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Omelia XXXII DOM.T.O.B del 8 Novembre 2015

Solo audio 8 Novembre 2015- XXXII DOM. T.O. B- Ire17¸10-16;Eb9¸24-28; Mc 12¸38-44 Il brano della lettera agli Ebrei contiene un´idea interessante: il confronto tra Gesù Cristo¸ che non deve offrire se stesso più volte¸ come il sommo sacerdote¸ che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui. Cioè l´idea che in Gesù Cristo è cambiato¸ all´interno della religione ebraica¸ e all´interno di ogni religione¸ il rapporto con il tempo¸ con la storia. La legge ebraica prescrive che tutti gli anni ci debba essere una giornata dedicata alla richiesta del predono dei peccati¸ il giorno del kippur¸ e quindi il sommo sacerdote deve fare una particolare cerimonia per chiedere il perdono dei peccati; questa necessità continua di invocare¸ chiedere¸ ripetere¸ dà l´impressione che Dio voglia che l´uomo continui a rimanere in un mondo pieno di peccato e di ingiustizia¸ e sia costretto a chiedere continuamente perdono; l´uomo sbaglia continuamente e deve continuamente cercare di riparare. Come se tutto dovesse andare avanti indefinitamente cosí¸ finché dura la storia. Può darsi che alcune persone ritengano che anche il cristianesimo sia cosí¸ anche perché nell´abitudine della pratica cristiana si sono introdotte delle ripetizioni continue che possono dare questa impressione. Noi abbiamo sempre bisogno di un antidoto alla nostra incapacità di essere giusti e santi¸ non veniamo mai definitivamente guariti¸ ci portiamo sempre dietro la nostra debolezza¸ le nostre colpe¸ il nostro attaccamento al peccato¸ e sarà sempre cosí. Questo è quello che veramente caratterizza il cristianesimo¸ oppure no? Mi pare che la lettera agli Ebrei¸ nel suo insieme¸ è stata scritta proprio per contestare questa impressione che Dio non abbia compiuto nella storia qualcosa per cambiarla radicalmente¸ mentre è vero che Dio ha cambiato radicalmente la situazione¸ e Gesù Cristo è l´artefice di questo cambiamento totale e radicale. L´ebraismo nell´a.t. sembra sognare questo cambiamento radicale¸ infatti attende un messia. La lettera agli ebrei continua ad insistere che c´è una differenza fondamentale tra Gesù e tutti quelli che son venuti prima¸ facendo capire che Gesù ha cambiato la situazione ed è venuto a risolvere le cose in maniera definitiva. La lettera agli ebrei intende dire che Gesù ha guarito l´umanitภillustrando la differenza tra il primato di Cristo e la ripetitiva ritualità della liturgia del tempio¸ e di tutta la legislazione dell´a.t. E´ difficile capire¸ perché l´autore non spiega¸ cosa intende dire quando afferma che Gesù ha portato il suo sangue nel santuario del cielo¸ e coinvolge il difficilissimo problema di capire perché fu necessaria una morte cosí dolorosa da parte di Gesù. Con Gesù è cambiata la nostra situazione nei confronti di Dio¸ tanto è vero che il testo dice che Gesù potrà tornare alla fine -senza alcuna relazione con il peccato-¸ come se dicesse che quando tornerà il peccato non ci sarà più¸ non verrà più per riparare delle colpe¸ perché l´ha già fatto la prima volta¸ verrà semplicemente ad incontrare coloro che l´aspettano per la loro salvezza. Qui c´è un altro problema aperto: quindi non tutti! Allora quella guarigione non è una guarigione universale¸ è una guarigione che riguarda coloro che credono! Ma è già molto questo: sapere che se uno aderisce a Gesù guarisce veramente dalla tensione verso il cedimento al male che tutti portiamo per natura dentro la nostra persona. E non ha più bisogno quindi di ripetere. E´ capace di prendere una decisione a favore di Cristo che è capace di trasformare tutta la sua vita. E´ questa decisione che deve essere continuamente rinvigorita¸ e per questo continuiamo a venire a messa ogni domenica¸ a confessarci ogni tanto. Anche noi abbiamo una struttura fatta di ripetizioni¸ ma queste ripetizioni non sono segno dell´impossibilità di