» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia TUTTI I SANTI del 1 Novembre 2014

1 Novembre 2014 – TUTTI I SANTI- Ap 7¸2-4.9-14; 1Gv 3¸1-3; Mt 5¸1-12 Il brano dell´Apocalisse non è affatto sicuro che intenda rappresentare la vita eterna del paradiso¸ potrebbe essere una lettura in parallelo di quello che accade in cielo¸ mentre qui in terra si sta svolgendo la persecuzione. Quindi potrebbe essere non tanto un tentativo di spiegare la beatitudine eterna dei santi¸ quanto piuttosto di vedere quale tipo di protezione e quali decisioni divine accompagnano lo svolgersi della storia su questa terra. E allora l´Apocalisse non è la descrizione dello stadio finale della beatitudine¸ ma una specie di giudizio di quello che accade sulla terra dal punto di vista dei cieli. La prima lettera di Giovanni è rivolta ai cristiani che vivono in maniera un po´ preoccupata e preoccupante l´appartenenza alla fede¸ perché vivono in comunità nelle quali ci sono dei dissidi¸ e ognuno ha una sua idea di quale sarebbe il dovere di vita del credente. Sono persone che sono incerte su quale sia l´identità del cristiano. Vuole rassicurare queste persone che sono già figli di Dio¸ anche se non riescono a fare un´esperienza della prossimità di Dio; non sono sicuri di essere figli¸ e non sono neanche sicuri di come ci si debba comportare se si è figli. Obbedire o prendere iniziative? Lo scrittore dice -Lo siamo realmente-¸ ma poi non ci spiega niente di concreto su cosa significa essere figli. In altri punti della lettera spiega che essere figli significa non avere troppa paura¸ confidare nella capacità del Padre di capire e comprendere. Nel nostro testo c´è invece un pensiero molto più generico: fin che siete su questa terra dovrete sempre porvi la domanda su cosa si aspetta Dio da me se sono figlio¸ e dovrete sempre accettare di vivere in questa incertezza¸ e di indovinare con la vostra libertà quale sia la cosa migliore da fare. In altri punti della lettera dirà che per cercare di voler bene al Padre bisogna cercare di voler bene ai propri fratelli. Ma qui dice che essere figli significa avere questa responsabilità: non so bene cosa voglia il Padre da me¸ cercherò di fare del mio meglio. Suggerisce una condizione di vita cristiana che sottintende la bellezza e il rischio della libertà. - Siamo già figli¸ ma non è ancora manifestato quello che saremo-. Qui c´è l´idea che soltanto verso la fine della vita uno può tentare di fare un bilancio e giudicarsi¸ e accorgersi di non sapere chi siamo. Essere santi significa essere continuamente consapevoli di questa perplessità: ho fatto bene? Non per angustiarsi¸ ma per essere puri di cuore¸ limpidi e lucidi nel valutare e giudicare¸ oggettivi. Il puro di cuore vedrà Dio. Ciò che saremo non è ancora stato rivelato¸ però sappiamo che quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a lui perché lo vedremo cosí come egli è. Noi capiremo chi siamo¸ e chi siamo stati¸ quando potremo capire chi è veramente Dio. In Gesù Cristo ci è apparsa una serie di immagini possibili del comportamento di Dio¸ ma chi sia veramente Dio non lo sappiamo. La frase di Filippo: chi vede me vede il Padre¸ significa: non posso dirti chi è Dio¸ accontentati di vedere me. Nel racconto della Genesi si dice che Dio avrebbe creato l´uomo a sua immagine e somiglianza: noi per adesso siamo immagine¸ dobbiamo diventare similitudine. Diventeremo similitudine. Essere santi significa avere questa umiltภpuri di cuore nel giudicare le cose con realismo¸ e con lo spirito basso¸ poveri¸ umili nello spirito¸ affamati di verità e di giustizia¸ operatori di pace¸ cioè persone che capiscono quanto poco valgono le nostre conquiste¸ perché Dio è ancora infinitamente sopra e lontano. La sensibilità di vivere tutti i giorni cosí rende più bella la nostra vita.