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Omelia TUTTI I SANTI del 1 novembre 2004

1 Novembre 2004 - TUTTI I SANTI- Ap 7¸2-4.9-14; 1Gv 3¸1-3; Mt 5¸ 1-12 Leggeremo ancora le beatitudini in una domenica l´anno prossimo¸ perché è l´anno in cui si legge il Vangelo di Matteo. Ma come sapete è sempre un testo di grande importanza; lo chiamano la magna carta del cristianesimo. E´ un testo di grande interesse¸ ovviamente. E¸ come di solito faccio¸ io vi suggerisco alcune riflessioni che sono soprattutto delle domande che io vi rivolgo¸ e come sapete a me piace dire che tocca a voi nella vostra riflessione di cercare di rispondere a queste domande¸ perché in questo modo avete anche una maniera per pregare durante la settimana. Perché¸ come sapete¸ il modo migliore di pregare è quello di pensare¸ cioè di meditare su quello che il Signore ci dice. Non dire parole - Bla¸ bla¸ bla-¸ ma riflettere. La meditazione è la forma principale di preghiera. Secondo il Vangelo di Matteo questo è il primo grande discorso che Gesù avrebbe fatto ai suoi discepoli. Se poi sia andata cosí o diversamente questo non lo sappiamo¸ ma Matteo lo presenta come il primo grande discorso. E alcuni commentatori già da tempo osservavano che questo discorso tiene un po´ il posto che nell´antica tradizione ebraica aveva la rivelazione del Sinai. Cioè nell´ A.T. la prima grande parola di Dio era il discorso del Sinai¸ nel N.T. è il discorso delle beatitudini. E c´è subito una differenza: che il Sinai è una legge da osservare¸ e invece quello di Gesù è una beatitudine. Non bisogna certamente esagerare questo confronto¸ anche perché altrimenti si cade sempre nella solita polemica contro gli ebrei. Una polemica come quella di S. Paolo : Voi siete legalisti¸ noi cristiani invece siamo un ´altra cosa-. Non bisogna¸ ripeto¸ esagerare troppo questa differenza¸ però la differenza c´è ed è interessante. Ovviamente uno potrebbe dire - Ma¸ Gesù non dà nessuna legge¸ anche se poi all´interno del discorso della montagna ci sono delle modifiche della legge antica. La legge c´è già e aggiunge alla legge un´altra riflessione¸ la sostituisce. Però insomma¸ checché ne sia¸ il ragionamento interessante è questo¸ che per incitare i suoi discepoli a diventare santi¸ a diventare come Dio li vuole Gesù non mette in moto il meccanismo dell´obbligazione - Dovete fare questo -¸ ma mette in moto un altro meccanismo psicologico che è quello della ricerca della beatitudine. Come dire - Se volete star bene¸ se volete essere ( la parola felici non è uguale a beatitudine ma non so che parola usare ) se volete essere felici fate cosí -. E´ diverso¸ capite¸ dal dire - Se volete essere salvi¸ se volete essere felici¸ osservate questi comandamenti-. La legge è un comandamento che ti viene dato e che ti obbliga a fare. Il discorso di Gesù sarebbe invece il mettere in moto un´altra aspirazione dell´uomo¸ quella alla beatitudine. Per cui invece di dare un comandamento dà una sentenza - Beati¸ beati¸ beati-! E questo è già un primo punto su cui riflettere. Bisogna stare attenti¸ ripeto¸ perché la polemica Paolina ha indotto a pensare che la legge¸ cioè il sistema del comandamento debba essere completamente superato¸ scavalcato¸ che il sistema del comandamento sia addirittura dannoso. Ma questa è una vecchia polemica. Però la mentalità moderna condivide questa polemica¸ perché alla fine tutto quello che è imposizione¸ regolamento¸ tolto alcuni casi di necessitภcome ad esempio¸ non so¸ il regolamento stradale¸ lí lo si rispetta ancora perché si ha paura della patente a punti¸ ma in tutti gli altri campi tutto ciò che viene da una obbligatorietà fondata¸ fondata su che cosa? Oggi c´è allergia verso tutto questo. Non c´è allergia invece sulla ricerca della felicità. Anzi¸ come sapete oggi c´è tutta una tendenza a dire che la legislazione ha come unico scopo di favorire la libera e individuale ricerca del benessere individuale. Che è esattamente l´opposto di quello che era la legge nell´antichità. Gesù da che parte sta? Paradossalmente sembrerebbe che Gesù sta dalla parte di questo meccanismo. Cioè cerca di catturare i discepoli dicendo - Io vi insegno la via della felicità -. E´ diverso¸ capite¸ dall´idea - Io vi do il comandamento dell´osservanza -. Leggermente diverso. Poi però in questo suo suggerimento¸ che sarebbe il segreto della beatitudine¸ se non felicitภusa una serie di proposte che sono paradossali. -Beati voi quando vi insulteranno¸ perseguiteranno¸ diranno ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi-. La beatitudine consiste in beati i perseguitati a causa della giustizia. Uno è beato quando sta male¸ quando viene trattato male¸ perché la beatitudine consiste non nello star bene¸ fisicamente¸ esteriormente¸ nell´essere approvati¸ non nell´essere pacificamente inseriti nella società in cui si vive. Ma la beatitudine può consistere nel contrasto¸ nella persecuzione - Beati voi quando siete perseguitati-. E questo¸ capite¸ stravolge tutto quello che dicevamo prima¸ perché allora la beatitudine è una specie di interiore soddisfazione che si vive nel contrasto¸ nella contrapposizione. Poi dice anche che sono beati i poveri in spirito. Qui forse è più forte Luca che dice che sono beati i poveri¸ cioè la beatitudine è anche nella privazione. Ma Matteo¸ dicendo poveri in spirito¸ è ancora più severo di Luca¸ perché noi per esempio¸ noi qui¸ siamo¸ secondo le statistiche dell´Istat ho l´impressione siamo tutti poveri¸ perché adesso è di moda che metà della popolazione è povera perché hanno fissato un limite di povertà cosí elevato che quello che trenta anni fa era un benestante oggi appartiene alla categoria dei poveri¸ perché è povero chi non può permettersi il famoso viaggio in India di cui parlavo ieri¸ ma lasciamo perdere queste sciocchezze della statistica. Noi ho l´impressione che in genere non siamo dei ricchi¸ neanche dei poveri¸ ma non siamo poveri in spirito¸ perché noi siamo spesso angustiati dal desiderio di avere cose che non abbiamo e siamo molte volte scontenti se non possiamo avere quello che desidereremmo avere. E´ più difficile essere poveri nello spirito che essere poveri di fatto¸ perché vuol dire allora che la beatitudine consiste nell´eliminazione del desiderio¸ non alla maniera buddista ma quasi. Povero nello spirito è quello il quale sa che la beatitudine consiste nel non desiderare. C´era anche il comandamento tra l´altro di non desiderare la donna e la roba; e in questo coincide il pensiero di Gesù. E poi c´è un´altra chiave della beatitudine che consiste¸ se volete per essere sarcastici magari malamente¸ ne difendere le cause perse¸ cioè nell´affannarsi e affaticarsi per le sconfitte: i miti¸ quelli che hanno fame e sete della giustizia¸ i misericordiosi¸ i puri di cuore¸ gli operatori di pace. Sono ammirevoli¸ per caritภsono quelli che si affaticano. Ma è raro in questi settori che possano godere del risultato. Sono quelli che combattono anche per niente¸ anche sapendo che non vinceranno mai la loro battaglia ma continuano ad insistere. Gli ostinati nel resistere nelle cause buone¸ destinate ad essere spesso cause perse. Perché è cosí¸ il dato di fatto è questo. L´operatore di pace¸ si potrà discutere¸ Gesù forse non lo pensa a livello di grande politica¸ anche se qualcuno pensa che sia proprio questo il significato della beatitudine. L´operatore di pace è anche quello che cerca di mettere pace fra due che litigano e alla fine le botte le prende lui e va al pronto soccorso. Misericordioso e operatore di pace è quello che tantissime volte deve rinunciare a comodità sue per poter ottenere il bene. Ecco¸ quello che fa pensare è proprio questa specie di paradosso: Gesù non impone di per sé delle restrizioni sotto forma di legge¸ ma viene a dire ai suoi discepoli che la loro beatitudine¸ a cui tutti aspirano¸ dipende dal sopportare con gioia il rifiuto da parte degli altri¸ dal non essere legati neanche al possesso ma neppure al desiderio del possesso e di essere impegnati nella vita per quello che vale anche se non porta risultati. Allora capite¸ ecco perché da qui nascerebbe la santitภperché vien fuori un profilo di uomo il quale è disposto a una quantità di rinunce¸ di sacrifici¸ di fatiche per la buona causa¸ per le buone cause. Oggi questo modo di fare sembra che si diffonda anche tra i laici¸ di essere capaci di dare energia¸ vita per buone cause a anche senza bisogno di essere ispirati da Gesù Cristo. Questa sarebbe una bella cosa: dire che quello che Gesù ha intuito è una cosa che anche ogni uomo può capire¸ perché allora vorrebbe dire che il segreto della felicità e della beatitudine è appunto in questo impegno per le cause buone anche a costo di molti sacrifici. Certamente lo è la santità cristiana Sembra che si stia diffondendo anche in chi non dipende da Cristo per l´impostazione della sua vita un´idea che coincide con questo¸ come se ci fosse¸ come dicevo ieri¸ una specie di cristianesimo diffuso¸ che si trasmette per alcuni aspetti e valori¸ non per le verità dogmatiche ma per alcuni aspetti e valori si trasmette anche senza bisogno del canale ecclesiastico. Sarebbe una bella cosa questa! E´ cosí che vanno pensate le beatitudini? E per ciascuno di noi il sentirsi beato nella vita dipende da qualcosa di simile a quello che ho cercato di dire e che è scritto nelle beatitudini? Cioè alla fine la domanda ultima che serve per ciascuno di noi a Messa è questa: ma io quando mi ritengo beato? Le condizioni che pone Gesù sono qualche volta fonte della mia personale beatitudine? O no?