guarire¸ ma sono un modo di rinvigorire la forza guaritrice che Cristo ci ha dato nel battesimo. Perché facciamo la comunione tutte le domeniche? Per far rendere operante in noi una forza di salvezza che già possediamo; direi per irrobustirci nel bene¸ non per guarire dal male. La vita cristiana è questo: un atto di conversione iniziale¸ nel quale Cristo prende possesso della nostra esistenza¸ ci libera da quella propensione al male¸ ci riempie dello Spirito di Dio¸ e questo stesso Spirito che ci è donato nel battesimo¸ nella cresima¸ ci dona nell´eucarestia la presenza in noi del cuore¸ della mente¸ della forza di Gesù Cristo¸ per cui noi¸ già guariti dal peccato¸ siamo capaci di opere buone. L´a.t. si limita a ripetere la cura¸ che non guarisce. Il n.t. fornisce una guarigione¸ la quale deve essere nutrita continuamente¸ che è la liberazione dal peccato. Per questo san Paolo dice che noi siamo liberi¸ figli e non più schiavi. Si tratta di un vero cambiamento¸ che il cristiano è convinto di ricevere per opera di Dio¸ e se non ci fosse lui sarebbe una persona diversa¸ priva di una capacità di scelta del bene. Deve rinnovare ogni volta questa scelta¸ ma è una scelta che ormai è costitutiva del suo organismo spirituale. Questo è ciò che avviene nella cosiddetta iniziazione cristiana¸ cioè quando si entra nel cristianesimo. Quando nel mondo antico erano gli adulti che venivano battezzati questo lo si capiva. L´unione a Cristo mi fa diventare un uomo diverso¸ diverso in che cosa¸ diverso nel senso che io amo il bene¸ e sono capace di resistere a tutte le tentazioni di comportamenti sbagliati¸ e i comportamenti sbagliati sono sostanzialmente quelli che fanno soffrire inutilmente le altre persone. In Gesù Cristo c´è un definitivo cambiamento¸ Cristo ha una salvezza – escatologica-¸ che non vuol dire che viene tardi nel tempo¸ ma è come una vaccinazione permanente¸ e il battezzato è diventato diverso da come sono tutti gli altri uomini. E´ la nostra adesione totale a Cristo che forse molte volte ci manca; la consapevolezza di quello che è accaduto a noi giภcioè che Cristo vive in noi; noi spesso spegniamo questa consapevolezza della presenza di Cristo¸ perché¸ come se non fossimo stati toccati da lui¸ continuiamo a vivere come fanno tutti gli altri. Allora le due vedove diventano il segno di coloro che hanno buttato via tutto per stare dalla parte di Dio; che hanno il coraggio di affidare la propria identità personale¸ quello che vogliono essere¸ soltanto a Dio; e lo esprimono con questo gesto: se Dio mi chiede qualcosa¸ anche a costo di morire gliela do. E´ un modo esagerato di esprimere le cose¸ come era esagerata la scelta dei martiri: piuttosto di tradire la mia fede muoio. Nessuno pretende che noi arriviamo a questi estremi. Si pretende solo che nella quotidianità della vita siamo capaci di rinnovare continuamente questa convinzione: lo Spirito Santo è quello che mi guiderà in questa giornata¸ lo Spirito di Cristo è quello che mi farà capire cosa devo fare oggi. Allora potrò ancora pentirmi di tutti gli sbagli che faccio¸ ma questo pentimento non sarà che l´applicazione di una sicurezza assoluta di essere diventato un uomo diverso grazie a Dio. Questa idea è quella che pare animare il convegno ecclesiastico di Firenze che comincerà la settimana prossima. Il famoso nuovo umanesimo in Cristo: diventare uomini come Cristo è capace di farci diventare. Bisogna che noi cristiani¸ anche per aiutare la società a curare i suoi mali¸ ci comportiamo da uomini che non sbagliano più¸ e che appena sbagliano si fermano¸ perché ormai l´errore¸ il peccato¸ l´ingiustizia sono diventati qualcosa che non gli interessa più¸ che ripugna alla loro esistenza¸ perché sentono che invece quello che è coerente con la propria personalità è l´amore di Cristo¸ il perdono¸ la pazienza¸ lo Spirito Santo. E´ un trasferimento totale in un´altra concezione del vivere¸ un diverso modo di essere uomini.