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Omelia S. Stefano del 26 Dicembre 2014

“6 dicembre 2014 – Santo Stefano - Il caso di Stefano fa capire la differenza tra l´aspetto drammatico della giovinezza di Gesù in Matteo¸ rispetto a quello più pacifico di Luca. E´ Luca che mette in luce il dramma costituito dal nuovo modo di concepire la religione¸ caratteristico dell´ebraismo e del cristianesimo¸ e che non lo era delle religioni pagane politeiste. Quello che è capitato a Stefano¸ che era già forse capitato a degli antichi profeti¸ è espressione di una problematica che si è accentuata col cristianesimo. La lettura tralascia il discorso di Stefano¸ riscritto da Luca¸ lungo¸ molto dettagliato e molto severo. Stefano accusa gli ebrei di non avere mai capito qual´era la vera volontà di Dio; li accusa di aver costruito un tempio che Dio non voleva venisse costruito; mentre alcuni testi dell´Antico Testamento dicono che Dio approvò Salomone quando costruí il tempio; Stefano cerca di far capire che questa scelta non era giusta¸ perché Dio voleva essere il Dio che non è racchiuso in una dimora; che anche Salomone aveva affermato che nel tempio abitava solo il nome di Dio¸ perché Dio è dappertutto e neppure i cieli più grandi lo possono contenere; poi li ha accusati di non aver mai ascoltato i profeti; alla fine ha praticamente detto che avevano sbagliato in tutta la loro tradizione religiosa. A un certo punto è nata la necessità di discutere¸ di litigare¸ di confrontare diverse concezioni¸ e allora è cominciato il dissidio tra religioni. Bisogna ammettere onestamente che è l´ebraismo¸ il cristianesimo e poi l´islam che hanno creato un dissidio tra religioni. Tutte queste religioni si basano sul fatto che la religione è fatta di contenuti veri¸ e l´amore per la verità esige che si convincano gli altri ad accettare il punto di vista di chi crede. Soprattutto la forza di convincimento del cristianesimo ha provocato un continuo dissidio con gli ebrei. Questo è l´aspetto drammatico dell´esperienza religiosa. Mi chiedo se il vangelo quando dice di non preparare prima quel che si deve dire perché lo deve suggerire lo Spirito Santo¸ non possa essere interpretato in questo senso¸ che Gesù¸ prevedendo come sarebbe stato difficile discutere insieme su verità religiose¸ diceva di dire solo qualcosa di suggerito dallo Spirito Santo. Non sono sicuro che il discorso che Luca mette in bocca a Stefano sia quello che lo Spirito Santo avrebbe voluto dire agli ebrei. La buona fede di Stefano è fuori discussione. Il problema è della difficoltà di gestire il rapporto di religioni come le nostre¸ il cui dovere primario e di accettare una rivelazione venuta da Dio¸ in maniera da non rovinarla e lasciarla intatta¸ conciliando questo col dialogo con le altre. E´ il grande problema del dialogo con le religioni. Ieri cercavo di dire che il Dio bambino annulla questa difficoltภperché il bambino non dice niente¸ non ha verità da comunicare. Tutte quelle persone che non amano la Pasqua¸ ma sono contente del Natale¸ e sono la maggioranza dei cristiani¸ e anche dei non cristiani¸ lo sono perché il protagonista del Natale è uno che non ha ancora aperto bocca¸ che non sentenzia¸ che non insegna¸ che non impone veritภè una presenza muta¸ che si rivela soltanto nella speranza del futuro¸ nella fragilità e bellezza di una crescita lasciata nelle mani del futuro¸ il bambino. Il Natale trova consenso perfino nei non credenti¸ che lo vivono con questa apertura di spirito: pace¸ bontภregalo¸ dono¸ gratuità. La Pasqua non funziona; nella mentalità popolare la Pasqua è vissuta soltanto in alcuni ambienti¸ come nella Spagna le settimane sante¸ qualcosa c´è nel meridione d´Italia. Invece tutti hanno il presepio. Il Natale è un´invenzione di Dio grandiosa¸ perché dice: io ci sono già tutto in questo bambino; io sono in pace con tutti¸ anche quelli che non sanno niente¸ anche quelli che non conoscono la verità. E´ una presenza non alla cultura umana¸ ma alla natura umana. I primi dogmi che hanno definito la divinità di Cristo pensavano proprio a questo. Dio ha bisogno della cultura¸ ma vuole essere presente nell´umanità prima che la cultura diventi parola¸ discorso¸ teoria¸ dottrina¸ sapienza¸ morale. Il Natale è per natura sua universale¸ perché Dio è nell´umanità. Quando noi diremo- Dio vuole questo¸ tu sbagli a dire questo¸ è più vero questo di quello-¸ sarà una fatica¸ una grande fatica. Il pregio di Stefano è che nonostante tutto è stato capace di perdonare e di amare i suoi nemici. Amare i bambini è naturale; amarsi tra adulti che devono cercare la via giusta e che devono contrapporre il desiderio del vero e del bene a chi magari pare che non lo capisca¸ è una fatica enorme¸ è portare la croce. Il Natale non conosce ancora la croce. Essere persone religiose significa transitare continuamente dall´illusione del bambino alla gravità di essere adulti. Quando Gesù ha detto che se non diventiamo come bambini non entriamo nel regno dei cieli forse in quella parola ha inventato la solennità del Natale.