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Omelia II AVVENTO C del 6 Dicembre 2015

6 Dicembre 2015- II AVVENTO C- Bar 5¸1-9; Fil 1¸4-6-8-11;Lc 3¸1-6 Il libretto di Baruc è scritto in greco¸ è molto recente¸ scritto intorno al 50 ac. E´ interessante perché riprende alcuni temi tradizionali¸ ma li esprime con la visione delle cose caratteristica degli ebrei di lingua greca¸ non palestinesi quindi¸ pochi anni prima che comparisse prima il Battista e poi Gesù. E´ una specie di antologia di testi¸ non è un libro unitario. Comincia con una lunga preghiera di confessione dei peccati¸ dove il popolo viene invitato a pentirsi di tutte le sue colpe¸ e riconosce che i castighi ricevuti da Dio erano meritati¸ e chiede di avere sollievo dalla disgrazia nella quale è caduto. Poi c´è un inno alla Sapienza¸ che viene considerata la guida per la vita del popolo. E´ interessante che non si parli solo dell´ubbidienza alla legge¸ ma si parla di una sapienza nel valutare le situazioni. Qualcosa di simile a quello che c´è nella seconda lettura: che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e pieno discernimento¸ perché possiate distinguere ciò che è meglio. Questo supera quell´illusione che basti osservare delle norme¸ con le prescrizioni precise¸ per essere in pace con Dio. Già prima di Gesù quelli di lingua greca avevano intuito che l´educazione¸ la crescita dell´umanità dell´uomo non si può ridurre a una serie di norme da mettere in pratica¸ ma occorre con l´intelligenza e la buona volontà discernere ciò che è meglio. Nella prima lettura c´è anche il tema tradizionale dell´esaltazione di Gerusalemme. Nel periodo natalizio troveremo una quantità di passi di questo genere. La presentazione di una salvezza che consiste in un trionfo di Gerusalemme dopo le sofferenze passate. Questo non è mai accaduto¸ è falso¸ è un´illusione. Perché continuiamo a leggere questi testi? Questa speranza in un cambiamento delle strutture politiche è caratteristico del modo di pensare dell´ebraismo antico¸ ed è ancora presente la loro ostinazione di voler tornare in Palestina. Il n.t. non contiene più niente di questa retorica di promesse di ritorno¸ di trionfo¸ di regalità. Gesù piange su Gerusalemme¸ perché ha perso il giorno nel quale poteva salvarsi¸ e ne annuncia la rovina. A pentecoste Gesù dice ai discepoli di andare in tutto il mondo a predicare¸ e loro per i primi mesi stanno a Gerusalemme¸ poi se ne vanno. E secondo Luca il luogo simbolico della presenza di Dio nella storia diventa Roma. Ma anche Roma è solo un simbolo¸ se venisse distrutta non cambierebbe nulla. Il legame della memoria del Dio in Cristo per gli orientali è in Costantinopoli¸ e per i protestanti in nessun luogo e in tutti i luoghi. Il n.t. non vuole che ci sia questa localizzazione in strutture fisiche e politiche. I padri della Chiesa¸ i primi scrittori antichi¸ quando videro Gerusalemme completamente distrutta¸ con l´imperatore Adriano¸ quando venne chiamata Elia Capitolina¸ cominciarono a dire che quello che l´a.t. diceva di Gerusalemme adesso vale per la Chiesa. Anche questo secondo me è stato un errore di interpretazione¸ che ha dato origine a quell´idea che nella chiesa si avvererà tutto quello che era promesso nelle parole dell´a.t.¸ compreso il potere politico. E con le vicende di Costantino la chiesa ritenne di essere più imperiale dell´impero¸ l´erede spirituale dell´impero romano¸ protetta da Dio¸ e nacque la chiesa medioevale. Cambiare questa struttura fu doloroso per i cristiani; prima ci fu la riforma protestante¸ poi ci fu la modernizzazione della chiesa; se Dio vuole adesso siamo quasi del tutto liberi da questi sogni vetero-testamentari. Non è certamente un´idea dominante nel n.t. che la chiesa debba avere un potere nel mondo¸ è presente l´idea che la chiesa deve influenzare la vita di tutto il mondo: ogni uomo vedrà la salvezza di Dio. E metaforicamente si riprende l´idea che la chiesa avrà strade appianate per arrivare a tutti gli uomini. Ma la capacità di compiere questo cammino non viene dal potere politico; San Paolo nella lettera ai Filippesi prega per i fratelli per la loro cooperazione per il Vangelo; è il contatto personale¸ il dirlo al vicino di casa¸ all´amico¸ al compagno¸ è la trasmissione dei valori della fede nel colloquio interpersonale¸ con la libera testimonianza¸ la concretezza dell´esempio¸ il cambiamento di vite personali che si assommano. Il cristianesimo antico si è diffuso cosí. Vedere la chiesa dei nostri tempi che perde sempre più potere a livelli ufficiali¸ che ha sempre meno un primato di fatto nella societภe che deve aprirsi la strada cercando di spianarla¸ con un po´ di coraggio¸ qualche volta con un tantino di energia¸ se merita ogni tanto uno spintone. E´ nella vitalità dell´interiorità della persona che opera Dio. (Per ascoltare la versione integrale connettersi al sito www.barzillai.it)