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Omelia ASCENSIONE B del 17 Maggio 2015

TRASCRIZIONE NON INTEGRALE 17 Maggio 2015 – ASCENSIONE B- At 1¸1-11; Ef 4¸1-13; Mc 16¸15-20 La finale del vangelo di Luca è un pomeriggio troppo lungo¸ in cui Luca ha scelto di narrare quello che non era successo¸ andando oltre i fatti¸ perché voleva dare ai suoi lettori un´immagine concreta che desse consistenza alla loro fede¸ e alla novità che Gesù ha portato nel mondo. Negli Atti degli Apostoli Luca dà l´impressione che Gesù sia venuto più volte a visitarli¸ e crea la scena della prima lettura¸ che rasenta l´incredibile per quella strana atmosfera di confidenza¸ mai presente nel corso della vita terrena di Gesù. Qui Gesù¸ che sta per salire alla destra di Dio¸ da cui non tornerà più¸ è presentato tranquillamente mentre mangia insieme con loro¸ e ¸ seduti a tavola¸ mentre pranzano¸ istituisce la chiesa¸ cambia il mondo¸ e soprattutto cambia e trasforma l´immagine di Dio. Dio che siede a tavola con i discepoli. E´ il suo figlio¸ il suo rappresentante¸ la copia di Dio stesso che è lí presente in maniera corporea. Poi escono¸ e lui sale. Può darsi che le cose siano andate veramente cosí¸ ma se immagino di raccontarle a gente che non ne sa nulla¸ credete che saranno disposti a credere che questo è un resoconto di fatti accaduti? Sarei rispettoso dell´intenzione di Luca¸ dando l´impressione che sto raccontando dei fatterelli come questi? Cioè che Dio si sarebbe abbassato fino al punto di presentarsi in maniera cosí amichevole¸ in modo da istituire una realtà cosí imponente¸ come la proposta di fede cristiana¸ chiacchierando a tavola mentre bevevano un bicchiere di vino? Sarei una persona onesta se dicessi che Dio è cosí¸ che è uno che si può incontrare per la strada? In tutta la storia della chiesa c´è sempre stato un divario tra chi riteneva che fosse giusto presentare i vangeli cosí come essi sono¸ e dire che questi sono i fatti accaduti¸ la fotografia dei fatti¸ Dio che si è presentato nascondendo ogni traccia della sua immensitภe altri che ritenevano questa solo un´immagine¸ una descrizione¸ un modo di raccontare a livello popolare¸ non i fatti accaduti¸ ma la grande trasformazione dell´idea di Dio¸ che l´esperienza avuta dai dodici e dagli altri che hanno seguito Gesù¸ ha introdotto nella religione. Descrivere le cose in questa semplice maniera è stata una strategia comunicativa¸ per dire non che Dio è veramente cosí¸ accostabile¸ umanizzato¸ ma che cosí dobbiamo considerarlo¸ perché noi potessimo avere della nostra relazione con Dio una nuova concezione che allontanasse ogni timore¸ ogni paura¸ e che ci permettesse di sentire Dio presente accanto a noi¸ ma in maniera invisibile¸ non seduto a tavola¸ per sostenerci nella fatica della nostra vita. Cristo continua a soffrire con noi in tutte le fatiche che dobbiamo sostenere; questo è l´Ascensione: la miseria della nostra umanitภche Dio considera una cosa che lo riguarda¸ la fatica e la debolezza della nostra umanitภche Dio comprende fino in fondo¸ perché in Cristo ha voluto viverla per alcuni anni sulla terra¸ e la memoria di questo l´ha portata con sé. Ricordando questa familiarità noi adesso sappiamo che è vicino a noi nella sua onnipotenza¸ nella sua grandezza¸ nella sua invisibilitภe dobbiamo considerarlo come se fosse cosí come viene descritto. Dio rimane il mistero insondabile¸ in Gesù Cristo abbiamo trovato la possibilità di immaginarlo in un modo che ci dà sicurezza nella nostra vita. Aver fede significa entrare in un mondo immaginario¸ avere un modo di guardare le cose¸ una visione della realtภin cui Dio è colui che si siede a tavola e beve un bicchiere di vino insieme con te¸ che in cielo patisce tutte le fatiche di cui noi sentiamo il peso sulla terra¸ è colui che vuole essere uguale a noi. Questa è la grande idea del cristianesimo: quando pensi Dio pensa al crocifisso. Dio è sempre un crocifisso¸ quello che patisce quello che tu patisci.