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Omelia XXXII DOM.T.O. C del 6 Novembre 2016

6 Novembre 2016- XXXII DOM.T.O. C- 2Mac 7¸1-2.9-14; 2Ts2.16-3¸5; Lc 20¸27-38 Il problema della risurrezione dai morti è un problema serio. All´inizio ci fu una visione eroica della santitภper cui i primi e unici santi vennero considerati i martiri¸ quelli che avevano il coraggio di morire¸ nella speranza¸ o addirittura nella certezza che sarebbero poi risuscitati. La prima lettura presenta una delle forme caratteristiche di questo modo coraggioso di affrontare la morte. Questa madre di sette figli¸ di cui quattro vennero martirizzati¸ li esortava ad accettare la morte per non compiere il grande delitto- per noi oggi questo è una cosa ripugnante- di mangiare carne di maiale. Il modo in cui loro immaginano la risurrezione è un modo totalmente fisico: dal cielo ho queste membra....da Dio spero di riaverle di nuovo. La risurrezione è pensata come una ricomposizione del corpo cosí come è adesso. Ancora Ignazio di Antiochia pensava che risurrezione significasse riavere la propria corporeitภcosí come è adesso¸ seppure¸ in qualche modo¸ resa immortale. C´è una contraddizione¸ difficile da risolvere¸ in questo modo di pensare: può una corporeità come la nostra non morire più? E in questa idea di una corporeità che non muore più c´è un´altra contraddizione: avere un corpo che dura per sempre non è l´eternitภperché eternità significa che il tempo non c´è¸ non che “dura” per sempre. Nel vangelo le parole messe in bocca a Gesù Cristo sulla risurrezione presentano un modo di intendere la risurrezione più semplificato¸ che è probabilmente simile al modo con cui ne ha parlato Gesù. La cosa curiosa del vangelo di oggi non è tanto la faccenda dei sette mariti¸ ma è il paragone con gli angeli- Non possono più morire perché sono uguali agli angeli¸ e poiché son figli della risurrezione son figli di Dio -. L´intelligenza di Gesù è stata quella di eliminare ogni idea di corporeità. Nella teologia medioevale gli angeli sono “puri spiriti”. Gesù qui non sta parlando di una risurrezione corporale. Ma quando si dice che - siederanno a mensa con Abramo¸ Isacco etc- siedono a mensa avendo un corpo che digerisce? Il banchetto eterno è una figura che rappresenta la realtà del dopo-morte¸ o è un´immagine da scavalcare¸ perché sono come angeli¸ e non mangiano? Lo spirito è immateriale¸ non muore¸ è come una formula matematica che vale sempre. La cultura odierna non riesce più ad accettare quest´idea di uno spirito immateriale¸ come non riesce più ad accettare l´idea dell´anima. Ma quando Gesù dice- sono come gli angeli di Dio - non vuol forse dire che sono come i pensieri¸ come le idee? Paolo non usa mai questa immagine¸ ma parla sempre di un corpo trasformato¸ e arriva all´ossimoro di “corpo spirituale”¸ dove spirituale significa divino; ma il pneuma divino non è materia¸ è spirito. Allora è giusto il modo di parlare di Paolo o bisogna invece accettare quello di Gesù? Quando si dice -figli della risurrezione¸ figli di Dio- con figlio si indica appartenenza¸ somiglianza; qualcosa di non materiale¸ come non è materiale Dio. Questo aspetto¸ che trascende la corporeitภè stato praticamente negato dalla tradizione successiva¸ la quale ha pensato invece alla risurrezione della carne¸ e l´ha messa nel credo e l´ha fatta diventare un dogma¸ prendendo da Paolo e non dalla fonte primaria che era Gesù¸ e interpretando in modo corporeo tutti gli esempi che Gesù aveva fatto¸ come il sedere a mensa con Abramo¸ dove probabilmente si trattava¸ come nelle parabole¸ di presentare un evento materiale per indicare una realtà spirituale. Gesù ci ha detto che se noi rimaniamo uniti a Dio¸ non la nostra carne¸ non il nostro corpo¸ ma l´essenza del nostro corpo rimane unita. E´ possibile a noi¸ uomini di oggi¸ capire questo concetto e servircene?