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Omelia XXIX DOM. T.O. C del 16 Ottobre 2016

16 Ottobre 2016- XXIX DOM.T.O. C- Es 17¸8-13; 2Tm 3¸14-4¸2; Lc 18¸1-8 Il tema della preghiera nel n.t.¸ più che nell´a.t.¸ è confuso¸ disordinato e difficilmente comprensibile. L´a.t. conosce forme di preghiera di tipo magico¸ come quella di Mosè¸ in cui bisogna stare con le mani alzate; anche il salmo ha qualcosa di magico -alzo gli occhi verso i monti- come se sulla vetta delle montagne ci possa essere qualcosa di celeste; anche se poi dice che prega non i monti ma il Signore. Nella seconda lettura Paolo dice che la Scrittura è ispirata da Dio¸ ma poi c´è una interpretazione modesta della sacra Scrittura¸ dove dice che “è anche utile per insegnare¸ convincere¸ educare alla giustizia etc”¸ come se¸ tra le tante cose¸ ci fosse anche la Scrittura. Il n.t. è abbastanza sobrio nel presentare l´autorevolezza indiscutibile delle scritture¸ e sulla preghiera dice delle cose che ci disturbano. Il suggerimento per cui la preghiera deve essere fatta con una fede anche piccolina come il granello di senapa¸ ma di qualitภnon si capisce cosa vuol dire. Per di più con la quale si dice al monte di mettersi nel mare¸ da interpretare metaforicamente. In altri passi c´è il paradosso che si deve essere convinti¸ quando si prega¸ che quello che si domanda lo si ha già. Quello che ti fa ottenere la grazia è che devi essere sicurissimo di ottenerla. E questo è assurdo¸ anche perché l´esperienza insegna che c´è un sacco di persone che hanno pregato cosí e non è successo niente. Quante mamme hanno pregato che il loro bambino non morisse¸ ed è morto. Sant´Agostino¸ che non ebbe mai nessun guaio nella sua vita¸ insegnava agli altri che Dio non ci ascolta perché “mali¸ mala¸ male”¸ siamo cattivi¸ chiediamo le cose sbagliate¸ e le chiediamo in maniera sbagliata. Non è vero. Col ragionamento di Sant´Agostino quella povera mamma deve anche essere rimproverata perché non ha pregato giusto¸ cosí ha anche la sofferenza di sentirsi colpevole perché avrebbe pregato male. E come si fa a pregare bene? Anche la presentazione del Padre Nostro nel n.t. non è seria¸ come hanno già osservato i santi del medio evo. “ Quando pregate dite....”. Ma come? La preghiera nasce dal cuore¸ deve essere un pensiero; allora perché “dite”? Quindi persino il Padre Nostro è stato presentato nel vangelo in maniera scorretta. Ed è una preghiera cosí stringata che non dice quasi niente di utile per la vita delle persone. Chiede soltanto che Dio sia glorificato e ci dia l´indispensabile. Nell´a.t. c´è una serie di preghiere¸ nel post-esilio¸ che sono un tantino lunghe¸ piagnucolose¸ retoriche¸ ma commoventi; preghiere serie¸ sincere¸ dove l´orante dice “E´ vero¸ è colpa nostra¸ abbiamo peccato¸ abbiamo sbagliato¸ ma Signore¸ non abbiamo più niente¸ ci han portato via anche il tempio¸ non valiamo niente¸ ti chiediamo perdono di tutto¸ aiutaci!” Quelle sono le preghiere umane. Il salterio è pieno di queste preghiere. Tanto è vero che la liturgia della chiesa ci fa pregare con i salmi¸ e¸ alla fine¸ ci fa dire UN padrenostro¸ perché la preghiera dice troppo poco; noi abbiamo bisogno di effonderci nella preghiera. La questione della vedova. Gesù avrebbe detto che bisogna pregare rompendo le scatole a Dio finché non ci ha esaudito. Onestamente: ma è un modo serio di presentare il rapporto con Dio¸ questo? Anche qui tocca andare a cercare una spiegazione¸ che è sottintesa nel testo; ma si isola la parabola¸ si toglie quello che viene prima¸ e non si capisce più niente. Questa parabola conclude il discorso sulla fine del mondo¸ il giorno del figlio dell´uomo¸ che è quello del giudizio finale¸ ed è descritto da Luca