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Omelia MARIA SS. MADRE DI DIO del 1 Gennaio 2016

1 Gennaio 2016 – MARIA SS. MADRE DI DIO- Num6¸22-27;Gal4¸4-7;Lc2¸16-21 La benedizione sacerdotale della prima lettura a me pare un po´ povera di contenuti¸ abbastanza generica; le benedizioni che noi usiamo a volte alla fine della messa¸ le cosiddette benedizioni solenni¸ sono più ricche di evocazioni e di doni di Dio di quanto non sia questa benedizione presa dal libro dei Numeri. Il vangelo è lo stesso dell´aurora del giorno di Natale¸ e ha in più soltanto la frase finale¸ dove la circoncisione viene messa tra parentesi¸ in una frase subordinata¸ mentre la frase principale è il nome; non si dice neanche che la circoncisione fu effettuata; lo fu certamente¸ però è come se Luca la volesse mettere tra parentesi. E´ un dato di fatto che per noi cristiani la circoncisione non esiste più¸ e facciamo un po´ fatica a capire perché abbia avuto un valore cosí importante nell´antico mondo ebraico. E´ una cosa che¸ anche per la zona in cui viene praticata¸ suscita qualche perplessità sulla sua potenzialità religiosa. Forse già Luca¸ dal momento che lui tiene sempre d´occhio l´eventuale lettore non ebreo del suo vangelo¸ può darsi che abbia cercato di mettere tutto tra parentesi¸ per dire che nella famiglia di Gesù fu più importante il nome che non il vecchio rituale. Il significato del nome Gesù non è particolare¸ molti personaggi si chiamavano Gesù nell´a.t.¸ è lo stesso nome di Giosuè¸ il successore di Mosè. In altre lingue¸ come lo spagnolo¸ è comune chiamare i bambini col nome Gesù. Ha nella sua radice le consonanti del verbo salvare¸ per cui si potrebbe parafrasare salvatore. La lettura più interessante è il piccolissimo brano della lettera ai Galati. Quel- nato da donna- potrebbe essere l´unica¸ piccola traccia¸ molto sottintesa¸ di una nascita verginale. La maggioranza degli studiosi ritiene però che non sia questo lo scopo della frase. Non è nominato il padre¸ ma quando si usa l´espressione- nato da donna-¸ di per sé si intende dire- nato come nascono tutti i bambini di questo mondo-. Quindi direi che non sia possibile vederci un´allusione alla nascita verginale¸ anche perché altrove Paolo ignora completamente una funzione particolare di Maria; non voglio sbagliarmi¸ ma mi pare che il nome di Maria non ci sia neanche una volta nelle lettere di San Paolo; certamente il concetto di nascita verginale è assente dal pensiero di Paolo. Qui il- nato da donna- significa semplicemente- veramente uomo¸ come tutti gli uomini-; quindi corrisponde a quell´immagine dell´abbassamento del Verbo Eterno di Dio¸ che è presente nel famoso inno ai Filippesi. Solo Matteo e Luca hanno un racconto della nascita di Gesù¸ nel quale entrambi presentano una nascita verginale. Matteo in maniera molto più esplicita che Luca¸ però anche in Luca è chiaro che è stata soltanto opera dello Spirito la nascita di Gesù. Paolo però probabilmente queste cose non le sapeva. La lettera ai Galati è del 55-56¸ i vangeli di Matteo e di Luca sono più tardi; però potrebbero riprodurre delle idee più antiche. Probabilmente anche al tempo di Paolo circolava già una qualche allusione a una nascita di Gesù dalla madre vergine; non è sicuro¸ ma può darsi; ed è curioso che sia Matteo che Luca la conoscano¸ e in maniera diversa¸ per cui vuol dire che circolavano già due versioni differenti di questi episodi riguardanti la nascita di Gesù. Se è vero che Paolo non ha conosciuto questi racconti¸ non vi pare interessante questo fatto¸ che il più grande degli apostoli¸ insieme con Pietro¸ morto forse prima che si diffondessero questi racconti¸ sia stato uno degli artefici principali del successo del cristianesimo nel mondo¸ è andato in