dove c’era la mangiatoia; perché? Un segno misterioso! Altri segni invece¸ altri indizi del racconto sembrano essere più chiari¸ e appunto riferirsi a questa prospettiva della missione. Per esempio la menzione del decreto di Cesare Augusto. Matteo è molto più localizzato: parla del re Erode¸ che è quello che governa la Palestina; Luca lo ignora¸ e¸ pensando ad un mondo più vasto¸ nomina un personaggio ( anche Erode era abbastanza noto nel mondo antico¸ era uno dei tantissimi re soggetti a Roma; sarebbe come se noi citassimo e fosse noto a tutti il capo di stato dell’Indonesia; qualcuno di voi forse sa chi è¸ ma Cesare Augusto lo conoscono tutti). Come a dire: accade qualcosa che interesserà l’intero impero¸ che è l’intero mondo abitato per loro¸ quindi l’intera umanità civilizzata. Poi altri elementi sono interessanti e alludono a questo tema della missione. Intanto gli angeli¸ che spiegano¸ danno l’annuncio: Vi annuncio una grande gioia¸ una gioia che sarà di tutto il popolo: un salvatore che è Cristo Signore. (Non dimentichiamo che Signore era il titolo che si dava anche all’imperatore ( Kristòs Kurios; Kaiser Kurios)¸ Cesare Signore¸ Cristo Signore). E la moltitudine dell’esercito celeste ( non dimentichiamo che esercito è parola biblica; Dio delle schiere¸ Dio degli eserciti)-. Ma sembra quasi che si dica che all’esercito romano¸ che pure è visto con simpatia da Luca¸ perché è quello che ha pportato la civiltภc’è un esercito di angeli¸ che dà un annuncio di tipo imperiale¸ sotto questo profilo¸ in una prospettiva celeste – Gloria a Dio-¸ non ad Augusto¸ parola che come sapete significa il venerando¸ il venerabile¸ colui che va¸ non dico adorato¸ ma certamente venerato¸ parola religiosa Augusto¸ specialmente in greco: Sébastos. -Pace in terra-. E tutti parliamo della pax augustea. A Roma abbiamo l’ara pacis¸ che è del tempo di Augusto. E’ Augusto che dà la pace o è Dio e Cristo? -Agli uomini che egli¸ Dio¸ ama-. Non va tradotto: di buona volontà. E’ una vecchia traduzione sbagliata. C’è questa specie di contrapposizione tra un governo mondiale¸ pure ammirevole¸ perché è chiaro che l’era di Augusto fu una delle più splendide della storia della nostra umanità occidentale; ma c’è qualcosa che è ancora di più: la missione nella prospettiva mondiale; il Natale visto come luce per tutte le genti. E allora¸ le ultime due cose che dico altrimenti la predica diventa più lunga di quella di altri giorni¸ i pastori che parlano¸ annunciano¸ vanno¸ dicono; tutti si meravigliavano. E i pastori sono annunciatori presi dalla classe più umile¸ più semplice¸ una delle classi più umili della popolazione di allora. Sono nello stesso tempo¸ in Palestina¸ pastori e contadini¸ non sono l’elite¸ non sono le classi che fanno opinione pubblica nel mondo antico¸ però diventano invece loro i portatori della parola di Dio. Perché il cristianesimo nasce con questa specie di diffusione che parte dall’umile gente¸ dalla base che parla. E l’altro tema¸ pure famoso e interessante: Maria che conserva tutto nel suo cuore. Perché questa specie di cosa che adesso viene annunciata è qualcosa che fa pensare. E che non mette in crisi¸ non crea problemi¸ drammi¸ è una cosa bella che non si capisce fino in fondo¸ è mistero nel senso positivo della parola¸ cioè: quante cose belle ci saranno dentro! Non lo dimentico¸ e lo custodisco nel cuore! E anche questo viene ripetuto almeno due volte nel corso di queste narrazioni: Maria che custodisce nel cuore. Ecco¸ io penso che avete da riflettere su queste cose¸ perché la maniera con cui Luca presenta il Natale è il modo di descrivere l’effetto che ha fatto questo annuncio del Natale sulla gente comune di un grande impero mondiale come era l’impero romano. Senza polemiche¸ senza cattiverie¸ senza recriminazioni contro Augusto. Semplicemente¸ direi¸ un intelligente e pacato confronto: Augusto è grande¸ ma c’è uno più grande di lui¸ Augusto crea pace¸ ma c’è una pace più grande della sua¸ Augusto proclama la sua presenza con annunci¸ leggi¸ editti¸ proclami¸ compreso quello che ha costretto questi due ad andare a farsi registrare in un’altra cittภgoverna proclamando; ci sono altre proclamazioni¸ più umili¸ più modeste¸ più semplici ma più gradite al cuore¸ c’è qualcosa che val la pena di conservare nel cuore più che l’immagine di Augusto. Ripeto¸ senza voler fare nessuna rivoluzione¸ ma superando i limiti che ci sono nella storia umana¸ nella realtà umana¸ con un di più: vincere perché si ha qualcosa di migliore da proporre che si impone da sé. Perché è – Gloria a Dio¸ pace sulla terra¸ uomini che Dio ama¸ angeli che cantano-. Ecco¸ il cristianesimo Luca lo pensava cosí: come qualcosa che circola nel mondo perché è bello¸ perché è buono¸ perché è intelligente¸ perché è superiore. E non ha bisogno di disprezzare l’avversario¸ di litigare. No! Transita dappertutto¸ come questa voce che si diffonde di bocca in bocca¸ perché i pastori lo dicono¸ perché è una gran bella cosa. Ecco¸ se il cristianesimo anche voi lo sentite cosí allora avete capito quello che Luca voleva dirci del Natale.