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Omelia CORPO E SANGUE DI CRISTO B del 7 Giugno 2015

Trascrizione non integrale. 7 Giugno 2015 – CORPO E SANGUE DI CRISTO B-Es 28¸3-8; Eb 9¸11-15; Mc 14¸12-16.22-26 La prima lettura descrive il modo in cui sarebbe stata conclusa l´alleanza tra Dio e il popolo alle pendici del Sinai¸ e viene confrontata con l´alleanza che Gesù avrebbe istituito nell´ultima cena. La seconda lettura serve da spiegazione teologica del passaggio dall´una all´altra alleanza. Tutta questa teologia dell´alleanza è una riflessione che è stata fatta già nei primi anni del cristianesimo. Attorno agli anni 70¸ 90 questa teologia è sufficientemente elaborata. I vangeli però¸ scritti negli stessi anni¸ cercano di tornare alla forma semplice¸ originaria¸ del contatto con Cristo che ebbero i primi discepoli. Ci si può fermare sul vangelo e cercare di immaginare che cosa avrebbero potuto pensare quella sera gli apostoli¸ quando hanno sentito le parole di Gesù: questo è il mio corpo¸ questo è il sangue dell´alleanza; supponendo che queste parole siano o quelle che Gesù ha detto¸ o in ogni caso minimamente ritoccate. Cosa avranno capito loro¸ cosa avranno provato¸ che reazioni avranno avuto sentendo Gesù dire queste cose? Loro di tutto quello che è stato detto dopo¸ di Gesù Cristo¸ del valore salvifico della sua morte¸ della risurrezione¸ non sapevano niente. Bisogna mettersi nell´epoca che precede la risurrezione¸ quando Gesù appare semplicemente come un uomo dotato di una spiritualità intensa¸ che parla di fede¸ di religione¸ parla di Dio¸ un profeta. Cosí si coglie la novità originaria¸ e le cose non sono più filtrate da tutta la teologia successiva¸ con tutta la filosofia che c´è andata dentro. Gesù nelle parole del vangelo ha solo un piccolo accenno al tema dell´alleanza: questo calice è il mio sangue dell´alleanza. In Marco non c´è neanche: della -nuova- alleanza. Pensate che dicendo queste parole¸ a Pietro¸ Giacomo¸ Andrea¸ Giovanni veniva in mente il rituale di Mosè che abbiamo letto nella prima lettura? Avranno collegato le due cose? Quei litri di sangue di cui si parla nella prima lettura¸ che a noi oggi suonano raccapriccianti¸ li avranno collegati? Il rito di Mosè prevedeva catini pieni di sangue di animali¸ e il popolo veniva asperso con il sangue; cosa barbara¸ primitiva¸ carnale; una simbologia che a noi risulta volgare¸ per dire che l´alleanza con Dio può salvare o mettere in pericolo la vita. Questo voleva dire¸ forse¸ questo segno del sangue. Quel mondo¸ che per noi è di un altro pianeta¸ l´avranno avuto in mente i dodici? Gesù ce l´aveva in mente? Voleva alludere a questo? La bibbia mette insieme le tre letture e dice ai fedeli: si è adempiuta finalmente la promessa implicita nel gesto di Mosè; invece del sangue dei tori c´è il sangue di Cristo. Come dice il testo della lettera agli Ebrei; e anche questo è raccapricciante¸ come se il sangue di Cristo avesse la stessa funzione di quella dei vitelli! Quella sera¸ nell´ultima cena¸ questa idea c´era giภo l´hanno sovrapposta dopo i primi teologi¸ l´autore della lettera agli Ebrei? Pensate di riuscire a convincere uno che questi ragionamenti sanguinolenti sono una parola di Dio che ci viene detta per la nostra vita di oggi? Io rimango in parte inorridito quando leggo queste cose; le so apprezzare dal punto di vista della storia della cultura¸ ma mi rifiuto di pensare che il sangue di Cristo ha la stessa funzione¸ anzi più efficace¸ di quella dei tori e dei vitelli¸ perché mi pare di capire¸ da quello che i vangeli sinottici dicono¸ che Gesù¸ durante la sua vita¸ non ha mai parlato della utilità di spargere del sangue¸ uccidendo una persona¸ per salvare il mondo. Ha guarito i malati¸ ha insegnato come si