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Omelia XXXII Dom. Tempo Ordinario; Anno C del 7 novembre 2004

7 Novembre 2004 – XXXII DOM. T.O.C – 2Mac 7¸ 1-2.9-14; 2Ts 2¸16-3¸5; Lc 20¸ 27-38 I Sadducei fanno una brutta figura in questo brano di Vangelo¸ perché hanno adoperato una barzelletta per contestare di fronte a Gesù la fede nella resurrezione che era invece condivisa dai farisei con i quali Gesù questa volta si trova d’accordo. E’ un aneddoto abbastanza volgare questo e¸ ripeto¸ assomiglia alle solite barzellette¸ e dimostra che la loro obiezione nei confronti della resurrezione è un’obiezione sciocca perché non tengono conto di come va pensata la resurrezione. Noi però nel nostro piccolo¸ anche se riconosciamo che l’esempio posto dai Sadducei è un esempio volgaroccio¸ tuttavia tradizionalmente siamo portati a ragionare allo stesso modo¸ con un pochino più di delicatezza¸ ma ragioniamo allo stesso modo. Perché anche noi¸ e questo l’ho già detto tante volte¸ anche noi quando immaginiamo la resurrezione la immaginiamo in continuità con la vita di adesso; con un qualche grado di continuità con la vita di adesso; certo¸ meno grossolano e volgare di quello dei Sadducei. Anche meno grossolano di quello del povero ragazzino simpatico che ha detto al persecutore¸ secondo l’autore del libro s’intende¸ - Da Dio ho queste membra¸ e per le sue leggi le disprezzo¸ ma da lui spero di riaverle di nuovo-. E’ qui la piccola grossolanità del ragazzotto. Cioè – Spero di riavere braccia¸ gambe-. E’ un modo antico¸ un modo classico di immaginare la resurrezione in continuità: con la morte perdo il corpo presente¸ ne riceverò un altro; che sarà come quello dei robot¸ non so; come sarà? Oppure trasparente¸ etereo. L’errore è la continuità. Gesù che è più intelligente di molti altri¸ nella sua risposta¸ che Luca riproduce con una frase complessa¸ ma è la migliore dei tre Vangeli questa formulazione di Luca della risposta di Gesù ai Sadducei ( questa volta Luca è bravo; spesso l’ho criticato ma questa volta è riuscito a fare la frase più ben costruita rispetto a Matteo e Marco) – Non prendono moglie né marito¸ nemmeno possono più morire-. Notate – Non possono morire-. Ora¸ non può esistere una creatura di questo mondo che non può. Per poter far parte del mondo cosí come è strutturato bisogna¸ tutto deve trasformarsi e cessare di essere quel che era prima¸ che equivale a morire. Capita perfino ai ghiacciai e alle montagne: muoiono. Nel senso che si trasformano¸ cambiano. Poi¸ ancora più chiaramente¸ Gesù dice una cosa che anche questa dopo noi la stravolgiamo¸ perché abbiamo l’ossessione della continuità – Perché sono uguali agli angeli-. Solo che noi quando diciamo la parola angeli¸ può anche darsi che non ci siano nemmeno gli angeli¸ ma non è questo il problema¸ quando diciamo angeli li immaginiamo come una specie di uomini eterei. E’ vero¸ la Bibbia stessa dà l’impressione che quando gli angeli si fanno vedere prendono forma umana. Ma perché secondo la Bibbia gli angeli prendono forma umana? Perché se non la prendessero non riusciremmo neanche a percepirli¸ perché gli angeli non sono come gli uomini. E questo intende dire Gesù quando dice – Sono uguali agli angeli-! Solo che noi¸ ripeto¸ abbiamo fatto gli angeli simili agli uomini. Perfino Dio l’abbiamo immaginato simile a noi¸ figuriamoci gli angeli! Ma questa è la nostra mentalitภnon il ragionamento di Gesù. Quando Gesù dice che non possono più né sposarsi né morire è per indicare la discontinuità. La resurrezione non può essere immaginata perché non ha¸ direi¸ nessun punto di continuità con la vita presente. Perché essendo – Figli della resurrezione-¸ cioè non più figli della creazione¸ - sono figli di Dio-¸ non esseri di questo mondo. Io queste cose è la decima volta che le dico. Le dico dappertutto¸ le dico sempre; ma non solo mica io le dico¸ anche Gesù le ha dette; alla sua maniera. E’ difficile che passino queste cose¸ perché l’istinto della continuità è pervasivo. E secondo me¸ ecco questo è forse il punto più complicato da spiegare¸ secondo me questo istinto della continuitภper cui noi¸ ve l’ho già detto anche questo¸ speriamo di risorgere¸ e l’errore sta in quel ri¸ come se l’ideale di tutto fosse che quel che c’era prima ritorna. No! E’ il nuovo che viene¸ è l’inedito¸ l’inaspettato. Come Dio! Solo Gesù¸ in un certo senso¸ è risorto con il ri¸ perché è Dio da sempre e ha assorbito la sua umanità nella sua preesistente esistenza divina. Ma noi non risorgiamo come Gesù¸ ci mancherebbe altro. Gesù risorge in forza della sua preesistente divinità. Per noi risorgere non significa per nulla tornare indietro¸ perché se si fosse un ri vorrebbe dire tornare nella miseria della morte. E’ tutto nuovo¸ è tutta un’altra cosa¸ è qualche cosa di – cieli nuovi e terra nuova-¸ uomo nuovo¸ che a malapena potrà ancora chiamarsi uomo. Sotto questo aspetto¸ capitemi bene perché non voglio equivocare perché il Signore me ne liberi¸ ma sotto questo aspetto del cambiamento intuisce forse meglio le cose la dottrina della reincarnazione. La quale non ha niente di simile al cristianesimo. Innanzitutto perché pensa a un’autopurificazione¸ cosa che il cristianesimo ignora¸ perché la salvezza viene da Dio¸ non dall’autopurificazione¸ secondo perché fa parte di un contesto religioso in cui dio e mondo sono la stessa cosa¸ per cui è il mondo che è dio. Quello che c’è di intelligente nella reincarnazione è la discontinuità: cioè che uno diventa farfalla. Che è ridicolo e balordo¸ ma l’idea che c’è sotto è intelligente. Cioè è l’idea del cambiare. Noi abbiamo la concezione completamente opposta a quella; nella quale però il cambiamento è essenziale¸ perché non siamo più – figli della terra¸ figli di questa creazione- ¸ ma diventiamo veramente come i – non uomini- cioè gli angeli – figli di Dio-. E’ questa trasformazione. E dico anche un’altra cosa. Che questa continuitภcioè questa mania di dire – Riavrò¸ ritornerò-¸ la musichetta è carina¸ ed è anche giusta per certi concetti¸ ma io ho sempre protestato con quella canzoncina – Risorgeròòò-. Ma che risorgerò! Eventualmente – Ti risorgeranno-. Ma è diverso. Ma c’è sempre quel ri che rovina tutto. Bisognerebbe eliminarlo quel ri¸ che indica ripetizione. Dicevo¸ c’è il pericolo che questa idea della continuitภcioè – riavrò le mie membra¸ ritornerò ad essere io-¸ finisca per essere la cosa meno cristiana che si possa pensare¸ perché finisce per essere valorizzazione dell’uomo¸ contro Dio. Credere in qualcosa dopo la morte significa avere la massima fiducia in quello che Dio farà e che io non posso neanche pensare. Se diventa un’affermazione per dire che io “ Ho diritto di durare ancora¸ perché ho una dignitภperché ho avuto nobili sentimenti¸ per cui mi spetta”¸ per carità! Questa è bestemmia. Non è cristiano tutto questo¸ perché cristianesimo vuol dire che tutto viene da Dio¸ io non merito niente¸ è tutto dono¸ è tutta grazia¸ è tutta invenzione sua. Ma ci mancherebbe che io debba rivendicare qualcosa del tipo – Risorgerò! Il martire non può essere dimenticato-! Per carità! Questa retorica! Che c’è nel secondo libro dei Maccabei (che non è canonico per gli ebrei¸ e neanche per i protestanti¸ lo è per i cattolici). E’ la cosa più anticristiana che si possa immaginare. Perché il cristianesimo è la riconoscente accoglienza del dono gratuito. Perché Dio è tutto¸ e senza Dio tutto è niente¸ anzi peggio¸ è male. Questo è il cristianesimo. Ora se l’idea della resurrezione diventa una specie di¸ sia pure nel subconscio¸ di – ci mancherebbe altro che io debba andar perduto¸ ho una mia dignitภbisogna!-¸ ma per caritภquesta è bestemmia¸ questo non è cristiano. Può darsi che sia induismo¸ ma non lo è perché è più umile l’induismo¸ c’è almeno la purificazione mediante la reincarnazione. Guai a pensare queste cose! -Quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo- ha detto Gesù. Quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della resurrezione dai morti. Cioè di un rifacimento totale. E’ curioso questo¸ perché Gesù non dice che sono tutti¸ e non dice neanche a che condizione¸ perché mica deve fare la lezione completa¸ deve rispondere a una barzelletta. Non dice neanche con che criterio verranno giudicati degni¸ lo lascia oscuro. Perché Gesù ha piacere che noi abbiamo paura di non essere giudicati degni¸ per farci capire che tutto è grazia. Ecco¸ morire nella speranza della resurrezione vuol dire morire nella totale fiducia in Dio¸ che farà quel che vuole¸ e che io non so. Perché per potere¸ non dico meritare¸ ma essere giudicato degno della resurrezione¸ questa speranza nell’aldilà deve essere un atto di fede in Dio¸ non un atto di stima per l’uomo¸ tanto meno per me stesso.