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Omelia I Domenica di Avvento Anno A del 28 novembre 2004

28 Novembre 2004 – I AVVENTO A- Is 2¸1-5; Rm 13¸11-14; Mt 24¸ 37-44 E’ la prima domenica di Avvento¸ e prima di tutto vi darei un piccolo consiglio. Secondo i liturgisti il grande periodo nel quale si deve crescere spiritualmente è la Quaresima; ma per varie ragioni la Quaresima non funziona¸ non funziona bene. Il periodo invece nel quale¸ mi pare di capire¸ anche spiritualmente saremmo più disposti a pensare religiosamente è l’Avvento¸ che invece¸ secondo i liturgisti conta quasi niente; è cosí¸ un periodo un po’ insulso. Invece alla gente la festa del Natale¸ e questo è sbagliato dal punto di vista teologico-liturgico¸ la festa del Natale emotivamente fa più colpo di quella della Pasqua¸ che invece sarebbe il culmine¸ è il culmine. Allora realisticamente io direi¸ siccome la vostra esperienza immagino che lo confermi¸ la Quaresima passa normalmente tra qualche velleità iniziale e poi tutto si perde col passare del tempo¸ io vi consiglierei¸ se volete curare la vostra crescita spirituale¸ di provare a valorizzare di più il mese di Dicembre¸ cioè l’Avvento¸ dedicando un po’ più di tempo a riflessione¸ preghiera. L’Avvento per di più non ha quella specie di consiglio arcaico sul mortificarsi¸ il magro¸ le penitenze¸ che disturba e non ottiene niente dal punto di vista spirituale. “ Ma diù¸ garèsi de fa la penitènza¸ ma so mia cusa fa” poi uno si sente un po’ “ Go fat nianc na penitènza”! Non serve a nulla tutto questo! L’Avvento¸ per grazia nostra¸ è libero da questo aspetto penitenziale¸ anche se si usa il viola. Non è penitenziale¸ è un periodo di concentrazione su valori spirituali. E allora io vi consiglierei¸ visto che normalmente non funziona la Quaresima¸ di provare a vedere se funziona almeno l’Avvento come periodo di approfondimento della vostra fede. E adesso passo al commento alle letture. Direi che la cosa più curiosa e che ci fa pensare¸ nella serie delle letture della Messa di oggi¸ sarebbe anche la prima interessante¸ ma io vedrei piuttosto come interessante il contrasto che si crea tra la seconda lettura¸ un brano della lettera di Paolo ai Romani¸ e il Vangelo. Il Vangelo tra l’altro io ve l’avevo già letto nella forma lucana in una delle domeniche di fine estate¸ e vi avevo letto aggiungendo alla liturgia il parallelo di Luca di questo brano di Vangelo. Perché c’è un contrasto interessante. Ho l’impressione che tutti e due i testi abbiano come tema una riflessione sul tempo che passa¸ e in particolare sulla condizione nella quale una persona si trova nel corso della sua vita quando riflette e si pone la domanda – A che punto del mio tempo sono arrivato? C’è qualcosa di nuovo nel mio modo attuale di essere¸ e per il tempo che ancora mi resta da vivere¸ lungo o corto che sia¸ come lo posso immaginare¸ come lo devo valutare? E il futuro¸ quello che verrภla conclusione del mio tempo¸ come sarà?-. E’ interessante che Paolo ritiene di poter dire ai suoi cristiani che leggono – E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno¸ perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti-. E la posizione di Paolo direi che è positiva¸ ottimistica¸ cioè – E’ meglio adesso di prima-. Cioè: quando abbiamo cominciato a credere¸ non so com’era la situazione allora¸ forse si trovavano in difficoltภun po’ incerti: adesso¸ dice¸ è meglio. Allora ecco una prima domanda che secondo me voi potreste porvi¸ nella vostra vita¸ io nella mia e voi nella vostra – Com’è la mia situazione odierna? Posso dire come S. Paolo “ La mia salvezza (volete mettere un sinonimo?)