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Omelia NATALE DEL SIGNORE del 25 dicembre 2014

25 Dicembre 2014- NATALE DEL SIGNORE- Nei primi anni della fede¸ dal 30 al 50¸ nessuno probabilmente si era interessato del modo con cui Gesù era nato; non sapevano forse neanche quando¸ come¸ dove. Nelle lettere di Paolo ci sono soltanto due accenni; nella lettera ai Galati usa la formula- nato da donna¸ nato sotto la legge-; ci si può chiedere se l´espressione sottintenda una qualche cognizione della nascita virginale o se voglia semplicemente dire: come tutti noi¸ nato da una donna; come a dire- umiliatosi fino ad essere uno come noi; il che è confermato dal- nato sotto la legge-¸ che per Paolo è più una disgrazia che una salvezza; l´espressione può essere parafrasata con: un disgraziato come noi¸ un poveraccio come tutti noi.; cioè che ha accettato la fatica e l´umiltà di essere uomini. Il apertura alla lettera ai romani Paolo cita una formula di fede¸ nella quale si dice: figlio di Davide secondo la carne¸ costituito figlio di Dio nella risurrezione. Vuol dire che da sempre si sapeva che Gesù era nato all´interno di una famiglia discendente da Davide. Niente più di questo. In quegli anni la cosa più importante della vita di Gesù era¸ oltre ai miracoli e alle parole pronunciate¸ la sua morte in croce e la certezza della risurrezione¸ che lo aveva portato a vivere in Dio. Non si utilizzava il ricordo della nascita per la conoscenza del valore di Gesù come Salvatore. La sua salvezza consisteva in quello che lui aveva fatto. Anche la fede dei credenti in quel tempo consisteva nel lasciare allo Spirito del Risorto di cambiare la loro vita. Probabilmente loro pensavano che anche gli uomini¸ per poter arrivare a Dio ed essere salvi¸ dovevano essere loro stessi a compiere le azioni che Cristo aveva compiuto; era la loro vita che li avrebbe salvati. La frase di Paolo: non sono più io che vivo¸ è Cristo che vive in me¸ indica che era il modello di vita di Gesù¸ compreso il suo modo di morire¸ il grande dono di salvezza che Gesù aveva fatto. Questo affidamento a Dio¸ basato sulle opere che si compiono nella vita: amatevi gli uni gli altri¸ rispettate la moralitภcercate il bene. Quello su cui si concentrava l´attenzione era il vissuto di Gesù fino alla sua morte. Quando ad un certo punto è cominciato l´interesse per la nascita¸ non sappiamo in che modo e per quale ragione sono nati quei due racconti¸ di Matteo e di Luca¸ e forse altri¸ poi finiti nei vangeli non canonici. Le due narrazioni sono diversissime tra di loro. Secondo Matteo Gesù deve fuggire in Egitto pochissimi giorni dopo la sua nascita¸ per colpa di Erode. E questo è completamente ignorato da Luca¸ che presenta invece la giovinezza di Gesù come una vita tranquilla vissuta a Nazaret. Nascono due racconti diversi che rendono impossibile ricostruire la storia effettiva della nascita di Gesù¸ i suoi primi mesi e anni di vita. Due racconti che sono sostanzialmente inventati. Magari alla luce di qualche memoria storica¸ difficile però da ricostruire. Il racconto di Matteo è drammatico¸ vede nell´infanzia di Gesù l´anticipo delle sofferenze della passione¸ c´è la strage degli innocenti. L´unico elemento d´atmosfera simile a Luca è la venuta dei Magi¸ ma sotto l´incubo della crudeltà di Erode. La minaccia di morte che c´è in Matteo è del tutto assente in Luca. Anche se compare¸ in maniera molto velata¸ nelle parole di Simeone: la spada ti trafiggerà l´anima. Per il resto il vangelo di Luca è un vangelo di beatitudine¸ eventi meravigliosi che si susseguono; l´atmosfera che crea Luca è quella delle fiabe. Il racconto dei pastori è una fiaba¸ è la gioia¸ tutto va a gonfie vele¸ in una ammirevole semplicità. Luca¸ dopo aver messo in bocca all´angelo che parla a Maria una sintesi delle sbagliate attese giudaiche sul Messia¸ pian piano fa capire al lettore che non c´è nessun trono¸ il trono è quella mangiatoia¸ e Gesù non sarà considerato grande dai sapienti¸ come adesso i primi visitatori di Gesù sono dei pastori¸ e Maria diventerภnel testo di Luca¸ l´unica che a poco a poco capisce chi è veramente Gesù. Giuseppe è assente in Luca¸ in Matteo invece sarà il protagonista¸ l´illuminato. Mentre in Matteo c´è l´anticipazione del dramma della croce¸ in Luca prevale l´elemento della potenza di Dio che si manifesta nelle piccole cose della vita¸ e che trasforma¸ attraverso mirabili prodigi¸ le difficoltà in opportunità di bene. Come nelle fiabe. Questa è la vera funzione che Dio ha voluto dare a questi racconti¸ bilanciare la promessa di una salvezza prodotta da Dio con mezzi inaspettati¸ Luca¸ con la necessità di affrontare con coraggio anche l´impotenza del bene nei confronti del male¸ Matteo. Forse per farci capire che il Cristo Salvatore lo è in modi differenti. I vangeli dell´infanzia sono inoltre riusciti a far capire che la presenza di Dio in Gesù Cristo coinvolge per principio l´intera umanità. Non si diventa cristiani soltanto con la decisione adulta di convertirsi e di vivere da discepoli. In un certo senso si appartiene già a Dio perché la nostra natura umana è stata santificata nel momento stesso del concepimento di Gesù nel seno di Maria. Non è stato costituito Signore nel momento della risurrezione¸ lo era già nella nascita. Questo Matteo lo dice forse più chiaramente di Luca¸ era già Dio con noi quando era nel seno di sua madre. Tutta la divinità che si manifesterà nella vita e resurrezione c´era già prima della sua nascita¸ c´era già nel suo concepimento. Allora vuol dire che quella che è stata toccata non è la persona dei credenti¸ ma la natura stessa dell´uomo. Dio ha modificato¸ purificato¸ salvato la struttura di base dell´umanitภprima della nostra libertà. Ha santificato la natura¸ non soltanto la persona. Quindi c´è una diffusa santità che riguarda tutti¸ è l´umanità che è cambiata. Vedere Dio già presente nel bambino significa che l´assoluzione divina¸ la bontà divina verso di noi¸ la stima che Dio ha per noi non dipenderà dal nostro sforzo di conversione e dalle nostre opere¸ ma viene da un´accettazione della realtà dell´uomo che comincia prima ancora che la nostra libertà possa decidere. E´ salvata l´umanità nel suo complesso¸ in maniera oggettiva¸ ontologica. E´ l´essere dell´uomo¸ di ogni uomo¸ che viene toccato dalla nascita di Cristo. D´ora innanzi dovunque c´è uomo lí c´è presente Dio. Tutto questo non sarebbe apparso se la croce rimaneva isolata al centro di tutto; è venuto alla luce quando si è cominciato a dire che c´era già tutto nel bambino. L´amore di Dio per noi ci trasforma¸ ci salva¸ ci cambia¸ ci rinnova prima della nostra capacità di decidere liberamente. Diventa costitutivo della nostra stessa natura sentire Dio presente in noi. La nascita è servita quindi per dire dogmaticamente: la presenza di Dio è diventata costitutiva di ogni essere umano. La conversione farà solo emergere un seme già dentro di noi.