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Omelia S.FAMIGLIA B del 28 Dicembre 2014

28 dicembre 2014 – S.FAMIGLIA B- Gen 15¸1-6; 21¸1-3; Eb 11¸8.11-12.17-19; Lc 2¸22-40 Nelle giornate scorse abbiamo letto la storia della nascita e dell´infanzia di Gesù secondo il vangelo di Luca; nella prima parte è prevalente il tema della gioia; nel vangelo di oggi¸ sulla bocca di Simeone non è più dominante il tema della gioia¸ c´è il tema della salvezza che viene con Gesù¸ però alla madre vengono annunciate condizioni di vita severe: è qui per la caduta e la resurrezione di molti etc. Non è gioia questa¸ è seria considerazione di un incontro con Gesù Cristo che mette in luce le contraddizioni delle persone¸ della vita¸ della storia. Ma quello che più sorprende è il contrasto tra la serietà del discorso di Simeone e la superficiale aria di gioia e trionfo nelle parole degli angeli. Quale pace sulla terra? Se viene come segno di contraddizione per svelare i pensieri di molti cuori. Alla fine verrà pure anche la pace¸ ma qui c´è la crisi che precede la pace. Perché si comincia con gli angeli¸ e poi si va a finire nella serietà di un confronto con il giudizio di Dio¸ come nelle parole di Simeone? Perché prima speranza speranza speranza¸ e poi tutto si ridimensiona? E sarà ancora peggio quando Gesù a 12 anni va nel tempio¸ la prima spada che ferisce il cuore della madre. L´angelo nell´annunciazione aveva detto parole esagerate¸ grande¸ figlio dell´Altissimo¸ il trono di Davide¸ mentre il vecchio Simeone rimette tutto a posto: certo¸ sarà luce per rivelarlo alle genti¸ gloria del popolo Israele¸ ma tuttavia caduta e risurrezione di molti¸ segno di contraddizione¸ spada. La spada è forse la fatica di capire¸ perché anche in Ebrei la parola del Signore viene considerata la spada a due tagli che svela le contraddizioni del pensiero umano. Ma anche le contraddizioni dell´agire di Dio. Questo è il vero tema della scelta delle letture. Anche ad Abramo era successa la stessa cosa: una discendenza numerosa come le stelle del cielo¸ poi quel bambino che era nato¸ Isacco¸ il sorridente¸ Dio gli dice di prenderlo e offrirlo in olocausto; e Abramo ubbidisce e va. Ma che Dio è questo? L´autore di Ebrei dice che tutto questo è stato fatto per mettere in luce come deve essere la fede di Abramo; deve essere una fede in Dio che¸ anche per Abramo che non conosceva la resurrezione di Cristo¸ sorpassa la morte¸ fa risorgere anche dai morti. Come se Dio facesse apposta a fare una grande promessa incredibile¸ per saggiare quanta fiducia l´uomo è capace di riporre in lui. Una specie di ricatto: sei capace di credere fino a questo punto? In questi testi c´è una presentazione del misterioso modo di agire di Dio¸ di una tragicità grandiosa. Il Dio della bibbia promette il contrario di quello che farà. Eppure è il Dio fedele. La serietà della bibbia sta proprio nell´avere il coraggio di inserire in Dio questi aspetti contraddittori; è fedele¸ ma esige una totale subordinazione di noi al suo volere. In Ebrei alla fine c´è una frase: ….per questo lo riebbe anche come simbolo. Vuol dire che quando Abramo va a casa¸ con Isacco vivo¸ dice: non è più mio figlio¸ su di lui c´è un disegno di Dio che me lo porta via¸ non è il mio erede¸ diventerà più di quello che sono io¸ è incamminato verso un mistero che non so dove andrà a finire¸ ma mi fido di Dio. La fede è sempre cosí. La fede è questa drammatica accettazione di un Dio che non può non essere contraddittorio¸ perché è talmente superiore alle nostre capacità di capire che deve servirsi di questi apparenti giochini: prima illude¸ poi cerca di far tornare alla realtà. Come se ci fosse un continuo transitare dall´utopia alla realtภdal mito alla storia¸ dall´illusione alla disillusione. La vita è una prova. Credere vuol dire essere capaci di resistere e di continuare ad affermare: non fa quello che promette¸ perché è fedele. Non dà il trono di Davide¸ ma dà la croce¸ o la mangiatoia¸ e poi la croce. Perché ama. La religione è la convivenza con queste contraddizioni.