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Omelia XIX DOM.T.O. C del 7 Agosto 2016

7 Agosto 2016- XIX DOM. T.O. C- Sap 18¸6-9; Eb 11¸1-2.8-19; Lc 12¸32-48 Penso che questa messa sia la più brutta di tutto l´anno liturgico¸ perché contiene una prima lettura complicata e astrusa¸ una seconda lettura altrettanto complicata e astrusa¸ e un brano di Vangelo privo di qualunque logica¸ almeno a prima vista. La prima parlerebbe della fiducia degli Ebrei nell´attraversare il mar Rosso al tempo dell´Esodo. La seconda lettura è uno dei capitoli finali della lettera agli Ebrei. E´ interessante per l´imbroglio che contiene; imbroglio in senso umoristico. L´autore della lettera si sforza di dimostrare una cosa che è storicamente infondata¸ e¸ direi¸ biblicamente falsa. Si rivolge soprattutto ai sacerdoti¸ che erano sadducei¸ perché la lettera parla del culto del tempio che viene eliminato dalla venuta di Gesù¸ i quali non credevano nella risurrezione; allora cerca di manipolare la storia biblica¸ dimostrando che Abramo¸ e altri personaggi dell´a.t. di cui si parla nei versetti saltati¸ in realtà credevano già alla risurrezione. Dimostrare che¸ se si analizza bene la vita di Abramo e il suo comportamento¸ ci si rende conto che si è comportato cosí perché credeva nella promessa nella vita dopo la morte. Il che storicamente è falso. Sia perché la storia di Abramo e degli altri personaggi non accenna mai alla resurrezione. Abramo sperava di avere una numerosa discendenza su questa terra. I testi che parlano di Abramo non insinuano mai l´idea che lui pensasse a un dopo morte. Per di più noi sappiamo storicamente che fino agli anni 180-150 a.c. tutta la cultura ebraica¸ compresa la cultura religiosa non si aspettava nessun premio dopo la morte. I morti vivevano come ombre¸ inutilmente¸ nel cosiddetto Sheol¸ nel quale Dio era assente¸ e non potevano neppure fare quello che per l´ebreo antico era il primario dovere¸ lodare Dio. L´autore di Ebrei¸ forse in buona fede¸ perché a quel tempo mancava una capacità culturale di riflettere sui testi del passato e di esaminarli criticamente¸ leggendo la storia di Abramo pensa che se Abramo ha avuto il coraggio di sacrificare suo figlio¸ dal quale aspettava una lunga discendenza sulla terra¸ l´ha fatto perché aveva capito che la promessa di Dio andava al di là della morte. E conclude che Abramo¸ con il suo comportamento¸ avrebbe testimoniato che Dio è capace di far risorgere anche dai morti. Attribuisce ad Abramo un contenuto della fede¸ un contenuto della speranza che è storicamente assente. E parla di una città che Dio avrebbe preparato per questi credenti dell´a.t.¸ e la città è evidentemente la metafora della Gerusalemme celeste. Quindi attribuisce ad Abramo una speranza che è nata poco a poco¸ almeno mille anni dopo l´esistenza di Abramo¸ che è stata accettata da molti ebrei dell´epoca di Gesù e da Gesù stesso¸ ma che per esempio i sommi sacerdoti e la corrente sacerdotale tendeva a rifiutare¸ proprio perché nella Torah non si parla di risurrezione. Questo è interessante perché capite che la letteratura biblica¸ la cosiddetta parola di Dio¸ è in realtà spesso¸ in brani come questo¸ una interpretazione forzata. Quello che ha scandalizzato gli ebrei e ha impedito loro di credere è questo: che queste persone dicevano che Gesù capovolgeva quasi tutto quello che c´era scritto nella loro antica bibbia. Lo pensano anche adesso¸ ed è vero. I primi credenti hanno avuto questa straordinaria esperienza¸ di credere che la risurrezione di Cristo era la rivelazione di una volontà divina di far risorgere tutti dopo la morte. Di antico hanno mantenuto solo il punto che saranno solo i giusti ad avere una vita beata¸ mentre i malvagi e gli ingiusti anrdanno in rovina. E questo c´è nella prima lettura. Paradossalmente questa discriminazione l´hanno mantenuta anche i cristiani. Gli ingiusti vanno all´inferno¸ e¸ peggiorando le cose¸ hanno detto che là verranno castigati. L´eterno castigo: un´idea¸ direi¸ orrenda¸ che ha accompagnato questa fede nell´aldilภe che oggi tutti si sforzano di far perdere di valore: l´inferno c´è ma è vuoto¸ l´inferno è solo una minaccia e non è una realtภè Dio che ci tratta come bambini irriflessivi e ci dice guarda che c´è il barbanera. Cosí si spiegano le cose¸ e nessuno se la sente di accettare oggi l´inferno. E per fortuna non c´è nel Credo. Si crede nella risurrezione della carne¸ c´è che verrà a giudicare i vivi e i morti¸ ma quel giudicare è attenuato. La lettera agli Ebrei è convinta che la grande novità di Dio è la risurrezione dopo la morte¸ e ha spostato tutto nell´aldilภe ha fatto diventare il periodo della vita terrena come un provvisorio pellegrinaggio per arrivare alla vera meta. Questa è stata la caratteristica che ha reso il cristianesimo inaccettabile dagli ebrei¸ proprio perché contraddiceva quasi tutto quel modo di credere che era caratteristico degli antichi¸ e che era infinitamente più umile. L´ebreo santo¸ quello dei salmi¸ al massimo chiede la guarigione¸ chiede un prolungamento di qualche giorno o di qualche anno di vita¸ ma non chiede mai nulla che vada al di là della morte. E lo chiede con molta umiltภcercando di promettere a Dio¸ in cambio¸ la sua lode¸ il suo ringraziamento. Si fermavano qui¸ e la cosa più interessante è che quindi non avevano un oggetto¸ un´immagine della mente da considerare oggetto della loro speranza. Non speravano in una vita nell´aldilà. Sperare per loro voleva dire soltanto avere fiducia di Dio¸ della sua imprevedibile intelligenza¸ della sua capacità di superare tutti gli ostacoli¸ ma non avevano come oggetto una cosa¸ un modo di vivere da immaginare. Una signora che ha più di novant´anni ha detto a suo figlio di non cantare al suo funerale: io credo risorgerò. Quella signora¸ secondo me¸ è santa. Quel canto è una bestemmia. Io credo risorgerò? L´oggetto della fede sarebbe che tu risorgi? Credi di essere cosí importante da aver diritto di risorgere? Quel canto va soppresso. Io credo in Dio¸ e mi fido nelle sue imprevedibili decisioni. Questo è il Vangelo. Il Vangelo è la presentazione di Dio come colui del quale non si può prevedere. Non si sa a che ora viene¸ non si sa se viene con buone o con cattive intenzioni. Gesù dice: voi vivete psicologicamente come vive uno schiavo¸ il quale sa che il padrone ha sempre ragione¸ e che lui ha sempre torto¸ per cui state sempre pronti¸ può succedere di tutto¸ viene come un ladro. E´ un modo¸ se volete¸ esteticamente non pregevole¸ un po´ grossolano di insinuare questo pensiero: guarda che Dio è al di sopra di tutte le tue aspettative. Tu di Dio non sai; e la fede consiste nell´avere fiducia nella sua intelligenza e nella sua bontà. Puoi servirti¸ per aver fiducia¸ di qualche ricordo di gesta passate che la bibbia ti racconta. Però¸ se ci pensate bene¸ uno che conosce bene l´a.t.¸ e sente parlare della morte dei primogeniti in Egitto¸ sente parlare del castigo severo dato al peccatore X¸ al peccatore Y¸ sente parlare di tutte le popolazioni che Dio avrebbe sterminato per far posto agli ebrei¸ uno che legge queste cose dice: non capisco niente¸ perché Dio si comporta cosí? La fede dell´a.t. è una specie di fiducia in una idea di Dio che non è di un Dio¸ non sto criticando il papa¸ che si chiama misericordia¸ ma un Dio che è Dio¸ cioè imprevedibile¸ perché è colui che tutto conosce¸ mentre io non conosco¸ colui che tutto governa; questo senso della superiorità assoluta di Dio. E´ il Dio che è il massimo di perfezione che io possa immaginare¸ anzi è quello che io non posso immaginare¸ per questa totale¸ assoluta perfezione. L´a.t. aveva anche un´altra caratteristica che è scomparsa nel nostro monoteismo; diceva: il nostro Dio non è come gli dei dei popoli¸ che sono raffigurabili con una statua¸ o che addirittura¸ come in Egitto¸ vengono definiti come coloro che avrebbero in sommo grado le proprietà di certi animali che noi invidiamo. Dicevano: il nostro Dio non assomiglia a nessuno¸ è l´ignoto¸ è il Dio nascosto. Ma proprio per questo è il Dio affidabile¸ perché conosce cose che io non posso sapere. L´Abramo storico aveva questa fede. Luca quando cerca di mettere insieme queste cose¸ probabilmente sulla base di un modo di parlare di Gesù¸ presenta la posizione dell´uomo nei confronti di Dio come analoga a quella di uno schiavo di allora nei confronti del padrone. Un despota però del quale si sa che potrebbe essere qualche volta inaspettatamente buonissimo¸ capace dell´ira più feroce e della benevolenza inimmaginabile. Fidarsi di questa persona¸ ed essere sempre pronti ad accettare quello che farภperché c´è in lui una sapienza che va oltre ogni nostra immaginazione. Questa fede è una fede senza contenuti¸ nel senso che io non credo una cosa o un´altra cosa. Credo soltanto¸ detto nel linguaggio di oggi¸ che ci deve essere un senso in tutto quello che accade. E il senso delle cose non viene dalle cose stesse. Questo significa la prima frase del vangelo: vendete le vostre cose¸ non crediate che siano gli oggetti che possedete quelli che vi danno la capacità di capire che senso ha la vostra vita. Il senso dovete darlo voi alle cose¸ non le cose a voi. Secondo la mentalità di Luca¸ neanche tutta la nostra intelligenza e abilità è capace di spiegare tutto¸ c´è Dio che dà senso. Questo modo di ragionare è analogo al concetto di Sant´Anselmo di Aosta: devi pensare che ci sia una perfezione assoluta¸ che non sai descrivere in cosa possa consistere¸ ma capisci che per dar senso a tutto quello che esiste occorre la tua intelligenza¸ perché sei tu che dai senso alle cose. Dio è colui che dà senso a ciò che non lo ha¸ e non può non esistere perché io stesso cerco di essere questa persona che dà senso a ciò che non lo ha. E´ cosí che noi riusciamo ad elaborare il lutto¸ ad affrontare le malattie¸ ad amare i nemici¸ come Gesù ci dice. Cioè a non scaricare tutto nell´ira. Aver fede significa: il senso c´è¸ è nascosto in Dio. E questo vale per qualunque situazione della vita che incontriamo. Questo è Abramo¸ questo è aver fede.