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Omelia XXVII DOM. T.O. B del 4 Ottobre 2015

Trascrizione non integrale 4 Ottobre 2015 – XXVII DOM. T.O. B – Gen 2¸18-24; Eb 2¸9-11; Mc 10¸2-16 Nel primo capitolo della Genesi¸ quello della creazione in sette giorni¸ l´uomo è creato l´ultimo giorno¸ insieme con gli animali. “Facciamo l´uomo a nostra immagine....”. In questo caso la parola uomo non implica ancora la distinzione sessuale¸ maschio femmina¸ ma significa che creò l´essere umano. Poi il testo precisa: maschio e femmina li creò. Quindi nel primo capitolo della Genesi si precisa con assoluta chiarezza che l´immagine di Dio appartiene sia al maschio che alla femmina. E´ proprio anche nella differenza sessuale che consiste l´immagine con Dio. L´uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio in quanto maschio e femmina. Il mistero della fecondità costituisce la primaria immagine tra Dio e le creature che lui ha fatto esistere¸ in quanto la trasmissione della vita è considerata dalla Bibbia come un´opera nella quale Dio è sempre coinvolto. Gli animali e l´uomo sono sotto la protezione di Dio quando generano la loro discendenza. Questa è probabilmente l´idea che connette questo tema dell´immagine e somiglianza¸ con il fatto di essere maschio e femmina. Questo è il primo racconto¸ quello dei sette giorni: l´uomo creato insieme con gli animali nell´ultimo giorno¸ costituito a immagine di Dio anche per il fatto di essere una coppia maschio e femmina¸ capace di feconditภe che ha il compito di tenere a bada tutto il resto degli esseri viventi che ci sono sulla terra. Poi segue un secondo capitolo¸ quello del giardino¸ del serpente¸ del peccato originale¸ che certamente ha a che fare con la mitologia babilonese. Qui le cose¸ dal punto di vista cronologico¸ sono completamente capovolte. Qui l´uomo è creato per primo¸ non c´è ancora niente¸ la terra è desolazione e orrore¸ lo spaventoso nulla; c´è soltanto una polla d´acqua¸ e con questa poca acqua che viene su da una sorgente misteriosa¸ Dio plasma¸ con la polvere del suolo¸ l´uomo. Anche qui non si specifica che è maschio o femmina¸ lo si capisce dal resto del racconto¸ che suppone che questo uomo non è ancora consapevole di una differenza sessuale. Dopo aver creato l´uomo Dio prepara il contesto nel quale deve vivere¸ e fa crescere le piante¸ e poi crea gli animali¸ e dice che l´uomo darà loro il nome. In questo racconto la femmina viene data perché gli animali non bastano all´uomo; Dio fa qualcosa che è al di sopra degli animali¸ ed è all´uomo corrispondente; l´ebraico dice: che gli possa stare di fronte. E nasce quest´immagine di una donna tratta fuori dal corpo dell´uomo¸ modellata come donna¸ che l´uomo riconosce come una parte di se stesso che gli è stata tolta¸ e che adesso gli viene restituita in questa gradevolissima forma della donna. Come va interpretato questo modo diverso di presentare la relazione della donna nei confronti dell´uomo? L´interpretazione che mi pare più aderente al testo è che la donna viene considerata inferiore all´uomo: è un pezzo di uomo¸ diventato donna¸ per completare il bisogno del maschio. Quindi mentre la parità dei sessi era chiarissima nel primo capitolo¸ qui direi che è chiarissima la sottomissione della donna. E quando si dice che diventeranno un´unica carne¸ si dice che è una vita unica¸ è consanguinea. Si crea quell´idea¸ caratteristica di tutto l´oriente antico¸ per cui la donna è proprietà dell´uomo¸ è sottomessa all´uomo¸ è lo strumento con cui l´uomo diventa fecondo. Gesù nel Vangelo dà un´interpretazione di questo testo¸ dicendo che Mosè ha esagerato nel considerare il primato dell´uomo sulla donna¸ e ha dato al maschio un diritto che non aveva¸ quello di ripudiare la moglie. Gesù interpreta il secondo racconto come un racconto dove quello che conta è la consanguineità tra uomo e donna¸ che viene acquisita mediante il matrimonio. Mentre nel secondo capitolo della Genesi si cercava di mettere in luce la superiorità del marito sulla donna¸ interpretazione che è durata fino a san Paolo¸ Gesù ha corretto questo presupposto di un diritto dell´uomo sulla donna¸ che giungeva al punto di dire: se non mi soddisfa più la rimando a casa. Gesù è al di sopra dell´ebraismo del suo tempo¸ sottolineando che quel racconto non indicava che la moglie è proprietà dell´uomo e il marito può cacciarla; - non separate ciò che Dio ha congiunto- cioè non permettete che venga lasciato all´arbitrio del marito quello che Dio ha voluto¸ cioè che diventassero una nuova famiglia¸ come se fossero tra loro consanguinei. Lo scopo di Dio era che la unione si rafforzasse sempre di più¸ per questo aveva autorizzato che lasciassero perdere il padre e la madre¸ per costituire una nuova cellula vitale. Ed è quindi una globale difesa del valore della famiglia. La perentorietà della frase- l´uomo non divida ciò che Dio ha congiunto- probabilmente è una perentorietà di tipo ermeneutico-profetico¸ cioè cosí va interpretato il testo; non necessariamente può essere origine di una nuova legislazione che cancella assolutamente la possibilità di una eventuale separazione definitiva. Perché oggi lo spirito non è più quello del ripudio¸ ma di separazione o divorzio consensuale. Queste sono le sottigliezze interpretative che eventualmente il sinodo della famiglia dovrebbe cercare di fare¸ ma non riuscirà a fare. Questo testo va preso con le pinze¸ perché è un´interessante esegesi dell´antico testamento¸ in cui Gesù riconduce il testo ad una verità originaria che si era perduta nella cultura del suo popolo. Se diventa di nuovo una legge che autorizza o che proibisce¸ probabilmente va al di là delle intenzioni di Gesù. Faccio notare un particolare: solo in Marco c´è scritto che anche la donna può ripudiare il marito. Sbaglia anche lei. Questa idea viene probabilmente dal diritto romano. E´ una delle prove nascoste che il Vangelo di Marco è stato scritto a Roma. E´ la riforma della famiglia fatta da Augusto che regola la possibilità del marito e della moglie di rompere il vincolo. Questa frase è un indizio che Marco conosce la legge romana¸ e avvalora l´ipotesi¸ avanzata da antichi scrittori¸ che Pietro sia andato a Roma prima di Paolo¸ e che Marco l´abbia accompagnato¸ e nel suo Vangelo trascriva le prediche che Pietro faceva a Roma¸ il che è importantissimo per verificare la storicità di base che c´è in questo vangelo. Marco l´ha aggiunta al testo perché voleva attualizzare l´insegnamento di Gesù. Noi sulla Parola ci ragioniamo sopra¸ e confrontiamo con la realtà in cui siamo inseriti¸ e adeguiamo alla realtà in cui siamo inseriti quello che risale alla sapienza di Gesù.