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Omelia II Domenica di Avvento; Anno A del 5 dicembre 2004

5 Dicembre 2004 – II AVVENTO A – Is 11¸1-10; Rm 15¸4-9; Mt 3¸1-12 Il discorso del Battista¸ confrontato con la prima lettura¸ ci fa conoscere due aspetti o due prospettive¸ due modi diversi di pensare la salvezza operata da Dio¸ quella che noi attendiamo¸ e che nella venuta di Cristo sulla terra¸ secondo la nostra fede¸ si è anche realizzata. Sono due modi diversi¸ ce ne sarebbero forse anche di più¸ ma qui nelle letture appaiono due maniere differenti di immaginare¸ di presentare questa salvezza¸ che probabilmente saran presenti in tutte le religioni¸ io non me ne intendo¸ che si potrebbero sintetizzare con due parole¸ che non sono probabilmente del tutto precise¸ ma insomma è tanto per avere un promemoria: la salvezza mediante la conversione¸ ed è il pensiero del Battista¸ la salvezza mediante la redenzione¸ che è l´idea della prima lettura. Forse redenzione non è la parola più esatta¸ ma non me ne è venuta in mente un´altra¸ e può darsi che nei libri di fenomenologia religiosa ci siano parole più appropriate¸ ma anche lí io me ne intendo poco. La conversione significa che la salvezza è un compito nostro¸ soprattutto nostro. Dio ci dà la legge¸ la parola¸ l´illuminazione¸ ci dà la forza per capire¸ ma poi noi dobbiamo convertirci¸ e come dice il Battista - fare frutti degni della conversione-. Cioè non basta il pentimento¸ la comprensione di che cosa è il bene e cosa è il male e il riconoscimento dei nostri errori¸ ma occorrono fatti¸ cambiamenti effettivi¸ fatti da noi¸ i frutti della conversione. Infatti quando vede venire a farsi battezzare Sadducei e Farisei¸ che erano due presenze molto significative nel giudaismo di quel tempo. I Sadducei erano in gran parte di classe sacerdotale¸ cioè erano incaricati ufficiali del culto e i Farisei erano le persone più oneste e di buona volontà che c´erano a quel tempo¸ perché erano quelle che volevano diffondere dappertutto e per primi cercavano di praticare tutte le norme della Torah. Erano gli ebrei che curavano l´irreprensibilità nei comportamenti. E come tutti quelli che curano l´irreprensibilità riuscivano a ottenerla nelle questioni cerimoniali e di forma¸ e qualche volta gli scappava la sostanza¸ cioè non ce la facevano nella sostanza delle cose¸ come capita a tutti quelli che vogliono essere irreprensibili. E´ facile essere irreprensibili nel cerimoniale¸ nella cortesia¸ nel rispetto del bon-ton; è molto più difficile essere irreprensibili nella sostanza delle cose¸ allora quella la si occulta; per questo Gesù li qualificava col titolo di ipocriti¸ perché per mantenere la irreprensibilità del visibile¸ non dico dell´esteriore¸ qualche volta bisogna nascondere le pecche sotterranee¸ gli scheletri nell´armadio. Giovanni Battista è ancora più cattivo¸ più severo di Gesù¸ perché dice - razza di vipere -. Le vipere non sono le suocere¸ come pensiamo noi; non è il veleno quello che conta¸ perché poi lui continua dicendo - Chi vi ha suggerito di sottrarvi all´ira imminente -? Quindi l´immagine della vipera è quella del serpente che quando sente un rumore o vede avvicinarsi qualcuno scappa e si nasconde. Loro con il battesimo¸ dicevano - Adesso andiamo a farci battezzare da Giovanni¸ entriamo nell´acqua-¸ quindi con un gesto rituale¸ tentavano di sottrarsi all´ira che sta per venire. Notate che l´immagine del Dio che viene¸ di Gesù che viene¸ è l´ ira imminente¸ quindi torniamo a quelle immagini di severità e di timore che avevamo incontrato domenica scorsa. - Chi vi ha insegnato di sottrarvi all´ira? Chi vi ha detto che col battesimo ve la cavate? Fate frutti!-. Ecco¸ vedete¸ questa è la salvezza¸ la salvezza dell´uomo¸ mediante l´impegno della conversione. Cioè non sono i cerimoniali che salvano¸ ma¸ attenti bene¸ non è neanche Dio che salva. Nel senso che Dio chiama alla salvezza¸ rimprovera¸ sollecita¸ stimola¸ poi sei tu che devi portare il frutto. La scure è posta alla radice dell´albero¸ se l´albero non porta frutto¸ notate nelle parole del Battista Dio non fa come il contadino di una parabola di Gesù che suggerisce - Prova a concimare -¸ no¸ Dio dice - Porta frutti -? -Si-. -Non porta frutti-? - Taglia-! Cioè Dio è colui che richiede¸ esige; è colui che dà anche¸ con le dotazioni naturali della creazione¸ le forze per compiere¸ ma poi attende la nostra responsabilità. Si potrebbe dire che è l´estrema coincidenza della salvezza con la testimonianza delle opere¸ cioè è l´aspetto etico della religione. Che paradossalmente¸ anche se passano per quelli che non darebbero peso alle opere¸ è tipica prevalentemente della interpretazione protestante del cristianesimo: la conversione¸ l´etica. E c´è una serie di filosofi che sono nati nell´ambiente mitteleuropeo che anche sul versante della riflessione filosofica¸ basta pensare a Kant¸ hanno assorbito questa idea che è quella del Battista: il frutto della penitenza¸ le opere. Quella della prima lettura è l´altra concezione della salvezza¸ dove Dio è protagonista e attore non tanto di giudizio¸ non ha la scure in mano¸ non ha il ventilabro¸ che forse se andate a vedere il museo della civiltà contadina capirete cos´è un ventilabro¸ io non ne ho idea; non ha il setaccio per separare il buono dal male. Ma Dio è colui il quale restaura¸ risana¸ ricrea; qui le parole van tutte bene¸ ce ne vorrebbero ancora altre¸ ancora più positive; io ho scelto la redenzione¸ potevo dire ricreazione¸ ma allora sembrava che fosse il giochino di divertimento¸ nuova creazione¸ rifacimento. E´ un´idea non tanto etica¸ ma mitica¸ fantasiosa¸ è quella dei cieli nuovi e terra nuova¸ è quella di lupo e agnello che pascolano insieme¸ che mangiano insieme¸ mucca e orsa che stanno tra loro¸ è il serpente che non fa più paura¸ è la prima lettura. E´ la salvezza concepita come dono divino¸ di rinascita¸ di risurrezione¸ scegliete voi le parole¸ ma è questa specie di mondo nuovo che cambia¸ - perché la saggezza del Signore riempirà il paese¸ come le acque ricoprono il mare-. E´ un´altra immagine di salvezza. Hanno del vero tutte e due¸ però sono differenti¸ per non dire che sono contrastanti¸ sono opposte; non si contraddicono¸ ma sono però una su un estremo e l´altra sull´estremo opposto. Nell´immagine della conversione è soprattutto l´uomo che deve fare¸ per cui se uno viene lui lo mette in guardia - Razza di vipere¸ non stai facendo quel che devi fare-. Nell´altra è Dio soprattutto che fa¸ e l´uomo è gratificato¸ è quello che riceve i doni. -Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte- non perché sono diventati più capaci di trattenere gli istinti¸ no¸ ma - perché la saggezza del Signore riempirà il paese-. E´ l´immagine dell´azione prodigiosa¸ dello stupefacente miracolo di Dio che salva. Lo spirito infatti non è spirito e fuoco come nel Battista¸ ma spirito di sapienza e di intelligenza¸ di consiglio e di fortezza¸ di conoscenza e di timore del Signore; timore significa venerazione¸ rispetto. E´ la trasformazione dell´uomo per un´opera misteriosa e miracolosa del potere di Dio - Il lupo dimorerà insieme con l´agnello -. Di questa modalità di concepire la salvezza direi che ancor più della chiesa cattolica è interprete l´ortodossia¸ le chiese d´oriente¸ per quel poco che ne sappiamo. Per loro la salvezza è proprio questa mistica unione di Dio con l´uomo¸ che lo rinnova¸ lo ricrea¸ lo riabilita¸ lo risana. E quasi con una misteriosa osmosi si diffonde¸ come avete letto nel salmo responsoriale - Vieni Signore re di giustizia e di pace -. Anche il mondo cattolico¸ anche nella sensibilità cattolica è molto presente questa idea. In epoca passata era presente soprattutto nella valorizzazione cattolica del sacramento - Cos´è venuto a fare Dio-? - E´ venuto con la scure per tagliare¸ bruciare i cattivi-? - No¸ è venuto per abitare nel nostro cuore; per santificarci dall´interno con il suo corpo e il suo sangue che prendiamo nell´eucarestia; e noi siamo delle specie di templi che portano dentro di sé Dio stesso fattosi pane¸ fattosi vino¸ per fare di me una creatura nuova¸ buona¸ mite¸ santa¸ paziente¸ pronta perfino al martirio¸ alla sofferenza¸ al sacrificio. Ma è Dio che fa tutto. Oggi è presente soprattutto¸ come nella prima lettura¸ come questa prospettiva: la pace¸ l´unitภla giustizia. E´ il mito sognante della redenzione. Dio che ci riscatta¸ ci rinnova¸ rifà il mondo. Ecco¸ la domanda conclusiva è questa: sono presenti nella bibbia¸ sono positive e vere¸ buone e salutari tutte e due le prospettive. E la domanda è sempre quella¸ che ogni settimana ci facciamo: quale ci colpisce di più¸ quale è più consona ai nostri bisogni e al nostro temperamento? Preferiamo la prima perché la seconda ci fa paura per l´eccessiva severità? L´impegno morale è forse meno utile del desiderio della guarigione divina? Fa più bene al nostro mondo la dolcezza delle promesse : il lupo pascolerà con l´agnello¸ attendete¸ Dio vi salverà? Fa meglio¸ è più salutare la cattiveria¸ la sferza del Battista? - Vi brucio tutti! Decidetevi a convertirvi!- E´ un Savonarola il Battista. Quell´altro è un San Bernardo consolatorio¸ anche se coi monaci era severissimo. Insomma pensateci voi. E´ sempre molto bello secondo me essere cristiani¸ ve l´ ho già detto tante volte¸ perché uno ha una ricchezza di emozioni¸ di sentimenti¸ di pensieri¸ di prospettive; non è incasellato dentro in qualcosa di opaco¸ di noioso. Il cristianesimo è uno stimolo. Cosa è meglio che io desideri¸ cosa dovrei aspettarmi da Dio¸ come devo immaginarlo questo Dio¸ cosa sarà veramente questo Dio? E io cosa è meglio che faccia¸ in che prospettiva è meglio che mi metta? Forse le devo tener presenti tutte e due. E´ vita¸ capite? E vita dell´anima¸ vita dello spirito¸ vita della speranza¸ vita della fantasia! Ecco¸ questo ottengono nella nostra esistenza personale la compresenza di queste due prospettive tra loro opposte