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Omelia II AVVENTO A del 4 Dicembre 2016

4 dicembre 2016- II AVVENTO A – Is 11¸1-10; Rm 15¸4-9; Mt3¸1-12 Anche questo testo di Isaia è un testo utopico¸ e per capirne l´intenzione bisognerebbe tornare ai tempi di Isaia¸ sette secoli e mezzo prima di Cristo. Riprende la stessa attesa di un futuro¸ che nelle mani di Dio sarà un futuro di prosperità. La cosa più importante è che affida questa capacità di trasformare il mondo a un discendente di Davide. Quello che adesso viene messo come punto di riferimento non è una città e un santuario¸ ma è una persona¸ e precisamente un re. Il contrasto che Isaia ha in mente è tra il re che Dio suscita per la salvezza di Israele¸ e il re di Assiria¸ che quando viene scritto questo testo ha già completamente sterminato il regno di Israele. Quello che Isaia vuol dire è che non ci sarà un nuovo Davide¸ ma un nuovo discendente che viene da un ramo collaterale del clan di Davide¸ che avrà come suo antenato il padre di Davide¸ Iesse¸ ma che non seguirà la politica di Davide. Un re¸ che pur essendo collegato alla stirpe davidica¸ scavalca Davide¸ in un certo senso viene prima di lui¸ perché discende da un ramo parallelo¸ e dopo di lui perché cronologicamente viene dopo. Assomiglia un po´ alla questione del Battista: quello che verrà dopo di me è più grande di me perché esisteva prima di me. C´è questa specie di gioco¸ perché la monarchia di Davide è stata piena di violenze¸ di guerre di peccati. Il nuovo re¸ che probabilmente Isaia identificava in Ezechia¸ ha realizzato l´idea di re che è propria del piano divino di salvezza¸ non Davide e neanche Salomone. Perché questo è il re ideale? Perché ha i doni che qui vengono elencati¸ e da cui poi si tireranno fuori i sette doni dello Spirito Santo. E´ un re ispirato e diretto dalla fede in Dio. E´ un governo di Dio tramite un re umano. Isaia non si aspetta dal re il culto di Dio¸ si aspetta un re che governi politicamente¸ che ha la capacità di giudicare il bene e il male¸ ha la capacità di decretare e il potere di condannare a morte. Giustizia e fedeltà se le aspetta da questo re illuminato da Dio. E´ l´ideale della rappresentanza di Dio sulla terra attraverso una figura che è capace di produrre risultati positivi senza far del male a nessuno¸ con l´intelligenza¸ il consiglio¸ la sapienza¸ la fedeltà e la giustizia. Il nuovo testamento ha letto questi testi dicendo che è Gesù quello di cui Isaia parlava. Cosa ha fatto Gesù quando è venuto nel mondo? Ha soppresso la speranza di questo testo; non ha fatto niente che avesse un valore politico; ha guarito dei malati¸ non ha mai incontrato autoritภnon ha fatto nulla per cambiare la potenza dei potenti. Non si è avverato niente di questo ideale isaiano di questo testo¸ neanche la pace tra gli animali; ha lasciato il mondo com´era¸ ha raccomandato di trattar bene i poveri¸ ha delegato tutto alla buona volontà dei discepoli. Non c´è niente di regale in Gesù Cristo¸ nulla assolutamente. Gesù ha cancellato questo tipo di speranza¸ lasciando tutto nella responsabilità degli uomini¸ i quali non devono aspettare da un capo l´aiuto per la salvezza¸ ma devono costruirlo dal basso. Giovanni Battista battezza le folle e loro confessano i peccati¸ quando arrivano farisei e sadducei li strapazza. Quello che verrà dopo¸ cioè Gesù¸ non farà quello che dice il Battista¸ ma con Gesù nasce la rinuncia a sperare che Dio¸ con la sua potenza¸ possa intervenire per un ordine politico giusto. Lascia a noi il compito di farlo. La chiesa¸ dopo Costantino¸ vorrà guidare l´impero¸ e si torna all´antico testamento. Prima sant´Agostino aveva detto che la città di Dio è il piccolo gruppo di credenti che costruiscono una loro comunità santa. Nasce il monachesimo. Poi anche i monasteri pian piano diventano dei padroni che comandano sul territorio. Infine si arriva alla separazione. Gli eredi del gruppo di Gesù hanno ignorato l´interesse per una modifica dell´ordine politico. San Paolo non si preoccupa di cambiare l´impero¸ e la comunità cristiana ignora completamente l´imperatore¸ e per questo viene perseguitata. Già gli stoici dicevano che ognuno è re di se stesso. Noi siamo adesso nella completa assenza di ogni collegamento. Dove il collegamento è rimasto è nato l´isis¸ noi da questo siamo resi immuni¸ e forse è questa la grazia che ci ha fatto il Signore.