¸ la riuscita della mia vita è meglio adesso di quando ho cominciato-. -La notte è avanzata¸ il giorno è vicino-. Questa idea che sta per venire il bello dovrebbe valere per tutti¸ a prescindere dall’etภperché non è una questione di etภè una questione di riuscita della vita¸ di senso globale dell’esistenza. E è interessante questa esortazione di S. Paolo a dire – Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce-. E’ una metafora curiosa questa delle armi della luce¸ che non è neanche ben facile capire cosa voglia dire. Probabilmente sono gli attrezzi per il lavoro durante il giorno¸ armi in un senso generico. Il mondo antico usa spesso le immagini militari¸ ma questo dipende dalla cultura del tempo. Anche qui la fantasia si mette in moto: cosa sono le armi della luce? Tiro via l’avverbio¸ ma dopo lo rimetto – Comportiamoci come in pieno giorno-. Capite che il modo di presentare le cose di S. Paolo è un modo¸ direi¸ promozionale¸ energetico. – Basta¸ sediamoci¸ facciamo qualcosa-. Ovviamente la sua prospettiva è quella della maturazione del cristianesimo nella nostra vita. Ecco perché prima ho fatto quella piccola premessa sull’Avvento. Sfruttare questi periodi in cui un po’ la liturgia¸ un po’ l’atmosfera generale¸ un po’ le tradizionali emozioni¸ Natale¸ sfruttare questi periodi per dire – Cerchiamo di sfruttare questi periodi per vivere nella luce¸ nel positivo¸ nella speranza¸ “ indossiamo le armi della luce”. E se qualcuno avesse da rammaricarsi per qualcosa che lo ha rattristato¸ che secondo lui ha sbagliato¸ uscir fuori dalle tenebre¸ dalla pesantezza¸ dall’oscurità. E’ molto generico il discorso¸ lo capisco¸ ma non si deve dimenticare che molte volte la nostra vita è condizionata da questi aspetti emotivi¸ non facilmente razionalizzabili¸ che sarebbe difficile descrivere anche allo psicologo o allo psichiatra; quella che si chiama la depressione¸ che può essere curata anche con le pillole¸ ma anche con un po’ di slancio interiore – Indossiamo le armi della luce-! Non voglio usare slogan che sono forse usurati¸ tipo ottimismo cristiano¸ però direi che ognuno di noi¸ nella sua interioritภdeve domandarsi- Ma io come mi trovo nella vita? A che punto sono arrivato? Cosa penso di quel tanto o poco che mi resta da vivere? Cristianamente come lo devo interpretare-? E’ come se Paolo¸ parafrasando un’altra sua frase che è pure nella lettera ai Romani¸ - Ma se Dio è con noi non c’è niente contro di noi! E allora¸ su¸ rivestiamo le armi della luce-! C’è anche un aspetto morale da sottolineare¸ ma non direi che per voi sia necessario; l’avverbio: -Comportiamoci “onestamente”¸ come in pieno giorno-. Perché i disonesti fanno le cose al buio. Probabilmente noi non siamo persone che devono uscire dalla disonestà. Con ogni probabilità noi abbiamo più bisogno di uscire dalla noia¸ dalla disillusione¸ dalla stanchezza¸ quindi non insisto. – Non fra impurità e licenze-. Ci fossero dei giovinastri da discoteca¸ ma non ci sono; è inutile dirlo. – Gozzoviglie e ubriachezze -. Signor benedetto¸ stiam qui tutti attenti alle calorie! Le lascio perdere. Eventualmente – Contese e gelosie-. Questo magari! Ma direi di lasciare nel generico e terrei come slogan questo. A me piace avere qualche frase che mi fa un po’ da programma¸ tipo slogan¸ e più è vaga la frase e meglio è – Indossiamo le armi della luce-! Da domani mattina voglio provare a indossare le armi della luce. Non so cosa sono¸ ma mi stimola questa idea delle armi della luce. Il Vangelo purtroppo è tutta un’altra cosa¸ e mi dispiace che Gesù faccia questa figura¸ per colpa degli evangelisti s’intende¸ questa figura del menagramo. E’ antipatico. L’avevo già detto nella domenica di quest’estate. Cioè – La venuta del figlio dell’uomo – che sarebbe la sua venuta¸ quella che dovremmo attendere con gioia¸ “ nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo” diremo nella Messa. Ora quando viene il salvatore Gesù Cristo è come al tempo di Noè: mangiavano¸ bevevano¸ compravano( Luca è più lungo nell’elencazione¸ se vi ricordate) fino a quando Noè entrò nell’arca; non si accorsero di nulla¸ Luca diceva – E perirono tutti-¸ e Matteo scrive – Venne il diluvio e li inghiottí-. Tiè! Nell’attesa della beata speranza¸ e ci inghiotte tutti! E’ curioso tutto questo¸ è strano. E anche le immagini che Gesù prende dalle cronache del suo tempo¸ che sono probabilmente delle razzie¸ dei lanzichenecchi di allora – Due uomini saranno nel campo¸ uno sarà preso e l’altro lasciato; due donne saranno alla mola¸ una sarà presa¸ l’altra lasciata-. Come quando passa la banda di quelli che raccolgono gli schiavi: per caso! Questa è la venuta del Figlio dell’Uomo; andum been! Andiamo bene! -Se il padrone sapesse a che ora viene il ladro-! E’ strano tutto questo! Però¸ vedete¸ bisogna tenerli presenti tutte e due le cose¸ perché il bello della nostra bibbia è che contiene un’infinità di contraddizioni. Perché non è un catechismo che dice banalmente le verità; è una serie di suggerimenti per cominciare la riflessione¸ per mettere in moto l’intelligenza. La nostra bibbia è fatta cosí¸ e noi abbiam capito che è fatta cosí¸ e per questo la nostra religione è intelligente¸ perché mette in moto le cose. Gesù questa volta accetta di fare la brutta figura di quello che mette in guardia contro il pericolo di essere colti di sorpresa¸ contro il pericolo di non rendersi conto che il futuro è anche minaccioso. Bisogna vestire le armi della luce e prenderlo con fiducia nella paternità e nella bontà di Dio¸ ma non dimenticare che anche in Dio c’è una dimensione di severitภdi giudizio¸ di controllo¸ di rimprovero; c’è una difesa dell’oggettiva verità che potrebbe umiliare la persona. Son parole mie queste¸ ma è per cercare di tradurre il testo del Vangelo in qualcosa che ci faccia capire che non è semplicemente un modo un po’ strano e sorpassato di minacciare¸ ma è qualcosa che ci può interessare – Stati attenti che ci può essere qualcosa di imprevisto-! E di fronte all’imprevisto¸ e anche qui c’è una sottolineatura che mi pare importante¸ Gesù non dice tanto che bisogna aver paura nella previsione dell’imprevedibile¸ può sempre capitare una cosa che improvvisamente ci rovina tutto¸ e l’incontro con Dio bisogna vederlo non soltanto sotto la dimensione e l’aspetto della gioia¸ della concordia¸ dell’attesa¸ dell’arrivare a casa¸ ma forse anche sotto quello tremendo dell’incertezza¸ perché in fondo in Dio c’è una dimensione di superioritภdi trascendenza si diceva una volta¸ di enorme grandezza; per cui assomiglia un po’ all’esame¸ alla visita medica di cui si attende con ansia il responso – Oh Dio! Se sa mai-! Ecco¸ di fronte¸ ripeto¸ all’imprevisto e all’imprevedibile Gesù non dice di aver paura¸ perché la paura deprime¸ dice di essere svegli e pronti¸ e cioè di mettere in moto le facoltà positive di reazione¸ l’intelligenza. E tutto questo mi pare pure interessante. Lo capisco¸ è difficile conciliarlo con l’altra dimensione¸ quella della lettera ai Romani¸ però probabilmente l’arte di vivere¸ cioè la sapienza cristiana comprende le due cose: siate contenti perché è giorno¸ la notte sta per finire. Ma anche di giorno può capitare l’imprevisto; siate svegli¸ siate attenti¸ siate pronti. Ecco¸ capite¸ tutto questo è un modo di vivere la vita¸ un modo di reagire allo scorrere del tempo¸ un modo di essere uomini intelligenti¸ onesti¸ cari a Dio proprio perché prendono sul serio la loro responsabilità di uomini. E per me vedere nella Scrittura tutti questi stimoli educativi mi pare che sia proprio una grazia del Signore che ci fa del bene.