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Omelia II DOM. T-O- B del 18 Gennaio 2015

TRASCRIZIONE NON INTEGRALE 18 Gennaio 2015 – II DOM. T.O. B – 1 Sam 3¸3b-10.19; 1Cor 6¸13c-15a.17-20; Gv 1¸35-42 La prima lettura è uno dei tanti racconti di vocazione presenti nell´ Antico Testamento; sono delle trasformazioni in racconto di esperienze interiori di una persona. Samuele ha sentito una voce: si tratta di una intuizione interiore¸ la misteriosa propensione verso una scelta di vita che avviene nella coscienza. Anna porta al tempio il bambino che il Signore le ha regalato e lo affida al vecchio Eli. Questo bambino è stato subito messo in contatto con la possibilità di una vita diversa¸ era al servizio del santuario; era nato come uno che appartiene a Dio; è questa psicologia che gli ha fatto sentire la voce. In questa vocazione vedo un guardare dentro di sé per chiedersi: cosa devo fare io nella vita? Vado a caso? Faccio come tutti? Ci sono persone alle quali ogni tanto viene in mente di fare qualcosa che abbia un valore intrinseco. Non tutti possono permetterselo¸ molti non hanno le possibilità economiche¸ molti non hanno la capacità interiore. Qualcuno si domanda: cosa ne faccio della mia vita? E allora pensano¸ sognano¸ desiderano. Questa è la storia della vocazione. Quando un giovane o un adulto pensa di voler cambiare¸ si crea nella coscienza la domanda su cosa vale la pena di fare nella vita¸ e si scontrano due tensioni. Ognuno ha bisogno della felicitภo¸ se volete¸ di realizzare se stesso¸ vuole esprimere la sua personalitภvuole fare qualcosa che valga. Ci può essere anche un´altra componente: ci si rende conto che¸ al di là della propria propensione¸ ci sono delle esigenze oggettive a cui bisogna rispondere. E l´ideale sarebbe che le esigenze oggettive¸ che spesso sono le più gravose¸ sono urgenti per il bene degli altri¸ coincidessero con la prima tensione. La vocazione funziona¸ e diventa una grazia di Dio¸ quando i due momenti coincidono. L´ideale è che ad un certo punto uno arrivi a dire: io mi realizzo se mi sacrifico per il dovere; quando il piacere personale diventa essere utili all´altro.