vive¸ ha mangiato¸ ha passeggiato con altri¸ non ha ucciso nessuno; forse voleva dire: quello che cambierà il mondo¸ quello che finalmente riconcilierà gli uomini con Dio¸ e gli uomini tra loro¸ sarà sedersi a tavola e bere un po´ di vino¸ ricordandovi come io vi ho voluto bene; questo vino che vi do sostituisce¸ annulla¸ cancella l´immagine del sangue; ricordatemi come uno che morirà stanotte¸ ma non vi dice che sarà la sua morte a salvarvi¸ vi dice che a salvarvi sarà la sua presenza di spirito¸ di stare con voi serenamente¸ perfino nella gioia¸ bevendo insieme il vino¸ che produce letizia¸ nella gioia di un banchetto¸ in attesa di continuare ad avere una gioia simile a quella del banchetto quando finalmente Dio si deciderà a governare il mondo più di quanto non abbia fatto finora. E´ la cancellazione di quell´orrido del sangue. Questa vecchia barbarie Gesù è venuto ad eliminarla¸ non ad assumerla su di sé. L´autore della lettera agli Ebrei è cosí legato alla cultura che mette le due cose in paragone¸ come se fossero omogenee¸ mentre la novità di Cristo non ha niente a che fare con l´Esodo. Se lo fa venire in mente¸ lo fa per dire: dimenticatelo! Alla domenica nella preghiera serale diciamo un salmo nel quale si dice: per me il Signore è una gioia più forte di quella di coloro che hanno abbondanza di grano e di vino. Per dire l´abbondanza del mangiare e del bere¸ cioè l´abbondanza della vitalità e della gioia. Il Signore vuole essere per noi quel sostegno di vita che ci viene dato dal cibo e dalla bevanda. Cibo e bevanda¸ come dice la frase del salmo¸ non spargono sangue. Quando Gesù dice: io sono pane¸ io vi do il vino¸ è come se dicesse: l´alleanza¸ il rapporto con Dio non è più quello di prima¸ non è più quello che esige che qualcuno muoia. Il muoio¸ dirà Gesù Cristo¸ ma probabilmente non intendeva dire¸ muoio per ottenere il perdono dei vostri peccati¸ e certamente gli apostoli presenti non l´hanno capito in questo senso. L´autore della lettera agli Ebrei invece sí. Capisce che bisognerebbe cancellare l´antico ragionamento¸ ma non riesce a farlo perché è condizionato dalla fede che ha nelle parole di quei testi antichi. Vorrebbe scavalcare la necessità dell´uccidere come atto religioso. Gesù è venuto per abolire tutto questo. L´eucarestia è l´abolizione di tutto questo. E´ la sostituzione del banchetto fatto di pane e di vino. La svolta fondamentale che c´è nell´ultima cena è il passaggio da una ritualità sacrificale¸ materiale¸ sanguinaria¸ e l´inizio di una nuova interpretazione del rapporto eternità-storia¸ santità suprema-peccato¸ Dio-uomo¸ è il rapporto di persone che sono sedute a tavola. Dove il divino è presente nella persona di Gesù¸ ma la persona di Gesù che sa di dover morire cerca di non parlarne¸ cerca di dire: adesso stiamo insieme e godiamoci questi momenti¸ mangiamo¸ perché in ogni caso Dio sarà il Dio della vita¸ del frumento e del vino. Quando ho il Signore vicino a me sono più felice di chi abbonda di pane e di vino. Questa è la nuova struttura della funzione della fede e della religione. Questo probabilmente era il significato primario¸ quello che i dodici potevano capire quella sera. Dopo¸ la morte e la risurrezione li ha sconcertati¸ ed è cominciato tutto un processo¸ nel quale è intervenuto il ripescamento di vecchie teorie¸ vecchie concezioni presenti nei libri della bibbia¸ e nacque tutta una macchina teologica¸ è stata una glorificazione del pane¸ del vino¸ la processione¸ l´ostia¸ i tabernacoli. Ma la sostanza¸ quella da cui si è partiti¸ quella semplice¸ che possono capire tutti¸ è: chi è Dio? E´ colui che è contento di mangiare con me. Questa demitizzazione totale¸ per renderlo il Dio con noi¸ l´Emanuele¸ questo è ciò che è accaduto nell´ultima cena.