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Omelia II QUARESIMA B del 1 Marzo 2015

1 Marzo 2015- II QUARESIMA B- Gen 22¸1-9a.10-13-15-18; Rm 8¸31b-34; Mc 9¸2-10 Le prime due letture sono tragiche:- Non ha risparmiato il proprio figlio-¸ che vale per Isacco e molto di più per Gesù¸ che è morto davvero. Un estraneo che sentisse per la prima volta queste cose non potrebbe che accusarci di avere un Dio crudele. La trasfigurazione potrebbe servirci¸ se non per risolvere¸ per impostare correttamente questa visione cristiana dell´agire di Dio nei confronti di Gesù. La trasfigurazione è una preparazione dei discepoli per superare lo scandalo della croce. Gli apostoli pensavano¸ come tutto l´Antico Testamento suggeriva¸ che il Messia fosse un liberatore. Sentir dire da Gesù che il Messia sarebbe stato ucciso dai capi del popolo¸ dopodiché sarebbe risorto¸ e loro non potevano immaginare a cosa potesse servire un risorto¸ rimanevano parole senza aspettative future. Pietro quando vede Gesù in questa luminositภe vede apparire i fantasmi di due personaggi dell´Antico Testamento¸ si tranquillizza¸ e forse pensa che quello che Gesù aveva detto non era del tutto vero o l´aveva capito male¸ e dice – che bello¸ non andiamo a Gerusalemme¸ stiamo qui-. E´ il desiderio di Pietro di rifiutare il messaggio della croce¸ è l´incomprensibilità della passione e della croce. Pietro rifiuta l´idea di un Messia che non libera dalla sofferenza¸ dal dolore¸ dalla schiavitù¸ ma affronta la morte¸ e dopo la morte c´è un futuro sconosciuto. La teologia¸ già nei primi scrittori¸ ma soprattutto in teologi del secolo scorso¸ ha capito che questo essere venuto per morire è quel famoso abbassamento¸ svuotamento¸ privarsi di tutta la potenza divina¸ che Dio ha manifestato in Gesù Cristo. Non è vittima¸ in Gesù Cristo c´è Dio che¸ in qualche modo sdoppiandosi¸ veste¸ non soltanto le apparenze¸ ma la realtà di un uomo destinato a subire una morte ingiusta; cioè si assimila a tal punto alla condizione umana¸ da viverla non in una vita normale¸ come quella della maggioranza delle persone¸ ma una vita rovinata fin dall´inizio¸ e la vive come sconfitta¸ morte¸ dolore¸ svuotamento di sé¸ e nello stesso tempo potenza¸ forza¸ gloria¸ luce: tutto il niente¸ e tutto il tutto. Quando ci viene detto che Gesù fa un miracolo diciamo: ecco la potenza di Dio; quando poi va sulla croce diciamo: ecco il dolore. E diciamo: nel miracolo si manifesta Dio¸ nel dolore l´uomo. E´ sbagliato. In Gesù Dio è colui che è gloria¸ vita¸ forza¸ ed è nello stesso tempo niente¸ paura¸ miseria ¸ sofferenza¸ morte¸ sconfitta. E´ il tutto e il niente¸ è l´assoluto e lo schiavo; sempre. Quando Gesù compie i miracoli è il Gesù morente che li compie; quando Gesù muore è il Gesù vivente che muore. Stanno insieme le due cose. Bisogna sempre mettere insieme le due figure¸ quella della debolezza e quella della forza. Perché Dio è cosí. E questo è l´altro punto che scandalizza ogni teologo¸ ogni filosofo¸ che ha scandalizzato la cultura greca e la cultura di ogni uomo. Nella visione cristiana di Dio tutto è sconvolto. Dio è nello stesso tempo il bene ed il male¸ il tutto e il niente¸ la luce e la tenebra. In Cristo Dio non finge¸ ma si abbassa veramente a livello dell´uomo. Quando lo si vede trasfigurato bisogna vederlo crocifisso. Nella croce c´è la gloria¸ cosí come nel miracolo c´è la croce. Noi comprendiamo noi stessi se accettiamo che anche la distruzione del nostro io è vita¸ e che viceversa l´esaltazione del nostro io è morte. Nella concretezza della vita una volta prevale uno una volta prevale l´altra¸ e c´è un continuo passaggio¸ ma il nulla si inserisce in tutto quello che noi costruiamo¸ e nel nostro nulla c´è tutta la nostra potenza e capacità di costruire. Noi viviamo tra questi due poli¸ continuamente ricattati dall´uno e dall´altro¸ e dobbiamo continuamente transitare tra l´uno e l´altro. Questa è la rivelazione di quello che è l´esistere. Veniamo dal niente¸ siamo nati per caso¸ per caso siamo diventati il centro del mondo; è la nostra gloria ed è anche la nostra croce; siamo capaci di autodistruggerci e divorarci l´un l´altro; e siamo capaci di renderci conto del male che facciamo. Questa compresenza della tentazione e della speranza positiva¸ del bene e del male¸ è quella rivelazione di noi stessi che ci rende capaci di affrontare la vita in tutti i suoi aspetti¸ e di non illuderci mai¸ e di non deprimerci mai; bisogna stare sul filo del rasoio. La vita è la rivelazione di questa contraddizione nella quale siamo inseriti. Il simbolo più bello di tutto questo è che nella trasfigurazione c´è la croce e nella croce c´è la trasfigurazione. Nella croce c´è la vita¸ nella vita c´è la morte.