paradiso senza sapere che Gesù era nato da madre vergine? Ha svolto tutta la sua opera missionaria¸ convertendo persone che era impensabile che si sarebbero potute convertire¸ predicando la morte e la resurrezione di Cristo¸ senza dir nulla sulla sua nascita. Il Natale come festa è nato dopo Costantino. Anche se la nascita verginale narrata da Matteo e da Luca divenne poi subito patrimonio della fede¸ alla fine del primo secolo¸ tuttavia una vera celebrazione del Natale non ci fu fino al tempo di Costantino¸ cioè dopo il 313. Tutto questo fa pensare che ci si è salvati¸ si è capito il valore di Cristo¸ si è raggiunto la sostanza del Cristianesimo¸ anche prima di questo punto della fede. La mia domanda¸ molto provocatoria¸ è questa: non potrebbe succedere anche oggi¸ che puntando sull´essenza fondamentale del cristianesimo¸ senza imporre alle persone tutta quella serie di veritภcome adesso è riassunta nel credo¸ non potrebbe bastare anche oggi? Penso a popolazioni lontane dal nostro modo di pensare¸ alla Cina¸ all´India¸ a parti dell´Africa; a queste antiche culture non ci si potrebbe limitare a qualcosa di veramente essenziale? E qual´è la cosa più essenziale? La croce e la resurrezione di Cristo. In ogni caso la vita adulta di Cristo. Evangelizzare non potrebbe anche voler dire per il momento lasciar perdere tanti particolari¸ e puntare sul nocciolo vero¸ profondo della fede cattolica: Cristo ci ha amati¸ accettando per il nostro bene la morte¸ e per questo vive per sempre. E il senso della vita è capovolto¸ perché la morte non è più la fine¸ ma può essere l´inizio di qualcosa. Se noi ci concentrassimo su questo¸ poi ci sarà tempo di aggiungere tutto il resto¸ non potrebbe essere un modo nuovo di evangelizzare? Si continua a parlare di nuova evangelizzazione! Se cominciamo dai particolari! E ne abbiamo tanti¸ tutte le cose che si dicono nel credo¸ tutte da spiegare¸ difficili¸ complicate! E´ un´ipotesi¸ questa¸ a cui pensare¸ che varrebbe soprattutto per quelle culture che sono cosí lontane dalla nostra¸ e per le quali bisognerebbe cominciare dal nocciolo¸ e aspettare ad aggiungere tutti gli altri particolari¸ ma potrebbe valere anche per certi ragazzi di oggi¸ a cui bisognerebbe dire in poche parole qual´è il punto più importante¸ il rapporto croce-risurrezione¸ la misericordia di Dio che ci è stata meritata da Gesù Cristo. Allora il -nato da donna- non esige che si faccia il racconto del natale di Matteo o di Luca¸ esige che si dica che è venuto tra noi¸ si è fatto uomo come noi¸ però per liberarci. E da che cosa ci ha liberato? Ci ha liberato dalla legge¸ o forse si potrebbe dire¸ come altrove in Paolo¸ ci ha liberato dal peccato¸ ci ha liberato dalla tentazione della corruzione¸ della disonestà e dell´imbroglio¸ da quella bramosia di potere che è la tentazione di quelli che hanno anche la più piccola delle autoritภil desiderio di dominare. E come ci ha liberato? Ci ha liberato¸ applicando a noi¸ dice Paolo¸ quello che Luca ci ha detto di Gesù domenica scorsa: perché mi cercavate¸ non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? Come dice Paolo in questo testo: voi siete figli perché il Padre ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio il quale grida Abba¸ Padre! Paolo non conosce il vangelo di Luca¸ però per una strana combinazione¸ anticipa in un certo senso quello che Luca mette in bocca a Gesù: perché mi cercavate¸ io devo occuparmi di Dio¸ perché Dio è mio papà. Paolo lo dice allo stesso modo¸ anzi in maniera più forte¸ perché usa quella parola¸ Abba¸ che era la parola che si usava in casa quando ci si rivolgeva al papà. Dio è mio padre¸ questo è quello che avviene quando uno diventa cristiano. Quello che è successo a Gesù¸ che dice: io ho un