con le immagini della sorte di una città assediata¸ dove si dice tra l´altro “Se siete sulla terrazza non scendete in casa¸ se siete in campagna non tornate¸ perché dovunque ci sarà qualcuno che vi prende e vi uccide¸ due donne sono al pozzo¸ una sarà presa e una lasciata”. Sotto sotto si capisce che la fine del mondo è descritta come l´assedio di Gerusalemme e il suo crollo. Questo è il contesto che aiuta a capire questa parabola. La tragedia della fine di Gerusalemme diventa il segno del castigo di Dio su tutto il male. Questa è la cosa più tremenda che sia successa¸ ma la cosa che stupisce è che i libri del n.t. non dicono mai che Gerusalemme è stata sconfitta. Mettono in bocca a Gesù queste profezie¸ non resterà pietra su pietra. La guerra che ha portato alla caduta di Gerusalemme è cominciata nell´estate del 66. Paolo forse era ancora al mondo. Secondo alcuni è morto nel 63¸ secondo altri nel 67. Non c´è un lamento su Gerusalemme nel n.t. Come se ci fosse un senso di colpa dei cristiani; non sarà stata colpa nostra¸ che li abbiamo abbandonati? Cosa significa Gerusalemme che cade? Solo nell´Apocalisse si ha la soluzione¸ attorno al 90. Dio castigherà Roma¸ come Roma ha castigato Gerusalemme. E alla fine scenderà dal cielo non la Gerusalemme degli ebrei¸ ma una nuova Gerusalemme fatta di cristiani. E l´ebraismo viene cancellato. Questa cancellazione dell´ebraismo risale a Gesù? O è una manipolazione di parole sue¸ intorno agli anni 70¸ quando i cristiani si domandano se Gesù ha abbandonato proprio il suo popolo¸ e non sanno cosa pensare. Secondo me la parabola della vedova risale a Gesù. Nella conclusione “ Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano...”¸ i suoi eletti sono i contemporanei a Gesù¸ che si stavano chiedendo se Dio li aveva abbandonati¸ e avevano più fiducia negli Erodi¸ e stavano abbandonando la fede in Dio. Gesù deve aver intuito che il popolo non aveva più il coraggio di fidarsi della preghiera. Avrebbe fatto la scelta di ribellarsi e sarebbe stato annientato. Ecco perché dice “pregate sempre¸ fidatevi solo di Dio”¸ perché forse prevedeva¸ da sintomi che c´erano già al suo tempo¸ che l´ebraismo avrebbe cercato di salvarsi da solo. Questa parabola della vedova non riguarda la povera preghiera di chi dice “ Faccio il possibile¸ dammi una mano”¸ ma riguarda quella scelta tragica¸ quando¸ persa ogni speranza umana¸ si cerca di vincere con la guerra. Non nei casi personali¸ ma quando ci sono da fare grandi scelte politiche bisogna confrontarsi con quell´idea di suprema giustizia¸ per cui¸ se anche dici che Dio non c´è¸ devi inventarlo¸ devi inventare quell´idea di suprema giustizia indiscutibile¸ che è l´equivalente di Dio. E devi confrontarti con quella¸ non con la tua ansia di vincere. Che cosa è meno ingiusto rispetto alla giustizia assoluta¸ quella che il credente chiama Dio¸ e che l´ateo deve considerare in quel momento il suo punto di riferimento. I giudei si dimenticarono di pregare. Gesù l´aveva detto “ Vi farà dunque aspettare a lungo? No¸ farà giustizia prontamente¸ o in una maniera inaspettata”. Quando Gerusalemme è caduta i cristiani hanno capito che era caduta perché gli uomini avevano abbandonato la preghiera¸ e Dio aveva abbandonato gli uomini. Si spaventarono e decisero di non nominare nemmeno Gerusalemme¸ perché temevano che potesse capitare qualcosa di simile anche a loro. Questo è il contesto in cui capire questa parabola. Non il caso personale di colui che prega¸ non viene esaudito¸ e non va colpevolizzato dicendo che è perché ha pregato male. E´ il politico che ha confidato soltanto nelle sue strategie¸ mentre doveva confrontarsi con la giustizia in sé¸ con la teoria¸ con la metafisica¸ con Dio.