altro punto di riferimento nella vita¸ che vale più di tutto il resto. Ho il contatto con Dio¸ possiedo dentro di me una chiamata divina che mi dice: pensa prima di tutto a Dio¸ il tuo vero padre è Dio¸ la vera guida della tua vita è Dio¸ quello con cui devi chiacchierare¸ a cui devi esporre i tuoi problemi¸ quello di fronte al quale devi riconoscere i tuoi sbagli e i tuoi torti è Dio. E qui Lutero in fondo ha avuto ragione; ha sempre ammesso la confessione davanti al prete¸ e si è sempre confessato nella sua vita¸ ma non voleva che il prete facesse domande¸ voleva che il peccatore non fosse obbligato a far la lista dei peccati; andare dal prete voleva dire semplicemente: Padre ho peccato¸ perdonatemi! Perché fosse soltanto un momento per esprimere la sua tensione verso Dio; dei suoi peccati doveva parlare direttamente con Dio¸ l´elenco doveva farlo in silenzio con Dio¸ non col prete. Se al prete voleva chiedere consigli lo poteva fare in un altro momento. Non una mediazione umana. E questa è la grande differenza sul sacramento della penitenza tra protestantesimo e cattolicesimo. Noi insistiamo molto sulla mediazione della chiesa¸ sul tramite della chiesa¸ che cerca di essere¸ per caritภil più delicato e il meno invasivo possibile¸ ma è pur sempre un tramite umano. Galati ci dice: dentro nel nostro cuore c´è uno Spirito di Dio che ci dice- Padre mio-. Tu sei in contatto diretto con Dio¸ tu sei in contatto familiare¸ confidenziale con Dio¸ come Gesù: io devo occuparmi delle cose del Padre mio. Questo vuol dire mettere Dio al di sopra di tutte le cose¸ questa è la religione. In tutto l´avvento ho cercato di svolgere questo tema: la religione è qualcosa che avviene nella coscienza¸ direttamente nel rapporto con Dio. Forse cattolicesimo e ortodossia hanno troppe mediazioni¸ troppe raffigurazioni¸ troppo clericalismo¸ troppe icone¸ troppi schermi¸ troppe coppie¸ troppi filtri. Paolo aggiunge una parola che non spieghiamo mai: se sei figlio sei anche erede. Cosa vuol dire erede? Vuol dire che tu sei veramente figlio¸ non per modo di dire. Vuol dire che tu partecipi a tutto quello che Dio possiede¸ e che Dio ha. Vuol dire che è già tutto tuo. Adesso non te ne accorgi ancora¸ ma alla fine lo capirai. E´ la stessa cosa che diceva la lettera di Giovanni di domenica scorsa. Cosa vuol dire essere eredi? Che quel che è tuo è mio¸ è già mio adesso. L´esperienza del contatto con Dio che ogni persona può vivere nella sua coscienza: tutto quello che è di Dio è già anche mio. E un pensiero che il protestantesimo sottolinea bene: non l´hai conquistato tu¸ te l´ha regalato Dio¸ che ti ha nominato figlio e ti ha assegnato l´eredità. Paolo lo sottolinea con la clausola finale: sei anche erede¸ grazie a Dio. Non tanto per grazia di Dio; il greco dice soltanto: tramite Dio. Questo contatto diretto¸ questo io-tu nei confronti di Dio. Questa capacitภchiamatela mistica se volete¸ questa sensazione che io già fin d´ora partecipo veramente a quel modo di essere che non riesco neanche ad immaginare¸ che è privo di paure¸ che è conoscenza totale¸ che è sicurezza¸ certezza¸ gioia¸ pace. Se volete¸ lo splendore del volto¸ di cui parlava la prima lettura. Luce che non mi abbaglia e non mi fa chiudere gli occhi. Sei anche erede¸ cioè sei proprietario di Dio¸ dei suoi beni¸ delle sue ricchezze¸ non hai nulla da temere. Questo è la redenzione: sottratti alle paure¸ al timore del domani. Quando una persona riesce a sentire Dio cosí presente nella sua vita¸ Dio nella sua inconoscibile misteriositภquando uno lo sente veramente come uno al quale può dire: papภpadre mio. Quando si arriva a questa intimità si riceve una sicurezza nella vita¸ una tranquillità e una pace che sono già una specie di paradiso qui sulla terra.